Trascrizione di Mirto Sardo
[con aggiunta delle date esatte tra parentesi quadre]
[segue 1809]
Primo [agosto 1809]
Si vocifera l’evacuazione e la disperazione del Tirolo.
Si dice pace, vien annunziata a tutti gli uffizi, ma non si osa
affiggerla sui cantoni.
Una lettera da Vienna dice che Napoleone coi bei ponti sul Danubio aveva
indicato al nemico il suo punto di diffesa, che lo spirito nazionale s’era
risvegliato, la massa ungarese fervida, di già in Polonia, e in Sassonia dei
movimenti favorevoli ai Tedeschi, e le sue spalle del Tirolo e della Stiria ec.
assai minacciate. In tal frangente Napoleone tentò disperatamente di passar il
Danubio in altro punto. Quand’esso vide le due armate composte di 500 mille
uomini, e di molto maggior l’Austriaca, fece un movimento di sorpresa poi
ordinò alla division Sassone di andar innanzi, e fu tutta fulminata. Infine a
Wagram la vittoria si dichiarò per lui, ma tale e tanta fu la strage comune che
si fece ai 12 una convenzione. Si vuole che l’Austria avrà una pace assai
onorevole. Napoleone si dice partito per Parigi ai 28, e il vice re per
l’Italia2.
Si dice il Sommo Pontefice a Valenza, altri in Parigi, o a Versaglies.
2 [agosto 1809]
In Asiago vi fu 200 bersaglieri che presero tutte le armi e fecero
nascere della sommossa. Quei di Valstagna uniti ai giandarmi invasero Asiago, e
convennero del sacco lasciando intatte le persone. Il vice prefetto fece fare in
Valstagna una processione dove portarono Napoleone.
Vennero qui alcuni prigionieri, e alcune vecchie bandiere di San Marco.
Vi furono dei Maoni in Arsiero, e alle Seghe di Velo e rubarono qualche cosa.
Qui siamo in un mare di discorsi. Secondo alcuni tutto va di piano
quantunque lentamente, e l’armistizio, e la pace. Secondo altri trovano nella
non evacuazione del Tirolo un argomento di dubitar di tutto. Credono la
spedizione inglese, e l’alleanza nordica un punto da formar la pace generale,
o una continuazione di guerra. Noi siamo all’oscuro di tutto. Si accerta che
in questi giorni sarà evacuato il Tirolo. Ma per certo fino ai 31 non solo era
evacuato, ma non vi era nemmeno notificato l’armistizio fatto ai 12.
3 [agosto 1809]
Il generale Castella disse ier sera, l’arciduca Carlo ha mandato
l’avviso in Tirolo dell’armistizio, e l’ordine ai Tedeschi di evacuare,
questi lo fecero, ma vennero costretti da una banda di Tirolesi di ritornare al
loro posto. Di più è un mese oggi, che le comunicazioni dal Lisonzo a Udine
sono tolte. Ciò scompose tutto il teatro in vari sensi.
Si mastica, la battaglia di Wagram non è poi stata decisiva. I Russi
vaccillano. Le circostanze comandano di finger armistizi, e cento cose. V’è
chi vuol battaglie dopo conclusa la sospension d’armi, v’è chi dice
ricominciamento di guerra.
Si sente il cannone da due giorni, e si dice 1200 Francesi che vanno a
prender possesso del Tirolo, e che vengano respinti.
Se questa fosse le prima guerra coi Francesi si potrebbe discorrere, ma
l’esperienza ha fatto vedere che dopo e discorsi, e ritardi la fortuna li
seconda sempre. Contuttociò se l’affare andasse più in lungo si potrebbe
veder qualche prodigio. Oggi e domani sembrano giornate decisive.
Fino al primo il Tirolo era animatissimo, e ripieno di gente si arolla,
si fa scorrerie, e perfino si dice che non sanno di che fare dei 4 mille
Tedeschi che hanno.
Dio provedi a tutto.
4 [agosto 1809]
Infine il Tirolo è l’argomento perpetuo dei discorsi, sempre è
vuotato, e mai affisso sui Cantoni. Il generale Castella dice che potrebbe
darsi, che i Tedeschi si ritirassero per qui. Vedremo. Chi vuol tutto falso, chi
al solito. Certo è che la cosa è singolare, perché ne comunicazioni aperte,
ne decisa esecuzione dell’armistizio si rimarca.
Si vogliono i Francesi penetrati verso Trento i feriti passano a Verona.
Questa sera Milana ebbe un espresso che i Tedeschi erano a Carpané poco
distante da Bassano.
I nostri arrestati muojono di noja, se il vice re passa per qui come
tutti i giorni si dice gli presenteranno un memoriale. Se giunge la pace è
fatta, o al meno tutto al suo termine.
Il vice prefetto di Schio vi è andato l’altro giorno tutte le cariche
sono al loro posto, ma i podestà, i sindici e i cancellieri, vice prefetto ec.
vogliono rinnunziare.
Qui si vive con un prospetto di cose assai affligente, non v’è
numerario, non v’è comercio, i generi ribassano, non si riscuote, le nostre
cariche sono nel mondo della luna, e non conoscono i bisogni dell’umanità.
L’entusiasmo è stampato, e resta sui giornali, e ognuno combatte coi propri
imbarazzi. Gl’impiegati soli possono spassarsela.
5 [agosto 1809]
Si dice ai 2 evacuato il Tirolo, che i Tedeschi ora non sieno più i 4
mille, ma 20 e più mille, e che con loro sieno andati 300 dei più riscaldati
Tirolesi.
Altri dicono che i Francesi andarono fin sotto Trento per andare a
prender possesso del Tirolo, ma che vennero gagliardamente respinti, e che a
Verona giunse 40 carra di feriti, e chiuse le porte della città.
Qui si dice certamente i Tedeschi a Carpané, e non si sa comprendere
come allunghino la loro strada per la Stiria di 200 miglia. Milana, e la sua
gente di Carpané han avuto l’ordine di non parlare.
Qui giungono tutte le notti gli Ospitali senza posa, si vende i vasi
delle loro spezierie, e altri arnesi.
Son due giorni che giunge soldati da Santa Lucia a 4 o 6 alla volta di
tutti i colori, e si dicono scarti. Arrivano dei bei cavalli di maneggio, che si
dicono del ministro della guerra che va sempre in carrozza. Ecco i discorsi che
continuamente si fanno alternativamente. V’è del mistero certo, e le cose non
sono mai lucide, alcuni sospirando van dicendo la cosa è ben lungi d’esser
finita, è vero la vittoria, l’armistizio, ma la condotta equivoca della
Russia potrebbe fare ricominciar la guerra.
