L'Olanda come l'Africa: causa i cambiamenti climatici, da qualche anno stanno crescendo nei Paesi Bassi diverse piante originarie dell'Africa, o di nazioni con temperature ben più alte di quelle di Amsterdam. Lo afferma un catalogo sulla flora olandese reso noto in questi giorni, che rivela come circa 50 varietà diverse di piante africane sono cresciute nel Paese negli ultimi 7 anni. Lo studio sottolinea che le maggiori temperature che si trovano oggi in Olanda rispetto a qualche anno fa hanno permesso la crescita di questo tipo di piante sia ad Amsterdam sia in altre città del Nord Europa. Nel caso dell'Olanda, precisano gli esperti, il «boom» della flora africana è dovuto anche all'ambiente di molte città e centri dei Paesi Bassi che sono attraversati da un'infinità di canali e corsi d'acqua. Una sorta di modificazione genetica naturale che s'inserisce in un dibattito molto forte all'interno dell'Europa sulla possibilità di clonare piante.
Uno sguardo alle carte per capire che tempo farà e uno sguardo alle statistiche per capire perché il tempo non rispetta più le regole.
Il caldo lungo sull'Italia, per l'insolita presenza dell'anticiclone africano, non è stata l'unica anomalia meteo in queste settimane sulla terra, quello che abbiamo avvertito è qualcosa di più di un disagio, è il segnale che è in atto un'alterazione del tempo su scala globale.
Un documento diffuso proprio oggi (3/7/03) a Ginevra dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) parla di fenomeni che hanno raggiunto livelli da record nel mondo intero. Caldo torrido nel Mediterraneo ma anche stagione anticipata degli uragani negli USA: 562 tempeste tropicali nel solo mese di maggio e l'arrivo del monsone nella regione indiana accompagnato da temperature altissime e acquazzoni costato 1400 morti.
Eventi meteorologici attesi, ma non con questa forza e con questa frequenza, sostengono gli esperti dell'OMM. La terra è come un malato che ormai ha periodi di crisi, in questo caso alte temperature (il caldo), e violenti salti di pressione (gli uragani), sempre più forti e sempre più ravvicinati. Non è dunque solo un problema di estate pazza, in tutto l'emisfero nord gli anni 90 sono stati i più caldi del secolo, e gli ultimi anni 90 i più caldi del decennio. È in atto una corsa al caldo che al momento non sembra fermarsi, se ne vedono gli effetti ma non se ne conoscono le conseguenze sul lungo periodo.
Estati anticipate significano qualcosa di più di un po' d'afa: significano fiumi e bacini in secca con alti rischi di siccità, un ciclo alterato delle maturazioni dei prodotti agricoli, mari che immagazzinano calore che poi restituiscono molto lentamente rendendo il clima instabile. Il ritorno del fresco nel nostro Paese è dunque solo un piccolo tassello in un gioco climatico più grande e più complesso di cui non si conosce il futuro.
Come sta la terra? Male. La risposta arriva dallo "Stato del mondo 2002", l'annuale rapporto del Worldwatch Institute che fotografa lo stato di salute del nostro pianeta. La diagnosi è chiara: la Terra è molto malata. Dopo un secolo di saccheggio di risorse, i tempi con cui il pianeta peggiora sono troppo rapidi in confronto agli effetti delle cure fatte dagli Stati. Solo nel 1997 al summit di Kyoto scenziati e governi hanno accettato all'unanimità che «l'effetto serra è indotto dalle attività umane». Ma quali sono i risultati di questa tardiva presa di coscenza? Li svela il rapporto, che mette a confronto i cambiamenti avvenuti nell'arco dell'ultimo decennio.
ACQUA. Surriscaldamento della Terra, cambiamenti climatici conseguenti e consumo da parte del sistema industriale, che intacca e inquina le riserve idriche, hanno aggravato il già grave problema della siccità: oltre un miliardo di persone oggi vive senza acqua potabile, e il loro numero raddoppierà nei prossimi vent'anni. Le terre fertili per ogni essere umano si sono dimezzate.
GAS Serra. L'emissione di "Gas serra" doveva diminuire del 5,2% entro il 2012, invece è cresciuta del 9%. Gli Stati Uniti dovevano ridurla del 7%, invece si è incrementata del 18,1%; nell'Unione Sovietica è scesa solo del 1,4% invece che dell'8%.
FAUNA e FLORA. Il numero delle specie a rischio di estinzione è aumentato: potrebbe sparire l'11% delle specie di uccelli, il 20% di rettili, il 25% di mammiferi e anfibi, il 34% di pesci e il 12,5% di piante.
TURISMO. È una voce nuova del rapporto. Il turismo internazionale è aumentato del 40% e un turista su cinque viaggia da un Paese industrializzato verso uno in via di sviluppo e spesso porta con sé la cancellazione delle diversità e danni all'ambiente. Eppure meno del 50% delle risorse finanziarie prodotte dal turismo rimane nei Paesi sottosviluppati.