Trascrizione di Mirto Sardo
P.mo
[settembre 1805]
Si
dice che tutta la truppa dell’imperatore passerà in Italia, dettrato tre
regimenti, che rimaranno in Germania, qual combinazione che non abbiamo il bene
di vedere ancor questi!
Sussiste
la voce che i Francesi non sieno in movimento. Cosa che fa creder qualche affar
straordinario, o di accordo, o di alleanza, o pace. Tutto è possibile.
Il
cattivo tempo comincia ad andar di conserva colla venuta delle armate tedesche.
Solita dispiacente particolarità.
Ancora
non si sa il General in capo.
La situazione nostra non è descrivibile; fra la speranza, e il timore noi vediamo e le nostre sussistenze, e le nostre case in soquadro per un incerto avvenire.
4
[settembre]
Vi
è qui il principe Rosemberg e Hoenlhoc, Somariva è partito oggi. Tutti
conventi sul disfarsi, la truppa finora non è grandiosa, ma se ne attende. Si
vuol rimarcar molta lentezza, e che Napoleone abbandonate le coste sarà a
Milano a momenti. Pare che a Verona i Francesi facciano bagaglio per ritirarsi,
ma il castello si riduce formidabile. Si vocifera che fino ai 14 non vi sarà
nulla. Il mistero è profondo. Si vede del grandioso, ma non si può togliere
l’angustia d’una novità tanto straordinaria. Le boarie i cavalli il consumo
è all’ordine del giorno e tutti si confortano colla lusinga, che in ogni modo
questa volta l’affar sarà decisivo. Si dice General in capite l'Arciduca
Carlo, ma ancor ciò è un mistero. Se ciò fosse la speranza d’un qualche
buon esito o militare o di trattativa si renderebbe fattibile.
7
[settembre 1805]
Continui
corpi di truppa vengono e partono con principi generali. Si son fatte somme
promozioni. Dei Francesi si pretende ora che abbiano l’ordine di ritirarsi, e
di rinchiudersi nelle piazze, ora che si mettino in movimento per diffendersi.
La truppa tedesca è immensa a quello che vien detto, coalizioni assolute e si
crede Gen.l in capo l’arciduca Carlo, frattanto Bellegarde. Il mistero e
l’oscurità sono all’ordine del giorno. In qual guisa debba svilupparsi
l’affare ciò si pensa con timore e terrore, certo è che il nostro territorio
soffre di già una guerra decisa. Sono passati i Ottogiane [?], e tutta la
truppa è accantonata alla linea dell’Adige. Si dice che il vice re d’Italia
sia stato per momenti a visitar l’opposta linea dell’Adige. Quante se ne dica
non è descrivibile.
9
[settembre 1805]
Gran
confusione ieri, requisizione di 300 cavalli s’inibì alle porte il passaggio
di legni e carrozze. Giunse l’ordine ai granatieri di tenersi in pronto. Tutta
l’Uffizialità e i generali sortirono dalle botteghe, e non furono a Teatro;
si vociferò ch’erano incominciate le ostilità. Già i Francesi erano al
solito più di quel che si credevano, e i campi di Marengo, e di Chiari non
potevano esser volati per aria. S’essi pensano d’attaccare, la nostra armata
non è organizzata, senza artiglieria, e senza generale in capo. Senza un
prodigio pare che non possano vincere i Tedeschi.
L’Imperatore
è solo, la Prussia neutrale, e li Russi coalizzati molto lontani. Venezia manda
truppe, ma non v’è forma di gran resistenza. Il conte di Bisinghen parte come
Proveditore delle armate con tutto il civile, e fa si dice un taglione di 3
millioni di fiorini. L’andamento par un cambio e una cessione piuttosto che
guerra, ma già ciò sarà con gli onori al militare. Poveri popoli in qual
ansietà, e in quali angustie e incertezze. L’armata è sprovveduta di
cavalli, e i regimenti arrivano a pezzi.
11
[settembre 1805]
Due
giorni che i cavalli di carozza sono in requisizione perché l’armata è
sprovvista, e che non si permette che le carozze escano di città. La cosa va in
lungo, si vuol che vi sia delle trattative.