I Camaleonti vennero approvati in Milano nella solita rinnovazione di
condotta nuova di Casini, ma si dicono levati 11 nomi, e che questi non sieno i
peggiori di quella società. Questo nuovo tempio di Giano verrà contrariamente
all’antico aperto alla pace
I nostri arrestati attendono il vice re, il quale ancor non giunge. Ma
da un momento all’altro, e apertura di strade, ed evacuazioni, e pace, e vice
re comproveranno la fortuna di Napoleone uomo finora non ancora soggetto alle
vicissitudini umane.
6 [agosto 1809]
Nel mentre che cogli armistizi e paci e passaggio del vice re si sperava
liberazione degli arrestati, si sente impensatamente con vera dispiacenza alle 3
pomeridiane l’annunzio fatto all’abate Parise d’esser tradotto sul momento
nella fortezza di Mantova. Ottenne di andarvi domani. Questa notizia scompose
tutti gli arrestati, e ramaricò tutto il paese. Non si sa capire questa cosa, e
si crede spedito forse a questo momento solo il suo processo.
Le nuove sono ancora ambigue per il Tirolo, certo è che i Francesi non
ne sono ancora totalmente al possesso.
Non v’è avviso alcuno per il passaggio del vice re, quando ciò
nascerà l’affare sarà in qualche guisa determinato.
Si vocifera la pace con rinnunzia dell’impero, titolo e possesso del
Regno d’Ungheria, un poco di Moravia, e provedimento di Napoleone ai fratelli,
cessione alla Francia della Boemia, Austria ec. Altri dicono che questo piano
venne rinnunziato dall’arciduca Carlo, che l’imperator russo mandò delle
proposizioni di pace per l’Austria a Napoleone con cominatoria di 200 mille
Russi in Moravia, e la gran spedizione inglese per sostenerla. Napoleone si dice
che rispose che non vi sta ne il decoro, ne la gloria della sua nazione. Vedremo
già a succedere quello che non si avrà mai immaginato. Intanto noi abbiamo
tutto il pedemonte in imbroglio, Francesi, giandarmi, briganti, ladri, e ogni
giorno vengono villici alle prigioni. Quando mai cesserà tanta sciagura!
Vi è stato un pallone in Campo Marzo che si alzò, e ricadé sul
momento
Fu la prima volta che il popolo Vicentino non ebbe ingresso in Campo
Marzo ch’è di suo diritto per ottener pagamento.
In teatro i continui battimani che senza ragione infastidivano tutti, la
guardia non ottenne nulla, e la pulizia ordinò a diversi civili giovinastri di
non più andarvi.
Ai Camaleonti si fece 11 croci bianche, per gli 11 esclusi, che ancor
non si sanno.
7 [agosto 1809]
Gran causa dell’arciprete di Casale coi Truffatori in salone dove vi
fu tutto il paese. Esso la vinse.
Qui si tace. Si dicono i Francesi al di là di Trento per il Tirolo, e
si attende a momenti la pace.
Altri dicono non si sa nulla, non si verifica nulla, e vi sarà
l’alleanza della Russia, della Prussia coll’Austria.
Per i 15 del corrente si attende un reale sviluppo.
8 [agosto 1809]
Passano dei soldati, dei Veliti silenziosi, e ciò a piccole partite,
senz’armi.
Niente si parla di positivo ne dell’armistizio, ne della sua
esecuzione.
La pace è l’unica cosa di cui si faccia parola, e si tenga per sicura
a momenti.
Vi sono però di quelli che credono tutto falso, imaginano battaglie
ritirate, nordiche coalizioni, spedizion inglese formidabile, e cento cose per
cui spazia l’immaginazione.
Veramente la cosa va in lungo, è oscura, ma vent’anni d’esperienza
distruggono molte illusorie congetture.
Per i nostri arrestati il governo ha ordinato alla pulizia, che salva la
custodia, faciliti ad essi tutti i lenitivi. Ciò li ravvivò, perché la novità
del povero Parise li fece tramortire. Si dice ch’esso è stato trasferito alla
prefettura di Mantova non al castello, è andato con esso un suo nipote.
La generala Baraguay d’Illiers scrive qui da Venezia ai 18 del
corrente io parto, se v’è la pace vado a Clangenfurt dove mio marito sarà
governatore, se v’è guerra passo subito a Parigi.
9 [agosto 1809]
Il prefetto dovea partire per i fanghi d’Abano, ma da Milano ebbe
ordine di trattenersi, lo che significa pace, o passaggi di principi.
Si dice i Francesi respinti da Trento dai Tirolesi.
Non si sa mai nulla. Di più si tiene sicura la pace.
10 [agosto 1809]
Oggi si vuole sgombrato il Tirolo dai Francesi gran feriti che giungano
dalla parte di Bassano, e i Tedeschi ai loro antichi posti. Arrivano molti
soldati senz’armi. Alcuni dicono che si fanno i ponti all’Alpone ec. Altri
che questi son depositi, e Ospitali.
Gran silenzio, Massari scrive gli articoli di pace che fanno re
d’Ungheria Francesco II. Berthier re di Vienna, provedimento agli arciduchi in
Boemia, e Moravia.
I discorsi rinforzano come nei mesi scorsi.
Parise fu a Verona ai Scalzi. A Mantova trovò quel prefetto e
Segrettario senza alcun ordine per lui, ma sulla lettera del nostro prefetto che
gli raccomanda la custodia, venne posto nella Cittadella con permesso di girarla
e ricever visite. Quella famiglia si è un po’ tranquillata.
In città v’è tutta la quiete, ma si sospira dal Cielo un sviluppo
che calmi tante angustie.
11 [agosto 1809]
Il Tirolo sgraziatamente resiste. Giugne soldati continuamente, a pezzi,
e di tutti i colori, ma sbucca una voce di pace firmata ai 25, e il vicino
arrivo degli equipaggi del vice re. Alcuni stanno attaccati alle apparenze, e ai
fogli di Roveredo. I discorsi sono vari, ma il tenor delle cose è deciso. La
Providenza che le conduce ci assisterà n’ suoi risultati.
Un Velito racconta che fu fatta prigioniera tutta la divisione del
generale Seras, e Bareguay d’Illiers ma che ora tutto verrà comutato.
