segue il Giornale di Ottavia Negri Velo
Trascrizione di Mirto Sardo
[segue 1801]
1°
[aprile
1801]
Niente
si
sà
dei
Tedeschi,
e
il
corrier
spedito
non
arriva,
i
Francesi
partono
di
certo
ai
4
e
noi
restiamo
qui
nelle
mani
di
Dio.
A
quali
scene
questi
innocenti
paesi
usurpati,
predati,
mal
diretti,
abbandonati,
devastati
devono
soggiacere?
Persino
a
qualche
infingardagine
di
nuovo
conio.
Il
blocco
di
Venezia
dovrebbe
esser
terminato,
ma
il
monopolio
tedesco
e
francese
sussiste
nel
fermare,
daziare,
incarire
tutti
i
generi.
Gran
gastigo
è
il
giogo
dei
stranieri!
Dal
Bon,
Regnier,
le
Combe
commissari,
si
allestiscono
con
dispiacere
a
partire.
Tutti
partono
pieni
di
tutto,
e
l’oro
vien
ricercato
a
prezzo
d’affetto.
Questa
sera
si
fece
il
saldo
coi
Francesi,
l’uscita
fin’ora,
detratti
i
debiti
è
di
5
millioni
e
400
mille
lire,
oltre
il
sacco,
la
devastazione,
e
i
pesi
dei
privati.
Questi
floridi
paesi
han
supplito
a
quel
che
pareva
incredibile
ma
l’avvenire
si
presenta
in
un
tetro
aspetto:
l’incertezza
delle
cose,
l’amministrazione
mal
diretta,
gli
esborsi
per
l’estero,
levano
all’industria
le
sue
maggiori
suste,
e
non
vorrei
che
succedesse
di
noi,
quel
che
è
succeduto
a
tante
floride
contrade
ora
miserabili.
I Francesi dicono di ritornare, saziano in Turchia i Sovrani, e tutta l’Italia sarà Republica, ecco il solito addio di partenza pur troppo fin ora verificato.
2
[aprile
1801]
La
pulizia
ordina
una
severa
Guardia
Civica
per
servire
al
caso
che
restiamo
senza
truppe.
I
Tedeschi
non
si
muovono,
e
il
nostro
corriere
sembra
morto.
I
Francesi
sono
in
gran
movimento
domani
si
attende
5
milla
uomini;
s’affretta
ad
ordinar
la
partenza.
Michaud
e
Mainoni
promettono
truppe
sino
all’ingresso
Tedesco,
ma
si
teme
che
il
loro
ordine
sia
d’una
totale
evacuazione
per
i
4
del
corrente.
I
commissari
fanno
gli
ultimi
sforzi
per
derubarci,
e
vogliono
far
sentire
sino
all’estremo
l’odierna
nequizia.
Vi saranno da 17. mille Tedeschi a Venezia, ma la comedia vuole che il male venga a carri, e il bene a oncie. Quantunque i beni d’un tal secolo sieno ridotti a desiderare unicamente del pane, oggetto pure di cupidigia di tanti stranieri, che o per le brevi o per le lunghe ce ne strappano fin l’ultimo tozzo.
3
[aprile
1801]
Oggi
finalmente
Dubar
fece
il
saldo
della
contribuzione
con
molte
tergiversazioni
e
nequizie
per
non
farlo.
Arriva
7
mille
uomini
della
vanguardia
che
fu
sì
funesta
per
i
saccheggi
sul
principio.
L’inquietudine
fu
estrema,
girarono
tutta
la
notte,
alloggiarono
nelle
case.
Ma
Missaud,
e
Majnoni
si
portarono
bene.
Questa
truppa
attesa
la
lettera
di
Moncey
non
dovea
più
passar
per
qui,
ma
i
ragiri
sono
inarivabili,
e
i
generali
pagano
in
buone
parole,
e
mai
in
buoni
effetti.
V’era
un
altro
ragiro
di
Gazan
per
rimandar
Majnoni
e
restar
degli
ultimi
a
partire.
Ma
fu
sventato
ancor
questo.
Dio
sà
cosa
s’inventano
di
nuovo.
Il corriere nostro presso i Tedeschi non giugne. Ma sembra che dipenda una tale indolenza da Delmas che non sa risolversi di partire da Treviso, e fin che i Francesi non evacuano i Tedeschi non possono discendere. Vedremo come và la cosa, mentre l’imbroglio è all’ordine del giorno. Si vede in fatto che domani i Francesi più non partono, si fa mostra di farlo ad ogni istante, intanto il modo di mantenerli manca, e si vive in pena.
