segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

 

 

1812

 

1 [gennaio 1812]

Passaggio di 20 mille uomini per Palma discorsi di guerra e i pontoni solito affare di mal augurio trascorre le nostre strade.

 

16 [gennaio 1812]

Gran discorsi di guerra, la truppa nostra di Fantaria ha avuto l’ordine di star in pronto. Da Milano le guardie e i veliti parimenti. Chi dice unione di principi come a Erfurt chi alleanze contro la Russia chi contro la Turchia. I giornali tacciono, le lettere straniere si aprono, nulla si sa, ma il movimento è certo. Non si sa figurarsi guerra senza racapriccio. Tutto è lontano, ma tutto si avvicina sempre ai nostri danni.

Si è levato il presidente Scola e subentra uno di Padova così altro giudice mantovano in luogo di Bembo. I forestieri girano e vivono a spalle nostre. Per i 20 si saprà dopo la revûe a Milano qualche cosa della direzione delle truppe, e se il vice re va alla testa di esse v’è chi crede la venuta dell’imperatore.

 

19 [gennaio 1812]

Tutti i discorsi sono di guerra, ma non si sa con chi. La coscrizione è aumentata. Sembra determinato 12 mille uomini nel nostro territorio. A Verona il Quartier generale. Più non si parla del fu concilio o raunanza né di vescovi, e tutto è sul primo piede. Da Spagna son giunti a Parigi Oudinot Bessieres persone che dinotano essere necessarie a una nuova guerra.

Si son riaperti i Filippini per chiesa sussidiaria.

Si vuole un luogo per educazione di figlie è giunta una francese a tal oggetto, la vendita miserabile, e la disperazione dei conventi riesce decidente.

 

21 [gennaio 1812]

Nel deciso movimento di truppe si sente che questa mattina alle ore 9 passa rapidamente di qui il vice re con 3 carrozze di seguito e va a Venezia. Questa sorpresa senz’avviso alle porte fece fare dei lunari. Si dice la flotta anglo-russo-turca a invader Venezia, ritiro di tutti i legni veneti a Lido e alla Giudecca. Qui giungono soldati di cavalleria ma pochi fecero però un tumulto sulla sera alla guardia di piazza Prini ferindolo leggermente a un dito, ciò fece temere una notte burrascosa, che non fu. Qui si vuole fermento in Dalmazia, venuta di Russi e di Ungari e persino di Turchi, altri sostengono per notizia telegrafica la sospensione del movimento delle truppe. Questo imbroglio, l’aria di mistero, l’assoluto silenzio, fanno titubare, e tremare. Ma se si verificasse una guerra oh Providenza cosa sarebbe di noi? Se la vittoria mandasse alle Indie Napoleone il rimaner soli fa tremare se le vicende della guerra portasse non sconfitte, ma incidenze poveri noi. Infine son 16 anni che tutto è terminato, e che tutto può incominciare. Il veder nero non è irragionevole.

 

26 [gennaio 1812]

Si dice ier l’altro alla mezzanotte passato il vice re, ma questa sollecitudine, questo silenzio, questa rapidità fanno spezie. Si sente per ora il cambiamento di marcia per la truppa riguardo nostro, cioè che s’incamini per il Tirolo. Chi crede guerra russa-turca, chi un movimento più politico che militare. Ai 28 vi è convocazione straordinaria al senato di Milano. Si sta sospesi paurosi inquieti tutto può decider per noi. I fogli non parlano di guerra solo accennano il comercio dei Russi cogli Inglesi, cosa contraria alle mire di Napoleone.

 

28 [gennaio 1812]

Il nostro eccellente commissario Mantovani ha avuto ordine di partir sul momento per Premolano per approvvigionare per 50 mille uomini; ciò denota guerra decisa. Ai 2 la nostra cavalleria parte per Levico. Si sentirà il risultato forse della convocazione straordinaria del senato.

Qui fa un gran timore le malattie delle prigioni, al lazzaretto gran miserie, e il male continua. Son bollate le prigioni dei Rifformati e di San Biaggio, e gran malati che si conduce al Lazzaretto. Si dice poca diligenza. Dio provvedi!

 

 

 

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4 [febbraio 1812]

Passaggi continui di regimenti che baruffano fra Italiani e Francesi, e che si portano dalle delizie di Capua alle montagne. Tutti dicono di andar in Polonia, ma qui non si capisce nulla e le gazzette non fan parola.