Si attende truppa, chi il direbbe? da Verona per Palma.
12 [agosto 1809]
Oggi voci di guerra. L’arrivo di 40 carri di munizioni particolarmente
di palle forate per Osopo. Il silenzio costante di tutto compindo il mese del
fatto armistizio, i giornali che s’interpretano, Somariva che scrive ancora
dall’Austria, il Tirolo che resiste, una lettera d’un uffiziale francese che
dice sono stato ferito al Danubio alla battaglia degli 11, fatti non mai
ramentati che dal foglio di Roveredo fanno congetturar cento cose. Una pace
tanto decantata e mai pubblicata. Gran passaggio di truppe senza armi. Ponti che
si fanno all’Alpone, spianate grandi ad Arcole, e a Montechiari. Gli arrestati
permanenti, continuazione di villici presi, ieri ne giunsero 25, erano in 400 a
Santa Corona, ma per sanità li divisero porzione a San Biaggio. Infine ce n’è
per tutti, e il tempo solo decifrerà la cosa.
13 [agosto 1809]
120 boarie sono comandate per l’asportazione delle munizioni a Osopo.
Gran discorsi di guerra, che quasi non si pone più in dubbio, v’è chi dice
ritirate, certo è che il mistero è sommo. Deve arrivare 3 mille uomini da
Verona, v’è chi dice per ritirata dal Tirolo, chi provvenienti dai Svizzeri.
Si sente il cannone. V’è chi vuol la Nordica coalizione, v’è chi crede
tutto contro la Turchia, o l’acquisto della Polonia.
La nostra società offre un quadro convulso, v’è una settimana
favorevole per ogni partito, e si osserva che i fanatici d’ognuno non è
composto dei migliori caratteri. È il proprio del fanatismo d’ognuno
l’esaltare le proprie passioni più che la causa comune. L’uomo giudizioso e
onesto ama il bene universale, e individuale.
14 [agosto 1809]
Regna lo stesso inesplicabile silenzio, all’esperienza antica si
suppone una nuove lenta esecuzione in conseguenza delle vittorie, ma le palle e
munizioni che in 150 carri vanno a Osopo, le spianate e fortini a San Bonifazio,
l’insolita resistenza di piazze dopo l’armistizio, le insignificanti lettere
di Germania, il costante mistero, e riservatezza, il non saper nulla ne di
Napoleone, ne del vice re fanno ragionare e sragionare. I Russi, i Turchi, i
avvanzi Tedeschi, la gran spedizione, e cento idee più sopranaturali che
naturali occupano la nostra stanca, e angustiata fantasia.
15 [agosto 1809]
Si fece la funzione nomastica, e s’illuminò la piazza e palazzi. Ma
di pace non ci fu parola. Si sparge Rivoli, Valli Bresciane, Premolano, e si
vuol discese Tirolesi. L’incantesimo è grande ma si scioglierà. Alcuni
energici dicono ancora una guerra di 20 giorni, e tutto sarà finito. Queste
stalie sono fatali per le opinioni, e già che il torrente ha preso il suo
corso, se l’affare Dio non lo vuol disporre altrimenti la determinazione alle
prime ci taglierebbe l’assaporamento della pillola.
16 [agosto 1809]
Gran nuove del Tirolo. Sembra battuto il duca di Danzica. A Trento, e a
Roveredo fuga di gente, e gran disordini. Alla Piave gran confusioni, fortini,
imbrogli di truppa. Son passati per qui vari corrieri, anche regi, e non si
espressero che di andar a Verona. La menoma notizia favorevole non traluce. Cosa
sia questo gazzabuglio non si comprende, se la cosa è solo per il Tirolo
l’affare si sbriga presto. Se c’è la pace ancor questa dovrebbe esser a
momenti, se la guerra, si svilupperà frappoco. Il volgo dice una ritirata,
altri dicono fra due fuochi. L’oscurità in cui siamo renderebbe ogni cosa
possibile, se la forza dei Francesi e l’esperienza non ci facessero ragionare.
Quì si lavora nell’abbellire la nostra piazza al portico di Rampo,
tutti gridano strade interne all’ultimo eccidio, e la Basilica cadente, e
spesennon adattate ai tempi. Ma il nostro podestà Anguissola si distingue in
attività lussureggiante. Queste son cose belle e buone, ma praticabili dopo la
pace generale.
I giardini sono sufficienti, ma al vero centro di essi si penserà in
altri momenti.
Qui si vive in silenzio, si vede delle fisonomie ora meste, ora
accanite, dei villici a condur prigioni, dei soldati stanchi, e senz’armi,
degli uffiziali silenziosi, e pensanti, dei corrieri prudenti, delle miserie
senza fine, e una convulsa speranza dell’avvenire.
17 [agosto 1809]
Al forte di San Bonifazio spianata grandissima e fortini, si dice che i
giorni scorsi vi erano 500 uomini, ora 3 mille a quattro lire al giorno che
sollecitamente lavorano.
Le cariche di Trento sono fugite a Verona.
Si dice di nuovo i Tedeschi a Carpané, si dicono disarmati, e rimandati
dai Tirolesi. Qual imbroglio, qual mistero, e qual silenzio, se ciò non
riguarda che il Tirolo ciò si spiccia, se altrimenti, sembra una continuazione
di guerra.
18 [agosto 1809]
Questa mattina son partiti 1200 uomini di fanteria per la Piave, il
generale Castella voleva trattenerli per alcuni torbidi in Schio, ma un ordine
sollecitò anche prima la partenza. Domani partirà 800 di cavalleria di tutti i
colori si crede per Belluno. Si dice Trieste circondato e preso dagl’Inglesi,
e dai Tedeschi, e che a Verona i Francesi si sieno ritirati a Campara. Gran
ciarle, ma nessuna pubblica notizia fa finora stabilir cose in contrario.
Si dice che fino agli 11 del corrente in Vienna non era stabilita la
pace.
Domani si fucillerà un sacerdote per gli affari delle sommosse.
Due uffiziali iersera si presero il divertimento di fingersi ubbriachi,
e sussurranti in piazza, e spaventarono tutti, vennero arrestati.
Parise si trova bastantemente bene in Mantova, ed ha vari prelati di sua
conoscenza in eguale arresto.
I nostri arrestati hanno permesso di fare qualche gita giornaliera ai
loro vicini poderi. Bissaro non può perché i suoi sono distanti 7 miglia.