4
[aprile
1801]
Oggi
è
partita
molta
Truppa,
e
Cavalleria
bellissima,
se
ne
attende
ancora
o
piuttosto
si
teme
che
ne
giunga
dell’altra:
arriva
un
espresso
che
alle
7.
di
questa
mattina
i
Tedeschi
sono
entrati
a
Treviso,
e
domani
entreranno
in
Padova.
Si
crede
che
saranno
qui
ai
6.
Il
nostro
corriere
non
è
più
ritornato.
Sembra
che
qui
resterà
2000
uomini
e
che
Mainoni
consegnerà
la
piazza.
I Francesi ch’erano venuti alla fuoruscita partono pieni di bagagli, di oro, e di una immensità di cose. I Tedeschi verranno e quanto saranno capaci di dimorarvi?
5
[aprile
1801]
I
Tedeschi
arrivano
domani.
Giugne
500.
soldati
di
cavalleria
sempre
scellerati.
Mainoni
fa
quel
che
può
ed
è
l’eroe
dell’armata.
Ricusò
e
carrozzino
e
porcellane,
accettò
una
carta
geografica
del
nostro
territorio,
e
desiderò
una
lettera
che
comprovi
la
di
lui
condotta
presso
il
Quartier
generale.
Michaud partì un’ora dopo Gazan per salvarci dalle di lui bricconate. Questi due generali formarono la nostra fortuna risparmiandoci l’ultimo eccidio. Michaud e Mainoni dicono che non possono vivere in mezzo alla scelleragine dell’armata francese. Infatto tale dev’essere il sentimento dei galantuomini.
6
[aprile
1801]
I
Tedeschi
alle
9
erano
alle
porte:
il
general
Mainoni
in
gran
gala
e
formalità
andò
loro
incontro.
Il
regimento
Navendorf
con
un
Colonello
accettò
la
consegna
della
piazza
con
scapellate
dei
Francesi,
ed
egli
con
grandi
inchini.
Losco
e
Monza
lo
complimentarono
a
casa
Scroffa
e
il
Tedesco
in
tre
lingue
loro
corrispose.
Niun
evviva
si
sentì
fra
un
immenso
popolo;
tanto
la
prudenza
e
il
disinganno
ci
ha
adottrinati.
Il
colonnello
s’avviò
al
suo
alloggio
Pojana
non
seguito
da
altri
che
da
tre
Francesi.
Il
degno
Mainoni
fece
partenza.
Ma
resterà
una
memoria
indelebile
del
di
lui
carattere
e
della
nostra
più
viva
riconoscenza
per
averci
decisamente
protetti
da
ulteriori
eccidi.
Egli
è
la
Fenice
dei
Francesi,
e
il
modello
dei
galantuomini.
Senza entusiasmi si gode di un po’ di quiete. Abbiamo 200 soldati, ed è arrivato il generale Brentani che attende la sua truppa da Venezia per gli 8 del corrente. Egli ricerca 4 palazzi da scegliersi. Quali comedie! I Tedeschi però sono avviliti, e le nostre piaghe profonde ci rendono ormai insensibili a tutto, non però alle solite lusinghe di quiete.
7
[aprile
1801]
Oggi
siamo
restati
con
appena
venti
Tedeschi,
e
la
bontà
del
nostro
paese
non
si
smentisce
mai;
alcuni
dicono
che
non
abbiamo
fiato
di
esser
cattivi.
Qual
sia
la
scena
che
soli
200
uomini
invadano
questi
miseri
paesi
non
si
sa,
se
per
malintesi,
tardanze,
certo
è
che
noi
facciamo
molto
bene
senza
di
essi,
ma
si
teme
ch’essi
si
moltiplicheranno
anche
troppo
a
nostro
danno.
Il
generale
Brentani
fu
a
pranzo
alla
Casanza
ciò
non
piacque
né
per
il
suo
decoro,
né
per
quello
della
casa
in
cui
alloggia.
La quiete è somma si vedono case e botteghe aperte, ma le nostre disgrazie, e un avvenir incerto son ben lontani dal farci godere la menoma gioja.
8
[aprile
1801]
Siamo
in
aspettazione
di
Truppa
tirolese:
ma
fa
spezie
questa
indolenza
di
arrivo,
questa
continuazzione
di
provvisorietà,
e
pare
che
siamo
destinati
a
cangiare
ancora.
Certo
il
contegno
austriaco
non
ci
assicura
di
nulla.
Brilla
la
quiete
in
tutti
i
volti,
e
la
lusinga
germoglia
non
si
sa
come:
siamo
circondati
da
precipizi,
vediamo
il
tenore
d’un
secolo
proclive
alle
vicende,
contuttociò
chi
vuol
vivere
spera.