L’arciduca
Carlo, Zach, l’arciduca Giovanni e anche l’Imperatore si vogliono che
saranno alla testa dell’armata. Dall’altra parte si dice Napoleone ai 15 a
Milano Massena ec. Qual pelago di cose. La Providenza assisterà tutto. Già al
solito si vedrà quel che non si avrà prevveduto.
12
[settembre 1805]
Oggi
si parla di pace, ma i popoli moltiplicano presso di noi. I politici raffinati
dicono che noi avremo stabili le truppe per mesi e anni per fare una diversione
permanente all’Inghilterra, se questo calcolo crudele si verifica non avremo
che a pregar continuamente contro l’originario nemico dell’umana tranquillità.
Se ne dice tante, e ogni piano par probabile. Intanto la stagione si avvanza i
taglioni cominciano, e l’inquietudine presente e futura è somma.
15
[settembre 1805]
Voci
che giunga l’arciduca Carlo e tutti i principi austriaci all’armata.
Scomesse di pace, di armistizi, e di diversioni. Confusione infernale per truppa
che giunge, e non parte per dar luogo. Cavalli in requisizione e rabbiosità dei
Avogaro e dei Leder e dei aderenti loro, spie naturali della patria, messa
all’eccidio e dejezione. Si sente che i Francesi formicolano e hanno tutto il
campo per vieppiù aumentarsi. Infine nell’orrore della nostra situazione noi
viviamo non si sa come con del coraggio fra la dubbia speme e l’incerto
avvenire.
17
[settembre 1805]
Oggi
si vocifera che l’arciduca Ferdinando abbia occupata la Baviera. Questa voce
fa molta sensazione perché fu la prima che si fece fin dal 97 per compenso
dell’Italia. La venuta dell’arciduca Carlo alla nostra armata rassembra come
lo sbarco dei Francesi in Inghilterra cioè sempre per farsi, e mai verificarsi.
La nostra città sembra una vera caserma, e anche i colli Berici hanno oggi
accolti questi frutti stranieri che disseccherano i gentili prodotti di così
ameni soggiorni. La truppa però è disciplinata, ha del danaro, e mostra una
vivacità che o non indica guerra, ovvero l’ha essa aquistata dalla difusione
dello spirito francese. Ciò essa gl’imita, e nel minor peso, e
nell’esercizio più lesto, e nei loro andamenti militari e civili. C’è qui
il superbo regimento Carpen con mostre[=mostrine] celesti e vestito bianco, bella gente e
colta. Noi siamo qui all’oscuro di tutto, tutto indica una guerra di ogni
momento, eppoi dei ritardi incomprensibili.
18
[settembre 1805]
Oltre
700 cavalli di requisizione. Vien comandato a vista 74 cavalli di carrozza per
l’arciduca Carlo che sarà ai 20 a Padova. Si ricerca anche 500 uomini per i
lavori di Brondolo. La venuta di un tal principe fa vedere che avremo in breve
una decisione o di guerra o di pace o di cambiamenti o di quartieri d’inverno,
cose tutte probabili. Fino a tanto che non terminano queste lunghe giornate che
si accostano a uno sviluppo tanto decisivo per noi, non c’è che la
consuetudine alle angoscie e alla Providenza che noi dobbiamo il nostro singolar
coraggio.
19
[settembre 1805]
Sin
ora son passati per Vicenza 38 mille uomini; armata ben inferiore alle vedute
gli anni scorsi, le quali erano ben equipaggiate e con aria più militare. Ora
tutto è gioventù ben vestiti, lesti, e par più che vadino ad una festa da
ballo che incontro a una guerra delle più acerrime.
L’arciduca
Carlo con due suoi fratelli si dice che arriva a Padova ai 20 del correnti.
