LO SCIOPERO DEI PARADOSSI
A
proposito dello sciopero indetto dai sindacati confederali per l’11 gennaio
2001
Editoriale
n. 39 del 31 dicembre 2001
di
Paolo Quintavalla
Non sono stati fortunati né accorti i sindacati confederali con gli scioperi dei DD.SS. Al primo in data 9 ottobre 2000 ha partecipato poco più del 10% della categoria. Al secondo in data 7 dicembre 2000 la partecipazione è calata sotto il 5%. Vale a dire non ha partecipato nemmeno 1 su otto dei loro stessi iscritti! Certo, non stimolava i colleghi il fatto che fossero indetti all’interno di scioperi del comparto in cui erano prevalenti le ragioni e le istanze dei docenti e in cui erano generiche e sfumate le rivendicazioni specifiche per i dirigenti. Il 27 aprile 2001 la Cgil Scuola aveva addirittura minacciato di proclamare uno “sciopero contro”… ma non uno sciopero contro il Governo per conseguire l’allineamento retributivo con gli altri dirigenti pubblici. No, uno “sciopero contro” … ma contro l’ANP per costringerla alla firma di un contratto dimezzato!
Adesso
hanno proclamato uno sciopero “serio”, esclusivo della categoria, che non è
esente, tuttavia, da bei paradossi. Se si legge il documento contenente le
motivazioni balza agli occhi che una delle motivazioni consiste nel rispetto delle
clausole del preaccordo del 18 ottobre 2001. “Lo stesso Governo, infatti, al tavolo di trattativa nel giorno della
sottoscrizione del Pre – Accordo ha dato precisi affidamenti all’Aran circa la
conformità alla volontà del Governo delle clausole contrattuali concordate, ivi
compresa quella relativa all’art.42, nel quale si indicavano come valide per la
retribuzione accessoria le risorse della finanziaria 2002.”
Per chi lo avesse dimenticato si tratta delle risorse
indicate nel comma 5 dell’art. 43: “A decorrere dal 31.12.2001, ed a valere
sull’anno 2002, confluiscono altresì nel fondo le risorse che la legge finanziaria
per l’anno 2002 stabilirà per il processo di attuazione dell’autonomia
scolastica in favore del personale del presente contratto.”
Ma come, in questi due mesi i confederali nelle assemblee provinciali hanno dato fiato alle trombe e fatto carte false per cercare di dimostrare che non c’erano stati aumenti tra l’ipotesi Aran di maggio e il preaccordo di ottobre. Posso portare, se è necessario, una testimonianza diretta in merito. Ma basta rileggere i documenti ufficiali, disponibili anche in questo sito. A questa tesi, sia pure non supportata da dato oggettivi, ne conseguiva l’accusa all’ANP di essere stata sconsiderata nel rifiutare la firma del contratto a maggio. Ora, forse convertiti sulla strada di Damasco, sono costretti a riconoscere che le risorse aggiuntive non solo esistono ma, giustamente, non si devono toccare. Si tratta, sicuramente, di un passo avanti per uno schieramento sindacale che ha operato una scelta strategica di fondo sbagliata e lesiva degli interessi dei DD.SS. e si è comportato, per molti aspetti, come una seconda controparte di fronte alla nostra categoria. Meglio tardi che mai. Ma si tratta di una mossa tardiva, che sembra dettata dal bisogno di rifarsi la verginità perduta agli occhi della categoria. Adesso, però, un risultato almeno è conseguito: sicuramente non potranno tornare indietro, alla firma senza condizioni di maggio!
Ma si pensi, anche, ad un ulteriore paradosso.
Adesso i sindacati confederali invitano allo sciopero per conseguire aumenti
retributivi aggiuntivi che sono stati rivendicati e perseguiti ad opera dei
loro concorrenti e sui quali non possono vantare alcun merito. Adesso
scioperano per conseguire vantaggi dopo aver cercato in tutti i modi di
interdire o condizionare l’azione rivendicativa proprio di coloro (ANP) che,
con la loro posizione ferma e coerente, li hanno procurati.
A proposito degli aumenti retributivi, i colleghi non si facciano distrarre dai tanti disinformatori di parte confederale che glissano sullo spinoso – solo per loro - argomento oppure si dilettano a dimostrare l’impossibile. Riflettano, invece, sui seguenti dati oggettivi:
PROPOSTA ARAN DI
MAGGIO PREACCORDO DEL 18
OTTOBRE
Tabellare |
Posizione |
Totale |
Tabellare |
Posizione |
Totale |
63.700.000 |
5.000.000 |
68.700.000 |
70.000.000 |
2.860.000 |
72.860.000 |
La differenza ammonta
incontestabilmente a 4.160.000, pari a 320.000 lire lorde mensili pro-capite in
più, per tredici mensilità.