Si
vede
ad
arrivar
cavalli
e
spoglie
preservate
dagli
eccidi;
giungono
altresì
dei
prigionieri
Francesi
dal
Banato
molto
in
cattivo
arnese
in
ogni
senso.
Il capo de’ birri fece il suo ingresso con applauso. Dacieri e birri sono nel loro vero lustro.
9
[aprile
1801]
Quest’oggi
il
generale
Brentani
che
si
disponeva
a
una
bellisima
residenza
ebbe
l’ordine
di
portarsi
a
Zara,
ne
fu
quasi
disperato
a
un
tal
cambio.
Il
regimento
Navendorf
che
prese
possesso
di
questi
paesi
ha
la
marcia
in
Polonia.
Pare
che
la
pace
debb’esser
solida
e
questo
richiamo
di
truppe
è
per
noi
felicissimo.
Si
dice
però
che
le
sole
poche
truppe
d’Italia
avranno
la
paga
sul
piede
di
guerra,
stante
la
differenza
della
spesa
per
vivervi.
Giungono
alcuni
laceri
prigionieri
Francesi
a
cui
il
nostro
popolo
fa
loro
questo
discorso:
perché
siete
stati
tanto
tempo
ad
arrivare,
se
foste
arrivati
prima
vi
avressimo
vestiti,
satollati,
e
avreste
potuto
fare
mille
bricconate,
a
cui
essi
non
rispondono
che
ridendo.
Verona è invasa una porzione, e dall’altra parte s’è piantato l’albero della libertà, gran delirio!
10
[aprile
1801]
È
arrivato
il
Vescovo,
la
polizia,
i
birri,
e
gli
paurosi;
si
gode
il
passaggio
che
si
ha
fatto
dall’inquietudine
alla
quiete.
I
Tedeschi
dicono
che
da
Vienna
non
fu
mai
a
loro
annunziata
la
pace;
ma
frattanto
questa
si
pone
in
una
esatta
esecuzione.
Pare
che
la
guerra
più
non
si
farà
in
questi
contorni,
ma
qual
giro
debba
prender
le
cose
non
è
dato
a
nessuno
di
scorgerlo.
Se
vive
Bonaparte
ed
ha
per
massima
di
rovesciare
il
mondo
questa
tal
pace
è
atta
a
tutto,
se
Bonaparte
vuol
regnare
sarà
atta
ancora
a
saziar
l’ingordigia
degli
opponenti.
Se
Bonaparte
termina
di
esser
fortunato
Dio
sa
qual
caos
s’aprirebbe.
Infine
tutto
è
smosso,
la
fortuna
e
la
grandezza
della
Francia
è
somma,
si
stà
attenti
sull’opposizione
dell’Inghilterra,
ma
già
sembra
che
gli
uomini,
le
cose,
e
persino
gli
elementi
collimino
a
una
vera
distruzione.
Se
il
limite
che
pone
la
natura
a
molte
cose
non
si
stabilisce
in
questa;
poveri
popoli,
e
misera
società!
Il nostro governo cammina al solito. I partiti interni paiono assopiti, i democratici conservano una memoria troppo fresca del saccheggio e della nequizia repubblicana; gli aristocratici sono compresi da un giusto timore, e per quanto ingrandiscano l’imperatore colla loro fantasia, e sperino il trionfo dei loro sentimenti, devono però limitare i loro slanci sulle sponde dell’Adige. Li pochi non partitanti vedono tutto possibile e tremano e sperano in conseguenza.
11
[aprile
1801]
È
arrivato
il
regimento
Kray.
Passano
infiniti
carriaggi
di
farine,
avena,
ed
altro.
Verona
è
divisa
in
tre
parti
Cisalpina
Francese
e
Austriaca.
Chi fissa che sarà venduta, chi spera nei soliti articoli segretti, e chi teme una sentina di nuovi imbrogli.
12
[aprile
1801]
Losco
e
Monza
sono
andati
a
Padova
a
complimentare
il
generale
in
capo
Hoenzollern.
Pare che si stabilisca una pace formale assai di più che al tempo di quella di Campo-Formio. I Tedeschi però non sanno ancora la pace, ma la eseguiscono: sperano l’Adda; se ciò succede per articolo segreto va bene, ma se si prende di nuovo le armi in mano, l’affare è spedito per noi; e forse il Lisonzo non basterà a saziare una nuova invasione.
