. .

Cerca  

CLICCA PER INIZIARE

 

HOME PAGE

NEWS

EDITORIALI

DOCUMENTI

NUGAE

TARSU

POSTA

VALUTAZIONE D.S.

D.S. IN EUROPA

ARCHIVIO

FINALITA' SITO

COMMENTI EVENTI

LINKS

 

 

SCRIVICI

   
   
   
 

 

ottimizzato per I.E 6.0 e Netscape 6 a tutte le risoluzioni

 

.

Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS 

 

VI Congresso Nazionale Anp

Montecatini Terme (Vittoria Centro Congressi)

5, 6, 7 e 8 dicembre 2002

 

In  esito al suo VI Congresso Nazionale, l'Anp apre alle alte professionalità della scuola.

Fonte: sito web ANP - 23 dicembre 2002

 

Il Congresso ha infatti approvato, nella seduta del 7 dicembre scorso, importanti  modifiche allo statuto dell'Associazione che prevedono, tra l'altro, che all'Anp aderiscano, oltre ai dirigenti delle scuole ed ai presidi incaricati, anche le alte professionalità docenti della scuola (vicari, collaboratori, figure di staff del dirigente, figure di sistema).

 

In attesa di sistematizzare in un unico documento di sintesi i contenuti e le implicazioni della svolta strategica impressa dal VI Congresso, raccogliamo in questa pagina - e rendiamo disponibili - alcuni documenti (o stralci di documenti) che ne costituiscono la premessa teorica e ne illustrano la portata ed i possibili sviluppi sul piano politico-sindacale:

 

- brani tratti dai materiali per la discussione pubblicati prima del Congresso;

- brani dalla relazione di apertura del Presidente nazionale dell'Anp al VI Congresso;

- gran parte della replica del Presidente nazionale al termine del dibattito congressuale;

- brani tratti dal documento finale approvato;

- articolo pubblicato da G. Pennisi su "Italia Oggi" del 17.12.2002 (per gentile concessione di "Italia Oggi", che ringraziamo per la disponibilità)

 

Si vedano inoltre:

 

- l'art. 1 del nuovo Statuto, che recita:

Art. 1 – Costituzione

1. E' costituita l'Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola, sinteticamente denominata Anp. All’Anp possono aderire:

a)      i dirigenti delle scuole pubbliche e delle istituzioni formative;

b)      i presidi incaricati e gli ex-presidi incaricati, fino all’abolizione dell’incarico di presidenza;

c)      le alte professionalità docenti della scuola.

2.      All’Anp possono aderire altresì le categorie di cui al comma precedente anche successivamente alla cessazione dal servizio.

 

- il nuovo modello di delega (formato .pdf) da utilizzare fin da oggi per le nuove iscrizioni all'Anp. Il modello, sottoscritto in duplice originale, va inviato agli indirizzi indicati nella delega stessa. E' disponibile anche il modello di delega (formato .doc)

 

 Anp - Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola

dai Materiali per la discussione presentati al VI Congresso Nazionale 

(Montecatini Terme 5-8 dicembre 2002)

...L’Anp fa parte di una confederazione di dirigenti, la CIDA, aperta di recente anche alle alte professionalità. E' coerente con tale scelta quella di rivolgere un’attenzione particolare all’emergere di professionalità elevate anche nell’ambito della scuola. La scuola dell’autonomia è, sì, guidata dal dirigente: ma è anche quella in cui di necessità esistono e si vanno sviluppando figure intermedie di docenti, designati dal dirigente o portatori di un mandato da parte dei colleghi, il cui compito si colloca a metà strada fra la didattica e la metadidattica, fra le funzioni di linea e quelle di staff. Fra questi colleghi si trovano anche coloro che accederanno in futuro alla dirigenza formale degli istituti.
Siamo in presenza di un’esigenza di evoluzione strutturale che non è dettata da vincoli già manifesti ed operanti come tali, ma che discende dalla nostra vocazione ad interpretare il cambiamento in anticipo rispetto ad altri. Il management diffuso è una realtà già consolidata in ambito aziendale e che si va affermando rapidamente anche nelle pubbliche amministrazioni:

