CURRICOLO DI SCIENZE GEOSTORICHE E SOCIALI

NELLA SCUOLA MEDIA

a cura di Paolo Alpino


CLASSE PRIMA    UNITA' DI LAVORO N° 5

IL MAR MEDITERRANEO:

COMMERCI, CITTA' E COLONIE

Filone        Educazione allo sviluppo


Introduzione

Mappe concettuali

Elenco attività

Documenti

Indice esercizi per la formazione a distanza


Introduzione.

Questa unità utilizza i concetti dell’educazione allo sviluppo, già “fondati” nel corso della prima unità del curricolo. Li riprende e li mette ora alla prova con realtà di spazi, risorse, scelte umane diversi e particolari.

Lo spazio è quello del Mediterraneo, la risorsa principale è quella del muoversi via mare e del migrare, come conseguenza dei quali si hanno le colonie, la moneta, l’alfabeto, la città democratica. Non poco.

E’ essenziale pertanto in questa unità far “vedere” agli alunni ciò che si impara: leggere carte e costruire carte sono l’attività principale, quasi un viaggio tra le informazioni. Gli strumenti dell’analisi geografica, in corso di formazione nel curricolo parallelo di geografia, sono a disposizione per la lettura delle situazioni storiche.

I testi scritti utilizzati sono di diversa origine, a volte non fanno parte del manuale e sono stati consegnati sotto forma di fotocopia. In buona parte è stato frutto del caso, ma col senno di poi è bene che talvolta circostanze del genere si verifichino; è l’occasione per  far capire agli alunni che il manuale di storia è solo uno degli strumenti di lavoro e non l’unico.


Mappe concettuali


Elenco attività

Cap. I       La geografia del mar Mediterraneo

Cap. II      L'economia commerciale dei Fenici 

Cap. III    L'economia commerciale dei Greci


Documenti

Documento 1 Le carte del mediterraneo

Leggi le carte del Mediterraneo per rispondere in modo completo alle seguenti domande:  

a)         In quali continenti si trovano le terre che si affacciano sul mar Mediterraneo?

b)         Dove si trova il Mediterraneo rispetto alle terre della mezzaluna fertile?

c)         Che tipo di mare è il Mediterraneo? Semichiuso? Aperto? Come comunica con l’Oceano Atlantico?

d)         Attraverso l’istmo di Suez comunica con quali mari e con quali oceani?

e)         Da Ovest a Est indica i diversi nomi che prende il Mediterraneo

f)           A nord le terre del Mediterraneo incontrano delle barriere naturali costituite da montagne. Indicane alcune di queste da Ovest ad Est.

g)         A sud le terre del Mediterraneo incontrano una barriera naturale costituita dal deserto. Quale deserto?

h)         Indica da Ovest a Est le grandi penisole che vi si affacciano

i)           In quali casi il mare si assottiglia fino ad essere uno stretto?

j)           Perché la posizione della penisola italiana è centrale? Quali aree del Mediterraneo divide?

k)         In quale delle due aree si trova la Grecia?

l)           Indica il nome delle due più grandi isole del Mediterraneo orientale e localizzale.

m)       Indica le grandi isole del Mediterraneo occidentale e localizzale.

n)         Lucida la carta del Mediterraneo di pag. 73 (manuale di storia) e inserisci tutte le informazioni geografiche, contenute nelle domande e nelle risposte trovate, sulla carta che hai appena lucidato.

o)         Ricalca il corso dei 6 fiumi contenuti nella carta del manuale di storia e riportane il nome.

p)         Disegna una cornice per la carta del Mediterraneo e scrivane il titolo

 

Documento 2 Il mar mediterraneo e le sue terre

Su una carta del mondo il Mediterraneo non è che una fenditura della crosta terrestre, uno stretto fuso che si allunga da Gibilterra all’istmo di Suez e al mar Rosso. Fratture, faglie, cedimenti, corrugamenti terziari hanno creato fosse liquide molto profonde, e per contro, quasi a contraltare di quegli abissi, interminabili ghirlande di giovani montagne, altissime e dalle forme scabre. Vicino al capo Matapan esiste una fossa profonda 4600 metri, più che sufficiente a sommergere la cima più alta della Grecia, i 2985 metri del monte Olimpo.