Il secco si fa sentire, e s’inaridisce l’erba come la speranza nel
cuore umano.
19 [agosto 1809]
Oggi in piena bottega fu chi disse che il signor Paradisi di Milano mi
ha detto e permesso di nominarlo, che il Sommo Pontefice è arrivato a Nizza che
ritorna in Roma al possesso de’ suoi Stati, e vien ordinato ad ogni città
dove passerà di tributarli dei pubblici omaggi. Tutto è possibile alla Divina
Providenza, ma noi desideriamo che sia, ma non si sa cosa stabilire.
Se fosse vero si finge situazioni. e pace in consonanza.
A Arcole per le vittorie, Milano ha fatto erigere in questi giorni una
gulia di marmo rosso di Verona, con globo, corona di ferro, e aquila dorata.
Verso Albaredo vi è una spianata, e una testa di ponte all’Alpone
magnifica; colà vi lavorano mille uomini con gran sollecitudine.
Trento è circondato dai Tirolesi, molte famiglie son fugite, i pochi
Francesi che sono a Roveredo attendono le notizie per ritirarsi, o altro.
È passato il corriere del vice re detto Mustacchina ier sera dicendo
fra tre giorni sentirete la pace stabilita.
20 [agosto 1809]
Totalmente falsa la notizia che si diceva di Roma, discorsi oppositi, e
ordinari.
Questa notte son retrocedute a Verona senza passar per città le truppe
ch’erano andate alla Piave, e le nostre comandate di ritorno a Verona
quantunque giunte il giorno innanzi. Da questa operazione, e da un proclama del
prefetto si vuol supporre qualche discesa dal Tirolo.
Gran silenzio d’ogni cosa, ma o pace o guerra deve svilupparsi a
momenti.
Si prende continuamente villici in prigione, si fucila, e se ne fa
partire diversi anche vecchi. A Schio non v’è gran tranquillità per la
vicinanza dei momenti.
Sempre Inglesi a Trieste a Fiume alle 7 Isole. Russi che partono da
Venezia, Valli che si sommovono, ritirate, e guerre, ciarle d’ogni colore e
inverisimili, poi si resta colla nostra solita stalia, e ogni bollettino, ogni
corriere sembrano annunziatori di pace, e infondo i propri imbarazzi sormontano
la piena delle cose pubbliche, e fanno vivere in mezzo agli uomini come in mezzo
alle fiere, stante che molti per sollevar ai propri guai, si formano un piacere
d’insultar quelli degli altri.
23 [agosto 1809]
Questi pochi giorni a Isola mi han fatto provare il ramarico di vedere
l’avvilimento di tutti, la rovina d’una quantità di famiglie, che han
perduto degl’individui interessanti, e lo sconcerto di chi ha qualche cosa e
vien aggredito per supplire ai disordini commessi dalla massa dei miseri.
Le nuove del Tirolo son sempre eguali cioè ripieno di gente, con truppe
regolata, e quantità di fuorusciti, le voci sono che presto discendino o per
ordine o per bisogno. Lo spavento di Schio è sommo, e tutti quei contorni
danneggiati hanno un timor panico superiore forse al pericolo. Iddio provvedi
con un fortunato sviluppo.
I Francesi ebbero ordine di partir tutti, ma un contr’ordine
tranquillizzò la città, e il territorio.
Nulla si sa, e si sente il solito cannone.
27 [agosto 1809]
Ai 23 giunse la liberazione dei nostri arrestati della commissione
tedesca, ma la sentenza è riflessibile. Tornieri libero e assolto sul momento
con eloggio di aversi prestato all’approvigionamento della sola armata
francese. Antonelli libero egualmente, ma senza eloggio. Bissaro assolto, ma
libero solo ai 27 di settembre che compirà li 4 mesi del suo arresto. Il
commendator Trissino assolto, ma per aver vestito abiti di più colori, precisi
termini, e rimarrà arrestato fino ai 29 novembre, in cui compirà li mesi 6.
Tutti quattro decaduti per sempre da qualunque carica, e impiego.
Si dice prolungato l’armistizio. Non si comprende tanti ritardi, chi
vuole una nuova guerra, chi la spedizione inglese che imbrogli la cosa, certo è
che tutto è misterioso e incomprensibile. Il Tirolo è rippieno di gente, ma
v’è chi sostiene che non vi sia che i soli insorgenti.
La Jarossi venuta con un commissario francese racconta che a Edimburgo
sua dimora per 15 giorni non si credeva l’armistizio. La battaglia di Wagram
sanguinosissima, gran valor tedesco, ma al solito poca direzione, e un punto
solo mal condotto decise della vittoria. L’arciduca Carlo assai lodato dai
Francesi, si dimette o vien fatto dimettere dal suo generalato3.
Si crede una nuova guerra, e non si confida nella direzione del loro sovrano. Le
pretese di pace eccedenti. Gran abbondanza in Ungheria nell’annata. Il
crocione effettivo costa 7 fiorini in carta. Aveva tre strade per venir in
Italia per la Croazia ma rippiena di Tedeschi, per Clagenfurt ma poco sicura, e
scelsei per Gratz. La dimissione dell’arciduca Carlo fu ricevuta con
entusiasmo dalla Germania, il suo ajutante Grion vien accusato, e l’arciduca
coi suoi legami col duca Alberto di Sassonia Teschen vien supposto di aver
comunicato ad esso i suoi piani. Ma già che perde trova sempre dei rimproveri
da fare.
28 [agosto 1809]
Gran cosa interminabile è il processo dei villici, gran prigioni, e
continui fucilamenti. Dio mandi la pace, o un termine a tanta disgrazia.
Continuamente giunge poca truppa, e ne parte.
Si sente il cannone, ma non si sa mai nulla. Gran remora d’armistizio,
di pace, o di guerra, v’è chi tiene ancora per quest’ultima con Russi, e
Turchi. Il Tirolo sembra l’insurrezione permanente. Chi vuol che vi sia i
Tedeschi, chi i loro abiti. Trento e Roveredo sembrano evacuati dai Francesi.
Come debba finir la cosa il Cielo lo sà.
Vi fu un fuoco fatuo assai significante veduto da tutti, e di gran
splendore. Dio faccia che le accensioni umane terminino una volta egualmente, e
ritorni a noi una tranquilla vita.