essa è il portato, fra l’altro, della crescente complessità delle strutture produttive e delle realtà sociali. Non è più vero quel che poteva esserlo in passato: che vi fossero da una parte coloro che comandavano e dall’altra tutti gli altri, il cui ruolo era di eseguire. Nelle aziende - ma anche nelle scuole - il management diviene diffuso, cioè tende a distribuirsi su ruoli e livelli di responsabilità in parte diversi ed a coinvolgere un maggior numero di profili lavorativi professionalmente qualificati. I concetti di management diffuso, di learning organization, non sono astrazioni da dibattito accademico, ma strumenti di gestione con cui l’impresa è ormai familiare, che devono far parte anche del patrimonio culturale della scuola dell’autonomia.

Ma sul suo sviluppo incidono anche le trasformazioni in corso, che vedono lo spostamento delle logiche amministrative da un modello accentrato e gerarchico, in cui i centri decisionali sono pochi e remoti, ad un altro, decentrato e reticolare, in cui i luoghi di analisi e decisione si spostano in prossimità dell’utente e si moltiplicano.
Continuare a pensare il ruolo della dirigenza in termini di isolamento e di gerarchia significa rimanere ancorati alla visione tradizionale della dirigenza amministrativa ministeriale, in un’epoca ed in un contesto socio-culturale in rapida evoluzione. Le riforme costituzionali e quelle che dovranno derivarne sul piano della normativa secondaria ci dicono che il futuro prossimo assegna un ruolo ai dirigenti che sanno costituirsi uno staff operativo efficiente ed agile, per agire come nodi decisionali di una rete diffusa sul territorio. Spetta a noi, che abbiamo anticipato per tanti versi la crescita dell’autonomia all’interno della società civile, individuarne tempestivamente le implicazioni per la vita e l’attività di associazioni come la nostra.
Ne deriva la necessità che - nel ridisegnare la struttura complessiva dell’Anp - si tenga conto non solo delle necessità già emerse ed individuate, ma di quelle che si collocano in una prospettiva imminente. Fra queste, quella di assicurare uno spazio di rappresentanza interna - in forme che potranno essere studiate - a quelle figure professionali che operano a più stretto contatto con il dirigente all’interno delle scuole e che costituiscono la risorsa professionale più preziosa per garantire il successo del suo progetto di gestione ed il raggiungimento dei risultati su cui egli stesso giocherà la propria credibilità ed il consolidamento del suo ruolo.

L’Associazione vuole aprire le proprie strutture - secondo forme e modalità da individuare - anche alle alte professionalità emergenti all’interno delle scuole, in primo luogo ai collaboratori direttamente designati dal dirigente ed alle figure di staff.

 

VI CONGRESSO NAZIONALE ANP
dalla RELAZIONE DEL PRESIDENTE GIORGIO REMBADO

Montecatini Terme 6 dicembre 2002

........C'è poi la questione dell'organizzazione interna alla scuola, che impone oggi ai dirigenti la necessità di adottare un modello di direzione allargata, in grado di valorizzare le figure di staff e di tener conto delle differenze di professionalità e di impegno lavorativo. L'archetipo del dirigente chiuso nella sua solitudine decisionale e legittimato solo dalla sua posizione formale è legato ad una concezione di un secolo fa. Attualmente la logica della reticolarità orizzontale e del management diffuso nelle amministrazioni rappresenta la naturale estensione del sistema di decentramento dei poteri pubblici. E' la sostituzione di un modello di responsabilità condivise e di decisioni distribuite rispetto a quello dell'accentramento decisionale e della linea di comando gerarchica.

E' giunto pertanto il momento di tenerne conto, sia nella direzione della scuola, che nell'allargamento dell'Associazione alla rappresentanza delle figure di collaborazione alla dirigenza, accomunate ai dirigenti, tanto sul posto di lavoro quanto nella cultura valoriale di riferimento, da analoghe responsabilità ed interessi.

E' questo un percorso che è stato compiuto anche all'interno della nostra Confederazione e che ci ha consentito di accogliere l'adesione dei quadri delle pubbliche amministrazioni all'interno di una organizzazione sindacale, di cui fanno largamente parte i direttori dei servizi generali ed amministrativi.