Tali montagne si spingono nel mare, talvolta strozzandolo sino a ridurlo ad un semplice corridoio di acqua salata: si pensi a Gibilterra, alle bocche di Bonifacio, allo stretto di Messina con i vorticosi gorghi di Scilla e Cariddi, ai Dardanelli e al Bosforo. Non è più mare: sono fiumi, o addirittura semplici porte marine.

Porte, stretti e montagne conferiscono allo spazio liquido la sua articolazione, ritagliandovi patrie autonome: il mar Nero; l’Egeo; l’Adriatico, per molto tempo proprietà dei Veneziani; il molto più vasto Tirreno. Alla suddivisione del mare in una serie di bacini corrisponde, come un’immagine rovesciata, la suddivisione delle terre in continenti particolari: la penisola balcanica, l’Asia Minore, l’Italia, il complesso iberico, l’Africa del Nord.

Nel disegno d’insieme spicca tuttavia una linea più netta, indispensabile per comprendere il passato del mare, dal tempo delle colonizzazioni greche e fenicie fino all’epoca moderna. La complicità della geografia e della storia ha creato una frontiera intermedia di coste e di isole che, da nord a sud, divide il mare in due universi ostili. Provate a tracciarla, da Corfù e dal Canale di Otranto, che chiude a metà l’Adriatico, fino alla Sicilia e alle coste dell’attuale Tunisia: a est siete in Oriente e a ovest in Occidente, nel senso pieno e classico di entrambi i termini. Come stupirsi, dunque, del fatto che tale cerniera si identifichi appieno con la principale linea su cui si sono svolte le grandi battaglie del passato, da Azio a Prevesa, da Lepanto a Malta, Zama, Djerba? E’ la linea degli odi e delle guerre impacabili, delle città e delle isole fortificate che si sorvegliano a vicenda dall’alto dei loro bastioni e delle loro torri di guardia.

Qui l’Italia trova il senso del proprio destino: è l’asse mediano del mare, e si è sempre sdoppiata, molto più di quanto non si dica del solito, tra un’Italia volta a Ponente e un’altra che guarda a Levante. Non vi ha forse attinto per molto tempo le proprie ricchezze? Naturale è quindi per lei la possibilità, e naturale il sogno, di dominare il mare in tutta la sua estensione.

(da F. Braudel, Il Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni, Bompiani, pag. 11-12)

 

Tenere presente anche la analisi svolta in S. Guarracino , storia dell’età medievale, B. Mondadori, Milano 1997, pp 15, per il quale riprendendo il grande lavoro di Braudel  “il Mediterraneo era solo il luogo ristretto di un’evoluzione precoce e fortunata, ma in ultima analisi eccezionale rispetto alle condizioni presenti al di là della linea Reno-Danubio: qui iniziava il mondo dell’equilibro ancora precario tra uomo e ambiente: il mondo dell’uomo rado, lo spazio smisurato che ancora soverchiava le deboli forze demografiche e tecnologiche dei popoli barbari, lo spazio delle grandi foreste dell’Eurpa nordorientale e delle sconfinate pianure della Russia e, ancora più a Oriente, delle infinite steppe dell’Asia centrale”

Documento 3 Le rotte commerciali dei Fenici

Inserisci nella tabella le informazioni relative a provenienza e tipologia dei beni scambiati lungo le rotte commerciali del Mediterraneo colonizzato dai Fenici

PROVENIENZA

Prodotti agricoli per l’alimentazione primaria

Prodotti agricoli per l’alimentazione di lusso

Prodotti dell’agricoltura e della pesca per l’artigianato

Beni utilizzati per la conservazione dei cibi

Prodotti artigianli

 

manodopera

minerali

preziosi

altro

Britannia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Penisola iberica

Cereali

olio

 

 

 

 

Stagno, piombo

argento

 

Africa centrale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Egitto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Europa nord

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arabia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mesopotamia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anatolia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Asia centrale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fenicia

 

 

porpora

 

vetro

 

 

 

legname

 

Documento 4 Confronto di economie

 

Sumeri / Egizi

Fenici / Greci

Economia di terra: agricoltura irrigua di cereali e allevamento

Economia di mare: commercio e pirateria

Economia centralizzata

Economia plurale

Il faraone o il sacerdote della città controllano gli scambi

Gli scambi sono basati sull’iniziativa dei singoli

Baratto e/o “prezzatura” mediante riferimento a oro e argento

Moneta come mezzo di circolazione

Scrittura geroglifica per pochi

Scrrittura fonetica

La piazza della città-tempio

La piazza come agorà

Società gerarchizzata

Società (parzialmente) democratica

 

Documento 5 Lettura carta dell’antica Grecia e delle terre sotto la sua influenza.

