Trascrizione di Mirto Sardo
1811
[gennaio
1811]
L’anno
scorso l’abbiam passato in angustie per le conseguenze della guerra, e nella
primavera si è sentito lo straordinario e quasi non creduto matrimonio
dell’austriaca colla Francia. Tratto d’una politica la più sorprendente.
Poi fra cerimonie, nozze, e quasi immobilità di Napoleone si è udito il
decreto della sopressione di tutti gli ordini regolari sussistenti da tanti
secoli. La caduta del reame d’Olanda, la combattuta, e non mai soggiogata
Spagna; e l’incorporazione della Svizzera e delle città anseatiche al regno e
all’impero. Il primo dell’anno si tolse il pedaggio delle strade, non si sa
se per sbaglio, o per comutazioni. Qui siamo spettatori marmorei e non sappiamo
dove la Provvidenza voglia condurre la fabbrica di questa gran torre che supera
di molto quella di Babilonia. Faccia il Cielo che la malvagità e il gastigo
abbia un termine, e che la stanca umanità possa respirar un giorno aure di
probità, pace, e prosperità.
19
[gennaio 1811]
Non
ancora è giunto il gran scudiere Caprara apportator della notizia della nascita
del figlio del vice re a Parigi e in Navarra per Giuseppina. Sicché non si sa
il nome per anche del neonato, ne notizie a ciò riguardanti.
Le
nuove di Spagna sono oscure. Vi è delle ritirate, dei generali amalati, e
disgraziati. Le coscrizioni son rigorose, il timor dei Francesi comandati per la
Spagna è sommo.
Qui
il provino del censo fa gridar molti. Tutto è fatto in fretta, e alla moderna.
26
[gennaio 1811]
Gran
imbrogli per la guardiad’onore e ai 18 partiranno 4 poveri giovani, conti,
Zamboni, Fattori, e Schiavo con Pisani Santo Stefano guardia reale.
I
Filippini saran riaperti previa riattazione della chiesa.
Si
dice gran rinforzi in marcia per la Spagna. Mal umore in Milano, e non ancora
ritornato Caprara.
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14
[febbraio 1811]
Tutti
i vescovi e capitoli del regno sottoscrivono più o meno secondo il capitolo
metropolitano della chiesa gallicana.
Caprara
non è più ritornato a Milano.
Si
dice passaggi di truppe di vice re, di Campi a Osopo, di sbarchi, di guerre di
cessioni, di cambiamenti, di rinforzi in Spagna, infine di bullicame di cose
tutte aeree, e tutte possibili.
Anguissola
confermato podestà, e fatto baron del regno.
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8
[marzo 1811]
Andata
ai 15 e ritornata ai 8 da Venezia. Trovai in quelle magnifiche rovine il solo
vantaggio della buona stagione. I giardini formano un nuovo passeggio che fa
respirare quella squallida ma numerosa popolazione. Il palazzo reale presenta
una bella fuga di Camere, ma gli addobbi dimostrano la povertà, e leggerezza
moderna, non parlo del deturpamento della piazza; e del soffocamento del genio
di architettura, come del genio nazionale. Queste son cose di cui ne soffre la
sensibità ovunque si gira lo sguardo. Paese di comercio privo di comercio.
Paese di carattere, senza alcun carattere, grandioso e unico nel suo materiale e
località, ridotto cadente, e quasi stagnante. Sfido il genio della novità e
del miglioramento a inventar nemmeno una copia dei resti d’un paese grande
libero e generoso. I termini sono cangiati di tutte le nozioni morali, e
fisiche, ma son più cangiate le cose dei termini stessi, e l’umanità risente
del degeneramento d’ogni virtù, e prosperità pubblica e privata.
27
[marzo 1811]
Alla
mattina alle ore 1 si seppe col mezzo del telegrafo il parto di un maschio
dell’imperatrice seguito in ieri alle 9 a Parigi. Il prefetto disse veramente
questo signore comanda alla fortuna.