Ora tocca a noi. E' un passaggio importante, che riveste un ruolo strategico e che può essere compiuto solo da un'Associazione matura che, consapevole della sua funzione nel quadro del sindacalismo scolastico, non teme crisi di identità. E punta in tal modo al potenziamento dei propri compiti, ponendosi da un lato come soggetto ancor più autorevole nel campo dell'innovazione di sistema e dall'altro offrendo uno spazio di rappresentanza degli interessi a colleghi (vicari, collaboratori, figure di staff) che fino ad ora sono stati ben poco rappresentati dalle tradizionali organizzazioni sindacali del comparto scuola.

...........

Del resto questo è il nostro compito: definire strategie, progettare strumenti, creare opportunità.

E, con l'aiuto di tutti gli iscritti, l'Anp cercherà di essere sempre all'altezza delle aspettative degli Associati, lungo il cammino che ci deve condurre ad un'autonomia compiuta ... ed oltre.

VI CONGRESSO DELL'ANP
dalla Replica del Presidente dell'ANP
al termine del dibattito congressuale
(testo trascritto dalla registrazione)

 


.....Voglio però toccare l'argomento che è stato più largamente oggetto di discussione anche in assemblea plenaria ma, come sempre succede nei congressi per gli argomenti clou, anche al di fuori perché, chi ha esperienza di congressi, sa che fuori si affrontano argomenti con più sale; e allora e giunto il momento di passare anche in assemblea plenaria al sale, per conto mio cercherò di metterci anche il pepe.
Mi riferisco al tema dell'allargamento dell'associazione alle figure di collaborazione con i dirigenti e alle figure di staff. Credo che siamo sufficientemente adulti per poter affrontare problemi di questa fatta in un congresso, scambiandoci valutazioni, opinioni, punti di vista, sulla base di due elementi fondamentali: la valutazione di argomentazioni, quando anche fossero diverse al loro interno, e la pacatezza del confronto. Queste sono due questioni di metodo pregiudiziali e fondamentali. Guai se non fosse così.
E allora, e lo dico con assoluta coerenza con l'impianto dei nostri lavori, fin dalla relazione di ieri fino al momento che stiamo vivendo in comune in questa fase dei lavori: è stato dai congressisti interni ed esterni riconosciuto che viviamo un momento particolare, di grandi fibrillazioni sul piano istituzionale, che ci carica di grandi responsabilità. C'è una base comune a tutti, a qualsiasi tipo di proposte emerga in sede associativa, è il minimo comune denominatore, la richiesta che è esponenziale, direi quasi tendente all'infinito: di dare all'azione associativa più visibilità, più potere contrattuale, più peso politico. E questi sono gli obiettivi condivisi nella percezione comune: non c'è delegato che intervenga non avendoli chiaramente in testa, oppure esplicitandoli nel corso del suo dire. Aggiungo la seconda parte, che è importante tanto quanto la prima; perché non è neppure lontanamente pensabile che noi ci proponiamo questi obiettivi superomistici senza avere la possibilità, almeno in parte, di dotarci degli strumenti per poterli raggiungere. Perché dobbiamo necessariamente partire da una condivisione comune: non vogliamo fare proposizioni velleitarie, non vogliamo porci degli obiettivi irraggiungibili e poi ritrovarci all'interno dell'associazione e della vita dei nostri organi statutari a lamentarci e a piangerci addosso perché non li abbiamo raggiunti.
E allora per commisurare le finalità ai mezzi, per porci obiettivi politico-sindacali ambiziosi e dotarci degli strumenti per poterli conseguire, al fine di comprendere le ragioni della necessità dell'allargamento dell'associazione alle alte professionalità, parto da una serie di considerazioni che voglio rappresentare alla vostra valutazione.

1.      In questo momento storico, dentro alla nostra organizzazione come fuori, il problema dei problemi nell'ambito della rappresentanza degli interessi sul piano sindacale – ma non dimentichiamo che tutto il discorso tende ad una rappresentanza di interessi a livello politico-sindacale in primo luogo – lega assieme tre categorie (o tre ceti) professionali, che sono i dirigenti, i quadri, le alte professionalità, accomunate dalla nozione di «lavoratori della conoscenza».