Al centro dell’area individuiamo la penisola e le tante ______________ della Grecia. L’una e le altre si trovano nel ___________________ orientale.

La penisola greca, tra la regione della Macedonia ed il mare, è l’estremità meridionale della grande penisola dei ______________; essa stessa poi si compone di due parti, una a nord, l’altra a sud collegate fra loro da un istmo. A nord si trova la città di _____________, a sud quelle di Micene e ____________.

Tra le isole distinguiamo, a sud, la più grande: _______________, che si trova quasi a metà strada tra la Grecia, l’Asia minore e la costa settentrionale dell’Africa, non distante dal delta del ___________.

Verso est penisola ed isole si affacciano sul mar __________________; i Greci poi hanno fondato colonie sulle coste del mar ___________ e su quelle dell’odierna Anatolia, chiamata Asia _____________ dagli antichi.

Verso ovest penisola e isole si affacciano sul mar ____________; i Greci hanno navigato anche in questa direzione per fondare colonie in Sicilia ed in __________ meridionale, l’insieme delle quali è stata chiamata Magna Grecia.

In conclusione, mentre i Fenici hanno colonizzato maggiormente le terre del Mediterraneo _____________________ , i Greci si sono stabiliti per lo più tra ___________ e Asia minore nel Mediterraneo _______________________ .

 

Documento 6 L'economia nel mondo antico

LA GRECIA, IL PAESE DEL MARE[1] 

In Mesopotamia e in Egitto, per l’esigenza di regolare il regime dei fiumi e controllarne le piene, si erano sviluppati stati che dominavano immensi territori: pochissime persone governavano su grandi masse di sudditi-contadini che si mantenevano grazie alla fertilità dei terreni, ottenuta mediante grandi lavori di regolazione delle acque. In Grecia la situazione è molto diversa. Il mare, disseminato di isole piccole e grandi, consente una navigazione piuttosto sicura e domina il paese: nessun luogo ne dista più di 120 km; il territorio è prevalentemente montuoso e le poche zone pianeggianti, adatte agli insediamenti, si trovano soprattutto lungo le coste; le terre sono aride perché le piogge sono scarse e i fiumi brevi e poveri d’acqua.I prodotti dell’agricoltura non erano perciò sufficienti a nutrire una popolazione numerosa e le comunicazioni per via terra erano molto difficili, perché bisognava superare varie catene montuose.

Ogni popolo si adatta all’ambiente e sviluppa la propria economia in modo da sfruttare la possibilità che esso offre: in Grecia il terreno povero non permetteva la sopravvivenza di una popolazione molto numerosa, mentre la facilità della navigazione spingeva i Greci a procurarsi altrove, con il commercio marittimo, ciò di cui avevano bisogno. Inoltre le difficili comunicazioni favorirono l’indipendenza dei vari territori che, anche per la natura montuosa, della regione, potevano facilmente difendersi dagli attacchi avversari.

I Greci erano politicamente divisi, ma coscienti di appartenere a un unico popolo, e si definivano tutti con il medesimo nome di Elleni; infatti erano legati gli uni agli altri da una lingua comune e da una stessa religione. Di fronte al pericolo, seppero anche unirsi in alleanze politiche e militari; tuttavia l’unione fu un fatto temporaneo, poché i Greci non desideravano un unico stato in cui vivere insieme. Per loro la patria era la polis, una città-stato nella quale gli abitanti, essendo pochi, si conoscevano tutti.

L’agricoltura rimaneva l’attività fondamentale. Si coltivava quello che poteva crescere in un terreno per lo più molto arido: il grano e l’orzo in quantità modeste, e soprattutto la vite e l’olivo, da cui si ricavavano olio e vino, due prodotti molto richiesti. Anche la pastorizia, basata sull’allevamento di ovini e suini, era importante. Il commercio si svolgeva quasi unicamente per mare: sfruttando la loro abilità di marinai, i Greci si spingevano senza timore lungo le coste del Mediterraneo e raggiungevano l’Italia, l’Egitto, L’Asia Minore. Si procuravano così grano, metalli, pietre preziose, in cambio di olio, vino, armi, vasi e altri prodotti dell’artigianato. La pirateria era un’attività diffusa e non veniva considerata una pratica ingiusta o disonorevole. I marinai guerrieri greci arrivavano d’improvviso con le navi, assalivano città e villaggi indifesi e li saccheggiavano; si impadronivano di ogni ricchezza e deportavano gli abitanti come schiavi.