21
[settembre 1805]
L’arciduca
Carlo venne visitato in Padova in Santa Giustina dai due nostri deputati Porto e
Velo. Esso è benigno disse d’esser pieno di buona volontà per le cose
presenti; e che tutta la sua armata si loda di Vicenza. Non si sa se verrà o
non verrà, alcuni dicono fra pochi giorni guerra, altri che l’arciduca
visiterà la linea, e passerà a Vienna. Da Verona si sente che i Francesi son
nudi, e vogliono tutto. C’è Massena a Valezo
[=Valeggio] e Monceì. Quindici giorni fa i
Tedeschi potevano andar a Torino senza Francesi, presentemente a Milano, ma
frappoco i Francesi formicolano all’eccesso. Essi dicono di non attaccare
sennon in caso di prevenire i Russi. Ma le cose son poste in modo che i Tedeschi
pare che non sieno all’ordine. Gran imbroglio gli uni vogliono i Francesi al
di là dell’Alpi gli altri vogliono l’Italia tutta, e noi logorandoci vita e
sostanze preghiamo il Cielo per il meno male.
24
[settembre 1805]
Oggi
si legge le negoziazioni stampate fra la Russia, Austria, e Parigi. Le ragioni
son grandi, ma la forza ha sempre raggirato il mondo a suo modo, e ne fu una
prova evidente l’inclita Republica di Venezia, oltre altri ed altri infiniti
reciproci e andati esempi.
Oggi
si dice che partiranno nella notte i granatieri e che domani avremo il quartier
generale che passerà subito a Lonigo, chi crede guerra, chi una revisione della
linea dell’Adige. Si dice che la Baviera è occupata col consenso
dell’Elettore, che i Svizzeri han voluto i Tedeschi, che i Russi son molti ed
accellerano il passo. Si dice ancora che la Prussia ha occupato l’Annoverese,
e che i Francesi abbiano passato il Reno. Si vede adunque la possibilità,
d’una guerra immensa, ma si scorge ancora dei germi di conciliazione. Tutto è
grande e straordinario in questo secolo. Se il pensiero si vuol determinare a
qualche cosa cento altre lo alterano. Il mal evidente si è che la condizion
generale degli uomini è divenuta assolutamente miserabile, e in particolare noi
altri vediamo un flagello distruttivo nella nostra Italia, è il gruppo
dell’affare distante 30 miglia dal nostro paese.
25
[settembre 1805]
Si
dice che i Francesi evacuino Verona per portarsi agli antichi luoghi militari.
Che i Russi siano sbarcati a Otranto, e che la Svizzera sia occupata dai
Tedeschi, cose però tutte che meritano conferma. Domani sarà quì il quartier
generale composto dalle cancellerie e uffizialità, mentre e arciduchi e
generali maggiori si portano a Lonigo per Legnago. Pare che la guerra si debba
fare, ma molti non la credono, e infatti la nostra esperienza trova dei
contrapposti particolari. V’è chi teme i quartieri d’inverno, chi pace o
concambiamenti di stati, e chi crede tutto lo sviluppo al Reno.
27
[settembre 1805]
Ier
sera giunse Bellegarde generale in capo, e in oggi le carrozze dell’arciduca
Carlo il qual, per Padova è passato a Lonigo. A Lonigo è il quartier generale
e un’immensità di gente. Quì la città è ridotta una caserma vanno e
vengono e molti si fermano anche più del stabilito. Luigi Bissaro come
presidente a fatture fu a intendersela coi comandanti e per conseguenza vide la
linea dell’Adige: esso assicurava che vi saranno cento mille Tedeschi, e che
ciò forma uno spettacolo imponente, ogni abituro vien abbandonato dai
proprietari; i danni però potrebbero essere maggiori. Colà si dice di
attaccare fra tre giorni, ma i Russi si faranno attendere per 15 giorni. I
Francesi a Verona non son molti, vi fu Massena e riscaldò molto i soldati, si
crede ch’essi non attenderanno la venuta dei Russi, e che un formicajo di
Francesi si porti in Italia. La Svizzera è occupata da un lato dai Tedeschi,
dall’altro dai Francesi.
L’affare
è immenso superiore non solo alle nostre forze, ma anche al pensiero. Pure si
sostiene ancora che vi sieno delle trattative e che con il cannone acceso si
sentirà la pace.
28
[settembre 1805
Davvero
che la scena sarebbe curiosa, se il peso delle cose non ci calpestasse.
