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Il primo lancio


Il mio primo lancio col paracadute

Tutto comincia casualmente una domenica d'estate, quando, lavorando al ponte per il Bungee Jumping qualcuno manifesta il suo desiderio di provare un lancio col paracadute. Pochi giorni dopo arriva una lettera del proprietario del Bungee Center che invita tutti i membri del team a partecipare a questa avventura, anche con lo scopo di cementare maggiormente il gruppo e quale "premio" per i buoni risultati raggiunti sul lavoro. Anche se molto affascinato da questo sport, non avevo mai avuto l'interesse di provarlo o forse non ci avevo mai pensato. La cosa mi affascinò immediatamente e non esitai a dare la mia disponibilità. Ovviamente, visti i numerosi cuori impavidi che lavoravano tra di noi, quasi tutti raccolsero la sfida.

Arrivato il giorno stabilito, un caldissimo sabato di agosto, partiamo di buona ora in direzione del campo di volo di Casale Monferrato. Una sosta all'autogrill per ricongiungersi con gli amici che arrivavano direttamente da Bolzano e poi via. Arriviamo a destinazione e "sbarchiamo" vogliosi di volare il più presto possibile. Purtroppo, il nostro impeto è subito raffreddato dal responsabile della scuola. Egli ci informa che in quelle condizioni meteorologiche (era molto nuvoloso) gli aerei non avrebbero potuto volare. Non resta che aspettare...
Poi, verso mezzogiorno, si apre uno squarcio di sereno nel cielo e un istruttore arriva di corsa dicendo che avrebbero potuto lanciarsi solamente in due. Vanno Thorsten (il capo) e Rudy (il numero due) tra la sconsolazione di tutti, visto che in seguito avrebbero dovuto sospendere i voli fino al primo pomeriggio. Ci fanno un corso rapidissimo su "come si vola" e poi i due fortunati vanno di corsa, l'aereo li aspetta. Venti minuti dopo eccoli arrivare dal cielo e accartocciarsi al suolo uno dopo l'altro. Ovviamente l'atterraggio aveva visto qualche problema di sincronismo tra istruttore e ospite. Nessun danno, solo molte risate e i loro racconti dell'esperienza appena vissuta.
A questo punto non stavo più nella pelle, volevo andare subito. Purtroppo nessuna possibilità, inesorabile arriva la pausa prevista fino alle ore 15. Si va a mangiare e bere per cercare di ingannare il tempo, ma il pensiero era già la, a 4000 metri di quota, in mezzo alle nuvole e al vento. Queste tre ore sono lunghissime, ma il tempo ci assiste e volge al bello. Siamo fortunati.

Prima di ricominciare un ulteriore briefing, ciascuno con il proprio istruttore. A me è capitato Mimmo, un lanciatore con una certa esperienza, molto tranquillo e preciso. Il problema è invece per il mio amico Zuzz (Andreas) che nessun istruttore vuole portare, forse la colpa è dei suoi 115 chili... Ma poi si risolve tutto e ci si organizza in tre turni, visto che siamo in tanti. Vedo partire Rino (il mio "fratellone" palermitano), Anjia (la sorella del capo), Christian (un "esterno" di Bolzano) e non riesco più a resistere nell'attesa. Li vedo partire, poi l'aereo sparisce all'orizzonte, quindi eccoli riapparire ed atterrare, con più o meno successo; tutti accomunati dalla stessa gioia negli occhi e dall'incapacità di descrivere le sensazioni, quando li rivedo a terra. Finalmente è arrivato il nostro momento, io e Patrick (un ottimo amico di Bolzano e collega di lavoro in piattaforma di lancio sul ponte) siamo già pronti. C'è un aereo in partenza e ci vado di corsa con Mimmo, il mio "pilota". Salgo elettrizzato e saluto gli amici rimasti a terra. Si parte.

Sono seduto accanto al portellone e scruto il panorama, quando i para professionisti stipati nel piccolo aereo decidono di farmi uno scherzo. Uno di loro mi chiede se può aprire il portello con la scusa del caldo, io accetto non capendone l'intento, tanto sono legato. Ci sono rimasti male, lo scherzo non è riuscito. Giunti oltre i 1500 metri chiedo se ora posso chiudere o se ha ancora caldo, mi fa cenno di chiudere. Iniziamo a stringere le cinghie e a indossare gli occhialini per il lancio, siamo quasi alla quota giusta.

All'improvviso un ragazzo si alza apre il portello e si butta nel vuoto, capisco che il momento è finalmente giunto. Io e Mimmo ci mettiamo in posizione, fuori dalla carlinga dell'aereo, una leggera spinta e via. Lo slancio è eccessivo, facciamo due piroette nel freddo cielo blu, a 4000 metri di altezza, poi Mimmo apre il paracadutino di stabilizzazione e via, comincia la caduta libera! Giù verso la terra lontana a 180-200 km/h, sostenuti dalla forza del vento, che sembra sostenerci come una mano amica. La sensazione è fantastica, riesco a godere una libertà e una leggerezza che non avevo mai provato prima. Sembra molto strano, ma mi sentivo felice e assolutamente al sicuro in mezzo al cielo, sostenuto dall'aria amica che mi scuote tutto il corpo con l'impeto del vento. Trascorrono velocemente i 40-45 secondi più memorabili che io ricordi, poi Mimmo mi da il segnale, la caduta libera è terminata, siamo a 1500 metri, apriamo il paracadute. Un forte strattone mi riporta alla realtà e comincio a gridare la mia gioia. Mimmo mi dice che ci siamo comportati molto bene e mi fa anche "guidare" la discesa per un pezzo, poi quando vede che lo sto portando fuori strada riprende i comandi e comincia l'avvicinamento al campo di volo. Questa fase della discesa, mi entusiasma molto meno del volo libero e a dire il vero dopo un po' comincio quasi ad annoiarmi, mi sembra uno spreco usare il paracadute nel cielo e non poter "cadere" in volo libero fino ad un metro dal suolo. E' chiaro che questo non si può fare. Ora il suolo è più vicino e mi distraggo nell'osservare il panorama dall'alto, torno nuovamente a godermi l'esperienza. Quando arriviamo a pochi metri dal suolo prepariamo l'atterraggio che avviene in modo perfetto, forse con il mio scarso peso non riesco a sbilanciare Mimmo. Siamo a terra, è tutto finito o forse no visto che per ore continuo a "vedere" la caduta. Emozionante. Anche nel viaggio di ritorno, nella corsa in autostrada, io e Rino siamo con il busto fuori dai finestrini e mimando la posizione di volo. I nostri amici che ci seguono, ma pure le altre auto che ci vedono, ci suonano come se fossimo dei pazzi. Forse hanno ragione o forse non riescono a capire che questo è il nostro modo di manifestare una gioia e una sensazione che è troppo grande per riuscire a nascondere dentro di noi.


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Aggiornato il 18/06/2002