29
[marzo 1811]
Il
telegrafo ci fa sapere finora lo stato buono dell’imperatrice e del neonato.
Qui tedeum illuminazione, teatro gratis per ballo, e ai 31 festa del signor
prefetto. Si sente che ai 19 la flottiglia veneta fra Ancona e Lissa venne
distrutta dagli Inglesi. Gran imprudenza dell’ammiraglio in acque tanto
difficili e con nemici tanti superiori in forze ed arte. Sommo lutto in Venezia
per tanti rapporti d’Interessi, e affar nazionale.
Si
parla di Spagna sempre incertamente e quella sembra una voragine di uomini e di
denaro.
Gran
belle giornate e gran conforto col cielo.
Qui
si dice che certo Appiani gran pittor milanese abbia assicurato che sia
asportabile il gran pezzo della Cena di Paolo che abbiamo al Monte Berico.
Questo venne salvato da tante vicende, ora si teme di perderlo.
Il
prediale cala dieci lire per lira non si sa se per effetto del censo
provvisorio, o per accidente.
Si
vive al solito in una maniera convulsiva di circostanze, e di nuove. Il Cielo
provvedi.
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3
[aprile 1811]
Ai
31 superba festa del prefetto in sala Bernarda per il re di Roma. V’era il
rittrato di Napoleone coi versi che il nostro destino è fissato col nuovo nato.
V’erano più di 80 signore d’ogni ceto, ma civili, e varie nubili. I
rinfreschi trascendenti ed ha durato sino alle 9 della mattina, illuminati i due
palazzi di piazza.
26
[aprile 1811]
Si
apre un nuovo teatro di discorsi. La ritirata di Massena dal Portogallo di 200
miglia. Le perdite sotto Cadice. La distruzione della flottiglia
sull’Adriatico. Certi movimenti del Nord, e la guerra dei Russi coi Turchi.
L’ordine giunto che tutti i soldati stieno in pronto fanno supporre cento
cose. Milano poi è sbigottito per il suo senato; questo non ricevette mai
l’annunzio ne col paggio, ne senza paggio della nascita del re di Roma e non
venne invitato al tedeum. Del vice re non si parla ma va a caccia con Napoleone.
Il re di Napoli è volato a Parigi, e un congresso di cardinali al primo di
maggio. Cosa debba succedere il Cielo lo sa. Si vocifera anche dei preliminari
di pace coll’Inghilterra. Certo è che il mondo è sconvolto, inquieto, e
disperato. I re moderni sembrano più di carta che altro, le configurazioni dei
governi si cangiano come i fiori dei prati. I soldati vanno languidamente a una
guerra eterna. Gli uomini sembrano statue, o gemono. Non vi è avvenimento
teatrale che più solletichi, le parole non suonano più che quel che le
dimostrano i fatti, le speranze sono aeree e non più ammissibili. La miseria,
l’avvilimento concentra ognuno. Si guarda il cielo poiché la terra non può
più illudere nemmeno gl’insensati pensatori. Qualche sviluppo deve succedere
quale possa essere e di quale conseguenza quasi il pensiero ne rifugge.
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3
[maggio 1811]
I
soldati han avuto l’ordine si star pronti alla partenza. Tutte le guarnigioni
e la guardiad’onore. Cosa ciò significhi niuno lo sa. Il senato di Milano
tituba del suo destino perché precisamente negletto nella notizia della nascita
del re di Roma. Stabilito il battesimo di questo principe ai 2 di giugno con
gran feste.
Si
vuol guai in Spagna, guerra colla Russia, e altri trattati di una
riconciliazione generale. Dio provvedi!
