Gengis Khan di Frederic Dion

 


Devo fare una premessa, i libri storici non sono tra quelli che leggo di frequente, mi incuriosiscono e una volta mi tentavano molto più di oggi. Il motivo? Non è molto importante in questo momento. Qualche mese fa, una mia amica mi ha prestato questo libro le era piaciuto molto e voleva che lo leggessi. Le prime pagine non mi hanno conquistata subito, ma poi, vuoi per la curiosità o per altri motivi ho continuato la lettura e lentamente la storia di questo personaggio ormai dimenticato tra i ricordi scolastici ha preso lentamente vita. lo seguiamo praticamente dai primi passi, da ragazzino a quando diventerà vecchio e la morte lo raggiungerà. A raccontare la storia è il suo migliore amico incontrato nella steppa, entrambi giovani, entrambi in cerca di quello che diverranno nella storia degli uomini e sopratutto nella vita del loro popolo.

Impareremo a conoscere la steppa con la sua dolcezza e crudeltà per la sopravvivenza che è la stessa di questo popolo duro e spietato dove nulla è regalato, ma tutto deve essere conquistato e mantenuto. una durezza e crudeltà che noi non riusciamo ad accettare con i nostri canoni moderni di vita, ma che, se ci fermiamo a riflettere, ha una sua logica per quel popolo in quei tempi storici ormai dimenticati. Troveremo la passione per la libertà di scorazzare liberi che questo popolo nomade ha nei suoi cromosomi, la passione per i cavalli che li renderanno particolari e invincibili quando sono in groppa a questi nobili animali ma goffi quando devono camminare. Troveremo il senso profondo dell'amicizia che lega Gengis Khan a Boortsu, una amicizia virile e forte che spesso verrà messa a prova ma che riuscirà sempre a rimanere tale. L'amore profondo verso la sua donna, un amore che andava contro regole e scelte che avrebbero avuto la precedenza. Vedremo il dolore e le prove che la vita gli riserverà per diventare chi diventerà, e quello che lo aspetterà dopo che sarà riuscito a unire tutte le tribù del suo popolo nomade, sparso per un territorio grande da perdersi come un oceano di polvere e terra, la steppa.

Questo popolo duro e spietato aveva un suo codice di vita e d'onore, ma anche qui troveremo i vili e i cottardi, i traditori e chi si piega con l'occhio socchiuso pronto a colpirti alle spalle. Non vi racconto la storia di questa epoca e di questo personaggio storico, perché non voglio togliervi il piacere di scoprirlo voi pagina dopo pagina come o fatto io. Preferisco parlarvi del respiro di questo libro e di come abbia saputo, anche romanzandolo, darci l'idea di una vita passata a cavallo per la steppa a fare quello che un singolo uomo ha fatto lottando da sempre contro la morte che gli cavalcava a fianco ma che lui non temeva, anzi sfidava. Nei nostri ricordi scolastici è un uomo crudele, ma qui lo troviamo anche umano e forse quella crudeltà vista con gli occhi del suo tempo risulta meno cruenta e ce lo rende anche più umano e quasi simpatico.

buona lettura.

 


M.C.