CURRICOLO DI SCIENZE GEOSTORICHE E SOCIALI

NELLA SCUOLA MEDIA

a cura di Paolo Alpino


CLASSE TERZA    UNITA' DI LAVORO N° 3

I problemi demografici nelle società industriali  

Filone        Educazione allo sviluppo


Introduzione

Mappa concettuale

Elenco attività

Documenti

Indice esercizi per la formazione a distanza


Introduzione. I numeri sono i protagonisti: indici demografici di ogni tipo - della esperienza lontana ai ragazzi come della esperienza a loro più vicina - delimitano il tavolo di lavoro dell'unità dove si incrociano molti temi di geografia umana. Agli alunni tocca il compito di analizzare, classificare, elaborare e fare previsioni in base a criteri dati, esercitandosi anche nell'uso del foglio elettronico. All'insegnante far capire, tra le altre cose, che in questo caso la storia per così dire non si fa nei campi di battaglia ma "nelle camere da letto": la vita privata ci dà informazioni di lunga durata che ci ammoniscono sul presente, onde  non cadere nella rete di pregiudizi affrettati.

Come è il caso delle migrazioni, di cui è possibile alla fine leggere non solo i problemi ma anche le convenienze e in un certo senso l'ineluttabilità. Capirlo è educazione allo sviluppo (e alla cittadinanza consapevole), soprattutto se ciò avviene per ragionamento sopra gli aridi numeri e non attraverso l'imposizione di tesi buoniste.


Mappe concettuali


Elenco attività

Cap. I        Introduzione: perché lo sviluppo demografico è diventato un problema?

Cap. II       Lo sviluppo della popolazione nel tempo

Cap. III    I flussi migratori nello spazio: homo migrans


Documenti

Documento1        La valanga demografica di Piero Angela.

La crescita della popolazione sulla terra ha assunto negli ultimi decenni ritmi tali da allarmare scienziati e politici. Alcune previsioni parlano di cjfre da capogiro. Per spiegare la velocità di crescita In modo semplice si ricorre spesso all'esempio del laghetto dì ninfee: nell'acqua del laghetto la ninfea cresce raddoppiandosi ogni giorno; il primo giorno vi saranno 2 ninfee, il terzo 4, il quarto 8, poi sedici ecc. Se in 29 giorni la ninfea ha coperto la metà del laghetto, basta un solo giorno, il trentesimo, per coprire l'altra metà. Questo tipo di crescita riguarda anche la popolazione.Fra le cause sociali che influenzano tale fenomeno possiamo considerare anche la sconfitta di malattie che sterminavano masse enormi di esseri umani, ma non possiamo dimenticare il permanere di condizioni di povertà che costringono molti popoli a ricorrere alla procreazione quale unica fonte di risorse per la sopravvivenza (più figli vuol dire più braccia per procurarsi il sostentamento).Piero Angela sostiene in questo brano che la carta vincente per frenare l'aumento della popolazione è riposta in uno "sviluppo dl qualità" che consenta agli uomini dl migliorare se stessi, di produrre a livelli più alti e di trasformare quindi le condizioni di vita sulla Terra. (La  vasca di Archimede, Garzanti, Milano)

 Nel 1936 la popolazione mondiale aumentava di 50.000 abitanti al giorno. Nel 1950 di oltre 100.000 al giorno. Nel 1970 di oltre 200.000 al giorno. Cioè, fatta la differenza tra nati e morti, vi sono oggi, ogni giorno, oltre 200.000 abitanti in più sulla Terra.

Ciò significa che negli ultimi 5 anni si è aggiunto al nostro pianeta l'equivalente della popolazione di tutta 1'Africa.  Abbiano un'Africa in più ogni 5 anni.

Se la popolazione mondiale continuasse ad aumentare a questo ritmo, fra soli 100 anni gli Stati Uniti avrebbero 420 milioni di abitanti, il Marocco 1 miliardo e mezzo, il Bangladesh 3 miliardi, l’India 25 miliardi e cosi via.

Se poi la "curva" di sviluppo proseguisse per l'intero prossimo millennio, la Terra, nell'anno 3000, avrebbe addirittura ... 100 abitanti al metro quadrato (su tutte le terre emerse). E' bene non dimenticare queste cifre, perché esse dimostrano per assurdo che vi è una barriera naturale allo sviluppo demografico, e che non si può crescere in modo illimitato in un pianeta limitato. Prima o poi, ci si deve fermare: di qui non si scappa. Si tratta allora di scegliere il momento giusto per fermarsi (quello, cioè, che eviti di compromettere gravemente la qualità della vita).

