L’oro degli Iblei: molitura e pressatura

Testi e foto di Sebastiano Ramondetta

 

 

 

 

 

 

 

Dopo il lavaggio le olive passano alle molazze, dove vengono molite.

Le olive tramite un elevatore cadono nella macina a pietra che, con un movimento molto lento, frantuma le olive e il nocciolo dando origine alla “pasta”. Con una dosatrice questa è depositata sopra i fiscoli (“coffe”, dischi di fibre vegetali forati al centro), che vengono messi uno sull’altro, sopra un carrello e messi sotto la pressa dove, dopo circa 50 minuti, si raggiunge la pressione di 400 atmosfere.

Il mosto oleoso che fuoriesce è composto da acqua di vegetazione, olio e piccole particelle solide, mentre sopra i fiscoli rimane la sansa (pezzetti di nocciolo, di buccia e polpa).

Un secondo metodo di estrazione è quello a ciclo continuo, chiamato così perché tutte le operazioni di lavorazione delle olive avvengono automaticamente ed in successione. La frangitura avviene tramite un frangitore meccanico a denti o a martelli, che riduce le olive in pasta. Questa, immessa nelle gramolatici, viene tenuta continuamente in movimento, consentendo alle piccolissime goccioline di olio di fuoriuscire, favorendo così l’estrazione.