Il libro dell'anno è approdato tra le mie mani
e solo per la mole citerei per danni fisici la casa editrice Baldini&Castoldi.
Ma passiamo alla storia, anzi al thriller ideato da Faletti.
Il comico astigiano, che da qui in poi chiamerò scrittore,
lo è davvero. Scrive bene, la prima pagina del romanzo è
un vero capolavoro.
L'ambientazione del romanzo è nella splendida Montecarlo con
puntatine nella vicina Provenza fino alla deliziosa cittadina di Aix-en-Provence,
che consiglierei vivamente di visitare.
Si può dire che il giallo è intelligente, ben articolato,
ricco di spunti non del tutto originali ma in voga (snuff movie, sofisticazioni
elettroniche, avanzate tecniche informatiche) ed il tutto condito
dalla musica che coinvolge parecchio il lettore.
Gli enigmi che il serial killer lancia attraverso le telefonate a
Radio Montecarlo sono abilmente ideati, scatenando la caccia all'assassino
per quasi tutto il romanzo, ma poi circa a 150 pagine dalla fine si
viene a conoscenza del nome dell'assassino.
Perché? A tutto c'è una spiegazione!
E' bravo Faletti a svelare tutti quei nodi insoluti dell'indagine,
mediante il poliziotto Frank Ottobre, eroe del giorno.
Ma è qui che, personalmente, Faletti fa quello che non doveva:
utilizza degli indizi disseminati nel romanzo e li rielabora a favore
di un finale made in Usa squallido ed a lieto fine per sé
e per i protagonisti coinvolti.
Se il difetto c'era l'abbiamo trovato (ecco a cosa servivano le successive
150 pagine), ma a conti fatti è il finale che il lettore medio(cre)
si attende, che fa contenti tutti e tutte le tasche, comprese quelle
di Aurelio De Laurentiis che ha comprato i diritti per farne un film
(in stile americano, of course).
Se la logica portava a questo, tutta l'operazione non fa una grinza
(anzi fa milioni di euro), però io vorrei che Giorgio Faletti,
il Faletti scrittore, riprendesse la penna per riprovarci sul serio,
questa volta, scrivendo qualcosa di meno commerciale. L'autore è
in grado di farlo e, visto il successo del primo romanzo, tutto gli
verrebbe concesso
anche se per inciso, al comico certe porte
erano, se non aperte, almeno socchiuse.
Infine mi concedo un suggerimento puramente cinefilo: si parla di
cast internazionale, e di registi stranieri di grido, intanto tra
i personaggi minori citerei Guillaume Mercier, in parte risolutore
tecnico del caso; per me Guillaume ha il corpo nervoso ed il viso
dolcissimo di Kim Rossi Stuart.
Sarebbe stupendo: un attore italiano tra questi divi americani, neanche
il libro l'avesse scritto Thomas Harris!