La nostra società presenta il quadro della fallisione universale, il
mercante non ha comercio, l’artiere non ha lavori, il possidente non riscuote,
chi è arrabbiato per un conto, chi per l’altro, cento falsità circolano, e
sempre succede quel che non si attende. Infine noi viviamo una vita convulsa e
affligente.
29 [agosto 1809]
Son passati l’altro giorno due soggetti italiani Clerici e altro che
sembrano corrieri di pace presso la vice regina.
Contuttociò le voci di guerra si mantengono, la resistenza del Tirolo
è riflessibile, si sente il cannone, vengono dei feriti dalla porta di Santa
Lucia, e si batte all’improvviso la generala, e fa partenza il più possibile
di soldati. Tanti prolungamenti non si sa comprenderli.
30 [agosto 1809]
Son ordinate molte requisizioni per passaggi, chi dice gran corrieri, ma
essi lasciano notizie, e in progresso non se ne propalla alcuno.
Si dice di nuovo il vice re di ritorno. Infine si può creder fatta la
pace, ma si può dire ancora delle altre cose. Il Tirolo nostro visibilmente
resiste. Nuove di Germania giamai, discorsi confusi di colà, gran remore certo,
e gran mistero.
Qui intanto si fucila continuamente dei villici, e il nostro pedemonte
presenta il quadro dell’avvilimento, e del dolore. Quei fortunati paesi che
poco o nulla han risentito in 13 anni di guerra, e di saccheggi, provano ora in
un colpo dei disastri assai maggiori.
V’è la compagnia reale La Pelandi, Marini, Blanes, e Bettini si
distinguono, ma la scelta assai cattiva delle rappresentazioni fanno torto al
loro buon gusto.
31 [agosto 1809]
Le nuove di Udine sono particolari. Il vice-re col suo Quartier generale
è a Clagenfurt, molta truppa passa per qui, molti vogliono guerra, e come le
truppe tedesche sono disseminate, così Napoleone fa un nuovo piano, se i
Tedeschi son soli l’affar non par lungo, i Russi son sempre l’enigma di già
spiegato del giorno per ognuna delle potenze belligeranti, questi potrebbero
formare una guerra di compenso se si dichiarassero. Si sparge il console russo a
Venezia arrestato, la gente dei brick prigioniera. Ma forse la pace sarà
conchiusa, e si capirà una volta la curiosa resistenza del Tirolo.
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Primo [settembre 1809]
Siamo
giunti a questo mese senza crederci ancor non certi della pace, la battaglia di
Sacile, i ponti al Danubio, la presente spedizione inglese sono stati dei punti
rimarcabili, ma l’esito farà vedere ciò che ha voluto disporre la
Providenza.
Oggi da Schio giunse notizia del nuovo ingresso dei Francesi a Roveredo,
e a Trento, da Verona si dice che i Francesi sieno invece retrocessi fino a Dolcé.
Tali sono sempre le nostre nuove. Arriva gran biade in città per non rimaner
senza esse, e senza l’importo. Si fa dei preparativi per arrivo di truppa.
Veramente il caos è sommo. Il Tirolo è un ghiribizzo curioso, la spedizione
inglese è significante per l’Olanda. Le trattative di pace così
insolitamente prolungate fanno credere cento lunari, e si può credere più
d’un abisso, se il solito giro delle cose non ci facesse supporre il medesimo
andamento.
2 [settembre 1809]
Non si può figurare i discorsi che si fanno. Passò di qui un console
russo con vari ordini arrestato, e passa a Fenestrelle.
Si dice gran sconfitta dei Tirolesi al duca di Danzica.
Si crede guerra, e si teme molto il teatro di essa fra Clangenfurt e
Verona.
Regna il più alto silenzio. Da tante, e svariate congetture io crederei
che con l’Austria sia tutto terminato, che si attendi l’esito della
spedizione inglese, e che quando questa sia per dissiparsi Napoleone voli colà
a dar l’ultima mano colla pace conclusa in Germania. Questi sono i soliti
colpi di scena: se però la Russia alleata, i avvanzi dell’Austria, la tarda
spedizione inglese potessero dare un impreveduto turno agli affari, lo crederei
uno di que’ prodigi, di cui l’esperienza non ne ha ancora dati gran saggi.
Si attende a San Biaggio Scorza alle finanze per esser demandato alla
corte speciale; vi sarà assoggettato ad essa anche il padre Freschi Ruoto.
Non si sa nulla di Parise, e non si parla dell’arciprete di Recoaro,
Tassoni, De Lucca, e Banca.
A Schio si vive in gran timore, il Tirolo ripieno riesce il riempitivo
de’ discorsi.
Si fucila tutti i giorni; faccia il Cielo che cessi tanta disgrazia.
3 [settembre 1809]
Ieri grazie al Cielo è stata soppressa la commissione militare, e tutti
i processi verranno ora portati alla nostra corte speciale.
Gran andirivieni, e confusione di truppe di tutti i colori. Vengono da
Santa Lucia, vanno a Verona, ritornano verso la Piave, poi ritrocedono, infine
un giro continuo dei medesimi volti mezzi disperati da una fatica che sembra
inutile.
Il secco è sommo, il cielo promette pioggia, ma si sostiene, e le cose
fisiche prendono l’andamento delle morali.
Oh Dio in qual frangente noi si troviamo, o una
pace che dileguerà tante nebbie, e fisserà un destino, o una guerra con tutti
i caratteri di accanimento. Dio provedi all’immensità del bisogno, e ci
faccia una volta viver tranquilli.
4 [settembre 1809]
Gran spavento a Schio, colà non ha dormito niuno questa notte; da
Valarsa si avvicinarono 200, o Tirolesi, o briganti, i Francesi ch’erano a
Piovene vennero richiamati in Schio. Il podestà venne costì. Pare che il
nemico ritrocedi, ma non è lontano che un miglio.
Il vice prefetto d’Asiago è venuto qui con tutta la sua famiglia.
A Bassano molta paura.
A Verona egualmente; vi è colà volata la poca cavalleria che avevamo.
Si dice il nemico che discende, sieno i nostri fuggiti in Tirolo, e non
ammessi nei loro regimenti, se ciò fosse sarebbe una cosa orribile.
Napoleone sembra partito per Parigi. Si crede la pace. È passato un
uffiziale che ne sembrò apportatore.