2.      Questa è un'esigenza avvertita oggi anche nella scuola. È un'esigenza avvertita in primo luogo dai diretti interessati perché c'è un vuoto di rappresentanza politico-sindacale per questi ceti professionali. Il contratto di comparto non si è affrancato fino ad oggi, né è alle viste la possibilità che si affranchi nell'immediato futuro, da logiche di appiattimento che hanno continuato ad esistere ed a sopravvivere nell'ambito del nostro sistema delle relazioni sindacali.

3.      Quando si parla di alte professionalità, nel nostro settore di attività come in tutti gli altri, si ha ben presente che questo è il naturale bacino per la futura dirigenza; è lì che si va a pescare per poter trovare, attraverso strumenti che possono essere diversi ma che per lo più consistono di modalità concorsuali, i dirigenti di domani. Questa, all'interno della nostra associazione, è un'esperienza storica che non conosciamo da oggi: è un'esperienza che ciascuno di noi ha fatto prima come singolo e poi all'interno della scelta sindacale attraverso un percorso a zig-zag, perché ciascuno di noi, almeno quelli che avevano una tessera sindacale - e sono i più -, è partito da un sindacato di comparto per approdare successivamente al sindacato dirigenziale. Ahimè, mi tocca ancora di dover dire con molto dispiacere - e non andiamo a fare verifiche perché questo sarebbe politicamente scorretto – che c'è ancora qualcuno di noi in possesso di una doppia tessera sindacale e che non si avvede dell'incongruenza e dell'incoerenza delle proprie scelte, perché viene da un passato che non può, non vuole o non sa dimenticare.

4.      C'è poi la questione, già ieri dichiarata nella presentazione molto esplicita della proposta, della condivisione valoriale di interessi professionali comuni a queste tre categorie. Aggiungo una considerazione – e mi riferisco in questo caso solo alla scuola – che è banale tanto è generalizzata, conosciuta e comune: sul campo queste figure professionali, nella fisiologia (e speriamo che la patologia non esista) collaborano gomito a gomito dal mattino alla sera.

5.      Passo dalla realtà e dall'esperienza quotidiana ad un tema di carattere generale e di tipo normativo: è quello della cosiddetta vicedirigenza, che si riferisce a tutte le pubbliche amministrazioni, e che ha avuto un riconoscimento normativo di recente seppure in un contesto legislativo che noi, per altri versi, deprechiamo, quale è quello della legge 154/2002 che contiene il famoso articolo dello spoil system. Si è introdotta la vicedirigenza in un percorso ed in un contesto che, in quanto discendente dal D.Lgs. n. 165 e seguenti, come norma di principio si applica a tutti i settori della pubblica amministrazione, nessuno escluso.

6.      Passiamo ora a qualche confronto di realtà similari. Parto da comparazioni interne alla nostra Federazione e alla nostra Confederazione. Per quanto riguarda la nostra Federazione, come sapete, essa ha associato l'organizzazione sindacale dei diplomatici, che rappresenta il 95% della categoria. Ebbene, in questa organizzazione sindacale, accanto agli ambasciatori, accanto ai ministri plenipotenziari, accanto ai consiglieri di ambasciata ed agli altri livelli di diplomatici, esistono anche gli impiegati delle ambasciate. Passiamo ad un altro esempio, esterno alla nostra Federazione, tratto dal settore del credito. Le relative organizzazioni sindacali, che fanno parte della nostra confederazione, hanno tutte al loro interno i dirigenti, i funzionari non dirigenti e i quadri. È stato un percorso difficile anche per loro, non c'è dubbio, perché è evidente che persino là, dove c'erano interessi anche economici molto forti (che non sto a riprendere anche per non creare demoralizzazione) le resistenze psicologiche erano motivate, ma sono state ampiamente superate. Debbo dire, per quello che vale l'esperienza degli altri, che non c'è organizzazione di questo tipo che non abbia a capo dei dirigenti, nessuna esclusa. Sarebbero autolesionisti i non dirigenti che si dessero come rappresentanti sindacali dei non dirigenti.