Alcuni economisti affermano che la Terra può ospitare ancora molti abitanti, e che ridurre le nascite significherebbe privare l'umanità di una "pressione demografica" capace di fornire la necessaria spinta vitale; e significherebbe anche privarla di un continuo ricambio di giovani, aumentando così il numero dei vecchi.Questo indubbiamente è il modello che ha accompagnato lo sviluppo umano dal neolitico in poi, ma oggi sappiamo con certezza che un'espansione di questo tipo non può continuare, perché ha dei limiti fisici: così come in una stanza o in un cinema non può entrare più di un certo numero di persone, analogamente sulla Terra c'è solo un numero limitato di posti disponibili.

Non a caso, del resto, questi stessi economisti sono gli stessi che affermano che la principale risorsa è la mano d'opera capace di creare in un paese le condizioni prime per uno sviluppo economico. Già i faraoni d’Egitto erano d'accordo per uno sviluppo di questo tipo, dal momento che le piramidi non sarebbero mai state costruite senza una "esuberanza coatta” di mano d'opera. Ma è evidente che oggi la tecnologia consente uno sviluppo di diverso tipo, a condizione che una società metta in grado i suoi componenti di utilizzare questa tecnologia nel modo più intelligente (e quindi di meritarla culturalmente). Per ottenere migliori risultati non sono necessari più uomini, ma migliori uomini. E' rimasto ormai poco spazio nella Terra per uno sviluppo di quantità, ma rimane un immenso spazio per uno sviluppo di qualità. Ed è in questa direzione che occorre muoversi, è questa la vera battaglia dello sviluppo, e non soltanto perché un uomo con un bulldozer vale cento analfabeti con la zappa (...)

Analizza il brano rispondendo alle domande seguenti:

1.         Qual è il problema analizzato nel brano? Quali sono le cifre del problema? Riporta alcuni esempi

2.         Qual è la tesi tradizionale, rispetto a cui non è d’accordo l’autore? Su che argomenti si basa la tesi tradizionale? Come si può definire lo                 sviluppo che essa sostiene?

3.         Qual è l’obiezione di Angela alla tesi sopra indicata?

4.         Qual è la tesi di Angela? Quali sono gli argomenti su cui si appoggia? Come si può definire lo sviluppo che essa sostiene?

5.        Individua i riferimenti a epoche storiche del passato e specifica a che proposito sono state fatte


Documento 2        Dati demografici       

Lo sviluppo della popolazione nel tempo

età

abitanti (in milioni)

500.000 anni fa

1

10.000 anni fa

5

anno 0

250

1300

360

1830

1000

1930

2000

1960

3000

1975

4000

1987

5000

2000

6000

La distribuzione della popolazione nello spazio

continenti

superficie in kmq

popolazione

densità

Europa

        9.626.994

    733.029.255

 

Asia

      45.100.399

 3.957.007.827

 

Africa

      30.206.704

    912.649.388

 

America

      42.397.733

    897.353.596

 

Antartide

      14.000.000

              1.500

 

Oceania

        8.525.370

      33.338.385

 

Totale

 

 

 

Le previsioni per il futuro: procedi seguendo le istruzioni sottostanti

continenti

1900 (milioni)

1900 %

1985 (milioni)

1985 %

Incremento dal 1900 al 1985

2070 (milioni)

2070 %

Europa

390

 

695

 

 

 

 

Asia

970

 

2874

 

 

 

 

Africa

110

 

557

 

 

 

 

America Nord

81

 

263

 

 

 

 

America centro-sud

64

 

372

 

 

 

 

Oceania

7

 

27

 

 

 

 

Totale

 

 

 

 

 

 

 

Distribuzione popolazione per età (% - 1995)

Francia   Marocco
  età  
20 0-14 34
21 15-29 30
23 30-44 18
18 45-59 9
14 60-74 6
6 +75 2

Reddito e indicatori demografici

stati  PNL ($) tasso di natalità (per mille) tasso di mortalità (per mille) tasso di crescita (%)
UE     28.700 12 10 0,4
Giappone     28.190 10 8 0,7
Filippine         770 30 6 2,1
India         310 29 10 1,9
Iran      2.200 35 7 2,6
Egitto         640 29 8 2,2
Nigeria         320 45 15 3
USA     23.240 16 9 1
Messico      3.470 28 5 2,1
Bolivia         680 36 10 2,4
Australia     17.260 15 7 1,4