Ma finora il silenzio è al più alto grado. La spedizione inglese
sembra significante nelle sue primordiali operazioni. La Spagna non offre un
quadro al solito trionfante. La Germania sembra diretta da un piano che non può
venir distrutto che dalla conclusione della pace. Infine noi vediamo giorni, e
mesi a scorrere nella incertezza, nella rovina, e nei timori. Si dice il Santo
Padre a Savona, molti vogliono che ritorni in Roma. Dio protega la cosa secondo
la sua misericordia.
5 [settembre 1809]
Viene ordinato dei forti ponti a Lisiera, e si fa degli
approvisionamenti. I riscaldati dicono, o guerra, o ritirata, o pace, e ciò con
un callore inusitato.
Il Tirolo par dipendente dagli avvenimenti, e non v’è finora alcuna
mossa per discendere.
La Germania, la Spagna, la gran spedizione, e il contegno dei Russi, e
dei Turchi fa vedere un affare talmente grande che la fantasia si stanca. S’è
poi conclusa la pace tutto sfuma.
6 [settembre 1809]
Oggi si sparge che si faranno due campi uno al Bacchiglione, l’altro
all’Adige di 10 mille uomini, chi dice per il Tirolo, chi per guerra. Si dice
che queste truppe sieno vicine. Gran sospensione, gran oscurità. Certo ciò non
dimostra gran caratteri di pace.
Molta truppa Italiana partirà domani fuori della famosa porta di Santa
Lucia, i soldati dicono per presto ritornare indietro. Veramente 4 o 500 soldati
vi vanno, e vi rivengono continuamente.
Il Tirolo resiste, e si vuole che sieno alla Chiusa, e certo avvanzati
dapertutto, ma non discendono. Si vuole qualche concerto coi Svizzeri.
Il giornale ha un supplemento voluminoso di politica sulla rivoluzione
che si pretende volesse far l’Austria colla guerra presente. Ciò non indica
pace, mentre tutti questi imbrogli verrebbero sopiti in una pacificazione.
Io non sò i maneggi politici, ma certo è che gran parte dell’Europa
è in movimento, che i due partiti vogliono vedere una decisione, e che
l’affare è più grande di quello che si potesse supponere. La Providenza che
ha nelle sue mani la sorte dei popoli, e degl’imperi ponga un termine
all’ambizione, ai ragiri, ai precipizi, ai deliri che più possono
pregiudicare alla misera umanità, noi sottomessi all’Onnipotente aspetteremo
in silenzio quel risultato che la sua misericordia saprà raddolcire per noi
qualunque esso sia.
7 [settembre 1809]
Si attende da Milano il ministro della guerra. Niuna novità, ma una
somma sospensione, e mistero. Alcuni uffiziali italiani scrivono da Vienna, e da
Edimburgo.
Parlano con trasporto della bella capitale, con orrore di tutti i paesi
della Germania misera, niun sollievo di società, e gran differenza dal giardino
dell’Europa: si scorge in queste lettere una gran paura di prolungazione di
guerra, di stenti, e un gran discapito nel non conoscere la lingua tedesca.
8 [settembre 1809]
Si sparge che i Tedeschi sieno entrati in Trieste, noi non vediamo altro
che stalia di cose, e silenzio. Passano dei centinaja di soldati da Santa Lucia
a Verona, e da Verona a Santa Lucia per ben 10 volte, e sempre i medesimi. Cosa
sia questo immenso imbroglio non si sa. I ponti, le provigioni, il ministro
della guerra denotano una cosa, il fatto la riduce a nulla. Del Tirolo si si
mostra annojati di parlarne. Sembra che i Tirolesi vogliano diffendersi in casa
loro, e niente più. Se Austria è sola la guerra par inutile, se la pace è
fatta tutto è una chimera. La forza francese è così grande, che sembra un
leone molestato da degli insetti, il di cui slancio stabilisce una rovina per
essi, quando un prodigio non riducesse a dei limiti una grandezza che darebbe
troppo vanto alle cose umane.
9 [settembre 1809]
Gran ciarle, e niente di fatto. Il ministro della guerra non giunge mai,
noi non vediamo, che la furlana dei medesimi soldati dalle porte significanti di
Santa Lucia, e del Castello. Ogni partito suol tremare, e sperare in un medesimo
giorno, frattanto il fisico, e il morale di ognuno è in combustione, e le borse
vuote a tutti senza eccezione, e le rissorse aeree. Il nostro destino pende
dalle più menome circostanze, la sola religione può confortare gli spiriti,
ogni vanto umano di gloria, d’ingegno, di prosperità si trova sobbissato, o
almeno incerto per qualsisia opinione. Dio solo regna, e i suoi imperscrutabili
giudizj nella più gran evidenza, sotto a un così immenso, e buon padre
dobbiamo confidare, e affidare la nostra sorte.
10 [settembre 1809]
Domani è cinque mesi che è cominciata l’ultima guerra
dell’Austria, e l’Austria esiste, questo è un fatto, il resto è tutto
dubbioso. Quali sieno i motivi di questi straordinari ritardi, di questa
inusitata sospensione il tempo lo decifrerà.
Si parla del Tirolo, del general Barbon, delle sue monete, dei suoi
proclami, e niente si sa di preciso. I militari francesi non amano di cimentarsi
in tal guisa, i pericoli riescono troppo ineguali, e lo dicono. Il padre Tassoni
è passato dal torrone in arresto a Santa Corona per motivi di salute. È salito
un pallone senza effetto, e si grida di queste continue scioccherie.
11 [settembre 1809]
Parte tutta la truppa, ciò non può piacere colla nostra vicinanza dei
monti.
Si dice guerra, e si parla che sia cominciata le ostilità al Lisonzo.
Il senator Bologna scrive da Milano: la voce si sostiene d’una
prossima pace.
12 [settembre 1809]
Si tiene per certa la guerra.
La nostra truppa è partita parte per Bassano, parte per Verona. Ci è
rimasta un po’ di cavalleria.
Si ode al solito il cannone, ma ora da varie parti, si vuol però o
discese, o pubblicazioni di pace.
13 [settembre 1809]
Oggi è tutto pace conclusa. Il prefetto, i fogli, e gli uffiziali la
dicono così.
Le truppa qui che girano, e son quasi tutte partite, e il cannone che si
sente questo è per il Tirolo, che a pace pubblicata si acquieterà. Quelle che
sostengono la guerra dicono, che la flotta Inglese e Russa abbiano di conserva
bombardato Trieste. Vedremo il vero fra poco.