7.      Passo all'ANVI, l'associazione dei vicari, che abbiamo – come tutti sapete – invitato al primo giorno del nostro congresso. È un'associazione neo-costituita, un'associazione professionale che può benissimo fare la sua strada per conto proprio; si tratta di vedere quali sono le convenienze, in questo caso, di casa nostra, perché l'ANVI poi, autonomamente, valuterà le proprie. Noi abbiamo sicuramente favorito un percorso di avvicinamento e una fase di annusamento reciproco, come si fa nei preliminari del fidanzamento, ma siamo ai preliminari. Ora, ci sono due possibilità:

§         si lasciano queste figure ad organizzarsi per conto proprio; hanno, loro, a loro volta due ulteriori possibilità:

a.       di trovare una casa sindacale che li accolga, non importa quale, ma diversa dalla nostra;

b.      oppure, voglio essere molto più ottimista, di trovare una casa sindacale apparentata alla nostra e cioè la Federazione della Funzione Pubblica della CIDA.

Qual è la differenza fra questa ipotesi e quella di far entrare queste figure all'interno della nostra organizzazione sindacale? Parto dal caso più favorevole, che costituiscano un sindacato all'interno della Federazione. In quel caso farebbero, per proprio conto, le loro scelte senza possibilità di una sede comune di confronto nella quale arrivare a mediazioni nel comune interesse.

§         C'è poi la tesi che ha fatto tremare a qualcuno le vene e i polsi: quella di farli entrare dentro l'Anp. Ebbene, le mediazioni sono sempre difficili ed io, che me ne occupo per mestiere, lo so benissimo; ma le mediazioni in questo secondo caso avverrebbero dentro la casa comune.

Lascio a voi valutare, con l'utilizzo del ragionamento e non dell'emotività, qual è la strada migliore.

8.      Ci si potrebbe domandare: perché non è stata seguita questa strada per l'ANQUAP? E' molto semplice, molto chiaro: quelle sono figure di quadri amministrativi, non figure professionali assimilabili alle cosiddette alte professionalità, che è un termine tecnico ormai da tutti utilizzato; e allora si è scelta la strada diversa di costituire un'organizzazione sindacale che entrasse a far parte della stessa Federazione ma che rappresentasse autonomamente il mondo dei quadri delle amministrazioni pubbliche.

9.      C'è un altro interrogativo, per noi non inquietante: cosa diamo loro? Una cosa è certa, un impegno lo assumiamo sicuramente, implicito e anche esplicito: noi assumeremmo con loro l'impegno a farli emergere in una contrattazione autonoma delle alte professionalità rispetto al contratto di comparto. È un percorso lungo? Lasciamolo decidere a loro, non faccio previsioni, ciascuno di noi si interroghi dentro di sé e si chieda quanto tempo ci è voluto per l'Anp a far emergere la categoria in un'area dirigenziale autonoma. Non lo diciamo per scaramanzia, ci vorrà il tempo che il processo richiederà.

10.  Circola un altro interrogativo: se entrano, entrano a parità di trattamento? Non capisco neppure la domanda, ma me la pongo lo stesso perché se qualcuno se la pone è necessario portarla in tutta trasparenza ed evidenza all'attenzione dell'assemblea congressuale. Ebbene sì, non ci potrebbe essere nessuna associazione al mondo in cui fossero costituiti soci a diverse velocità, soci di serie A e soci di serie B, magari differenziati da una diversa appartenenza all'elettorato attivo e passivo: sarebbe un'assurdità.

Arrivo alla conclusione sul problema specifico che ho voluto trattare con dovizia di dettagli e che ieri ho anticipato con chiarezza cristallina ma senza le precedenti considerazioni. Dicevo: il problema esiste, l'esigenza c'è, esiste oggi e verrà risolto comunque in un modo o nell'altro, questo è certo. Sta a noi valutare se abbiamo la capacità di cogliere l'opportunità o se la vogliamo lasciare ad altri e per “altri” il range delle opportunità possibili è molto ampio, va da quella più negativa a quella più positiva che ho già prima indicato. Possiamo ricondurre l'elaborazione di una proposta politico-sindacale all'interno dell'organizzazione di cui facciamo parte e di cui siamo saldamente ed in modo maturo - come ricordavo ieri – al controllo delle leve di comando, oppure possiamo lasciarli ad andare avanti autonomamente per loro conto. Questa è una scelta che sta, anziché sulle ginocchia di Giove, nell'autonoma valutazione di tutti i delegati congressuali. E' una scelta davvero così preoccupante? Francamente, io non lo credo.
L'associazione potrà andare avanti lo stesso? Sicuramente sì.
Si tratterà di vedere se potrà andare avanti arricchita o depotenziata, e questo è nelle vostre mani.
Grazie.