Il tifo, male delle nostre prigioni c’intimorisce giornalmente, tantoppiù che si teme di negligenza, e poca cautela, e si sente sovente che i malati al lazzaretto mancano di tutto, se ciò fosse vero non mancherebbero i cittadini di tassarsi, ma non si fa parola nemmen di questo. Sicché guerra e peste sono in man della Providenza con quel che segue.

Ai 3 si seppe il ciambellanato onorario di Carcano Lodovico.

Il carnovale è gelido il sole è superbo.

 

13 [febbraio 1812]

Il vice re ha mandato il Medico Rasori per il tifo delle carceri.

Quando si sperava colla sospensione delle marcie la pace; ora si ode un nuovo impulso e qui i regimenti di Padova e la divison Pino formicola grandemente a Vicenza. Sembra un affar misterioso questi movimenti, e somigliano ad una guerra impensata. Gran demoniezzo di gente che va e viene sulle pubbliche vie cosa mai sarà? Nissun parla, le gazzette son mutole, gli animi intimoriti. I più dicono che tutte queste truppe devono recarsi prontamente a Dresda, che la Prussia si abbandona in man della Russia. Pare che coi Turchi non vi sia nulla certo, la strada di Dalmazia sembra abbandonata. Chi dice della Svizzera, chi vuol l’Austria neutrale. Certo è che esausti di tutto noi tremiamo di tutto.

La truppa Italiana è superba. Quando vi son Francesi vi son sempre incagli, ma l’Italiano ha sovra di essi l’ascendente antico da valore a valore. Comisero degli eccessi in una casa alle Barche in cui nacque tre omicidi, chi tiene che le guardie oltrepassò i suoi poteri nell’assalto.

 

15 [febbraio 1812]

Il generale Pino assai magnifico è alloggiato al Casin del Scudo. Oggi i soldati son posti alla paga di guerra, si dà le fiscette e si dice che l’inimico è vicino, chi vuol guerra colla Confederazione renana subornata dalla Russia. Noi vediamo lo Stato Veneto rippieno di truppe nissun parla nissun legge nissun sa cosa si prepari, certo è che il danno nostro è scritto in tutti i modi. Aggressori sulla strada di Verona e assalti. Si trema e non si comprende nulla. Le provvisioni comisseriali di fieno e biada denotano solamente dei passaggi.

 

22 [febbraio 1812]

Si vuol bovi e carrete e i comuni e più i privati sono imbarazzati. 17 mille lire son destinate a supplire per 60 buoi e 30 carri.

La truppa d’infanteria parte domani e la cavalleria ai 24. Il silenzio regna. Si dice vice re Saint Cyr e duca d’Abrantes all’armata d’osservazione d’Italia. Sua Maestà e Ney dall’altra parte. Chi vuol guerra coi Russi, chi colla Confederazione Svizzera. Si sostiene la pace coi Russi, e Turchi. Si vuol l’Austria alleata; infine si fa cento lunari e Dio sa come và la bisogna. Si trema di restar soli, non si comprende tanto mistero.

La truppa italiana è superba se fosse più mite gli abitanti sarebbero più contenti.

Vi son degli assalti fuori delle porte, e dei ladri in città.

Le lunghe guerre, e i mali che le accompagnano ne sono la causa.

Poveri noi, se il Cielo non si assiste.

Si dice che i depositi ci guarderanno.

 

26 [febbraio 1812]

La nostra posizione è singolare, e da 16 anni a questa parte tutti i timori i presentimenti e tutti gli affanni si fanno gioco di noi, e pare ad ogni evento che le istesse lusinghe e speranze che con ragione e anche contro ragione ci formiamo sarebbero forsi più formidabili per noi nella loro esecuzione dei mali stessi a cui andiamo soggetti, e corriamo continuamente incontro. Erevamo in quest’anno fra i nostri continui imbarazzi di pagamenti, e schiavitù d’ogni specie, godendo l’unica calma dell’esistenza quando si sente un movimento si può dire istantaneo di truppe, era imprudente dirlo una guerra, ma in pochi giorni tutto si allestisce, tutto è all’ordine di partire. Partono le truppe, e tutte le vie dei monti portano l’armata a Ratisbona, si continua la spedizione e ancora non si sa se sia guerra, e qual inimico si va a combattere. Discorsi, gazzette tutto tace. La data di Parigi parla di barbabietole, quella di Milano di promozioni civili, ma la guardia parte, e il vice re a momenti. Si dice 400 mille uomini comandati ogni cento dal vice re, Oudinot, Davoust, e l’imperatore in capite. i più si vuol la guerra coi Russi, l’invasione della Prussia, il ripristinamento della Polonia. Si Iuol Svezia, Prussia, Confederazione del Reno sedotti dalla Russia, altri coll’Austria aleanza amichevole colla Francia. Altri vogliono mediazione armata della Francia per formar la pace della Turchia colla Russia. Gran imbroglio quello della guerra della porta colla Russia son due anni che si fa gioco ad ogni gazzetta di renderla ognuna vincitrice. Ora sembra che la Russia lo sia, e tratti al pace volendo la Moldavia e la Valacchia, ma il Turco arma tutta la nazione molti vogliono che la pace sia fatta e che diriggano tutto contro la Francia: quasti formidabili enigmi si capiranno fra poco, la providenza ci assisti in ogni evento.