14 [settembre 1809]
Chi vuol certa la pace, chi cominciate ai 3 le ostilità, e le nuove di
già venute quello ch’è certo al solito è una incomprensibile remora. Il
Tirolo resiste. I pochi soldati qui fanno la furlana, e ne sono annojatissimi.
Si pretende che il comendator Trissino abbia supplicato a Milano di
terminar il suo arresto in propria casa, e ne ha avuto la negativa.
Degli altri arrestati non si parla.
Le prigioni son rippiene di villici.
15 [settembre 1809]
Tutto è silenzio, passano dei corrieri, non si sa comprendere una così
lunga stalia di cose. Che si trattasse mai la pace generale? Che Napoleone sia
amalato? Tante sospensioni dopo un armistizio di quella natura, molti dicono la
guerra, ma se ciò fosse Napoleone non starebbe ad aspettarla. Infine, ignari
del fondo reale delle cose non si sa cosa creder, e solo si confida in ogni mode
nella Divina Providenza.
Il Tirolo è al solito, solo nei monti vi sono delle rapaci scorrerie
dei fuorusciti, che si dicono represaglie, ma si ruba, si abbrucia le case, e
tutte le ville conterminanti tremano.
16 [settembre 1809]
Gran ciarle delle ostilità cominciate
l’immobilità delle cose è certa, il resto non si verifica mai i giorni
appresso. A Monteforte, a Soave gran timori perché delle partite di briganti
fanno degli orrori. Non v’è truppa in alcun luogo. Si pretende che glche
disertano dalla Spagna passino a ricoverarsi in Tirolo.
17 [settembre 1809]
Gran gente giunge da Santa Lucia, soldati, carretti, donne, uffiziali, e
bagagli, si dice depositi, ma questi pajono i soliti indizi di guerra.
Sarossy scrive che Bonacossi teme di dovere rimandare la moglie. Un
collonello francesi da Milano scrive: la perfida Casa d’Austria ha ricusato
due volte di sottoscrivere la pace, peggio per noi, perché le sue forze sono
ancora considerabili, e la condotta equivoca della Russia non conforta.
Si sente a Como degl’insorgenti. Infine oggi noi tremiamo di tutto.
18 [settembre 1809]
Più di 2000 soldati vengono da Santa Lucia disarmati, e un riflessibile
passaggio di cassette vuote da munizioni, e bagagli, si dice anche che il
Quartier generale del vice re sarà in breve a Vicenza. Il prefetto sparge che
verranno 30 mille uomini dalla Francia. I sostenitori di guerra la credono
certa. Ma la pacatezza della cosa, il niun rumore di nulla può anche indicar la
pace. Fra poco si scoprirà l’arcano.
La corte speciale ha giudicato innocente il padre Freschi Ruoto
[=dell'abbazia di monte Rua], anzi
non ha trovato materia di assoluzione. Gli arrestati di Udine vennero qui da
Milano liberati.
19 [settembre 1809]
Oggi è cessato il passaggio dei depositi.
Il senator Thiene scrive all’avvocato Scola preparate la toga che la
pace è conchiusa: essa farà stupire il mondo. Il procuratore regio dice che in
questa settimana si pubblicherà la pace. V’è chi tiene ancora per la guerra,
ma l’andamento delle cose è pacifico, e non v’è quel consueto fermento e
vociferazioni che sogliono annunziar la guerra.
Si dice che la Spagna è una caldaja formidabile per i Francesi.
Gl’Inglesi pare che abbandonino l’Olanda. Il prolungato soggiorno di
Napoleone in Germania senza guerra, tutto ciò unito, fa sperar la pace
generale.
20 [settembre 1809]
Questa notte è passato il nipote di M.r di Mejan per Milano, e non
disse altro alle molte ricerche di Germania, si parla di pace, ciò che sconcertò
diversi.
I fogli, le lettere di Milano in questo ordinario tacciono
assolutamente.
Venne ordine alle truppe stazionate in Schio di partire alo momento.
Quel disgraziato paese trema e per la vicinanza del Tirolo con somma ragione.
Le tenebre son folte, ma oggi non sono tranquillizzanti si può temere
un’irruzione di Tirolesi.
Oggi termina il prolungato armistizio. Ci sarà pace, o ci sarà guerra,
niuno potrebbe asserire ne una cosa ne l’altra.
Il generale Castella improvvisamente è partito per Verona, e si
vocifera tumulti in Trevisana.
Qui sono partiti li pochi cannoni che avevamo.
21 [settembre 1809]
La cavalleria venuta da Verona deve domani ritornarvi. Si parla di
Tirolesi e di timori.
Qui siamo senza soldati.
Se la pace è fatta tutto è finito, ma se c’è di nuovo la guerra le
cose fanno tremare.
22 [settembre 1809]
I Schiotti vengono a profluvio a Vicenza. Partite di briganti fanno
tremar quei contorni, e minacciano Schio. Qui dicono di aver firma del general
Barbon, [Andrea Hofer] il quale comanda loro di non far male ad alcuno, ma di
farsi dare dalle Municipalità il loro bisogno. Ma questo bisogno si è cioè
cavalli, panni, vittuaria, eccedente ec. La privazione totale di truppa, il
malcontento deciso del contadino, della plebe, e le strettezze del giorno fan
tremare tutti.
Come mai queste piazze senza potervi lasciar truppa? Qual destino pende
sopra di noi.
Nulla si comprende, e si ciarla sino alla nausea. Dio provedi con un
pronto soccorso la deciferazione di cose, e di benedizione.
La prefettura è imbarazzatissima; non sa qual ripiego prendere, il
generale Castella ritornato da Verona dice di andar a veder Venezia, e ciò non
piace.
23 [settembre 1809]
La fuga dei Schiotti, e dei Thienesi è somma: sulla sera venne tre
giudici di Schio dicendo che il vice prefetto è passato a Thiene, che in
Arsiero vi è molta gente, la quale incrocia per le Seghe di Velo, Meda, per
essere domani a Schio. La prefettura sparge di essergli giunta la notizia
dell’ingresso dei Francesi a Trento per la Rocca d’Anfo. Le nuove qui erano
ben diverse dalla parte della Chiusa, ma ciò sarà stato un artifizio per
distrar l’attenzione.
Qui non vi è soldati, e vengono molti uffiziali e legni dalla parte di
Santa Lucia. Se il Tirolo è sottomesso forse si sentirà la pace, ma in ciò il
silenzio si mantiene ancora.
24 [settembre 1809]
Tutto dorme oggi. Si sente che alle Seghe [Seghe di Velo] i Tirolesi o
sia briganti han condotto seco due persone l’una delle quali don Bernardin
Ciscato.
