Bandiera
della Cgil cacciata dall'aula
Alto
Adige
– 31 gennaio 2003
per
dirimere
la tempestosa questione che si trascinava da mesi
alla fine è dovuta intervenire la Sovrintendenza
scolastica
Bandiera della Cgil cacciata dall'aula
Insolito braccio di ferro allo Scientifico per la
presenza del vessillo
g.g.
MERANO. E' una questione di bandiere quella che ha
diviso un professore, Cataldo Litta, da una classe
e parte del corpo docente e dirigente del Liceo
scientifico di Via Wolf. Una bandiera come tante
altre, ma vista la suggestione del messaggio la
vicenda ha assunto contorni quasi paradossali. Il
braccio di ferro, togli e rimetti, rimetti e
togli, pare sia continuato fino a poco tempo fa.
Il drappo incriminato è quello di
un'organizzazione sindacale, una bandiera rossa
con scritto a caratteri cubitali Cgil. Forse
proprio per questo il professore ha visto rosso e
ha chiesto agli studenti di rimuovere quel drappo.
Forse anche perché egli appartiene ad altra
organizzazione sindacale e non gli è concesso
fare propaganda sindacale. Quella propaganda
sindacale che invece, secondo l'interpretazione
del professore, sarebbe stata permessa allo
studente, a suo dire «influente membro del
consiglio scolastico», che aveva esposto il
vessillo della Cgil. «Par condicio», insomma, se
io non posso, anche tu non puoi.
L'insegnante interessato ha dunque chiesto di
togliere il drappo dal muro. La cosa è stata
fatta, ma sembra che il mattino dopo il simbolo
della Cgil sia ricomparso folgorante alla parete
dell'aula. Accompagnato, assicura Litta, da una
scritta piuttosto minacciosa e tutt'altro che
edificante. Un'intimidazione alla quale
l'interessato, ovviamente, non ha assolutamente
inteso sottostare. Sempre a sentire il professor
Litta, lo studente si sentiva protetto, mentre ai
colleghi la questione non pareva davvero
interessare così come non pareva interessare più
di tanto il dirigente che si sarebbe attivato con
notevole ritardo. E comunque non prima che il
professor Litta esponesse la questione in
Provincia e alla Sovrintendenza scolastica.
«La bandiera - commenta l'insegnante - è solo la
punta dell'iceberg delle cose che non vanno
dall'entrata in vigore dell'autonomia scolastica.
Ci vorrebbe una maggiore correttezza e legalità
nella scuola, ancor più oggi se si considerano i
maggiori poteri acquisiti, ovviamente legati a
maggiori responsabilità».
Ora
la bandiera "incriminata" è stata
tolta? O meglio, per quanto tempo è rimasta
esposta in classe?
«Il braccio di ferro è iniziato a settembre,
mentre il drappo è stato tolto solo dopo che mi
sono premurato di esporre la situazione alla
Sovrintendenza scolastica, alla procura della
Repubblica e al presidente della Provincia, Luis
Durwalder».
Sulla questione interviene anche Gianfranco Amati,
il dirigente scolastico che presiede i licei
meranesi, impegnato a gettare acqua sul fuoco. «Non
c'è nulla di straordinario nella vicenda della
bandiera in classe. A volte i ragazzi tendono a
personalizzare le aule che frequentano. Appendono
ciò che a loro piace, naturalmente nei limiti
della decenza. C'era dunque anche quella bandiera
fra le varie cose e nessuno tra gli altri
professori ci aveva fatto caso. Tranne uno.
L'apposizione del drappo della Cgil in una delle
classi non è stata una scelta della scuola. Per
il resto preferirei non commentare. No comment,
dunque, altro non aggiungo».
Alla fine la bandiera è stata dunque tolta.
Quando è avvenuto?
«Non appena il professore che ha sollevato la
questione ha manifestato il suo disagio».
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