10
[maggio 1811]
Gran
ciarle di truppe a Verona, di venuta per telegrafo del vice re pure a Verona,
ciarle di sollevazioni in Svizzera, di guerra colla Russia. Movimento però di
truppe, e pare che tutte quelle del Friul abbandonino quelle posizioni. Ieri son
qui giunti gli equipaggi del duca di Ragusi Marmont con bei cavalli, questo duca
è partito da Parigi per la Spagna, la sua divisone è composta di Spagnuoli
ch’erano col re d’Etruria, e oggi fin a domani abbiamo i Spagnuoli truppa
secca, e vivace. Cosa sia queste pacifiche nuove non si sa. Il battesimo del re
di Roma ai 2 di giugno fissano gli occhi in Parigi. I podestà delle sei buone
città del regno partono per corteggiare. Si dice anche tutti i vescovi, di cui
4 andranno prima a Savona dal Santo Padre. Della Spagna si tace dopo la eseguita
ritirata dei Francesi.
13
[maggio 1811]
Oggi
è giunto il generale Girard, la sospensione dei campi a formarsi, e delle
truppe all’ordine di partenza. Niuno comprende la ragione di tale nuova, e di
tal cambiamento.
Vi
è un infinità di assassini. Sui monti di Valdagno si calcolano più di 600, e
tutti armati. Manca alle liste dei coscritti 400 individui. Poi la fame, la
disperazione e la cattiveria ne aumenta il numero.
La
flotta inglese al Baltico, la voce di sbarchi, attrae l’attenzione a quella
parte.
La
Dalmazia è un’altra voce per Russi e Turchi.
La
Spagna è un quadro di permanente resistenza, e che assorbe uomini, e denaro, e
di cui non se ne conosce un certo termine.
Qui
si fa in censo stabile e formicolano i geometri.
17
[maggio 1811]
Sono
partiti tutti i vescovi, e i podestà delle sei buone città del regno, per il
battezzo ai 2 di giugno del re di Roma. Ora si difonde le trattative di pace
generale. Noi siamo in un sacco otturato. Si legge le pompose esageraz.ni, ma si
vede dei fatti innegabili. La ritirata del Portogallo tutta la nazion spagnuola
insorta. Il Nord convulso.
Tutta
l’Europa languente spolpata senza rissorse e vicina alla disperazione. Infine
il genio di Napoleone non deve lasciar sfuggire nel suo incantato ed estesissimo
dominio una pace che al primo momento può dare consolidamento, respiro ec. Io
vorrei crederla solo temo delle passioni che sembrarebbero romanzesche sennon
fossero reali. Vedremo se il Cielo vorrà terminare pietosamente una facenda
tanto strana e agli occhi nostri stessi tanto orribile, e per rapporto alla
religione, e per rapporto alla probità.
25
[maggio 1811]
Si
protrae per il vaccino ai 9 il battizo del re di Roma lettera rimarcabile ai
vescovi per un’unione di essi a Notre Dame di Parigi.
Gran
truppa Schiavona a Vicenza.
Millioni
per il censo provisorio, geometri per il censo stabile. Comprensori, gettiti a
capriccio per acque per ponti, per strade, immattimento perenne, distruzione
radicale e per decreti, e per esecuzioni. I gemiti per l’oppressione, in tutti
i generi si leggono sul volto di tutti i galantuomini.
31
[maggio 1811]
Il
re di Spagna è partito ai 17 d’aprile da Madrid ed è giunto a Rambouillet ai
16 del corrente, e la sera a Parigi. Esso vien a felicitare per il re di Roma.
Nuova strepitosa che avvalora la ritirata, e le sorde voci sugli affari di
Spagna.
Le
gazzette parlano di ritirata, di vittoriuccie, di sgombramenti, ma le gazzette
son ciarle studiate, la partenza del re è decisa. Si parla d’armistizi di
pace generale, e Dio voglia ciò concedere in una forma stabile. Napoleone è
andato sulle coste. Nel prossimo mese sentiremo qualche cosa. Gli affari son così
grandi che non si può deciderne il valore.
