PAOLINO un scîto do belin! |
La storia dei rifiuti, dall'antica Roma ad oggi, tra maleducazione e pregiudizi
Nella storia della rumenta c'è qualcosa che puzza, puzza di razzismo o simile, visto che per secoli il netturbino è stato considerato (e spesso ancora lo è) uno dei mestieri più bassi nella scala sociale. Infatti, fino all'Illuminismo, il lavoro dello spazzino stava proprio in cima alla lista dei mestieri malfamati, accomunato al boia, prostitute e attori girovaghi. Gli spazzini, una volta morti non finivano sepolti in terra sconsacrata come succedeva per i teatranti, ma da vivi non se la passavano molto bene. Il diritto canonico prevedeva che gli addetti alla pulizia delle latrine non potessero diventare chierici. E nei secoli successivi, fino a circa il Settecento,
il lavoro del netturbino era talmente vile che nemmeno i morti di fame lo accettavano volentieri, e molti comuni erano costretti a impiegare come spazzini pubblici i condannati all'ergastolo. Da qui la pessima fama che, ancor oggi, molti incolpevoli si portano dietro.
L'imperatore Vespasiano, noto ai più per le latrine a cielo aperto che per decenni hanno ornato le strade italiane, proprio lui che iniziò la sua ascesa al trono lavorando come controllore della raccolta dei rifiuti che, dobbiamo constatare, nella Roma antica era ben più all'avanguardia di quanto non sia oggi. La storia racconta che Vespasiano, prima di diventare imperatore, fu incaricato di assicurare la pulizia pubblica. Una fissa, quella dell'igiene, che i romani avevano quasi quanto la passione per la corsa delle bighe o le lotte tra gladiatori, e che già nel IV secolo a.C. aveva portato alla costruzione della Cloaca Maxima, la più antica fognatura della storia, ancor oggi in funzione dopo 2500 anni.
Eppure, anche allora, già c'era chi faceva il furbo, svuotando nottetempo gli orinali in mezzo alla strada, di nascosto. A nulla valevano le multe che, già allora, venivano incassate dall'erario: le cattive abitudini non hanno età.
La storia dei rifiuti nasce al sud, a Taranto nel 1752. In una città terrorizzata dai focolai d'infezione causati dalla pessima abitudine di gettare dalle finestre i rifiuti, affida a un appaltatore privato la rimozione della monnezza, concedendogli in cambio un terreno in periferia per l'accumulo della stessa. Nasce così la prima discarica privatizzata. Però anche qui non mancano gli sporcaccioni, infatti in documenti dell'epoca risalta lo sconforto dei governanti per l'inciviltà dei cittadini "che buttano per strada i rifiuti a tutte l'ore".
Due secoli più tardi, nei primi anni '60, le cose non sono molto cambiate, anche se, invece di gettare i rifiuti dalla finestra, le famiglie italiane consegnano il secchio della spazzatura direttamente nelle mani dell'operatore, che sale le scale degli edifici per raccogliere i rifiuti porta a porta.
Ancor oggi l'operatore ecologico, sebbene siano migliorate le condizioni di lavoro e la qualità del servizio, non viene ben visto, anche se nelle file dei netturbini spesso vi sono diplomati o laureati che, pur di lavorare, si adattano. Eppure è un lavoro importante: pensate se non ci fosse chi porta via la rumenta. Ne rimarremmo sepolti!
Meditate gente, meditate.