LA FORZA DEI FATTI!

 

CIO’ CHE (NON) DICONO COLORO CHE VOGLIONO

FIRMARE SUBITO IL CONTRATTO.

 

Editoriale n. 23 del 6 maggio 2001

 

di Paolo Quintavalla

 

Le prove generali per la firma del Contratto sono in corso. Si profila un drammatico braccio di ferro dall’esito ancora incerto ma che avrà comunque conseguenze molto gravi per la nostra categoria. Domani 7 maggio 2001 potrebbe diventare una pagina nera nella storia dei dirigenti scolastici italiani. Le OO.SS. confederali e Snals  che rappresentano insieme poco più della metà dei DD.SS potrebbero apporre la firma contro la volontà dell’altra metà rappresentata dall’ANP. Il primo risultato sarebbe, senza dubbio, una svolta traumatica che determinerebbe, nei fatti, una frattura lacerante nella categoria.

Di fronte a questa eventualità occorre chiedersi in primo luogo: a chi giova la logica del “divide et impera” che di fatto si affermerebbe? Sicuramente non all’insieme della categoria che assiste già divisa e smarrita agli avvenimenti.

Comunque sia, al di là delle affermazioni di principio, attenendoci ai fatti e sgrondandoli dalle polemiche sterili e contingenti,  dobbiamo prendere atto che si fronteggiano in campo due strategie opposte:

Questi sono i fatti. E – si sa – che i fatti hanno, una volta che siano accertati in modo obiettivo, la forza dell’oggettività, una loro intrinseca e univoca ermeneutica, anche se molti si esercitano a piegarli e a interpretarli secondo le convenienze.

Leggo, ad esempio,  due interventi pubblicati ieri, uno del Segretario Cgil Scuola Enrico Panini sul sito di “Pavone Risorse” dal titolo “Perché vogliamo firmare il Contratto. Perché sarebbe un errore non firmare” e l’altro di Armando Catalano sul Sito della Cgil Scuola nazionale dal titolo “Sul contratto dei dirigenti scolastici: vaneggiamenti e fatti” le cui argomentazioni convergono nella  presunta necessità di firmare “subito” il Contratto e in cui i fatti, per molti aspetti, vengono violentati e rovesciati.

I due documenti si caratterizzano assai più per quanto non dicono che per quanto affermano. Infatti:

·        Non dicono nulla sul fatto che mancano altri 200 miliardi per conseguire il completo allineamento al minimo con le altre dirigenze pubbliche. Quello stesso allineamento, tra l’altro, che reclamavano solennemente – almeno a parole -  nei loro comunicati, ancora due mesi fa, prima della svolta di Palazzo Vidoni del 28 marzo scorso. Con buona pace della coerenza: i testi sono a disposizione di tutti, anche nelle pagine di questo sito. Dicono solo che sono stati acquisiti 240 miliardi e questo lo sappiamo tutti. Ma dicono anche che questo significa “chiudere al meglio il contratto alle condizioni oggi acquisite e note”. E qui la logica subisce la vertigine del vuoto. Pretendono, forse, di convincere tutti i dirigenti scolastici italiani – e non solo quelli che essi rappresentano - che ricevere dai 6 ai 7 milioni annui netti pro-capite in meno rispetto al dovuto significhi “chiudere al meglio”? Si crede, forse, che sia una bazzecola? O di “nugae”, come avrebbero detto i latini?

·        Non dicono nulla sul fatto che lo scarto del 43% (tradotto in soldoni: i 6 – 7 milioni di cui sopra) è vergognoso per una categoria che in questi ultimi anni ha assunto nell’ordine:

1.     l’onere e il dispendio di un corso di 300 ore (anni 1999 e 2000) per acquisire la qualifica giuridica di dirigenti (1 settembre 2000), per avere la promessa dell’allineamento retribuivo (il 22 dicembre 2000 con l’Atto di indirizzo) senza averne ancora (maggio 2001) la retribuzione di base equivalente a parità di funzioni (non quella poco più che “dimezzata” che vogliono imporci ora);

2.     la qualifica giuridica di “datori di lavoro” con tutto ciò che ne consegue sul piano delle responsabilità penali, civili e patrimoniali ex D. L.vo 626/94;

3.     la responsabilità primaria (anche in ordine ai risultati) della realizzazione dell’Autonomia, vale a dire dell’innovazione e della riforma del sistema;

4.     Il dimensionamento degli Istituti scolastici con una riduzione di oltre 3300 unità di personale con il corollario che il carico di lavoro complessivo è stato ridistribuito sui restanti 11 mila colleghi dirigenti rimasti in servizio;

5.     Il disagio di un sistema valutativo dei DD.SS grottesco, assurdo, paradossale, offensivo e inattendibile – uso parole utilizzate per unanime giudizio da tutti i soggetti sindacali e associativi -  vissuto sulla propria pelle;

6.     la titolarità delle funzioni di contrattazione a livello di Istituto (RSU) con tutti i nuovi delicati adempimenti e i rischi potenziali di conflittualità che ne conseguono;

7.     la titolarità della sede pro-tempore, con tutti i pericoli che comporta;

8.      il trasferimento di tutte le funzioni che prima erano degli ex Provveditori direttamente ai DD.SS. Con il bel paradosso che questi ultimi percepiranno oltre 20 milioni lordi annui in più, pur essendo sgravati delle funzioni che ci sono state nel frattempo trasferite, solo perché hanno la fortuna di essere collocati nell’Area 1.