Qui
abbiamo i Schiavoni che disertano a 15 il giorno. Gli assassini che sono diffusi
per tutti i nostri monti, e che al tempo del tormentone, non si potrà quasi
uscire al passeggio senza venire assaltati.
Decreti
di dazi rinforzati sulla carta bollata, lettere ec. alcuni centesimi minorati al
testatico e al sale fanno svenire d’esultanza il senato di Milano.
I
Comprensori, i ponti, gli abbattimenti riducono al niente tutte le proprietà.
L’esecuzione poi senza legge, senza esame formano l’angustia universale.
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9
[giugno 1811]
Funzioni
in chiesa per il battizzo del re di Roma, dotazioni per i militari, pallio
scarso di gente, macchina tempio e gulia di architettura ed esito eguale cioè
pessimo, illuminaz.ne di tutta la città, e comedia illuminata.
Corpus
domini piovoso.
Gran
cresime fatte dal vescovo Mari e gran gente e creaturine.
11
[giugno 1811]
Passaggio
della vice regina ai bagni d’Abano.
Gran
voci di Spagna, e Portogallo. Il re è a Parigi, fin dai 16 di maggio, e Massena
viene rimpiazzato agli 11 parimenti di maggio da Marmont. Ciò indica la cosa.
Si
spera la pace. Vi è voce che si raddopi il predial assumendo quelli che non
pagano, speriamo che sia falso.
21
[giugno 1811]
Si
sparge che il governo proibisce di dir mal degli Inglesi, e che il giornalista
vicentino ne venne avvertito.
Magenta
a Novara con cambiali per acquisti.
A
Salerno in Spagna e a Salamanca si trovano i Quartieri generali francesi.
Gran
sospensione per il Concilio cominciato a Parigi ai 17 corrente.
Dio
illumini il mondo.
Pare
che dall’Illirico a qui sia spogliato tutto di uomini, di artiglieria etc., e
che ci sia o una pace, o tranquillità profondissime da nulla sospirare o che si
formi un nuovo regno, o che venghi ceduto.
A
Venezia si lavora giorno e notte e si ha apparecchiato magnificamente il Palazzo
Reale, e il potager.
Qui
circondari, pagamenti che nascono da sotterra, immattimenti di leggi, di leggi
occultate poi eseguite, d’interpretazioni alla mussulmana, di sovverchiarie,
di cabale, infine un impasto di bricconecci e di rovine che fanno languire i
veri galantuomini e per se stessi e per quel senso di onestà che credono ogni
giorno più a perdersene le traccie.
Si
riduce il corso e si vuol abbassare la Piazza delle biade. In questi tempi di
abbondanza si orna, si adorna, e si vuol la magnificenza degl’imperi antichi,
mentre si riduce gli uomini a divenir tanti selvaggi in ogni genere fisico e
morale.
26
[giugno 1811]
È
passato per qui il general Bertrand che và governator in Dalmazia.
Gran
silenzio dopo il battesimo. Non si parla ne di Spagna, ne del ritorno di quel re
ai suoi Stati, ne del vice re a Milano.
Si
balbetta la pace, ma senza lusinga.
Napoleone
ha fatto gran parlata al Corpo Legislativo. Dice di Papa e di Roma molte cose, e
del suo concilio. Si lusinga che la pace non verrà turbata sul Continente, vorrà
dire al nord. S’intrude l’arrivo del re di Spagna all’ultima solennità,
dice di aver fatto molto per lui, ma che gl’Inglesi conturbano quella
penisola. Esenta con ciò gli Spagnuoli da ogni colpa. Gode che gl’Inglesi
lascino il mare, e venghino ad essere esausti e conquisi sul continente, e
chiude che un colpo di tuono vendicherà l’Europa e il mondo dai Tiranni dei
mari.
Ora
si sparge che un furor di truppe vanno in Ispagna rapidamente e a marcie
sforzate. Esso ha atteso il raccolto, ma pare che l’apparenza superba delle
campagne abbia avuto il secco, e l’umido d’una vicenda fatale.