Se si aggiungono i 40
miliardi della finanziaria 2002, si hanno altri 2.900.000 annui lordi
pro-capite, pari a 223.000 lire mensili, che saranno utilizzati per innalzare a
5.760.000 la retribuzione di posizione in sede di contrattazione integrativa.
Se la matematica non è
un’opinione, gli aumenti retributivi aggiuntivi derivanti dalla comparazione
tra l’ipotesi di maggio e il preaccordo di ottobre ammontano, nel complesso, a
543.000 lire lorde pro-capite, cioè quasi 300.000 lire nette.
Va inoltre osservato che
oltre la metà della categoria, collocata nelle classi retributive 28 e 35, avrà
in godimento, per effetto di una Retribuzione Individuale di Anzianità
sostanziosa, una retribuzione annua lorda superiore ai 100 milioni, in linea
con il trattamento economico dei dirigenti dell’Area I.
Questi aumenti aggiuntivi
non ci sarebbero stati se si fosse sciaguratamente firmato il contratto il 7
maggio, come volevano fermamente coloro che ora tentano di ergersi a paladini
della categoria, dopo averne traditi gli interessi fondamentali e le legittime
istanze. Questi aumenti non sono frutto del caso, non sono il risultato
dell’iniziativa dei sindacati confederali ma unicamente della volontà dell’ANP
che ha sottoscritto il preaccordo soltanto perché in sede Aran, con l’avallo
del MIUR e del Ministero della Funzione Pubblica, sono stati accettati i
quattro punti ineludibili e pregiudiziali contenuti nel documento
del 4 ottobre 2001 . Conviene rammentare quei punti, anche perché non
risulta che analoghe richieste, a parte quella relativa ai ratei di anzianità,
siano state avanzate (almeno ufficialmente, in documenti pubblici) dai
sindacati confederali:
1.
i
ratei di anzianità maturati fino al 31 dicembre 2000 siano interamente conteggiati
nella RIA, che va quindi considerata una voce stipendiale già maturata e non
disponibile per altre operazioni salariali, così come indicato dal primo atto
di indirizzo;
2.
i 40 miliardi dei ratei da maturare, a partire
dal 1 gennaio 2001 e fino alla scadenza dell'attuale gradone di appartenenza,
siano riconosciuti come risorse aggiuntive, cosi come indicato dal secondo atto
di indirizzo;
3.
le risorse stanziate dalla Finanziaria 2002
(attualmente 40 miliardi eventualmente aumentabili in sede di approvazione del
d.d.l.) siano resi disponibili sin da questo contratto per coprire i
trascinamenti sul 2002;
4.
le risorse non utilizzate a seguito dei vuoti
di organico siano rese disponibili come risorse aggiuntive per questo
contratto.
Comunque sia ora si apre la fase finale, con
due scioperi indetti dai confederali (11 gennaio 2002) e da CIDA – ANP. Occorre,
però, che la categoria sappia discriminare tra chi ne ha sempre difeso con
coerenza e determinazione gli interessi e chi era ripetutamente disposto a
svenderli, firmando il contratto al ribasso.
Se, per ipotesi, i sindacati confederali alla
fine del marzo scorso avessero indetto uno sciopero finalizzato a rivendicare il completo allineamento
retributivo, io avrei sicuramente aderito alla manifestazione. Non ragiono e
non ho mai ragionato in termini di prevenzione ideologica o secondo logiche di
appartenenza o di schieramento. Ma adesso non posso francamente aderire ad uno
sciopero indetto dagli stessi sindacati che solo pochi mesi fa accettavano - o
volevano imporci - con vigliaccheria la misura umiliante della “mezza
dirigenza”. Non posso dimenticare che coloro i quali proclamano lo sciopero
adesso sono gli stessi che a giugno volevano fare “battere il passo” alla
nostra categoria. Mi auguro, quindi, che i colleghi non si facciano trarre in
inganno e sappiano discernere senza esitazione chi ha tradito le loro ragioni e
i loro interessi, per rifiutare di riconoscere loro spazio e forza di
rappresentanza.
Per parte mia non ho dubbi. L’11 gennaio sarò
regolarmente in servizio e mi auguro che lo siano tanti altri dirigenti
scolastici. Sarà, invece, con la manifestazione di Roma del 30 gennaio indetta
da CIDA e Anp che tutta la dirigenza pubblica italiana e con essa quella
scolastica farà sentire la sua voce.