Se questo vi sembra poco!? Su questi temi rimando tuttavia, a rimarcare ulteriormente contraddizioni e paradossi, ad un intervento del collega Domenico Lippa pervenuto proprio ieri.

·        Non dicono nulla sul fatto che il Governo all’inizio di marzo ha cambiato faccia, smentendo il proprio Atto di indirizzo di tre mesi prima che prevedeva inequivocabilmente l’allineamento retributivo, cioè quello stesso obiettivo fondamentale che, almeno a parole, tutte le OO.SS. legittimamente rivendicavano. Evidentemente alcune posizioni erano solo di facciata e i proclami corrispondenti erano fatti di cartapesta.

·        Non dicono nulla su un altro fatto: l’incomprensibile cambio di strategia dopo l’incontro di palazzo Vidoni del 28 marzo. Ricordate il solenne comunicato unitario di CGIL-CISL- UIL- SNALS- ANP del 6 marzo, cioè di 22 giorni prima? Ce le siamo, forse, sognate queste espressioni: “Le scriventi OO.SS. a conclusione dell'incontro con l'Aran del 6 marzo, preso atto che le risorse rese disponibili al tavolo del negoziato non consentono il raggiungimento dell'obiettivo indicato nell'atto di indirizzo all'Aran dell'allineamento con le altre dirigenze pubbliche, chiedono una verifica politica immediata al fine di rendere possibile una prosecuzione efficace della trattativa per l'Area V della dirigenza pubblica.Ci siamo forse sognati questo passaggio del comunicato ANDIS sempre dello stesso giorno: “La sospensione rappresenta un atto gravissimo, ma necessario, perché non è assolutamente ipotizzabile che il Governo contraddica se stesso, enunciando, nell'atto di indirizzo, la perfetta equiparazione della dirigenza scolastica alla dirigenza pubblica, compresa la parte economica, ma non assicurando, poi, la relativa copertura.” Che cosa è accaduto di tanto importante nei successivi 22 giorni da far perdere l’unità – almeno dichiarata - di tutti i sindacati su questo aspetto fondamentale della trattativa? E’ successo – nientepopodimenoche, come avrebbe detto un noto presentatore televisivo di quiz del passato- che il Governo abbia messo sul piatto 40 miliardi e una nuova promessa, dopo non aver mantenuto la prima. Prima della “rottura” del 6 marzo la trattativa era ferma ai 200 miliardi stanziati nella Finanziaria, cioè al di sotto del 50% di quanto dovuto. Poteva un Governo sostenere una così evidente contraddizione e riconoscere ad una categoria meno della metà di quanto già riconosce ad una categoria omologa di dirigenti pubblici che esercitano la stessa funzione? Certamente no. Anche nel Palazzo si avverte il comune senso del pudore. Allora l’Esecutivo ha sentito il dovere, di grazia, di alzare il livello al 57% (con i famosi 40 miliardi aggiuntivi che hanno subito fatto gridare alla “soddisfazione” i sindacati confederali). Molti pensano che si tratti del classico piatto di lenticchie e non si va molto lontano dal vero se si pensa a quanto ancora manca (ripetiamolo ancora una volta, visto che non si tratta di noccioline: 200 miliardi, pari al 43% del dovuto!) Visto che ancora una volta non si parla di questo scarto, se ne dovrebbe arguire che – almeno per Panini e Catalano - i  6 o 7 milioni netti annui pro-capite in meno che mancheranno dalle tasche dei DD.SS. sembrano pochi o, comunque, trascurabili!

·        Ora, tuttavia, secondo la Cgil Scuola, occorre firmare perché:

1)     Oggi per il Contratto di circa 11.000 dirigenti scolastici sono disponibili 240 miliardi”- Dovremmo dire: tante grazie? E grazie anche per i 200 che mancano? Sullo stesso tema leggo nell’intervento di Catalano: “Le risorse a disposizione consentono di operare in maniera dignitosa per avvicinarci al pieno allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche…”. Il collega ha evidentemente una singolare concezione della dignità della categoria a cui appartiene se accetta che possa essere retribuita con aumenti che sono poco più della metà di quanto spetterebbe se l’equità e la logica in questo Paese avessero un senso.

2)     “la parte normativa – è – una buona base di trattativa”. Non si discute, ma questa esiste ed è buona o cattiva indipendentemente dal capitolo retribuzione.

3)     “C’è un impegno del Governo, da riprendere in sede di contrattazione, affinché con il quadriennio 1 gennaio 2001 – 31 dicembre sia raggiunta l’equiparazione alle altre dirigenze” – Anche qui dovremmo dire: tante grazie per un impegno che c’era già quattro mesi fa e che non è stato onorato?

A sentire il dibattito diffuso nella nostra categoria, molti colleghi giudicano questi comportamenti come negativi e li ascrivono all’ “imbarazzo” oppure alla “reticenza” oppure alla “disinformazione” oppure all’“arrendevolezza” oppure alla “connivenza”.

Molti colleghi non si lasciano impressionare dai comunicati e dagli artifici retorici, perché sanno che con quelli ci si può anche arrampicare sugli specchi e cercare di rovesciare le responsabilità. Molti colleghi osservano i fatti, perché sanno che i fatti sono corposi, oggettivi ed hanno una forza che nessuna dialettica verbale può incrinare o scalfire. Non ci si meravigli, quindi, che dirigenti obiettivi, scevri da pregiudizi osservando i fatti condannino, respingano e contrastino quelli che portano in sé segni negativi per il futuro della loro categoria.