Le
iscrizioni al censo son tutte fallate. Tutto risente confusione, e rovina. Dio
ci ajuti con misericordia!
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5
[luglio 1811]
Mai
più tanto silenzio: la flotta inglese al Baltico gli affari di Spagna
tenebrosi. Tutti quei generali giungono a Parigi. Si vede un movimento
universale di truppe, e pare che colà si mandi un immensa forza onde decidere
la cosa; e dei nuovi generali, e dell’uffizialità nuova scielta quà e là
per formar una totalità imponente e non avvilita. Si stà attendendo con ansietà
le notizie. Il re di Spagna è partito ai 15 da Parigi per ritornare ai suoi
stati.
Il
gran concilio si fà a Parigi con formule e giuramento in regola, ma ancor di ciò
non si traspira nulla.
L’imperator
passa da Saint Cloud a Compiegne, con feste e concerti si dice di nuovo gravida
l’imperatrice.
La
guerra dei Russi coi Turchi sembra curiosa.
23
[luglio 1811]
La
presa di Tarragona e la levata dell’assedio di Badajoz mostrano i sforzi
formidabili e fortunati di Napoleone.
Veramente
questa lotta crudele mostra da 20 anni il medesimo carattere e i medesimi
risultati. Sembra che ogni stato d’Europa sia destinato a una radical rovina,
e gli alti e bassi la rendono ancor maggiormente fatale. Napoleone e
gl’Inglesi formano colla loro respettiva possanza una permanente infelicità
nuova per la sua durata. Si vive infelici senza speranza e senza rissorse. La
Spagna assorbe uomini e denaro e non lascia lusinghe di pace. La guerra fra i
Russi e i Turchi sembra un preparativo di un nuovo teatro di orrori. La
Provvidenza sola può sventare quello che il macchiavellismo prepara
all’umanità.
Qui
abbiamo un superbo regimento Italiano. Si paga prediale anche per chi non lo
paga. I risarcimenti sono promessi al solito e mai verificati. Si legge la
felicità, la morale, le blandizie, i bei destini, e si prova la desolazione, la
malvagità, la crudezza e il precipizio generale.
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3
[agosto 1811]
La
notte dei 30 ai 31 dello scorso successe un terribile incendio in cui perì una
povera famiglia composta di marito moglie e un fanciullo, il danno fu di poca
estensione mercé la bravura della brava guarnigione e dei nostri. Il celebre
Bellotto si distinse al solito colla sua umanità e coraggio, e salvò dalle
fiamme la famiglia Moretti composta di 9 individui. Il terrore fu universale
perché la città sembrava tutta in fiamme.
Si
parla di Spagna colle solite dubiezze. Pare che i Francesi abbiano di già tutta
la Spagna. Ma Vellington sembra fare una guerra di stancheggio di cui pare che
non si conosca il termine. Certo è che in tutti i modi le Francia ne soffre
immensamente.
10
[agosto 1811]
Abbiamo
un bel regimento d’italiani che si portano benissimo sulle prime c’erano
delle risse al solito coi Francesi.
Gli
affari di Spagna hanno un carattere compassionevole, e distruttivo. Non ben si
comprende le cose. Pare che gl’Inglesi addottino un stancheggio rovinoso per
l’umanità. I Francesi vorrebbero sempre battersi, ma l’inglese Vellington
sfugge l’incontro, a qual grado, a qual segno, a qual momento debbono
decidersi le cose, e una durazione tanto sorprendente non è dato a noi di
capirlo: certo è che l’Europa tutta langue e sospira, e che quella pace tanto
necessaria e tanto bramata pare che si allontani sempre più dalle nostre stesse
lusinghe.
I
retrodati fanno disperare, perché il peso diviene sempre più insostenibile, e
la gente si lagna di chi dovrebbe assister, e non maltrattare il paese.
