La riflessione di Aracnocida
Ritengo che, al di là delle credenze su ciò che
ci sarà dopo la morte, l'uomo viva per uno di questi due motivi (o per
entrambi) : essere felice e lasciare un' "impronta" di sé in
questo mondo.
Il desiderio dell' "immortalità terrena" è proprio di
chiunque voglia non solo fare del bene sulla terra, ma anche evitare che la
sua esistenza sia un passaggio fugace e inutile da ricordare.
Ci sono innumerevoli scrittori che si possono considerare immortali, cioè
tutti coloro che si sono sforzati di indagare fuori e dentro di sé, nella
natura e nell'anima, per spiegarsi il senso della felicità, della sofferenza,
della vita insomma, per giungere a una verità, più o meno condivisibile.
Ed è grazie a essi che l'uomo è cresciuto interiormente, perché
ha in molti casi riconosciuto i propri errori e ha imparato a non commetterli
nuovamente.
Io sono grato in particolar modo a Goethe, Leopardi e Baudelaire, che ho conosciuto
nella mia giovinezza e che mi hanno aiutato a capire i miei disagi e le mie
angoscie, ad accettarli e a superarli. E devo dire che, se non avessi condiviso
con loro la mia inquietudine, ora non saprei chi sono veramente e quali sono
i miei limiti e come migliorarmi.
Concludo dicendo che, se una poesia o un romanzo o qualsiasi altra opera d'arte
è o sarà immortale, il suo autore non potrà fare a meno
di questa immortalità e la sua vita non potrà essere dimenticata
o considerata trascurabile, perché è solo attraverso le esperienze
della propria esistenza che egli è arrivato a realizzare un capolavoro.
L'aracnocida
Sol chi non lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna;
Foscolo, "Dei Sepolcri"