Comune Biblioteca Il Paese Manifestazioni Info Link
     
 
Chiesa di San Glisente
 
 

 

L'intervento dell'Agricano sulle alpi di Berzo dovette comunque essere di poco conto tanto che il vescovo Giovanni Dolfin, il 5 maggio 1583, ritenne opportuno fissare ai distratti consoli e deputati della comunità locale l'improrogabile termine di diciotto mesi entro il quale spendere il pingue lascito di cento lire prescritto nel testamento del giovane Pietro Morandi (1557 c. - 1580) "in reparatione oratorij Sancti Glisentis", trascorso inutilmente il quale la somma avrebbe dovuto essere impiegata per acconciare San Lorenzo. Unitamente ad altre donazioni, la somma venne effettivamente adoperata per la parrocchiale. Al distinto benefattore, resosi defunto a soli 23 anni nel 1580, figlio del notaio di Bomo Giovan Pietro (originario di Gandino) e della nobildonna Bortolamea Pellegrini della Torre di Cemmo, la comunità di Berzo aveva intanto innalzato l'elegante monumento sepolcrale che ancora si ammira sulla parete esterna destra di San Lorenzo, munito della lunga epigrafe: "QUI GIACE IL S(IGNOR) PIETRO MORANDI QUALE CON / UNO SUO LEGATO DI SOME SESSANTA DI BIA/DA FONDETE IL MONTE DI MISERICORDIA / NELLA NOSTRA TERRA DI BERZO PER IL CHE GLI HO/MINI DEL COMMUNE ET HABITANTI CONOSCEN/TI E GRATI IN QUANTO POSSANO DI QUESTO / BENEFITIO A PERPETUA MEMORIA GLI HANNO FA/BRICATO QUESTO SEPOLCHRO ET ANCHO ACIO I / POSTERI LORO PIU' FACILMENTE TENGANO A / MEMORIA DI PREGARE SEMPRE IDIO PER LUI MO/RSE GIOVANE NEL 23(ESIMO) ANNO DELLA SUA / ETADE IL PRIMO GIORNO DI GENARO /M D L X X X". Le rilevate inadempienze e le conseguenti sottrazioni di disponibilità finanziarie fresche, produssero un preoccupante peggioramento alla già poco felice situazione della chiesetta cui tentò di far fronte il deciso intervento del presule Francesco Morosini che nel maggio 1593 inibì ogni celebrazione se prima non fosse stata messa in atto una indifferibile e radicale opera di restauro. Messi alle strette gli abitanti si risolsero finalmente a porre mano di buona lena al riattamento del luogo di culto. Eseguiti a spron battut o i lavori e cessati gli scandalosi comportamenti censurati dal pellegrino apostolico Borromeo la popolazione ottenne la concessione di vedere l'immediato ristabilimento delle sacre attività. Il 6 agosto dello stesso 1593 il protonotario apostolico don Antonio Francesco Bosio, primicerio della chiesa dei Santi Nazaro e Celso di Brescia, espressamente autorizzato dal cardinal Morosini (trattenuto al curiale scranno da affari ben più pressanti), si recò di persona sul monte. Qui, alla presenza devota di schiere di fedeli scossi da un pianto liberatorio in un clima di vivida partecipapzione, incaricò il diligente notaio Simone Gerolamo Beccagutti di Esine di leggere -e tradurre dal burocratico latino in comprensibile volgarela delega rilasciata dall'autorità vescovile. Accompagnato dall'attivo canonico di Cividate, il biennese don Donato Mazzoli, diresse poi una compunta e solenne processione animata da cantici, salmi e rogazioni; giunto all'altare, restituì alla chiesa ed alla grazia di Dio quel luogo troppo a lungo profanato. Nel corso della visita in data 22 ottobre 1602 monsignor Marino Zorzi decretava fosse accomodata la predella dell'altare entro due mesi e venisse chiusa la "capella" almeno con un cancello ligneo nel giro di sei mesi, pena la reiterata interruzione delle celebrazioni e la sospensione a divinis di ciascun sacerdote che le avesse presiedute vigente l'inosservanza alle suddette prescrizioni.[…] "nella sommità d'alto monte, dove riferiscono gl'historici, che il Santo, dopo d'aver militato sotto Carlo Magno Imperatore per tutta la Valle Camonica contro li pagani, quali tutti furono estirpati, fece ivi un santo ritiramento in una grotta buona parte scavata dal medesimo, e si canta la messa il giorno di Sant'Anna summo mane ogn'anno nell'oratorio fabricato dalla Comunità di Berzo sopra detta grotta con molto concorso di gente, cioè d'huomini che habusano di star la notte nell'oratorio e donne rinserrate e custodite da gente armata nella grotta", come riferiva il rettore don Antonio Maria Rizzini.