 

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30 [aprile 1812]

Ritornata ai 21 da Venezia dove non rimarcai che la novità di non veder più mendici per le strade per il stabilimento di lavoro, il timor è sommo che in breve manchi il fondo necessario. L’interminabile poi palazzo reale presenta la sontuosità della piazza di San Marco di già deturpata;la Regia Scala, ben diversa dalla Scala dei Giganti, e l’interno addobo sempre cangiante e mai regio.

I giardini sforzati ma goduti. Vi son dei Greci e dei Forensi delle donne pubbliche e dei falliti, il resto si vede alla sfuggita e di aspetto pensante.

Di guerra non si sa nulla si suppone svelato l’affare della presente campagna da un russo che intrigava da 8 anni nella capitale dell’impero francese. Si vuole dalla Francia guerniti i porti di Russia, di Svezia, di Danimarca a segno di cautelarsi onde formar quietamente una marina per invader l’Inghilterra e che ciò sia il movimento attuale dell’armata.

A Venezia si vede il rigeneratore e il San Bernardo superbi vascelli titubanti del destino del Rivoli.

 

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8 [maggio 1812]

Morì il Trento il più ricco privato di Vicenza.

 

17 [maggio 1812]

Vinse con un pro nunc a Verona la celebre Argenti, il di cui processo e causa trattenero vergognosamente il pubblico per due anni.

 

18 [maggio 1812]

Le cose del mondo pajono incaminate alla guerra. L’imperatore è partito ai 9 da Parigi per portarsi al suo esercito unito alla Vistola fin da tre mesi. Par sicura la rottura della Russia. Ma l’imbroglio è sommo, e le notizie scarse. Qui si vive appena e si paga prodigiosamente. Coscrizioni perpetue. Stagioni alterate. Vita che non è vita, maschere senza fine. Operazioni soprafine per invader l’altrui con approvazione universale. Infine giorno per giorno nuove scene, nuove idee, nuova morale, colla sola vernice del bene, e collo sbalordimento dei buoni.

 

 

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10 [giugno 1812]

Tutto va alla Vistola. Si calcola quasi un millione di militari e 500 milla contro la Russia. Gl’imperiali sposi Francia-Austria pranzano insieme a Dresda col corredo d’infiniti principi e principini. Qui si vide un proclama manoscritto che diceva. Napoleone in luglio a Pietroburgo, e il duca di Wirzbourg re di Polonia. Ma ciò venne formalmente smentito a voce. La lontananza fa fare cento discorsi, finora gli avvenimenti guerrieri mi pajono i canti dell’Ariosto il primo flebile il secondo portentoso. L’armata francese è immensa l’Austria è alleata, la Prussia e la Polonia vanno di mano in mano aumentando l’affare. Ciò è quanto si vede. In fondo non si ha mai annunziato formalmente che vi sia guerra contro la Russia. La campagna è florida basta che la stagione la secondi; il nostro paese va sempre più perdendo di brio. Padova per la ragione dei contrari lo sviluppa in questi tempi; si dice molte famiglie venete che andranno a stabilirsi colà. L’antica parsimonia padovana li mette al caso di passarsela attualmente.

