LEGGE
626 E
SICUREZZA
Adesso
anche il carcere ! !
Fonte:
sito web ANP Latina- 14
gennaio 2003
Accade
ad una Collega Dirigente di essere condannata a 30
giorni di carcere (pena poi commutata in una multa
di 1.200 Euro) per avere . . . . chiesto
l’intervento dell’Ente Locale per rimuovere
una situazione di pericolo che lo stesso Ente,
dopo un sopralluogo, non aveva rimosso.
Ciò
non accade in Papuasia (ovviamente con tutto il
rispetto per questa regione della Nuova Guinea
Sud-Orientale e citata solo per fare un esempio)
ma in ITALIA, dalle parti di Milano.
Nell’esprimere
la solidarietà alla nostra Collega, cogliamo
l’occasione per fare il punto, più in generale,
sulla situazione dei “Datori di Lavoro”
(Dirigenti Scolastici) individuati da questa
Legge:
- Pare
che gli Enti preposti ai controlli, giusti e
sacrosanti, abbiano più interesse a comminare
multe e sanzioni e non ad impegnarsi per
risolvere i problemi obbligando gli Enti
proprietari ad eseguire gli interventi
necessari ad eliminare i rischi.
- Pare
che le multe e le sanzioni comminate
sorreggano i solai, i vetri, le scale, gli
ascensori, gli impianti ecc.; mentre si
consente, in barba alla Legge, che di proroga
in proroga (l’ultima scadrà nel 2004) gli
Enti dormano sogni tranquilli (salvo disastri
per cui si mobilitano tutti per una caccia . .
. . alle streghe !)
- Bisogna
dire con chiarezza che le norme sulla
sicurezza sono carenti, non perché non sono
abbastanza prescrittive, ma perché lo sono
troppo ed in modo indifferenziato e, quindi,
non in grado di adeguarsi alle diversità
esistenti; la Scuola non può e non deve
essere paragonata ai luoghi di lavoro dei
cantieri dell’alta velocità o delle
centrali nucleari o delle fabbriche meccaniche
o chimiche.
- La
Legge 626 consentiva, e lo consente ancora, di
emanare norme applicative differenziate per le
situazioni di rischio moderato; lo Stato non
solo non vuole differenziare i rischi tra
luoghi di lavoro diversi e, anche
all’interno della stessa tipologia di luoghi
di lavoro, differenziare situazioni di rischio
diverse (La Scuola dell’Infanzia non è
uguale all’IPSIA o all’ITIS), ma non
stanzia le risorse per finanziare gli
interventi: si limita a concedere proroghe così
che la sicurezza nelle Scuole continua ad
essere fatta di carte ! !
- Si
rasenta l’assurdità di punire la mancanza
di un cartello di pericolo o di indicazione
mentre “diventa legale”, per esempio, la
carenza statica di un edificio o
la mancanza di messa a terra, o altro !
!
- Abbiamo
da sempre affermato e lo ribadiamo ancora una
volta, a tutti i livelli, che i Dirigenti non
possono e non debbono essere gli unici
chiamati a rispondere in un contesto in cui la
Legge consente ad altri di
far utilizzare edifici che non sono
rispondenti, molto spesso, ad alcuna norma di
sicurezza.
E’
necessario, a modesto parere,
coinvolgere, a tutti i livelli, la Regione,
le Provincie, i Comuni, gli Ispettorati del
Lavoro, le ASL, i Vigili del Fuoco, la Direzione
Regionale, le Forze Sindacali, le
Associazioni/Consorzi delle Scuole, con lo
scopo di addivenire
a Protocolli di Intesa in vista
di collaborazione su iniziative di comune
interesse, prima fra tutte, quelle relative alla
sicurezza (Piani a breve-medio-lungo periodo).
Alla
Scuola è necessario restituire il ruolo della
formazione dei cittadini attraverso la costruzione
della cultura della sicurezza e della prevenzione,
ad altri va affidato, e ne devono rispondere, il
compito di rendere sicure le strutture con gli
interventi necessari perché i poteri e le risorse
per intervenire sulle strutture non risiedono
certamente nella figura del “Datore di Lavoro”
Dirigente Scolastico.
PALELLA-
Presidente sezione provinciale Anp - Latina
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