[…] Mentre si sa che nel 1754 la locale vicinia si impegnava a finanziare la ristrutturazione dell'altare di San Glisente quando "si farà la fabbrica", nessuna informazione aggiungono invece i soggiorni pastorali effettuati nell'Ottocento dai vescovi Carlo Domenico Ferrari (24 giugno 1837), Girolamo Verzeri (3 ottobre 1861) e Giacomo Maria Corna Pellegrini, quest'ultimo giunto il 29 settembre 1891 in compagnia del canonico Nicola Ercoli ("ogni anno si fanno le funzioni parrocchiali il giorno 26 luglio per cOmodo dei mandriani"). Per quanto riguarda la vita del Santo le numerose dicerie radunate con pertinacia nel Seicento grazie alle fatiche di innumerevoli agiografi contribuirono a rendere confuso il già problematico quadro, complicato da tutti quei pedanti cronisti che avevano studiato -con varia perizia- il supposto passaggio di Carlo Magno in Valle Camonica, tra i quali vanno annoverati il medico scalvino Gregorio Morelli, il notaio Gerolamo Valentini (Bienno 1603 c. - 1677), il rettore di Qualino don Giuseppe Guaragnoni, pure biennese (+ 1622), il collega parroco di Capo di Ponte don Enrico Lascioli (Capo di Ponte 1553 c. 1623), svaporati consumatori di grinzose ed impolverate cartapecore. Se nei loro scritti manca quasi completamente l'indagine critica e la sterile accettazione di fonti non controllate provoca una sovrapposizione in gomitolo arruffato tra debole realtà storica e marchiane incrostazioni leggendarie, non migliore è la riuscita di una stucchevole ricerca specifica su San Glisente dovuta (verso il 1662) al laborioso calamo del lettore Benianúno Zacchi di Pontevico, priore del convento agostiniano di Santa Maria della Neve di Pisogne, coadiuvato dal crivello a maglia larga dell'ineffabile don Bernardino Faino. Lo Zacchi attinse essenzialmente a tre fonti: certe non meglio identificate ed oggi irreperibili "scritture autentiche" copiate nel 1512 a cura del notaio loverese Francesco Celeri da un "antichissimo manoscritto in pergamena"; una brevissima biografia del Santo riportata nella seconda parte dell'operetta Nobiltà di Brescia intitolata Santuario della città di Brescia composto dal minimo servo di Iesu Christo Frate Obicio Griotensio da Bressa (+ 1599) dell'ordine defrati capucini del serafico Padre San Francesco; un'articolata iscrizione ovvero un "antico monumento posto in un quadro antico amovibile (dove) sta dipinta l'immagine del beato Glisente heremita" presso la parrocchiale di Santa Maria di Berzo.Negli stessi anni e col medesimo taglio il predicatore dell'ordine dei cappuccini Padre Eleuterio Cavalieri da Palazzolo (+ 1709) redasse anche lui una Vita di San Glisente francese confessore. Si accodava l'erudito rettore di Astrio Valentino Antonelli che negli Annali antichi di Valcamonica , allestiti nel 1697, lo ricorda "francese, strenuo e valoroso guerriero del Re Carlo Magno, che dopo l'acquisto fatto da Carlo della nostra patria, tocco da desiderio di penitenza, abbandonò il servizio del suo signore per servire a quello del cielo sopra un monte di Berzo". Al solito ne ingigantiva la ridondanza il vellutato francescano Padre Gregorio Brunelli da Canè nel suo fantasmagorico mosaico, tutto sanguigne suggestioni e calde invenzioni, dei Curiosi trattenimenti continenti raguagli sacri e profani de'popoli camuni. Nella vivace tradizione orale, fresca creatrice di odelli di santità, la figura cavalleresca di Glisente -che abbandona come fulminato le armi per dedicarsi alla solinga contemplazione di Dio è associata, con vincoli di fratellanza, ai Santi Fermo (molto conosciuto nei luoghi della terraferma veneta, insieme a San Rustico, entrambi "magnanimi campioni della milizia cristiana") e Cristina, vissuti rispettivamente sui monti di Borno e di Lozio e mantenutisi in contatto con il loro consanguineo mediante l'accensione di fuochi di segnalazione, ancora oggi ripetuti in occasione delle sentite festività che li ricordano.

 
 
<< Indietro .... .... Continua >>
 
 

 

 
WebMaster Mail       Cronologia: << Home << Il Paese << Patrimonio