 

 

 

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21 [agosto 1812]

La gran armata comandata da Napoleone di 500 mille uomini e dei più esperti generali camina rapidamente; passa per la Prussia e la organizza militarmente, va in Polonia e la Polonia si erge nazionalmente in regno, dettrata la porzione austriaca. Intanto lproscegue e non si conosce inimico perché tutto fugge a precipizio. Di già tutta la Polonia è invasa, e Riga e Revel si guarda per vicino trattato d’armistizio. L’Europa attonita vede a sfumar l’unica resistenza continentale e di già forma navi e marinari per soggiogar la potenza maritima che sola osa di resistere alla fortuna e al genio di Napoleone. La lontananza, o delle misure per che ci levino la posta militare, certo è che le lettere private, son datate le più recenti dei 20 giugno p.o. I bollettini della grande armata sono finora del detto 9.

Qui da noi senza soldati, senza caldo e molte pioggie abbiamo sofferte delle tempeste che oppressero la floridezza delle nostre campagne, e solo verso i monti furono desolatorie.

Fino dai 10 andò in scena la brava, la invidiata, e la costosa Gafforini col bel pas de deux de Titus e la quattrini ciò elettrizzò il paese, e Pigozzo dipinto di nuovo offre al teatro galanti e forestieri.

 

 

 

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6 [settembre 1812]

Gran silenzio gran lontananze. I bollettini dell’armata sono giunti al numero 12 7 agosto da Vitesch. Non v’è lettere, e si comprende la poca salute, e ritorno dall’armata del re di Westfalia e sembra, l’ala destra che non abbia potuto impedire la riunione di Bamgration al suo esercito. La pioggia di 36 ore è stata una pioggia d’oro per i Russi, e a cagionato ritardi al grand esercito, e soggiorno in Wilna per 18 giorni. Ora Riga è investita e pare che si senti una gran battaglia sulla strada che conduce a Mosca. I Sassoni han molto sofferto. V’è un generale d’alto rango austriaco nelle prigioni di stato a Vienna. Si vuol truppe prussiane, e il re andato ai bagni di Tolpiniz. Si richiama truppe e generali dalla Francia anche i meno rinomati. Pare che si tenti un gran colpo da sbalordire e conquidere.Gli affari guerrieri fra i Russi e i Turchi diviene un argomento d’interminabili congetture. Si vuol per certo la guerra, e si vuol per certo la pace fra di loro. I Serviani pajono in movimento, e si vuol dei torbidi nei Montenegrini. Infine l’affare è serio per la lunghezza e per l’umanità. V’è chi dice: Napoleone conquista la Russia va in Turchia e divien padrone del mondo, il suo esercito, le truppe italiane, bavare, austriache, prussiane, sassoni, polacche, coll’appello a tutto l’impero, mostrano il più immenso progetto. Altri dicono il progetto sarà tale, ma l’affare del colonello russo a Parigi, la scoperta del piano francese, il nuovo piano reso necessario ha ritardato l’andata, la pioggia di 36 ore è stata dannosa. L’energia e la confusione fanno agir i Russi, e non si sa bene quali risultati può nascere da piani presi in tal guisa. La stagione è sfavorevole ai popoli del mezzodì. Certo è che l’abbandono di tante belle provincie, il concentramento deciso allde’ propri stati denota o un piano insensato o disperato nei Russi per cui non è dato a noi, senza una cognizione esatta delle cose di poter formar un ragionamento. Dio somministri un termine a tante sciagure.

In Spagna vi è stato un fatto sfavorevole al duca di Ragusi Marmont, che ha avuto un braccio ferito da una palla bugia di cannone.

Qui abbiam veduti dei uffiziali di considerazione che passarono in Dalmazia.

Si vive ansiosi e non si vede mai lettere dal grand’esercito. Se ne dice dei 3 agosto, ma d’una riga sola.

L’imperatrice Giuseppina sarà partita ai 4 da Milano per la Svizzera.

La principessa russa madame Bruce, va a dimorar l’inverno in Svizzera per i suoi pagamenti.

 

 

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1 [ottobre 1812]

Ieri si seppe che 100 tiri di cannone annunciarono per telegrafo a Milano l’ingresso in Mosca dei Francesi ai 12 del decorso. Chi vuol ivi armistizio e pace colla cessione della Polonia, Riga, e Revel, altri che il sistema russo di ritirata voglia tener i Francesi colà nell’inverno per tentar la loro sorte, oppure che gl’Inglesi formino della Russia il tragico pendent della Spagna. Altri vogliono che i Francesi uniti ai Russi vadino a conquistar la Turchia.

In Spagna son succeduti dei gran rovesci in luglio e gl’Inglesi sono a Toledo.