Documento 3        Calcoli demografici

E’ importante sapere quante persone risiedono in un territorio, perciò ogni stato organizza, periodicamente un censimento della popolazione (in Italia, ogni dieci anni).Inoltre ogni anno, tutti i comuni devono aggiornare i loro conti demografici, per sapere se la popolazione cresce o diminuisce. Ecco i conti che devono fare: 

Saldo naturale: è la differenza tra il numero dei nati, in un anno, e il numero dei morti. Il saldo è positivo se in nati sono più dei morti, altrimenti è negativo

Saldo migratorio: gli immigrati sono le persone che vengono a vivere nel nostro territorio, provenienti da fuori; gli emigrati sono quelli che partono dal nostro territorio per andare a vivere altrove. Il saldo migratorio è la differenza tra immigrati ed emigrati. E’ positivo quando gli immigrati sono più degli emigrati

Saldo totale: di quanti abitanti è aumentata, o diminuita la popolazione in 1 anno? Lo sappiamo calcolando il saldo totale, cioè sommando alla popolazione dell’anno precedente tutti i nati e gli immigrati e sottraendo i morti e gli emigrati.

Saldo naturale= nati - morti
Saldo migratorio= immigrati – emigrati

Come si calcola la variazione di popolazione di anni in anno:

Popolazione anno precedente

+ saldo naturale

+ saldo migratorio

Come si calcola il tasso di natalità

(totale nati : popolazione) * 100 (o 1000)

Come si calcola il tasso di mortalità:

(totale morti : popolazione) * 100 (o 1000)

Come si calcola il tasso di incremento della popolazione:

(nuovi abitanti : popolazione) * 100 (o 1000) 

Calcolo dela variazione della pop. in un comune (esempio)

32417  (pop. alla fine del 2001)

+370    (tutti i nati nel 2002)

+221    (immigrati)

- 394   (morti)

-  29             (emigrati)

= 32585 abitanti alla fine del 2002

Tasso di incremento della popolazione: ci dice quanti abitanti ci sono in più., ogni anno, ogni 100 o 1000 abitanti. Si calcola così: numero di nuovi abitanti diviso per la popolazione, moltiplicato per 100 o per 1000 mille. In Italia: 0,4/100.

Tasso di natalità: quante persone muoiono, in un anno, ogni 100 o 1000 abitanti. Calcolo: nr. di nati di un anno diviso popolazione per 100 0 1000. In Italia: 8,6/1000

Tasso di mortalità: quante persone muoiono, in un anno, ogni 100 o 1000 abitanti. Italia: 9/1000


Documento 4        Indagine sul numero dei figli per famiglia.

Il campione statistico è rappresentato dalle famiglie degli alunni della classe, dalle famiglie dei loro genitori e da quelle dei loro nonni

la famiglia numero figli
di oggi 1,8
dei miei genitori 3,2
dei nonni 3,9

Documento 5        Indagine sulla provenienza delle famiglie

Il campione statistico è rappresentato dalle famiglie degli alunni della classe, dalle famiglie dei loro genitori e da quelle dei loro nonni

  genitori % nonni %
         
Lombardia 29 60,4 36 37,5
altre regioni 19 39,6 60 62,5
         
Valle d'Aosta 0 0,0 0 0,0
Veneto 1 2,1 3 3,1
Piemonte 0 0,0 0 0,0
Friuli 0 0,0 1 1,0
Emilia Romagna 2 4,2 9 9,4
Liguria 1   2 2,1
Trentino 1 2,1 2 2,1
Italia nord 5 10,4 17 17,7
         
Toscana 1 2,1 4 4,2
Marche 0 0,0 0 0,0
Umbria 0 0,0 0 0,0
Lazio 0 0,0 1 1,0
Italia centro 1 1,9 5 4,8
         
Sicilia 1 2,1 4 4,2
Puglia 6 12,5 17 17,7
Calabria 2 4,2 4 4,2
Basilicata 0 0,0 0 0,0
Campania 1 2,1 5 5,2
Sardegna 2 4,2 4 4,2
Abruzzo 0 0,0 3 3,1
Italia sud 12 25,0 37 38,5
         
Altri stati 1 1,9 1 1,0

Documento 6        Gli stranieri residenti in Italia. Il rapporto della Caritas 2006 (edizione ondine di La Repubblica).