L’arciduca Carlo a Lonigo, un furor di militare alle basse, tutta la linea
guarnita, ma con tutto questo una certa inerzia, una certa svogliatezza di
guerra, che se il rombo non fosse vicino a noi si potrebbe calcolarlo come
guerriero cento mille miglia da noi lontano. Pare che la cavalleria ch’era di
16 battaglioni non ne rimanga che 4 in Italia, dunque retrocessione, ora sembra
che si abbandoni i ponti di Verona, e che i Francesi si rinforzino per diffender
Legnago, Peschiera, e Mantova. V’è un certo giro che ad onta dell’apparenza
di guerra potrebbe esser tutto.
30
[settembre 1805]
L’Arciduca è col Quartier generale a Lonigo, esso è instancabile gira la linea, fa far strade nuove. Solignac si presentò. Si attende ivi pure l’arciduca Giovanni e altri arciduchini, infine niente si comprende. Si spedisce gran corrieri. Chi vuol la pace. Sei regimenti partono da Verona e vanno in Tirolo. Altri ne giungono per andare in Veronetta. Infine par che si creda che il gran sforzo dei Francesi sarà in Tirolo per toglier la comunicazione delle due armate del Reno e d’Italia. Noi siamo rovinati, gli animali vanno in precipizio le sostanze e la pazienza. Avogaro si presenta sempre e inquieta continuamente.
___________________________________________
P.mo
[ottobre 1805
Lonigo
è un Parigi il danaro vi circola a profusione, e si fa una strada nuova fino
all’Adige. L’Arciduca fa una tavola di 30 persone, sta in casa Volpe. I
corrieri giungono e si spediscono. Infine 100 mille uomini gravitano sopra di
noi, e i cavalli e i bovi non ne possono più. L’unico bene si è un superba
stagione, effetto vero della Providenza, e straordinaria nell’equinozio. In
[ottobre] si attende un qualche sviluppo, ma esso si rende sempreppiù
indovinabile.
3
[ottobre 1805]
Ora
l’armata che da 40 giorni qui ci precipita vien chiamata l’austro-russa
armata dei trattati, ossia d’osservazione per il mantenimento dei trattati.
Quale
debba essere l’esito delle cose Iddio lo sa. A Lonigo si celebrerà domani
dall’arciduca il nomastico e per i 5 del corrente son ordinate quadruple
razioni per la cavalleria, c’è lentezza, pace, guerra e armistizio tutto
probabile, ma l’inverno si avvicina a gran passi.
4
[ottobre 1805]
Ritornano
indietro 12 nostre pariglie perché sono arrivati i cavalli dell’Arciduca, e
ritornano i barconi veneti, perché sono arrivati i barconi Tedeschi, e i nostri
poveri animali soffrono anche le stravaganze di simili sconcerti. Ogni tre
giorni si cangia un nostro deputato a Lonigo. Ora si parla di un decreto di
leva, di taglione, e di animali bovini un 4 per cento da mangiarsi. Quali siano
per esser le cose davvero che si perde ogni tramontana, par piuttosto possibile
un fatal armistizio, certo gli accantonamenti lo provano.
6
[ottobre 1805]
Si
legge stampata una bestiale intimazione di guerra di Napoleone. Ma qui tutto sta
sul piede di prima. Gli Ulani riesce il peggior dei regimenti. Si dice che i 5
regimenti ch’erano verso Verona e che andarono in Tirolo sieno di nuovo di
ritorno. Pare che si cerchi espressamente di precipitarci. L’affar degli
animali avvilisce. Infine noi siamo ingolfati in una catastrofe opprimente. Si
vocifera il passaggio dei Francesi al Reno.
11
[ottobre 1805
Già
è intimato l’attacco dei Francesi ai 14 e l’arciduca ha accettato
l’invito. I Ponti di Verona sono chiusi assolutamente, e vien promesso da ambe
le armate di rispettare quella povera città. Tutto è in movimento. Domani
partono tutti i grenatieri. Il conte di Bisinghen è arrivato.
13
[ottobre 1805]
Si
sta facendo una leva di malviventi, cosa utile, ma che sarebbe stata più ovvia
anteriormente. Ciò forma molta inquietudine nel popolo per timore che in
seguito venghi estesa.