L’ORIGINE DEL DENARO[2]

Commerci senza denaro

 Oggi chiunque di noi, per fare acquisti, usa il denaro. Gli adulti ricevono un compenso in denaro in cambio del loro lavoro, poi scambiano il denaro ricevuto con beni di consumo. Questi beni sono venduti da aziende che a loro volta, per produrli, hanno acquistato, pagandole in denaro, materie prime da altre aziende. Definiamo la moneta, che è la prima forma di denaro, così: è una merce (un bene) che esprime i prezzi delle altre merci (degli altri beni) in termini di se stessa e svolge quindi la funzione di valore.

Fino al VII secolo a.C., invece, la moneta non era stata ancora inventata, eppure materie prime, prodotti alimentari, oggetti artigianali, beni di lusso circolavano ugualmente. Vediamo dunque quattro modi di scambiare merci senza denaro all’interno di una città o tra una città e l’altra oppure tra una città e un popolo nomade.

1)      Il baratto: questo era lo scambio diretto di un bene con un altro bene di valore approssimativamente uguale: due buoi per uno schiavo, una pecora per un certo quantitativo di grano, vasi e altri oggetti artigianali per un certo quantitativo di metallo grezzo.

2)      La razzia: era il saccheggio di villaggi e città, l’attacco a carovane di mercanti o a navi da carico. Per gli antichi non era un’attività riprovevole, ma una normale forma di appropriazione. Ecco perché il mercante era contemporaneamente un pirata e un guerriero, pronto a difendersi o ad attaccare in qualsiasi momento.

3)      Il dono: era un tipo di scambio molto importante che accompagnava eventi significativi della vita di una comunità (matrimoni, incoronazioni, ecc.) oppure dei rapporti tra città e comunità diverse (trattati, alleanze, ecc.). Fare un bel dono significava accrescere il prestigio sia di chi lo offriva sia di chi lo riceveva ed era un altro sistema col quale un gran numero di oggetti cambiava proprietario.

4)      Il tributo: questo era uno scambio tra persone di rango (gerarchia) diverso o tra popoli legati gli uni agli altri da rapporti di dominio. Era tipico del rapporto tra re e sudditi. Costoro versavano tributi o fornivano il loro lavoro e in cambio il sovrano li proteggeva difendendoli, amministrando la giustizia, parlando con gli dei. Era tipico anche del rapporto tra città dominatrice e città dominata la quale, in cambio di protezione o per paura di saccheggi o distruzioni, accettava di versare periodicamente una certa quantità di beni.

I sacerdoti-banchieri della città-tempio.

E’ evidente la scomodità del baratto: io ho 4 capre e ho bisogno di una mucca, ma se colui che ha la mucca non ha bisogno delle 4 capre, come fare? Ai tempi dei Sumeri, nel IV e nel III millennio a.C., di questa difficoltà già si era consapevoli tanto che, quelli che erano a capo della città, cioè i sacerdoti, avevano inventato per primi il denaro seppure in modo teorico (oggi diremmo virtuale). Nel tempio, magazzino della città, affluivano i sudditi per versare tributi e per scambiare beni, essi offrivano ciò di cui avevano abbondanza e domandavano  ciò di cui avevano bisogno. I sacerdoti escogitarono di contare tutti i beni in termini di alcuni, oro e argento, che conservavano gelosamente in forme di barre e lingotti. Perciò per ogni bene versato ad esempio dal contadino essi erano in grado di calcolare l’equivalente in oro o argento e di valutare nello stesso equivalente il bene artigianale che poteva essere dato in cambio. Il denaro esisteva quindi ma solo come punto di riferimento, come unità di conto nella testa dei sacerdoti, non ancora come mezzo di circolazione. Non esisteva cioè fisicamente, né era necessario farlo esistere e farlo circolare in una società gerarchica e accentrata come quella dei Sumeri perché l’unico luogo dove avvenivano gli scambi era solo e soltanto il tempio. 

