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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS 

 

 

L’insegnamento a distanza non è la soluzione ai problemi

Corriere della sera – 11 gennaio 2003


L’ insegnamento a distanza, via Internet, non è certo la soluzione ai problemi della dell’istruzione. Anzi, intorno a questo tema si è francamente creato un eccesso di aspettative. Ma le tecnologie digitali e di rete, se usate intelligentemente, in rapporto al potenziamento del sistema educativo esistente, quello faccia a faccia, possono rivelarsi assai utili. Questa sembra essere la filosofia che anima il governo inglese, il quale ha dato il via a un ambizioso progetto di curricula elettronici che è stato affidato alla Bbc, con un sostanzioso finanziamento di 150 milioni di sterline in cinque anni. In sostanza la rete televisiva nazionale dovrà fornire alle scuole del Regno Unito una grande quantità di materiali interattivi, fruibili via Internet, a supporto e sostegno dell’insegnamento scolastico. Lo farà sia attingendo ai suoi enormi archivi audiovisivi, che mettendo a frutto le sue competenze Internet; va ricordato che il sito della Bbc è tra i migliori al mondo per ricchezza e freschezza dei suoi contenuti. Qualcosa del genere aveva iniziato in Italia Rai Educational, utilizzando il satellite per fornire alle scuole materiali visivi. Il contratto tra lo Stato inglese e la rete prevede 18 condizioni stringenti di qualità e relativi meccanismi di controllo che non saranno soltanto di tipo centralistico, ma prevedono pubbliche discussioni e audizioni. Materiali didattici, acquisibili dalle scuole, sono già disponibili su di un sito governativo, esemplare per la chiarezza di consultazione (www.curriculumonline.gov.uk). La decisione del governo si accompagna a nuovi investimenti per l’informatizzazione tra cui 350 milioni di sterline per dotare tutte le scuole di una connessione a larga banda entro il 2006. Ma ha anche suscitato proteste accese da parte del settore privato impegnato nell’educazione a distanza, che l’ha giudicata un regalo di monopolio alla Bbc, anche se i dirigenti dell’emittente hanno promesso che spenderanno almeno la metà del bilancio per l’acquisizione dai privati di contenuti multimediali e che, essendo un settore in piena espansione, «ci sarà spazio per tutti». Le polemiche erano probabilmente scontate, ma il meccanismo previsto appare tuttavia equo: da un lato c’è un forte impegno pubblico, ma anche una pluralità di soggetti coinvolti, sotto la regia di un unico general contractor, chiamato a rispondere dei risultati e della qualità. L’idea che l’educazione sia un bene pubblico, non trattabile solo con i meccanismi del mercato della conoscenza, è comune anche al Massachusetts Institute of Technology (Mit), che ha da poco inaugurato un progetto che metterà in rete tutti i suoi corsi universitari, senza oneri né costi per gli utenti. Si tratta anche in questo caso di una scelta in controtendenza, rispetto all’idea di monetizzare ogni sapere che sembrava aver preso spazio in ogni università.

 

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