ROMA - Alla fine del 2005, gli immigrati regolari in Italia erano 3.035.000, il 5,2% della popolazione, in pratica uno ogni 20 residenti: ma tra dieci anni la loro incidenza sarà raddoppiata. Ad aggiornare la contabilità del fenomeno è il Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes 2006. Questo dato colloca il nostro tra i grandi Paesi europei di immigrazione: Germania (7.287.980), Spagna (3.371.394), Francia (3.263.186), Gran Bretagna (2.857.000). Il rapporto della Caritas delinea anche la "carta d'identità" degli immigrati in Italia, che sono in gran parte di provenienza europea, si stabiliscono al Nord o a Roma, son uomini e donne in percentuale uguale e hanno tra i 15 e i 44 anni.

Aumento costante. L'aumento - dovuto in parte ai nuovi arrivi (187 mila), in parte alle nascite di figli di cittadini stranieri (52 mila) - nel prossimo futuro sarà ancora più consistente, come dimostrano le 485 mila domande di assunzione presentate nel mese di marzo 2006 per rientrare nel tetto fissato dal decreto flussi. Se si tiene conto del nostro deficit demografico e della pressione dei Paesi d'origine - avvertono i ricercatori Caritas - è realistico stimare l'impatto in entrata in almeno 300 mila unità l'anno. Gli immigrati - rileva il dossier - "diventeranno sempre più l'unico fattore di crescita demografica in grado di rimediare alla prevalenza dei decessi sulle nascite".
Le zone di residenza. Roma e Milano detengono, rispettivamente l'11,4% e il 10,9% della popolazione straniera. La Lombardia è la prima regione perché accoglie da sola quasi un quarto del numero complessivo. Al Nord si trova il 59,2% degli stranieri, al centro il 27% e nel meridione il 13,5%. Le province con il più alto tasso di incidenza della popolazione straniera sono Prato (12,6%), Brescia (10,2%), Roma (9,2%), Pordenone (9,4%), Reggio Emilia (9,3%), Treviso (8,9%), Firenze (8,7%), Modena (8,6%), Macerata e Trieste (8,1%). La maggioranza dei permessi di soggiorno è a carattere stabile: più di 9 su 10 immigrati sono presenti per motivi di lavoro (62,6%) e per famiglia (29,3%).
La provenienza. Ogni 10 stranieri, cinque sono europei, due africani, due asiatici e uno americano: trent'anni fa erano euroamericani nove su 10. Gli originari dell'Est europeo sono circa un milione, tra questi i principali gruppi sono quello albanese e ucraino mentre tra i comunitari quello polacco. Per l'Africa, spicca quello marocchino, per l'Asia quelli cinese e filippino, per l'America quelli peruviano e statunitense.
Donne e uomini. Parità fra i sessi, il 50,1% è uomo, il 49,9% donne. Per il 70% (contro il 47,5% degli italiani) si concentrano nella fascia di età 15-44 anni. La fecondità delle donne immigrate è maggiore delle italiane: 2,4 figli contro 1,2; nel 2005 sono nati 52 mila bambini ed hanno inciso per il 9,4% sulle nuove nascite. Tra i marocchini i figli sono 4 per donna, tra i polacchi e i rumeni 1,7. Tra le immigrate ci sono più divorziate rispetto alle italiane (2,5% contro l'1,7%).
Occupazione e retribuzioni. Nei confronti del mercato del lavoro, gli immigrati stanno esercitando un peso crescente: 1 ogni 10 occupati è nato in un paese extracomunitario. Nel 2005, 727.582 nuovi assunti su 4.559.952 erano immigrati. Sono 130.969 i cittadini stranieri titolari d'azienda, con un aumento del 38% rispetto al giugno 2005. Secondo la banca dati dell'Inps, le retribuzioni degli immigrati sono mediamente pari alla metà di quelle degli italiani, anche a causa del loro discontinuo impiego.

La religione. Rispetto alla fede, il 49,1% si riferisce a cristiani (circa un milione e mezzo), il 33,2% a musulmani (circa un milione), il 4,4% a religioni orientali.

Rispondi alle domande e svolgi le attività richieste basandoti sui dati presenti nel testo: 


Documento 7        Il processo di ominizzazione


Documento 8        Le migrazioni oggi


Documento 9        La paura dei nuovi barbari di Piero Ottone.