A Schio si muore dalla paura, e ragionevolmente perché espostissimi, a
Thiene ancora, colà vi sono le cariche di Schio. Qui abbiamo venti di
cavalleria, e la nostra Guardia Civica ha convenuto spedirla a questi poveri
paesi per rincorarli colle vociferazioni.
Nulla si Traspira per Verona, e l’ingresso dei Francesi in Trento
sarebbe troppo interessante per non vederlo sui Cantoni. Dalla Piave sino a noi
nulla si sa. Un uffizial francese giunto ieri dice l’armistizio ancora
prolungato per 4 mesi.
La circostanza nostra è angustiante, potrebbe risolversi in nulla, ma
siamo esposti come si troviamo alle più disgraziate vicende. Tutto è nuovo in
questa guerra, e simili ritardi non erano presumibili. Dio ci ajuti!
25 [settembre 1809]
La nostra truppa civica si è acciuffata coi briganti fra Arsiero, e
Velo, due briganti restarono morti, ma il campo rimase ad essi. Magenta ha fatto
gente avendo ordine da Milano di spendere ciò che occorre, e dimani anderanno
contro l’inimico. Magenta andò a Thiene.
Da quel che apparisce i Tirolesi han troppo di che fare in casa loro per
discendere, e ciò non potrebbe accadere che in caso di guerra, e guerra
fortunata per i Tedeschi. Dunque l’affare si restringe al più in due o
trecento briganti. Orrore per quei poveri paesi, e timore di eccitamenti ec.,
dunque si crede espediente di diffendersi. Se la diffesa è valida non v’è
questione.
Tutto Schio, tutto Thiene è a Vicenza, le cariche son volate, e
Serbelloni è ancora a Thiene. Domani deve venire per sposare la signora Marzari
sorella del famoso bottanico. Vedremo.
Le notizie pubbliche dormono. Per noi i briganti sono i più vicini a
noi, e formano al presente i nostri timori, e le nostre pene.
Si sentì a Ferrara dei tumulti. Si vive molto male sino a che alla
Provvidenza piaccia di liberarci da tante e inusitate angustie.
26 [settembre 1809]
Giunse lo sposo vice prefetto di Schio, dicendo che i giandarmi, e la
nostra truppa civica han fatto allontanare i briganti, e che si attende da
Treviso mille Francesi.
Ma quei contorni tremano. Qui a sentire gli uni pare che tutto il mondo
sia in sollevazione, Napoleone imbarazzato negli affari di Germania, di cui ne
vorrebbe esser digiuno, minacciato dalla spedizione inglese in Olanda e in altri
luoghi, e consunto dallspagnuola, e che una pace dettata dalla Russia possa solo
salvarlo, o una guerra di popoli e di nazioni lo circondano.
A sentire gli altri le popolari sollevazioni sono chimere che non danno
pensiero, e a tempo opportuno saprà Napoleone farle cessare. La sua stativa
[sosta] in Germania così prolungata, un centro di politica da cui ricaverà i
soliti risultati dell’accompimento de’ suoi disegni, e una trattativa
efficace di pace generale.
La spedizione inglese andata a vuoto, e inutili altri disegni, attesa la
stagione. L’affar della Spagna conservato in mezzo alle più gran diversioni
prova la forza francese, e la facilità in progresso della sua totale conquista.
Una guerra poi di popoli e di nazioni verrà da Napoleone sconcertata dal suo
genio, e gli abbattuti Tedeschi, i scarsi Russi, la poca unione dei popoli di
germania, non pajono degli ostacoli rilevanti. Tali sono le umane congetture; la
Providenza solo può dar alle une, o alle altre quel compenso che avrà
decretato nei suoi imperscrutabili giudizi, e che farà vedere che le speranze,
i deliri gli accecamenti non sanno mai di norma a chi vede più di noi. Qui
intanto si vive nelle sue mani abbandonati da quel che pare da ogni umana
assistenza.
27 [settembre 1809]
Oggi tutto è tranquillo. I briganti si sono allontanati. La truppa
civica è in Arsiero.
Tutti i giudici di Schio sono per colà partiti, e il vice prefetto. È
arrivato 400 Francesi da Venezia, si dice che domani passeranno a Thiene.
Da Verona si sente che i Francesi sono a Roveredo, e a momenti a Trento.
V’è chi dice che questo subitaneo ritiro di una gran moltitudine di
Tirolesi che vi sono indichi una battaglia in quei paesi. Le nuove di Germania,
dettrato i preparativi di guerra tutti collimano a credere la pace, e spargono
degli armistizi di 4 cinque mesi persino coll’Inghilterra.
Qui intanto sollecitato il termine del prediale, e privazione di
numerario, e di riscossioni.
28 [settembre 1809]
I Francesi sono a Trento, ma dalla parte di Verona si sente oggi un
forte cannonamento.
Qui i briganti si sono allontanati, ma la truppa civica è in Arsiero, e
300 Francesi a Thiene.
Si parla di armistizi, molti credono la pace, e i fogli danno la guerra;
l’enigma di prolungamento è così grande che ogni congettura par probabile.
29 [settembre 1809]
I briganti del Pedemonte sono aquietati, sembra che venissero per
vivere. La nostra truppa civica non sofferse nulla, ma le dicerie erano di gran
feriti, e morti. Sussiste che i Francesi sieno verso Trento, ma niente si sà.
Niccolò Bissari venne oggi posto in libertà.
Si fa lunari [si azzardano previsioni] sulla pace, e sulla guerra, ma
niente decifra il grande arcano. Solo la stativa di Napoleone in Germania deve
produrre dei gran risultati. Dio faccia che sieno sopportabili alla misera e
stanca umanità. Si anticipa il pagamento dell’accresciuto prediale. La
privazione di comercio, di numerario, e le derrate e industrie inutili, formano
il secondo tomo dell’odierna politica.
30 [settembre 1809]
Chi vuol il Tirolo conquistato con 4 colonne francesi, chi lo vuol
resistente, e sbuccante ogni momento. La Germania colle armate a fronte a
Napoleone a Sembrun forman l’oggetto dei più perduti pensieri. La tempesta e
il sereno sono nelle mani di Dio, e pende per noi la destinazione la più
decisiva. Le affligenti nostre circostanze, la smania di volere e non volere di
veder un fine formano una vita di un nuovo genere di angustie.