4. Ottavia Negri Velo (1764-1814)  

ed il suo  "Giornale" (1797-1814)

[Titolo originale: CRONACA VICENTINA]

Ricerca e trascrizione di Mirto SARDO

 

Girolamo Giuseppe Velo apparteneva ad una delle più antiche casate vicentine.  Documenti forensi ci attestano che la famiglia Velo aveva giurisdizione feudale e possedimenti e tenute pressoché in tutta la valle dell’Astico, nei Sette Comuni,  Piovene, Santorso, Schio, sino ai confini delle terre tirolesi, fin da prima del 1222. [BBV. Carte Velo 96-105].

 

Vicenza, Cimitero monumentale: Stemma dei Velo, particolare della tomba marmorea di famiglia.(F.d.A.)

 

Di Girolamo giovane sappiamo poco. È descritto di animo nobile e calmo di carattere. Ignoriamo completamente ciò che lo condusse al matrimonio con Ottavia. Probabilmente fu un accordo tra le famiglie, pienamente accettato - stavolta - dalla giovane. Tra lui e Ottavia sembra regnasse l’accordo migliore. Sappiamo che Girolamo espletava anche molte incombenze di pubblico interesse. Sappiamo che si recava a Venezia dove aveva affittato dei locali, che gli costavano 6 ducati al mese, - anche allora Venezia era cara - per seguire da vicino le cause di famiglia pendenti da tempo: ricorsi per controversie di confini, appelli per affittanze contestate, per uso di acque e molini, per contratti impugnati ecc.

A quell’epoca gli avvocati dovevano avere un lavoro immenso.

I nomi di Carlo Cordellina, Giovanni Scola, Bortolo Munari - per citarne soltanto alcuni degli ultimi - ricorrono varie volte nelle cause della famiglia Negri-Velo. 

Contestazioni di confini, deviazioni di acque, livelli non pagati etc. Ma soprattutto successioni complicatissime per le parentele tra le famiglie nobili, ed eredità giacenti. Cause che si trascinavano anche da 70-80 anni. Cause che riempivano pagine su pagine di volumi spesso a stampa. Trascrizioni in dettaglio - a grandi caratteri per comodità di lettura del tribunale giudicante - dei documenti originali risalenti fino alle epoche più antiche.

 

Comunque: le note di Girolamo Giuseppe che ci restano, per spese di gioco, per accessori d’abbigliamento ed altri piccoli indizi, fan pensare che pur con incombenze di natura legale,  non gli dispiacesse affatto recarsi a Venezia, accompagnato da Ottavia e non... e magari prolungarvi il soggiorno…

 

 

 

  Dame e cavalieri  della vita veneziana

 

 

Recentissimamente (Febbraio 2004) da un testo dell'Abate Francesco Berlendis [POESIE - Vicenza MCCCLXXXIX -  (è la data di pubblicazione del libro)] troviamo (pp. 169-184) un'ode composta per le nozze di Ottavia e Girolamo. Da essa sappiamo che Ottavia ebbe  un brutto incidente col fuoco , prima del matrimonio,  forse causa di una "...gravosissima malattia... con pericolo della vita..." ed inoltre  sappiamo di una caduta di  "..nel Tribolo picciolo fiume, che irriga le sue Campagne alla Casalatina..."

 

Nel 1796, quando comincia a prendere appunti per la sua cronaca, Ottavia Negri di Velo aveva 32 anni, e due figli: Isabella, chiamata familiarmente Bellina e Girolamo Egidio, Momoletto, nato nel 1792. Non possiamo diffusamente parlare di essi, poiché; ciò non rientra nel nostro scopo.

Li congederemo ricordando l'essenziale. Isabella (Bellina) fu educata alle Orsoline di Parma. La nota informativa per il Collegio [BBV cte Velo 3371] richiedeva "…203 franchi alla Priora, 405 per semestre anticipato, 125 alla suora che s’occupa di lei, oltre a: lavatura, stiratura, sarta, colazione, merenda, libri, lavori, disegno, regalo alla maestra, e 90 franchi al maestro esterno di francese…".

Bellina sposerà poi uno Scroffa, che a detta dei contemporanei fu uomo fatuo e di abitudini dispendiose tanto che causò un crollo economico da cui la sua famiglia non si risollevò più. Queste notizie sono tanto più attendibili se pensiamo che ci provengono specialmente da Giovanni da Schio che con Isabella mantenne una lunghissima, grandissima famigliarità.

Bellina morì il 31 luglio 1831, e fu tumulata nella bella tomba neoclassica degli Scroffa nel Cimitero monumentale di Vicenza.

 

Momoletto fu quel Girolamo Egidio a cui Vicenza dedicherà poi una via. Fu educato anche lui a Parma nel celebre Collegio dei Nobili. Nella sua adolescenza non era certamente un ragazzo esemplare.

Il Da Schio dice di lui che fu caparbio ed ostinato fin da fanciullo, che "tiranneggiava  gli animali..." e "...gli spelava vivi".

Dal collegio di Parma condusse a Vicenza per le vacanze un certo Abate Fazio, greco di nascita. [ ??] Non volle più saperne di Parma e di collegio, ma il padre per completare la sua educazione lo costrinse egualmente a Venezia in S. Caterina, altra istituzione educativa. Sembra che all’ingresso gli abbia fatto trovare i gendarmi per il  timore che fuggisse.

Tracce del rapporto teso di Girolamo Egidio col padre si trovano anche vari anni dopo nelle lettere di Ottavia, che cerca di mediare tra i due.

