IL TEMA DEL MESE

Affrontiamo e approfondiamo assieme un argomento di letteratura; attraverso i vostri commenti, le vostre idee, i libri sul tema o direttamente con le parole degli scrittori. Alla fine della pagina verranno pubblicati gli interventi che ci sembrano migliori. Scrivete a

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Il tema scelto per questo primo aggiornamento è:

  L' IMMORTALITA'.

 Riportiamo degli stralci dal libro di Milan Kundera che vi possono spronare ed aiutare a produrre la vostra riflessione.


"Per quel che riguarda l'immortalità la gente naturalmente non è tutta uguale. Dobbiamo distinguere la cosiddetta piccola mortalità, il ricordo di un uomo nel pensiero di coloro che l'hanno conosciuto e la grande mortalità, ossia il ricordo di un uomo nel pensiero di coloro che non l'hanno conosciuto personalmente. Nella vita esistono strade che fin dall'inizio mettono l'uomo faccia a faccia con questa grande immortalità, ancorchè incerta, e persino inverosimile, ma tuttavia innegabilmente possibile: sono le strade degli artisti e degli uomini di Stato" (pag. 62)

Segue uno straordinario e paradossale dialogo tra Goethe e Hemingway. Riporto le frasi più significative riguardo all'immortalità.

 

"Sa, Johann, -disse Hemingway- accusano continuamente anche me. Invece di leggere i miei libri, ora scrivono libri su di me. Sul fatto che non amavo le mie mogli. Che non mi sono dedicato abbastanza a mio figlio. Che ho preso a schiaffi un critico. Che mentivo. Che non ero sincero. Che ero orgoglioso. Che ero macho. Che ho dichiarato di aver ricevuto duecentotrenta ferite, mentre erano solo duecentodieci. Che mi masturbavo. Che facevo arrabbiare la mamma".

"Questa è l'immortalità" disse Goethe. "L'immortalità è un eterno processo".

"Se è un eterno processo, allora ci vuole un giudice come si deve. E non un'ottusa maestrucola con la bacchetta in mano".

"Una bacchetta in mano a una maestrucola ottusa, ecco cos'è l'eterno processo. Che altro immaginava, Ernest?".

"Non immaginavo niente. Speravo, almeno dopo la morte, di poter vivere in pace".

"Lei ha fatto tutto per essere immortale".

"Sciocchezze. Ho scritto libri. Tutto qui".

"Appunto!" rise Goethe.

"Io non ho niente contro l'immortalità dei miei libri. Li ho scritti in modo che nessuno potesse togliere una sola parola. Perchè resistessero a tutte le intemperie. Ma io personalmente, come uomo, come Ernest Hemingway, io dell'immortalità me ne infischio!".

"La capisco benissimo, Ernest. Ma doveva essere più cauto quando era vivo. Ormai è tardi".

"[...] Quando un giorno ho capito che si trattava dell'immortalità, sono stato preso dal panico. Da quel momento ho dichiarato mille volte che la gente doveva lasciare in pace la mia vita. Ma più lo dichiaravo e peggio era. Sono andato a vivere a Cuba, per sparire dalla loro vista. Quando ho ricevuto il Premio Nobel, ho rifiutato di andare a Stoccolma. Le dico, me ne infischiavo dell'immortalità, e le dirò pure un'altra cosa: quando un giorno mi sono reso conto che mi stringeva tra le braccia, ne ho avuto terrore ancor più che della morte. Un uomo può togliersi la vita. Ma non può togliersi l'immortalità. Non appena l'immortalità ti ha fatto salire a bordo, non puoi più scendere e se ti spari, resti sul ponte insieme al tuo suicidio, ed è un orrore Johann, un orrore. Giacevo morto sul ponte e intorno a me vedevo le mie quattro mogli tutte quante occupate a scrivere tutto ciò che sapevano su di me, e dietro a loro c'era mio figlio e anche lui scriveva, e quella vecchia strega di Gertrude Stein era là e scriveva...."

Segue il sogno che compie Goethe.

"[...] Si immagini la piccola sala di un teatro di marionette. Io sono dietro la scena, muovo le marionette e recito io stesso il testo. E' una rappresentazione del Faust. Il mio Faust. [...] E poi improvvisamente detti un'occhiata in sala e vidi che era vuota. Ne fui turbato. Dove sono gli spettatori? Il mio Faust è così noioso che sono andati tutti a casa? Imbarazzato, mi guardai alle spalle e restai di sasso: li credevo in sala e loro erano dietro la scena e mi guardavano con grandi occhi curiosi. Appena il mio sguardo incontrò il loro iniziarono ad applaudire. E io compresi che il mio Faust non gli interessava affatto e che il teatro che volevano vedere non erano le marionette che muovevo per la scena, ero io! Non Faust, ma Goethe!".


Rif. Milan Kundera, L'immortalità, Adelphi, 1990, pp. 62; 95-100.

Meriterebbe riportare completamente questo capitolo, ma spero che questo breve dialogo vi abbia fatto riflettere riguardo un tema difficile, controverso e affascinante. Ci sono scrittori che considerate immortali? Per quali ragioni? Per uno scrittore, per essere immortale, è sufficiente che scriva i più bei libri della storia della letteratura o deve essere un personaggio anche al di là di quello che scrive?

L'intervento di Aracnocida sull'immortalità in generale, e nella letteratura. Una breve e lucida riflessione.