Oggi
sono partiti 11 milla granatieri col general Colloredo sotto una dirotissima
pioggia. Tutti i cannoni del Campo Marzo, e tutti gli accantonati soldati sono
in movimento di partenza. I carriagi, gli animali la legna i viveri formano uno
spettacolo il più angustiante e il più immenso possibile. Pare che questi 54
giorni si sieno scorsi per gravitar sopra la provincia vicentina. L’arciduca
Carlo è ancora a Lonigo, ma le pessime strade e la partenza della truppa
porteranno il quartier generale altrove. L’arciduca è amabile e instancabile,
ma si mostra dolente e melanconico della necessità di questa guerra troppo
dolorosa al di lui buon cuore. L’armata tedesca è superba, tutta gioventù
animata e pronta. Gran principi al comando; infine la miglior armata non è più
stata in Italia. Cosa si possa pronosticare davvero non si saprebbe. Siamo
troppo mancanti delle vere notizie per formare un giusto calcolo. Pare che
Bonaparte sia in gran pensiero, ma non si sa s’esso abbia cercato questa
guerra, certo esso ne ha dato tutto l’incitamento. La casa d’Austria fa
l’ultimo sforzo e ciò fa timore. I Russi son vicini, ma le coalizioni non
tranquillizzano. La Prussia è neutrale ma fa sempre dubitare. Tre imperatori
sono in movimento. Il Dio degli eserciti dia il suo soccorso dove l’equità e
il buon ordine può pendere al sollievo della misera umanità dandoci in seguito
una pace permanente scevra dal continuo ragiro della malvagità e distruzione.
13
[ottobre 1805]
A
Lonigo c’è l’arciduca Carlo, l’arciduca Luigi, l’arciduca Massimiliano
di Milano, e domani arriverà l’arciduca Giovanni. Questi principi non
mostrano buon umore, e si dolgono della necessità della guerra. Giunse un
corriero che si credette apportator di trattative di pace, ma in cambio portò
la notizia dell’ostilità cominciate sul Reno. Domani par certo che succeda
l’attacco. Tutto il Militare è di partenza per Verona. Il conte di Bisinghen
fu visitato dalla nostra deputazione e presidenze, esso li accolse asinescamente,
e barbaramente. Le circostanze sono fatali, ma le maniere devono raddolcire
l’amaro, e conservar per il proprio sovrano l’animo dei suoi sudditi. Qual
destino ha mai in questo secolo ha la monarchia austriaca! Battuta
all’esterno, oppressa nell’interno e ancora fatto aborrire dai suoi ministri
il suo giogo in tutti i dettagli possibili. Tutte le nazioni hanno il loro tono,
quello della Germania non è il più attraente. Questa notte si ha voluto i
cavalli da carrozza. Le esiggenze sono immense e di legna, e di trasporti, e di
tutto. Il vice capitano Lederer è divenuto commissario. Il nostro paese perde
un uomo di talento, e un animo equivoco. L’Avogaro verrà assistito da Cusani.
Il civile presente meriterebbe un Goldoni, se la tragedia fosse suscettibile di
comico. Noi aspettiamo con ansietà la decisione importante del nostro destino.
14
[ottobre 1805]
Tredeci
pariglie l’altra sera, e 36 questa a servizio di armata e di principi. Tutto
va in fumo e senza gran speranze.
Non
si si muove non si passa Adige e non si sa cosa credere. Ai 16 si attende
l’arciduca Giovanni. I Francesi han fatto un manifesto terribile in cui in
cambio di salvar Verona vogliono disputarla palmo a palmo. La Providenza ci
assisti mentre questa guerra mostra di esser di un carattere arabbiato.
16
[ottobre 1805]
Oggi
si è sentito il cannone chi dalla parte di Legnago chi sull’università della
linea; verso sera venne un regimento da Cologna improvvisamente che sbigottì
tutti, ma ciò fu per passar in Tirolo. Tutto il mondo è tremante ma non senza
speranza. Quì i centinaja di carri, i cavalli le boarie le legna i generi vanno
a precipizio ma tutto sarebbe un nulla se le cosa terminasse in bene.
