Nel 1509 la Repubblica veneziana venne duramente attaccata dalla vasta coalizione della Lega di Cambrai subendo una pesante sconfitta ad opera dei francesi, il 14 maggio, nei pressi di Agnadello, in Ghiara d'Adda. A seguito di questo scontro, l'esercito della Repubblica fu costretto ad operare una disastrosa ritirata sino alle "ripe salde" della laguna veneta finendo per perdere, uno dopo l'altro, tutti i territori acquisiti in terraferma, Padova compresa. Con una successiva controffensiva, i veneziani, guidati da Pitigliano e dal futuro doge Andrea Gritti, riusciranno tuttavia a recuperare Padova e a respingere i ripetuti attacchi portati dalle truppe dell'imperatore Massimiliano I d'Austria.
Il successo ottenuto in questo assedio è senza dubbio attribuibile anche alla creazione di un innovativo sistema fortificato imperniato sul riadattamento della precedente cinta muraria carrarese ben rinforzata da numerosi bastioni e terrapieni.

La Lega di Cambrai contro Venezia: la ritirata del maggio 1509
Agli inizi del '500 con Venezia nel pieno del suo sviluppo e splendore, molti erano gli interessi convergenti volti ad un suo "necessario" ridimensionamento. Tra i principali promotori della Lega di Cambrai vi erano:
- il papa Giulio II il cui obiettivo era quello non solo di ridurre il predominio veneziano ma anche di riacquistare i territori di Ravenna, Cervia, Rimini e Faenza;
- Massimiliano I d'Austria anch'egli interessato a importanti territori della Repubblica (Rovereto, Verona, Padova, Vicenza, Treviso, il patriarcato di Aquileia ed il Friuli);
- Lodovico XII di Francia che puntava ai territori dell'area lombarda essendo egli già Signore di Milano;
- Ferdinando d'Aragona che guardava con favore ad un possibile accerchiamento della Serenissima per riacquistare il controllo dei porti del Regno di Napoli impegnati da tempo ai Veneziani per ben 30.000 ducati.
Ad aprire le ostilità fu il papa con una bolla di scomunica (datata 27 Aprile 1509) a tutti gli stati e le città della Repubblica tra cui ovviamente Padova:
"...Repubblica ingrata...abusando di sua potenza asseguita co' favori e fin anco co' denari di Roma, l'adoprasse a molestare i vicini e perfino a usurpare le terre della Sede Apostolica…".
Le prime a scendere realmente in campo furono le truppe francesi che, il 14 maggio del 1509, costrinsero alla ritirata l'esercito della Serenissima nei pressi di Agnadello (CR) sul fiume Adda. A seguire l'esercito pontificio riuscì facilmente ad avere ragione di Venezia riprendendo il controllo delle città di Cervia, Faenza, Rimini e Ravenna.
Questo deciso attacco su più fronti, costrinse la Repubblica da un lato ad abbandonare in mano nemica, senza quasi neanche combattere, le città orientali della Lombardia (Bergamo e Brescia in particolare) e Peschiera, dall'altro a cedere i possedimenti pugliesi (Otranto, Brindisi, Trani e Monopoli) a Ferdinando d'Aragona al fine di evitare che quest'ultimo potesse impegnare oltre modo le sue forze a supporto della Lega anche su altri fronti. L'ultimo ad approfittare di questa situazione fu Massimiliano d'Austria il quale, non avendo ancora impostato alcun serio preparativo di guerra, si limitò ad attestarsi con le sue truppe nei pressi di Rovereto.
In sostanza la Serenissima, preso atto dell'impossibilità di resistere agli attacchi operati su più versanti, cercò in questa prima fase di operare una "giudiziosa" ritirata, cedendo ai Confederati tutte quelle città per la cui riconquista si erano uniti contro di lei, con il fine neanche tanto recondito di fomentare tra di loro tutte quelle discordie che avevano solo momentaneamente accantonato in vista del comune obiettivo.

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