Più maturo, Girolamo Egidio, divenne amante delle lettere ed arti, curioso del sapere, ebbe vaste relazioni in Italia e all’estero. Si interessava di archeologia, ed a Roma, alle Terme di Diocleziano [altri dicono di Caracalla], ove intraprese degli scavi, rimise in luce vestigia romane, e ne portò in Vicenza.

Ebbe frequentazioni e corrispondenza -  tra gli altri - con Ugo Foscolo e Gino Capponi. Il Foscolo lo chiamava nelle sue lettere ".. Sette Comuni..."  

Amico di Federico Confalonieri, fu creduto dagli austriaci coinvolto almeno ideologicamente nei moti del 1821 e gli fu consentito - infine - di restare nel vicentino, sorvegliato, quasi esiliato nella sua villa di Velo, che provvide a restaurare.


 Velo d'Astico (VI): La  villa Velo com'è ai nostri giorni.

La Provincia vorrebbe acquistarla per scopi istituzionali, ma a tutt'oggi (2007) esiste un contenzioso.

  

Girolamo Egidio promosse a Vicenza la creazione della Cappella dei vicentini benemeriti nel nuovo Cimitero monumentale e vi fece traslare i resti di Andrea Palladio. Egli aveva ereditato il palazzo Leoni-Montanari alla morte della nonna Laura (1.5.1810). Ne rifece in seguito il salone centrale con decorazioni neoclassiche allora in voga, cosicché molti degli affreschi preesistenti dell’Alberti andarono inevitabilmente perduti. Provvide al monumento funebre di famiglia per il padre Girolamo Giuseppe, morto nel 1824.

Nella seconda cappella di sinistra della chiesa di S. Stefano, che sorge proprio di fronte al palazzo Negri, G. Egidio pose la lapide commemorativa della madre, probabilmente per ricordarla almeno con una epigrafe.

Sappiamo che G. Egidio rimase assente da Vicenza per anni, per completare la sua educazione coll’esperienza, ma  anche per evitare l’arruolamento. [BBV TS 221]. Infatti nel 1812, Girolamo Egidio a vent’anni - come nobile - avrebbe dovuto arruolarsi nella Guardia Imperiale, ma riuscì a farsi sostituire. È da notare che le nuove leggi napoleoniche avevano abolito la possibilità di farsi sostituire da terzi, in vigore sotto la Repubblica veneta. Ma lui ci riuscì. Evidentemente anche allora, con le conoscenze di persone altolocate, ed i soldi da versare (al sostituto) si potevano scavalcare le norme ufficiali.

Si conosce anche la cifra versata al sostituto ed il nome di questo. [Notizie reperite in BBV - Miscellanea Carte Velo, di cui abbiamo l’appunto bibliografico, ma non sottomano, per cui non possiamo dettagliare].

G. Egidio evitò così la campagna di Russia.

Abbiamo inoltre sue lettere da Milano, da Roma, dalla Germania, da Parigi.

Una lettera della sorella Isabella tenta di dissuaderlo dal pensare ad una "signorina" - non si citavano i nomi nelle lettere delicate – "...che non fa per lui" e "che non è di buona famiglia..." eccetera, eccetera. Morì celibe (c'è qualche relazione con la lettera di cui diciamo subito?), a 38 anni, nel febbraio sempre del 1831, di migliare: una complicazione di varie malattie (tubercolosi?) rapidamente fatale.

Una lettera [BBV. 3371. Misc. c. Velo] non indirizzata, non firmata, né datata - certamente di quell’epoca, certamente scritta da un medico in modo impersonale, riguardante prescrizioni terapeutiche per impotenza patologica - da che causa? - potrebbe far pensare che il nostro potesse soffrire anche per qualcosa di diverso dalla tubercolosi. Altrimenti, perché conservare tale lettera se non fosse stato utile averla sotto mano in ogni evenienza, magari lontano da casa, magari senza medico di fiducia?!

[Non ci sentiamo per il momento di affermare nulla, ma nemmeno di escludere nulla. Comunque, per scrupolo di precisione chiariamo che, contenendo il dossier anche carte degli Scroffa, la lettera incriminata di cui sopra, potrebbe forse anche riguardare lo Scroffa, marito di Isabella, o il Cavalier servente della stessa (Un Conti ?)].

Con la morte di Girolamo Egidio la linea diretta dei Negri e dei Velo venne ad estinguersi e ciò che restava dei tre patrimoni  Velo,  Negri,  Leoni-Montanari   - e non era davvero piccola cosa -  venne frazionato, grazie al "testamento bizzarro" di G. Egidio. Infatti egli veniva a legare moltissimo delle sue sostanze

 "...ai quattro più giovani Veli del ramo dei contadini... che dovranno essere educati in collegi militari, o di marina, e servire nell'una e nell'altra arma... 

Stupisce invece l’assoluta assenza dalle tombe di famiglia Negri e Velo di ogni traccia di Ottavia.  

Sappiamo che alla sua morte fu deposta nel cimitero di S. Felice (Il cimitero monumentale  attuale fu progettato solo in quegli anni, ma divenne operativo ben più di 10 anni dopo). S. Felice fu soppresso e  in quell'occasione – pensiamo - la tomba fu dispersa.

 

Unico, malinconico, inadeguato,  ricordo di lei 

resta la lapide in S. Stefano.

 

Ci consola invece - ovviamente - l'importante  lavoro cronachistico che la impegnò per 17 anni e che noi - ora  - grazie alla sua costanza possiamo leggere.

 

 

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