Piattaforma al centro del mondo di Michel Houellebecq
Si può essere incuriositi a leggere un
libro per molte ragioni. Nel mio caso responsabile del mio interesse era stata
una stroncatura e il giudizio negativo di un amico. Dunque acquistai Piattaforma
e iniziai la lettura. Lo scrittore che avevo davanti, Houellebecq, era un
autore di talento. Lo vidi subito, ma lo capii ancora meglio proseguendo attraverso
le pagine di questo libro che si pongono come un percorso scabroso e scomodo
che non indulge agli stereotipi consueti e ha il coraggio di affermare il
politicamente scorretto (confesso di aver sempre avuto una particolare inclinazione
per il politicamente scorretto, specie quando i toni in cui è espresso
sono nel contempo dolci e cinici, duri e autentici, feroci e ironici). L'ironia
soprattutto, come prova estrema dell'intelligenza umana, coniugata a una capacità
di sentire e di prescindere da sé mi è sempre sembrato segno
di grandezza.
Fulcro del libro, scritto in uno stile splendido, è il personaggio
di Valérie, che si afferma nella sua bellezza proprio a scapito della
mediocrità e della mancanza assoluta di retorica del personaggio narrante.
Houellebech nonostante scriva in prima persona non è ovviamente autobiografico
o meglio lo è in senso lato, come lo sono tutti i grandi artisti. Colpiscono
il suo gusto del paradosso, la sua capacità di sostenere con rigore
quasi scientifico idee talvolta decisamente poco sostenibili, la sua capacità
di interessarsi a quelli che sono gli autentici nodi del vivere e della storia
contemporanea, proprio laddove crea un personaggio che sembra essere del tutto
disinteressato alla realtà storica e all'attualità.
Piattaforma è un libro che mette il dito su molte piaghe del nostro
Occidente, un Occidente che nel passato si è battuto consapevole della
sua superiorità di fondo, che ha posto come principi (discutibili se
vogliamo) il denaro e il lavoro, ma li ha vissuto come valori (e quindi ha
dato loro una dignità) e ora si ritrova a perseguirli senza che abbiano
più neppure una pallida connotazione di valore. E accanto ad essi ha
inventato anche il concetto di progresso, di sviluppo, di futuro, concetto
che nel passato ad altre civiltà era mancato del tutto. L'Occidente
ha sovvertito dei parametri, li ha portati a fiorire in aspetti generosi e
degeneri.
Ora però non rimane che polvere, decadenza e, paradossalmente ricchezza
accumulata nelle mani di eredi non più degni, ricchezza che squilibra
il mondo, mettendo da una parte il possesso di beni materiali dissociato dalla
felicità e da un autentico rapporto con se stessi, dall'altro la miseria
ma associata a senso del vivere e capacità di sentirsi, di aver coscienza
di sé e di saper di conseguenza rapportarsi con gli altri.
Sembra quasi un libro moralistico questo crudissimo Piattaforma, un libro
che ferocemente denuda l'aridità dell'Occidente, la sua incapacità
di vivere e di godere. Il piacere tanto perseguito a livello teorico sembra
essere fuggito dalle terre d'Occidente, ma ci sono anche delle positive eccezioni
come la protagonista femminile del romanzo, che conosce ancora la capacità
di darsi in modo autentico e globale.
L'idea difficilmente sostenibile che il turismo sessuale sia un bene in quanto
consente uno scambio tra un'umanità che ha il denaro ma ha perduto
il senso del piacere e un'umanità che non possiede ricchezza ma ha
altre capacità più autentiche è il filo conduttore del
romanzo. Affascinante nella sua paradossalità.
La creazione di una struttura che faccia del turismo sessuale il suo punto
di forza viene annientata dall'intervento di una forza reazionaria e ottusa
come il fanatismo mussulmano. La morte irrompe e spazza via la felicità
che il protagonista insperatamente si è trovato a vivere: un gruppo
di terroristi islamici con un attentato pongono fine alla felicità
del protagonista e a quel discutibile, anche se in fondo quasi idilliaco mondo,
in cui cinismo e ingenuità vanno stranamente a braccetto.
Michel Houellebecq, Piattaforma al centro del mondo, Bompiani (I ed.2001), 16,53