Qualcosa nasce perché di essa c’è bisogno

Del denaro i Sumeri non sapevano che farne perchè non ne avevano bisogno. Fenici e Greci, che nel corso del I millennio costruirono una fitta rete di scambi tra madrepatria e colonie, del denaro ebbero bisogno e furono essi, se non a inventarlo, i primi a diffonderne l’uso per il Mediterraneo: in un mondo di colonie, empori e mercati, città, che s’incontrano nel commercio via mare, era assolutamente necessario che il denaro divenisse anche mezzo di circolazione oltre che unità di conto. Si diffondono allora piccoli dischi di metallo, monete di grande, medio e piccolo taglio, perché ora i luoghi dello scambio sono tanti e le persone interessate alle transazioni divengono innumerevoli, anche di umile origine. E’ lo stato, nella sua peculiare forma di città-stato, a garantire l’autenticità della moneta, della sua lega (ad esempio una certa % di oro ed un’altra di stagno) e del suo peso: mediante la coniazione la città trasforma una lastra metallica in monete. Su di esse appaiono in rilievo i simboli della città: su quelle di Atene, ad esempio, viene impressa la civetta, animale sacro della città. Questi simboli sono i certificati di garanzia. Infine un’ultima curiosità: perché proprio oro e argento, e non capi di bestiame, conchiglie, zolle di sale o zanne di animali come pure fu tentato da diverse comunità in diversi tempi, divennero denaro? Perché questi materiali non si deteriorano, sono molto duttili, facilmente divisibili e pochissimo ingombranti.

Strumenti parlanti: gli schiavi [3]

Il sole non ha più il calore dell’estate: l’uomo piegato sul timone dell’aratro indossa solo un semplice perizoma intorno ai fianchi ma il sudore gli cola abbondante sulla schiena. Il bue si muove lento e potente, ma occorre spingere con forza per far penetrare la punta nel terreno e rompere la terra dura e compatta, riarsa dalla siccità estiva. Demetrios – questo è il suo nome – conosce bene la fatica dell’aratura, i muscoli tesi, le braccia e la schiena che dolgono per lo sforzo, i piedi puntati sul terreno smosso; un tempo quando era un uomo libero, aspettava con ansia quel momento, in cui si dava inizio ad un nuovo ciclo, e sognava le nuove messi. Ma ad ogni estate la terra ere sempre più impoverita, il raccolto più scarso e non si riusciva a pagare i debiti accumulati; prima aveva dovuto vendere sua figlia, poi due figli, e infine anche a lui ha dovuto diventare schiavo del suo creditore, il ricco Cleone. Da proprietario, sia pure di un piccolo campo, Demetrios è diventato una semplice proprietà, trattato in pratica come il bue che tira l’aratro, a volte con meno riguardi perché una bestia al mercato costa molto più di lui. La vita è dura, né Demetrios ha alcuna speranza di riscatto: ignorante, capace solo di lavorare i campi, non ha alcuna possibilità di diventare il fattore di Cleone o di passare al suo servizio personale in città, in una posizione in cui sia più facile accumulare qualche soldo o, persino guadagnarsi la ricompensa della libertà, assolvendo qualche compito particolarmente importante o rischioso. Curvo sull’aratro Demetrios vive ormai senza speranza, trascinando senza prospettive e maledicendo la sorte e gli dei che lo hanno reso schiavo  

“Diventare schiavo”: nell’antica Grecia quest’incubo da un lato perseguita il contadino che ha contratto un debito e dall’altro rinnova le energie nei combattenti. Quando si scontrano nelle pianure, in file serrate, le spade sguainate, scudo contro scudo, tutti sanno che in ogni duello si giocano insieme alla vita, la libertà propria, della moglie e dei figli, poiché il vinto se sopravvive, diventa preda del vincitore. Nella Grecia del Vi secolo a.C., come in genere in tutto il mondo antico, gli schiavi sono esseri umani considerati proprietà di un altro uomo. Privi dei diritti politici e civili, comprati e venduti come una qualsiasi merce, sono utilizzati per compiere qualunque tipo di fatica, proprio come se fossero bestie da soma.

Inoltre possedere uno schiavo è molto più vantaggioso che possedere un animale: lo schiavo può parlare e pensare e svolgere anche i lavori più impegnativi e difficili, liberando il suo proprietario da ogni preoccupazione relativa al lavoro e alle attività produttive.