VI CONGRESSO NAZIONALE
Montecatini Terme (PT) 5-8 dicembre 2002

dal Documento finale

...........

3.4.– L'allargamento alle alte professionalità della scuola
L'Associazione fa parte di una confederazione di dirigenti, aperta di recente anche alle alte professionalità. E' coerente con tale scelta quella di rivolgere un'attenzione particolare all'emergere di professionalità elevate all'interno delle scuole.
Il modello di direzione monocratica, fondato sul ruolo formale e sul rapporto gerarchico, ha fatto il suo tempo. Noi che abbiamo, prima e più lucidamente di altri, antevisto la sua fine per quanto riguarda l'Amministrazione scolastica non possiamo commettere l'errore di adottarlo una volta approdati a nostra volta alla qualifica. Quel modello era funzionale ad un'epoca di centralismo burocratico, in cui la linea di comando discendeva in linea retta dal Ministro ai singoli istituti scolastici.
In un contesto di accentuata demoltiplicazione e dislocazione dei centri decisionali, non è proponibile che il dirigente della scuola pensi di esercitare da solo tutti gli aspetti della funzione e di mantenere operanti tutte le reti di rapporti. Dovrà di necessità – per garantirsi efficacia, ma anche tempo e lucidità per la visione strategica – delegare un buon numero di funzioni strumentali e quindi circondarsi di collaboratori di fiducia.
E' interesse dei singoli alimentare e far crescere il rapporto fiduciario all'interno della propria scuola: e quindi, in prospettiva, sviluppare la professionalità dei collaboratori più diretti.
E' interesse associativo favorire questo stesso processo nei confronti delle associazioni di tali alte professionalità, in primo luogo i vicari. A questi docenti i sindacati tradizionali non sanno offrire che una avara mancia, negando invece ciò che ad essi sta più a cuore, cioè il riconoscimento professionale ed una prospettiva di sviluppo. Spetta a noi farci interpreti delle loro aspirazioni, senza irrigidire nelle proceduralità e nelle garanzie formali un rapporto che deve rimanere vivo e dinamico.
Non si tratta di arrivare a breve termine al “vicario di ruolo”: la prospettiva della vicedirigenza, se maturerà, richiederà contesti normativi ed organizzativi profondamente diversi.
Al vicario, occorrerà garantire non un ruolo formale a vita, che costituirebbe un ghetto, ma prospettive di crescita personale e professionale che lo portino, in un tempo ragionevole, alla dirigenza piena, attraverso la riattivazione fisiologica dei meccanismi di reclutamento ricorrente.
Agli altri collaboratori, se non interessati a loro volta ad un analogo percorso, occorrerà assicurare uno status intermedio, che riconosca il loro ruolo di organizzatori e mediatori della didattica e dei gruppi di lavoro: e lo ricompensi in misura adeguata e con procedure che nascano dal riconoscimento del merito e non dalla gestione del consenso e degli schieramenti all'interno degli organi collegiali.
Questi obiettivi postulano una legittimazione ad agire, anche in campo sindacale, in nome e per conto di questi colleghi: e quindi l'apertura, per chi fra loro lo desidera, della possibilità di iscriversi alla nostra Associazione, pur nella distinzione dei rispettivi ruoli. Sempre, nelle dinamiche sociali, quando una funzione esiste, cerca gli spazi per diventare visibile e per operare a tutela dei propri interessi; anche entrando in concorrenza ed in conflitto con chi cerca di comprimerne gli spazi.
Spetta a noi dimostrare che siamo capaci di antivedere le forze che si muovono intorno a noi nel mondo della scuola e di saperci proporre come interpreti delle loro aspirazioni, che sono poi largamente anche le nostre.
Anche in questo senso avrà avuto un significato affiancare, nel motto di questo VI Congresso, un termine per noi carico di storia, con una parola d'ordine nuova, evocatrice e fascinosa, a patto di non svuotarla per il timore del domani: “Autonomia e oltre”.

 

 

CHIUDI