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DICEMBRE 2001


LEGAMBIENTE

Comitato Regionale Pugliese

COMUNICARE L'AMBIENTE

Come informare e promuovere uno sviluppo sostenibile

Convegno - Consiglio Regionale dei circoli Legambiente

 domenica 16 dicembre, Sala Turtur - Molfetta

PROGRAMMA

Ore 10.00 M. Schiralli (Legambiente): presentazione

Ore 10.20 M. Fratoddi (La Nuova Ecologia): la comunicazione ambientale in Italia

Ore 10.50 C. Cafueri (Villaggio Globale): educazione e informazione ambientale

Ore 11.20 A. Procacci (Puglia.net le nuove): frontiere multimediali

Ore 11.50 D. Stefàno (Confindustria): la comunicazione delle imprese industriali

Ore 12.20 T. Ragno (Legambiente): le campagne di Legambiente

Ore 12.40 Dibattito

Ore 13.30 Chiusura dei lavori

Ore 15.00 Gruppi di lavoro dei Circoli Legambiente

Ore 16.30 Chiusura dei lavori


Democrazia Popolare Sinistra Unita

Scrive l’autore negli appunti introduttivi che qui non alleghiamo: ”trasformate ogni frase oppure leggete con capacità critica qualsiasi cosa altri propongano come verità: è il modo migliore per valorizzare le proprie idee e rimanere liberi…”

DIO E IL MELOGRANO

di menene

 

Dio salvi l’America!

Dio salvi l’Italia e la Germania!

La Francia e l’Inghilterra!

Dio salvi l’Occidente!

 

Non nominare il nome di Dio invano.

Dio: il dolore o la gratitudine?

La violenza o l’amore?

L’odio o il rispetto degli altri?

Le banalità o i grandi sentimenti?

 

Laico: pongo domande.

Sotto un cielo confuso da venti di guerra

Sperando in un mondo nuovo e necessario.

Dio! C’è chi abusa del nome di Dio in nome di Dio.

Un abuso è:

inventare nemici invisibili

con la complicità di amici che uccidono esseri visibili

con la compiacenza di iene voraci che massacrano

donne e infanti e gente senza nome né cognome,

senza documenti,

senza diritti.

Abusare è:

ab ovo (dalla prima origine): ab uno disces omnes (da uno conosci tutti).

Un abuso è:

derubare la moltitudine

e poi inventare polvere alta nel deserto

che la definisce povera,

in via di sviluppo,

terzo o quarto mondo,

affamata,

ignorante,

portatrice di oscure malattie,

invadente: migrante.

Abusare è:

“io sono l’Occidente” e poi:

esiste il nord,

esiste il sud: oggi.

Esiste l’est,

esiste l’ovest: ieri.

Esiste il Lontano Ovest: ieri ed oggi.

Si mortifica la realtà

e questo piccolo globo

che gira nell’infinito e che può finire.

Ahi! Ahi! Ahi!: morti nere e morti bianche e morti.

Uno e tre.

Il Dio è uno:

è arabo,

è ebreo,

è cristiano.

Ahi! Ahi! Ahi!: alcune cellule impazzite,

tra acqua, terra, fuoco ed aria,

intendono possederlo,

sostituirlo,

umiliarlo.

Non spetterebbe a me parlarne

dipingendo su fogli bianchi caratteri rubati in oriente:

Dio salvi Dio!

Dio salvi i Popoli!

Poi mi specchio negli occhi di un piccolo indio,

di una bambina palestinese

che raccoglie un sasso dove ce ne sono molti

(non li hanno rubati tutti)

e inventa di mettere a tacere cannoni e mitragliatrici;

poi mi confondo negli occhi sorridenti e sempre adulti di un colombiano,

di un cubano,

di un ragazzo o una ragazza di strada nelle vie dell’est,

di un messicano,

in un piccolo villaggio tra Algeri e il Bronx

dove c’è ancora chi parla di etica dell’essere e della liberazione,

del no al potere per una società popolare.

 In una miniera peruviana

o poco distanti dalle vie dell’oppio

 ci si difende dalla codardia di narcotrafficanti nascosti nel Palazzo

(come in Sicilia: me lo insegnò Peppino Impastato).Nemici dell’umanità:

spacciatori di falsità come i nostri governanti

sporchi e lerci,

come i servizi segreti e l’informazione:

deviata e deviante:

merci di un impero meschino e cinico

che protegge gli sciacalli

e con disinvoltura punta i fucili sul tuo cuore

e le armi della demagogia sul tuo cervello

e dichiara guerre infinite:

come nella preistoria,

come nell’antichità,

come mille anni fa e ancora nel terzo millennio.

Come in epoca coloniale

o in Vietnam o in Cile,

in Brasile o in Argentina,

gli avvoltoi si nascondono dietro integralismi e fanatismo

 e fantocci dell’impero:

fascisti in piena era della luce e illuminati poco e male,

bastardi in Indocina,

vigliacchi a piazza Fontana.