Sono schiavi e schiave la maggior parte di coloro che coltivano i campi o fanno i lavori domestici; ma lo sono anche gli amministratori delle fattorie, i contabili, i sorveglianti degli altri schiavi o i maestri che insegnano a leggere e a scrivere, persino le guardie che garantiscono l’ordine pubblico ad Atene. E’ quindi naturale che le condizioni di vita degli schiavi siano molto diverse: l’unico schiavo di un piccolo contadino finisce per condurre una vita non molto diversa da quella del suo padrone. Invece l’uomo di fiducia di un grande proprietario vive meglio di questi due e di molti cittadini liberi ma poveri, mentre gli schiavi proprietà della città di Atene e costretti a lavorare giorno e notte negli stretti cunicoli delle miniere in condizioni disumane, sfruttati fino alla morte, conducono un’esistenza rischiosa e priva di qualunque prospettiva di miglioramento.

Ad Atene dopo l’abolizione della schiavitù per debiti è sempre più raro il caso di schiavi greci, ma aumentano continuamente quelli di altre nazionalità mano a mano che la città diventa più ricca e potente, e conduce guerre vittoriose imprigionando numerosi nemici o comperando schiavi in quantità dai mercanti.

In tutto il mondo antico domina la schiavitù, e gli schiavi sono la merce più importante del commercio internazionale dell’antichità. E’ difficile oggi poter ricostruire il modo di pensare prodotto dall’esistenza della schiavitù. Nella nostra società chi non fa nulla e vive alle spalle degli altri è giudicato in modo negativo, mentre stimiamo chi lavora. Nell’antichità, essendoci, gli schiavi, è il contrario: lavorare e soprattutto svolgere un’attività faticosa è considerato disonorevole per un uomo libero, poiché di solito questo onere tocca agli schiavi. Per un cittadino benestante le uniche occupazioni ritenute onorevoli sono la guerra, la politica e l’amministrazione della polis, le attività intellettuali e artistiche in genere. Tutto questo giunge persino a limitare lo sviluppo della tecnica: infatti non ci si preoccupa di inventare macchine che risparmino fatica o che migliorino la vita quotidiana, perché non c’è interesse a farlo. Così ad esempio il mulino ad acqua viene inventato dai Greci e perfezionato dai Romani, ma l’invenzione non si diffonde fino al Medioevo perché è più semplice ed economico far spingere le macine dagli schiavi anziché costruire macchinari costosi e complessi.



[1] Cfr. Aziani P., Mazzi M., Storia dell’antichità e del medioevo, Principato, Milano, !997, pp.96

[2] Cfr. almeno per la prima parte Baffi E., Beni E., Il racconto della storia, Arnoldo Mondadori Scuola, Milano 1997, Vol. I, pp. 77

[3] Cfr. Mazzi M., Aziani P., Chronos, Principato, Milano !997, vol. I, pp. 120-121


Indice esercizi per la formazione a distanza

Verifica

Obiettivo: Conosce informazioni sull’economia commerciale nel mar mediterraneo durante l’epoca antica

  1. Inserisci nella carta le seguenti informazioni geografiche:

Mar Egeo; Penisola iberica; m. Ionio; m. Nero; m. Tirreno; Creta; str. Bosforo; delta Nilo

Asia minore (Anatolia); Monti Balcani; Sicilia; Cipro; Isole Baleari; str. Dardanelli; Danubio; Colonne d’Ercole; Cartagine.

 

  1. Tratteggia nella carta con due colori diversi le terre della Fenicia e della Grecia peninsulare.

  2. Descrivi le caratteristiche dell’ambiente comuni alla Fenicia e alla Grecia.

  3. Elenca le diverse forme in cui si è realizzata la circolazione dei beni nel mar Mediterraneo durante l’epoca antica

  4. Elenca i prodotti che i Fenici esportavano.

  5. Elenca i prodotti che i Greci esportavano.

  6. Per ogni gruppo di beni commerciali fai uno o più esempi: l’esercizio di completamento della tabella è già iniziato, continualo!

 

cereali

Beni alimentari di lusso

Beni per la conservazione dei generi alimentari

Prodotti artigianali

manodopera

preziosi

metalli

Grano

 

 

 

 

 

 

orzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

  1. Quali sono le zone d’influenza nel Mediterraneo di Fenici e Greci?

  2. In particolare in quali terre hanno fondato colonie i Greci?

  3. Indica come e perché si sono formate le colonie dei Fenici.

  4. Indica come e perché si sono determinate le due ondate migratorie dei Greci.

  5. Indica caratteristiche della moneta ed i vantaggi che essa apporta nella circolazione dei beni.

 


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