17
[ottobre 1805]
Nella
mattina si voleva i Tedeschi che avessero passato l’Adige su di tre punti. Ma
in cambio il cannone ha dipenduto da una festa francese, chi la crede eventuale,
chi per dei vantaggi avuti, la marcia di alcuni regimenti Tedeschi al Tirolo lo
fanno temere. Del Reno ossia Danubio nulla si sa, certo è che il silenzio è
sommo. Si pretende che chi avrà l’avvantaggio colà, attaccherà in Italia.
Da Caldiero a qui vi è una fila di carri una che và l’altra che viene: lo
spettacolo è infinito, ma l’eccidio degli animali e di tutto è all’ordine
del giorno. Dio sa quando si vedrà un piccolo raggio di liberazione.
18
[ottobre 1805]
Nel
dopo pranzo si sparse superbe nuove dei Tedeschi che avevano passato l’Adige
su tre punti. Ma qualitando le cose, tutte erano notizie di carretieri e
postiglioni. Il conte di Bisinghen non ebbe alcuna notizia uffiziale. Ecco le più
probabili cose. Son [venuti]due [corrieri]
ordinari che nulla si sa del Reno, silenzio assai
sospetto, tantoppiù che i Francesi fecero delle feste a Verona, e tentarono i
primi a passar l’Adige. Pare però che questo tentativo sia loro andato a
vuoto, e che i Tedeschi al Castel vecchio, ossia Campagnola abbiano avuto un
conflitto in cui rimase morto un generale e si fecero 300 prigionieri francesi.
Si sente però il cannone e si crede che i Tedeschi possano passar l’Adige a
Ronco, a Angiari a Parona. Si crede gran conflitti in Tirolo, ma niente si
penetra. Si spera domani delle delucidazioni tanto importanti. Riesce un
spettacolo particolare i nostri affanni, il nostro eccidio, e la speranza il
timore e la convulsione generale. Si attende questa notte l’arciduca Giovanni.
19
[ottobre 1805]
Oggi
non si racconta sennon la sortita dei Francesi per Ponte del Castelvecchio, e
che con un uffiziale morto, alcuni feriti, e 300 prigionieri passarono
l’Adige, e si situarono sulle alture di San Leonardo. Qui fa molta spezie la
venuta dei bagagli a Montebello, e quelli dell’arciduca Carlo a Vicenza. Si
sparge una gran vittoria Tedesca tre miglia di là da Inspruk dov’erano
penetrati i Francesi.
20
[ottobre 1805]
È
passato l’arciduca Giovanni e si dice che allegramente racconti una vittoria
segnalata al Reno, e la leva delle masse in Tirolo in tutto il buon ordine e
vantaggi. L’affar di Verona al Castelvecchio si rifferisce in tante forme da
far impazzire, certo è che i Francesi non hanno sortito, un gran intento, le
cose son giacenti, ma tutti credono una gran battaglia campale a momenti. Son
arrivati quasi un centinaio di cannoni, e tutto va verso Verona. Non si sa cosa
creder di tutto, ma providenzialmente si spera. Leder ha sostenuto i Vicentini
nel suo commissariato, Bisinghen è qui e vorrebbe comprar dei cavalli per un
soldo.
22
[ottobre 1805]
Tutto
è giacente. I Francesi non han sortito alcun intento. I Tedeschi li han
respinti e fugati. Arrivano alcuni prigionieri, e qualche ferito ma Tedesco.
Pare che l’armata austriaca sia un’armata di osservazione sino a qualche
esito sul Reno, o nel Tirolo. Le ordinazioni di carri, di fieni, di cavalli sono
immense. Le giornate sono veramente superbe.
23
[ottobre 1805]
Questa
mattina è passato alle 5 l’arciduca Giovanni che si porta in Tirolo. Pare che
sia venuto a intendersela in persona coll’arciduca Carlo per concertar qualche
cosa contemporaneamente. Veramente il mistero è sommo e ciò riesce singolare
nei Tedeschi. Le altre volte si sapeva tutto, si leggeva tutto, ora tutto il
mondo vive nelle tenebre. Sono arrivati tre giorni fa il Vescovo, l’Allegri e
vari altri Veronesi.