Queste le tante tante ripettute eroiche guerre e paci non formano che l’unica sensazione del nostro maggiormente crescente esurimento. Niuna speranza di pace generale, per conseguenza niuna lusinga di rissorsa di pelle e denari e angustie.

 

 

 

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10 [novembre 1812]

I Francesi sono entrati in Mosca ai 14 settembre. Ma il più orrido incendio distrusse quella città e non ne rimase che una decima parte. Un oceano di fuoco dice il giornale, che non si poté sopire che solamente nella giornata dei 20. Questo incendio commosse tutta l’Europa. A chi esso parve un eccesso di barbarie, a chi un sentimento patriotico vedendosi vinti, chi un qualche tumulto d’ingresso. L’imperator Napoleone abitò la gran fortezza del Kremelin, e il giornale disse fuggato l’esercito russo. Tutti i giorni scoperte di viveri di pelli e di ogni allestimento. Si ordinò una compagnia di teatro diretta da Ronconi per l’opera di Mosca. Parve che i Russi fossero scoraggiti, e dispersi. Sembrava l’idea di andare a Peterbourg. Per la stagione mille rissorse, dei viveri in abbondanza, il clima meglio della Francia. Quando ai 16 del corrente si legge nel giornale il bolettino ufficiale della ritirata di 200 leghe e fortificato e armato il Kremelin, e preparata una mina per farlo saltar in aria al caso. Si rimane sorpresi e non si comprende nulla.

A Parigi li 23 ottobre tre generali con 11 complici han turbato per un istante la tranquillità publica e vennero giustiziati.

In Ispagna dopo dei gran rovesci, i Francesi prendono Burgos, e minacciano Madrid.

Noi siamo estatici di veder il grand’esercito di 500 mille uomini in un clima tanto opposto al mezzogiorno. Il veder oltre le fatiche militari un soggiorno d’inverno colà. L’idea confusa del valor francese con una nazione barbara. Tutto il Nord e l’Europa a concorrere a questa spedizione. Le poche lusinghe di pace. La primavera che si aprirà in un modo formidabile. Tutto unito alla nostra situazione fa implorar la Providenza sopra la misera umanità.

 

 

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8 [dicembre 1812]

Gran voci di una ritirata dei Francesi da Mosca piena d’incendi e di stragi. Il bollettino uffiziale degli 11 novembre dice tre mille cavalli morti da fatiche e da freddo, 100 cassoni andati per mancanza di cavalli. Una caterva di cosacchi tribola la ritirata. Infine l’umanità e un certo indeffinibile sentimento ci conturba e ci fa stare angosciosi di gazzette e di nuove. V’è chi dice battaglie decisive ritirata in Prussia, movimenti ossia cangiamenti nei Tedeschi. Altri che la ritirata va in ordine. I soli cosacchi incomodi e il Quartier generale a Wilma. Si dice morto il colonello Ledar, Stampa, Soncini e infiniti altri ma mai e poi mai si riceve nuove dei nostri all’armata. Si dice che Alessandro abbia risposto alle parole di pace o Napoleone la farà in Siberia o io al reno. Gl’Inglesi e la nazione fanno temere. Per altro quando imagino questi due colossi non so comprender come l’uno possa soggiogar l’altro, vedo bene che i popoli soffriranno da tali urti e rovine. La Provvidenza assista a far nascer da tanti mali una pace solida e durevole, e faccia vedere al mondo che Dio è grande e che tutto il resto è limitato e meschino.

 

28 [dicembre 1812]

Dopo la privazione di nuove dai 16 novembre, giunge il giorno di Natale il bollettino 29 del primo decembre. Esso esprime un precipizio indicibile del grand’esercito. Senza cavalli, col freddo al diciottesimo grado, col squadrone sacro di 600 soli cavalli potuti togliere a chi ne conservava uno, composto dell’alta uffizialità a presidio dell’imperatore. Si rimarca la mancanza di disciplina, alto bisogno di riposo, e l’armata a Varsavia. Sbalorditi tutti da tanto eccidio non si sapeva cosa credere di tanta rovina e sincerità. Ora si sente che ai 14 Napoleone era in Sassonia viaggiando col titolo di duca di Vicenza, e giunto a Parigi i 19. Non si sa cosa credere. Si dice tutto, e per lo meno si spera la pace generale, che Dio solo che può darla doni all’umanità.


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