Italicus: strage di Stato.

Embarghi: strage di Stato.

Lumumba, Sankara, Guevara, Malcom X, Luther King,

milioni di piccoli partigiani,

milioni di amerindi,

milioni di africani…:

stragi di Stato: e nella memoria: antichi, recenti e attuali lager.

I campi dove dovrebbe crescere il grano

dove dovremmo danzare

(per la pioggia e per il sole, alla luna e alla terra)

dove improvvisare un canto a rime sciolte o in metrica

sono minati

anche quando le mine non si vedono

anche quando non ci sono.

Proposte morali ci confondono

E sembra che alcuni siano capi per volere divino.

“I popoli si liberano da sé” affermò un Cristo della Sierra.

E il Cristo figlio del Dio

non sconfisse i mercanti e i padroni del tempio,

anzi,

come i pani e i pesci,

si moltiplicarono.

Lasciò detto ad una puttana e ad altre donne,

a pescatori e pastori:

“il miracolo è risolvere un problema una volta per tutte”.

E questi andarono in giro a raccontarlo:

poi furono martirizzati

e chi tolse loro la vita

gli rubò il verbo e i libri

e li utilizzò come pretesto per assassinare ancora.

Gli artigli dell’aquila imperiale

le sue unghie adunche

graffiano a morte.

Orde barbariche,

per quanto minuscola presenza nel regno (o repubblica) animale

cercano d’importi il loro pensiero falsamente unico.

Le bettole dell’Occidente sono stracolme di ubriachi e di eroi

partoriti da bestie feroci

da un grembo sempre fecondo

per il materializzarsi dell’Apocalisse

per minacciare chi nasce libero.

 

Penso queste cose,

come te: confusamente.

Distratto dal volo di una diomedea

mentre guardo onde minacciose

logorare lo scoglio sul quale sono appollaiato.

 

Poi percorro un tratto di spiaggia

dove sembrano fermarsi gli oceani

(calpesto sugheri galleggianti ma vivo altre emozioni)

e trovo riposo in un antro.

Su una parete una scritta

lasciata lì da altri vagabondi:

“dentro una grotta rannicchiato:

difendermi sarà un reato?

Un grande rettile mi vuole prendere:

lo devo, clava-roccia, stendere?

Esplode un ordigno nucleare.

Vivo un pensiero lunare.

Io anormale carbon fossile

mi perdo in un liquido duttile.

C’è poco da capire:

una donna sta per partorire:

tra il terrore e la paura

vissuti in questa folle avventura.

Dammi resina abete

e risolvi la mia sete…

Chi sono? Questo presente cos’è?

Farnetico domani senza perché.

Dal fango l’idea di futuro

e la vivo tremante ed insicuro.

(invento) Per cavallo un aquilone:

devo con altri scrivere una nuova canzone”.

La memoria: per capire questi giorni:

per costruire l’avvenire.

Nagasaki, Hiroshima: l’olocausto: le guerre.

Esco dalla tana e mi metto in marcia

calpestando involontariamente mille fiori d’ogni colore,

nati per caso,

e sono spinto dal desiderio di affrontare una strada, un viottolo, un sentiero

inesplorato

dove in tanti e tante camminano verso un maggio qualsiasi

verso la primavera desiderata e che verrà.

Sono adulto abbastanza

per temere l’asprezza del percorso.

Sono sufficientemente giovane

per inseguire un progetto di emancipazione al plurale.

Mi metterò in un luogo occasionale

nell’immenso corteo del popolo degli uomini e delle donne

e questa unità dal basso

tra semplici e diversi

tra emarginati e deboli

tra possessori di libri o di braccia

(in maggioranza meravigliosamente anonimi)

mi aiuterà a pensare che la lotta prosegue:

che non siamo stati sconfitti:

che vinceremo.

 

Lontano luci di lampara.

Lontano alberi che hanno visto mille generazioni.

Lontana la voce di animali liberi e un po’ selvatici.

Lontane una, dieci, cento città:

cento piazze:

cento lingue e mille dialetti:

tra utopia e scienza: ci appartiene tutto.

 

Come sono soli i potenti della Terra!

Come sono poveri!

Come sono soli i vigliacchi e i rinnegati.

Come sono soli gli apatici.

Come sono soli e deboli i soldati in guerra

e i mercanti al potere.

Il loro male irreversibile invita alla pietà: anche se non la meritano.

 

La gioia ci appartiene

la fantasia anche:

dimenticarlo allontana ogni alternativa.

 

Noi siamo come i melograni: chicchi rossi all’apparenza separati

ma in realtà uniti in un frutto dolce,

che non temono l’inverno

e arricchiscono piccoli orti,

che amano catturare le carezze degli astri

mentre si adagiano sul terreno dove affondano le nostre radici.

 

(…) Un uomo può essere sconfitto

ma se sa dove deve andare

per costruire un pianeta di liberi ed uguali

diversi e liberi

fermarlo non è complesso

ma impossibile (…)

nov questa è la pagina 5 gen