23
[ottobre 1805]
Vuolsi
infranta la neutralità del re di Prussia dai Francesi, e però si dice o un
accordo con essi, o una coalizione coll’Austria.
Ciò
merita conferma. Qui in Italia le cose sono sospese, ma si crede fra due giorni
qualche concerto col Tirolo. L’immensità delle cose che occorrono
all’armata distruggono le nostre sostanze; pare impossibile di supplir a
tanto, e ciò non condito da alcuna manierosità. L’affar del Reno cui i
Francesi arrivarono sino al Danubio e vennero poscia respinti alla prima loro
posizione, fa tremare di simil piano in Italia.
La
monarchia sussisterebbe, ma noi saressimo annichilati.
Si
spera nella Providenza. Verona fa compassione, ma anche Vicenza potrebbe
divenire in una situazione peggiore. Si fà finalmente delle preci pubbliche.
I
giorni scorsi vi fu un manifesto tedesco che proibisce l’introduzione d’un
scritto francese sedizioso il quale consiglia ai Tedeschi e ai Polacchi di
deponer le armi, ma una volta si avrebbe tutto letto e tutto saputo, ora c’è
più condotta.
Sino
ai 19 del corrente son passati per Vicenza 70 mille uomini, oltre li andati per
Padova ec.
L’arciduca
Carlo ha il suo quartier generale da 6 giorni a Santo Stefano Volpino, e i suoi
bagagli a Vicenza. L’ordine dei bagagli era comandato al primo tiro di
cannone, e venne eseguito immantinente il loro rimando.
24
[ottobre 1805]
Venne
deposto il generale Vuscachovic per esser stato negligente nell’affar della
sortita dal Castelvecchio, e anche il colonnello degli Ottogianer. Si vede che
l’arciduca agisce differentemente dalle guerre passate. L’armata d’Italia
è in una perfetta inazione, ciò dipende e dal Tirolo, e dal Reno di cui si
vocifera che Napoleone sia in Augusta, cioè ripigliato di nuovo qualche
posizione. Le nostre speranze sono nella Providenza. Si parla della profezia di
Nostradamus che vuol tutto terminato a Lonigo, e veramente Lonigo non è mai più
stato tanto nominato.
Il
tempo cattivo, l’eccidio del nostro paese degli animali e altro, il timore ci
fa vivere molto male.
Si
vuol che Bisingen abbia assicurato che certamente la Prussia si è coalizzata
col nostro imperatore. Se ciò è vero l’affare sarebbe decisivo, se però si
potesse credere contro l’esperienza.
Gl’Inglesi
qui stazionati che avevano tutto disposto per fermarsi a bell’agio partirono
tutti improvvisamente l’altra notte, indizio molto significante per queste
contrade.
25
[ottobre 1805]
Si
ricerca 300 scale per scalar Verona. Tutto è pronto ma il silenzio è massimo
sulla Germania e nel Tirolo. Ogni giorno si crede battaglia ma tutto è
tranquillo. L’arciduca Carlo si mostra contento dei Vicentini e dice ch’essi
han superato la sua aspettazione. Qual differenza dal principe all’increato
Bisingen!
26
[ottobre 1805]
Oggi
gran spavento, tutti i cannoni in Campo Marzo di grosso calibro retrogradarono
rapidamente a Cittadella e arrivarono le cucine dell’arciduca Carlo. Le poche
notizie e più cattive che buone del Reno fecero credere una ritirata
dell’armata d’Italia. Si sentì poi fieramente il cannone e si suppose perciò
gran conflitto al Castel vecchio, sicché si pose la cosa in qualche calma. Il
foglio di Roveredo non parla di quel che potrebbe parlare, e dà le note di
Augusta, cosa che fa temere assaissimo per i Tedeschi.
27
[ottobre 1805]
Oggi
ansiosa sospensione. Si ha sentito e si sente il cannone. Si vuol per certo una
nuova festa francese per vittorie sul Reno. Si bisbiglia alcuni tentativi dei
Francesi per passar l’Adige, ma niente si sa di preciso. Vengono dei gran
amalati la stagione e l’inazione in campo aperto sono fatali. Si dice dei
regimenti di tutti i collori venuti dal Tirolo. Infine noi siamo in un buio
riflessibile e assoluto, e ad ogni momento esposti a tutto.