Intorno al 1950, per un insieme di coincidenze, la cittadina inglese di Bedford attirò numerosi immigrati italiani. Nei primi tempi, gli inglesi accolsero di buon grado i nostri connazionali, e le ragazze locali erano contente. L’atmosfera era anzi così buona che le famiglie italiane continuavano ad affluire. L’amministrazione comunale,a un certo punto, disse: ora basta.

In quegli anni ero a Londra, e andai a Bedford per scrivere una corrispondenza su tali eventi. Incontrai italiani, brave persone che svolgevano il loro lavoro nei ristoranti o nelle fabbriche, senza dar fastidio a nessuno. Sentimentalmente ero solidale con loro. Ma alla fine dovetti dare ragione al sindaco di Bedford. Gli Italiano erano inevitabilmente diversi dai locali, avevano usanze diverse, una diversa cultura: la comunità italiana, se fosse diventata troppo numerosa, avrebbe reso Bedford irriconoscibile. Avrebbe cancellato la sua identità.

Tutto ciò avveniva più di 40 anni fa, e l’episodio di Bedford fu uno dei primi sintomi di quello che sarebbe diventato col tempo, il problema più angoscioso del Duemila: l’immigrazione. Il problema si manifesta su tre diversi livelli. C’è il livello nazionale: i meridionali che si trasferiscono in Piemonte o in Lombardia, i tedeschi dell’est che vanno in Baviera o in Renania. C’è il livello continentale: italiani e spagnoli in Germania, in Francia e in Belgio. C’è infine, più drammatico e allarmante, il livello intercontinentale: i Turchi, i Marocchini, i neri che premono sulle nostre frontiere. E ormai non è più questione di salvaguardare, come a Bedford, la propria identità. E’ questione di sopravvivenza.

E’ il dramma della sovrappopolazione. Dramma duplice. Ci sono da una parte le comunità aggredite, le nostre, prese d’assalto, minacciate, infiltrate in mille modi. Ma c’è, ben più grave, il dramma degli invasori, in fuga da condizioni di miseria e di fame, senza una possibilità di lavoro, e trasferiti in condizioni di vita totalmente  diverse, ma per loro sempre durissime, in un altro genere di miseria, per lo più clandestini …

Dobbiamo renderci conto che oggidì, alle soglie del Duemila, la comunità occidentale, insediata in Europa, negli Stati Uniti ed in qualche lontana propaggine (Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica) è accerchiata e incalzata da quella vasta umanità, composta di popolazioni primitive o appartenenti a civiltà ormai spente che conosciamo sotto il nome di terzo mondo. E per chiarire le idee possiamo far ricorso ad un parallelo storico: quello della civiltà greco-romana, incalzata e assediata dai popoli dell’Oriente e del Settentrione, vale a dire dai barbari, che erano il terzo mondo di allora.

Il genere umano, adesso come allora, si scinde in due schieramenti, assolutamente diversi e inconfondibili. Gli Indiani, gli Egiziani, i neri d’Africa,, come allora gli Sciti, i Parti o i Germani, sono ai limiti della sussistenza, vivono in condizioni primitive … e si moltiplicano: gli Africani rappresentano oggi l’otto per cento della popolazione mondiale, fra trent’anni saranno il diciotto per cento.

… A fronteggiare questo schieramento la comunità occidentale, quella che l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Biffi, ha definito “sazia e disperata”, con un andamento demografico di segno opposto. Oggi gli europei sono il 15% della popolazione mondiale; nel 2025, ai ritmi attuali, saranno il 6%.

Decadenza dell’occidente? Ci limitiamo ad osservare che un’umanità benestante, quella dell’occidente, avendo raggiunto condizioni di vita opulenta [1] , come mai nel passato, amministra con circospezione [2] il suo benessere, e per massimizzarlo [3] spegne a poco a poco un istinto primordiale, quello dell’autoconservazione, accettando la possibilità del male estremo, rassegnandosi in altre parole a scomparire dalla faccia della terra.

Rispondi alle seguenti domande


[1] Ricche e lussuose              

[2] prudenza

[3] ottenere il massimo


Indice esercizi per la formazione a distanza

Verifica finale        Obiettivo:            analizza lo sviluppo della popolazione nel tempo e gli spostamenti della popolazione nello spazio

Consegne:       


home

a cura di Paolo Alpino