A mente fredda...

a mente fredda...

Nel frastuono dei pensieri, nel delirio collettivo di questi giorni, non ho potuto non pensare alla mia esperienza di cinque anni fa, a quello che provavo in quei mesi a vedere una persona che pian piano si era ridotta a diventare meno dell'ombra di sé stessa, all'ombra di quel "colonnello" che imponeva a me a mia sorella il rispetto affondando le unghie nelle nostre braccia, a quella persona che per andare a trovare il figlio non perdeva tempo a prendere l'autobus per attraversare la città ma preferiva andarci a piedi.
Pian piano il fisico la stava abbandonando, ma lei, tenace come sempre, aggrappata alla sua vita... quel pomeriggio, quella crisi di nervi in cui aveva alzato la voce gridando che voleva tornare a casa sua anche se ormai non avrebbe più potuto farlo...
Non posso dimenticare quel giorno in cui, già poco sicura dopo aver rotto tutti e due i femori e un braccio avrebbe voluto tenere in braccio, stando in piedi, il bis-nipote nato da pochi mesi. La foto di lei orgogliosa, seduta in poltrona con lui in braccio, mi ricorda ancora quella giornata.
Poi si sono spenti un po' alla volta anche i suoi pensieri... le ultime volte seduta avanti alla macchina da cucire quando ormai non riusciva più nemmeno a fare una cucitura sensata...
E quel giorno di febbraio, quando è uscita l'ultima volta da casa... i primi mesi l'andavi a trovare, ti riconosceva ancora, ti parlava ancora, riuscivi a fare quattro passi con lei per il corridoio... poi, pian piano, ha perso anche quelle poche capacità che le restavano...
Quando ti resta il ricordo di una persona legata ad una poltrona prima e ad una sedia a rotelle poi e infine sempre ferma nel letto, quando ti resta il ricordo del malessere e della tristezza che portavi con te quando entravi nella casa di riposo e nella sua stanza, come non sentirsi sollevati quella mattina in cui era arrivata la telefonata per dirti che era morta?

dedicato a mia nonna...

10 febbraio 2009

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