Si
vuole che al campo tedesco ci sia del mal umore e della gran confusione. La
Provvidenza ci assisti.
28
[ottobre 1805]
Oggi
gran prosperità vittorie sul Reno. Bernadotte
invilupato [=circondato], andato a vuoto il
progetto francese di toglier la comunicazione alle due armate austro-russe. Qui
i cannoni vanno verso Verona, e si sente che al Porto di Venezia si vede un
bosco di vele russe. Ogni partito vuol discorrerla pro e contro, ma l’affare
è immenso. Io discerno che le monarchie sussisteranno, ma temo che molte
provincie vadino in fumo.
Ogni
giorno vengono dal campo più di 100 ammalati. Tutte le notti si fa una leva
forzosa ma non di malviventi.
Gli
animali non ne possono più, e l’articolo della legna diventa un esaurimento
totale. Gran silenzio e negli uffiziali e in tutto pochissime lettere e pochi
fogli.
Si
fa due strade al caso d’una ritirata dal Zanollo e da Casale, cosa prudente
per tutti i riguardi.
29
[ottobre 1805]
Pieni
di cento lusinghe si sentiva il cannone quasi dapertutto in Vicenza, e simil
vicinanza non piaceva, verso sera si vide bagagli ed altro e si seppe che i
Francesi con falso attacco ad Albaredo passarono l’Adige a Pescantina cedendo
i Tedeschi la Veronetta [La zona di Verona alla sinistra dell'Adige] per capitolazione. Il tramortimento è stato grande, e
oltre la pessima località di Vicenza non si può comprendere come un’armata
degna di Xerse possa essere stata in tanta inazione e così poca fortuna. Si
crede in domani un gran conflitto ossia battaglia campale a Caldiero, ma niente
si può comprendere. Si vuol buone notizie per i Tedeschi al Reno, ma la festa
dei Francesi, e il loro attacco provano a viceversa. Noi parliamo dal timore e
dalle angustie dell’animo non mai per qualsisia lume. Gran leva tutte le notti
ancor questo riesce un mistero e una disperazione.
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[ottobre 1805]
L’angustia,
il cannone, lo spavento, e il ritorno dei bagagli, ed altro ci fecero passare
una giornata molto agitata, quando sulla sera giunse notizia o che i Tedeschi
respinsero i Francesi sino a Valpolicella, e li costrinsero a ripassare, o quasi
ripassar l’Adige. Veramente noi siamo all’oscuro di tutto, e non v’è via
di mezzo, o siamo alle stelle o agli abissi, tale è il carattere dei Vicentini,
ma in affari di tal natura un po’ di sospensione nell’abbandonarsi al
momento sarebbe necessario e quasi ridotto un esperienza. I Russi sono a
Montegaldella, al Betton [oggi
Albettone] si vede un bosco di vele a Venezia, ma sono favolosi o aerei.
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[ottobre 1805]
Oggi non si parlava che della gran vittoria dei Tedeschi a Caldiero si vedeva e 400 prigionieri e molti feriti, e Lippa e molti dei nostri uffiziali feriti sicché altro non si diceva se non che alla Bova a Becacivetta i Tedeschi avevano passato l’Adige ed erano sul punto di acquistar Verona. Ma la mattina i cannoni di Campo Marzo ritrocederono, Bisinghen andò a Venezia e i cavalli e la carrozza dell’arciduca il dopo pranzo, e molti bagagli, fecero comprendere che la vittoria non è stata che esaggerata. Sulla sera venne ordine alle cancellerie di star in pronto e una voce sorda e universale sosteneva che l’armata tedesca era in piena ritirata. Al bujo di tutto, e la misera nostra località fece tramortire tutta Vicenza, e congetturare nelle maniere le più strane. Pare che il Reno e il Tirolo abbiano deciso questo colpo, ma noi non sappiamo né del Tirolo, né del Reno, né veramente come le cose stieno. Non giugne però né soldati ne persona a cui si possa creder qualche cosa.