Gli
affari del censo precipitosi pieni di trascuratezze, e ingiustizie fanno gridare
e per il momento non opportuno e per chi con compiacenza se ne è addossato
l’odioso carico.
La
fattura del superbo abbellimento della piazza, del mal misurato progetto della
strada del corso rende odiosa la spesa, e l’esecutore.
Infine
questo secolo illuminato ha oscurato tutte le essenziali virtù pubbliche e
private; ci ha resi tanti selvaggi senza forza, e si vediamo a giocar vite, e
fortune dai più vili dai più orridi e dai più cattivi uomini dell’universo,
i di cui simili signali li rende al certo gli attori attuali d’ogni potere.
18
[agosto 1811]
Si
parla di novità in Napoli, per gl’impieghi ai nazionali, ma sembrano ciarle.
Di
Spagna non si capisce nulla; pare che dopo la levata dell’assedio di Badajoz e
la presa di Tarragona i Francesi si sieno ritirati; ciò si attribuisce alla
stagione assai calda particolarmente in quei paesi. Pare che le quadriglie
degl’insorgenti molestino al solito, e che i piani di Vellington dieno da
pensare ai Francesi.
Imbroglio
di guerra fra Russi e Turchi, e la pace generale pur troppo lontana.
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1
[dicembre 1811]
La
cometta comparsa in settembre fece innalzar al Cielo i nostri discorsi, qui in
terra guerre, pagamenti, novità formano l’alternante nostro sospiro, niente
si scopre di sperabilmente lusinghiero nelle cose di questo mondo, se si vuole
eccettuarne gli ampollosi scritti e i maliziosi gerghi di partito.
Di
Spagna pare che tutto si riduca al Portogallo, frattanto i generali francesi si
vanno cangiando, si amalano partono per Parigi e si vede un malanno
incalcolabile anche nelle stesse vittorie.
I
Turchi i Russi vincono secondo occorre, e non si comprende gran fatto questo
alto e basso.
Di
Napoli si ciarla un poco poi si tace e si rinnova indi nuove dicerie. Di Palermo
pare che il sangue Borbone sia destinato a discender da tutti i Troni con
differenti catastrofi.
Frattanto
i vasti piani, i ponti i canali le strade e i monti, assorbono fin l’ultimo
obolo con arti, invenzioni quasi bossolitiche, e fin che le nazioni invase
muojono di bisogni, si fa i quadri di prosperità di comercio e di filantropia
da dilettare i posteri e da far disperare i viventi vittime conculcate e
disprezzate, e distrutte. In mezzo a tanti guai non si può guardar in faccia
con sicurezza ad alcuno perché o la miseria conturba, o un insultante bizzaro
contegno vi fa scorgere chi vive felice della presente desolazione.
18
[dicembre 1811]
Il
censimento provvisorio soppresso dopo grida e spese infinite. Censimento nuovo
in piedi, comprensori e diavolezzi inauditi, gente disperata la qual deve
soffrire il discorso di prosperità in mezzo alle rovine.
Di
Spagna non par finita. Della Russia si va borbottando una possibil guerra. Alle
prigioni piene ceppe un maligno per cui convenne lazzaretto ed altri espedienti.
Pare che ciò vadi cessando. Giornate superbe dai primi d’ottobre in quà si
vogliono effetto della cometa già comparsa in settembre, e che ancora non è
dileguata. Soldati che vengono per andar a Palma. Solito mistero in tutto e si
vive fra le sanguisughe.
31
[dicembre 1811]
Anno
di gran alti e bassi nella Spagna, coscrizioni e disertori, pagamenti immensi.
battesimo del re di Roma. Concilio ossia radunanza a Parigi, discorsi di Napoli,
timori del vice re per Francfort, e per la Spagna. Viaggio sulle coste di
Napoleone e gite campestri. Vociferazioni di Russi, e Turchi. L’Italia non
presenta che bombace e barbabietole e castagne di futura prosperità. Bernadotte
non gradito in Svezia. Luciano in Inghilterra.