13
[aprile
1801]
Oggi l’imperatore manda un decreto assai provvido, di spedir biade secondo l’intero bisogno delle provincie ex Venete a un minor prezzo e a respiro per il pagamento. Sua Maestà sente spontaneamente questo movimento, e ciò si deve crederlo dopo il crudele abbandono di questi paesi ai Republicani per procurarsi la pace. Contuttociò il bisogno, e la lusinga d’una permanente tranquillità lusinga ognuno in questo primo tratto di paterna cura.
14
[aprile
1801]
Oggi
vendendosi
da
un
farinajolo
della
farina
a
24
soldi
con
arbitrio,
e
minacciando
farla
salire
a
30.
la
povertà
si
sollevò
e
200
donne
andarono
dai
deputati.
Brentani
credette
meglio
senza
usar
la
forza
di
andar
alla
deputazione
e
di
fare
ai
poveri
una
paterna
rimostranza
e
tutto
si
acquietò;
ma
la
miseria
è
grande,
le
voci,
e
alcuni
fatti
disperati
ancora.
I
decreti
son
sempre
stati
belli
ai
nostri
tempi,
ma
la
loro
esecuzione
nel
bene
è
sempre
chimerica
o
tarda.
Si sostiene che da Verona sloggino i Francesi ch’essa sarà o imperiale o toscana, e che passeranno per qui alcune migliaia di Francesi per imbarcarsi a Venezia. Io temo che le sponde dell’Adige saranno il confine, almeno fin che le cose non prendono un altro aspetto, e che per i passaggi credo che converrà sottostare a quel che vogliono i Francesi. Fin ora l’avvilimento nei Tedeschi è sommo e assai ragionevole che che ne dica il fanatismo.
15
[aprile
1801]
Domani
parte
con
dispiacere
il
generale
Brentani
e
a
noi
pure
per
essere
italiano.
Complimentò
la
deputazione
dicendo;
avevo
avuto
da
Sua
Maestà
le
mie
istruzioni
per
radolcire
almeno
in
parte
alle
disgrazie
sofferte
da
questi
paesi,
avrei
cercato
di
farlo,
ma
l’ordine
di
partire
mi
lascia
il
conforto
che
il
generale
che
mi
rimpiazzerà
avrà
maggior
potere
stante
il
suo
grado
di
eseguirlo
più
di
me.
Si
crede
che
verrà
Somariva
o
Laudon
o
Latterman.
Si
grida
per
le
biade,
e
si
attende
il
soccorso
di
Pisa.
Siamo in tutta quella oscurità che seco porta il caos delle cose, e vi si aggiunge il mistero e l’indolenza del genio che ci circonda. Siamo ridotti in un tempo che non v’è più cibo né per l’anima né per il corpo.
16
[aprile
1801]
Giunge
un
Uffizial
francese
agli
alloggi
con
dispacci
per
Bellegarde
a
Venezia,
egli
assicura,
che
Verona
sarà
d’un
solo
frappoco.
Vedremo.
È arrivato il generale Somariva, ma si dice che avrà altra destinazione. Noi siamo tranquilli in mezzo a tutto il mistero possibile, ci manca il pane, e non sappiamo a chi pagheremo l’affitto di casa. Si vive però alla giornata e si gusta una calma che sembra di avere più durata dell’altra volta.
17
[aprile
1801]
Si
sà
che
a
Verona
si
son
fatti
dei
nuovi
Proveditori,
per
lasciar
in
libertà
quelli
che
appartengono
alla
porzione
dell’Imperatore.
Regge però nel dipartimento francese il Governo provvisorio che v’era per l’avanti. Gran enigmi! non vorrei al solito lusinghieri e fatali.
18
[aprile
1801]
Sempreppiù cresce le biade e la miseria. La Commissione và lentamente e il decreto imperiale promette, ma Dio sa quando provederà.
19
[aprile
1801]
A
Verona
si
vive
in
angustie
i
Cisalpini
la
chiamano
la
Verona
e
la
Veronetta.
Pare
ogni
giorno
che
deva
arrivarvi
un
Organizator
republicano
nella
più
grande.
Qui siamo tranquilli, e se vi fosse del pane saressimo felici. Bisogna che tutto sia alla malora quando non si sollecita a provedere alla vita degli uomini. Ciò doppiamente fa disperare.
20
[aprile
1801]
Passano
di
continuo
dei
prigionieri
francesi
che
vanno
al
cambio.
Abbiamo il Regimento Kray composto d’una nuova razza di Tedeschi assai goffa. La banda è buona, e il bel mondo che soffriva di non divertirsi ora comincia a brillare, ma la miseria della carestia, e l’incertezza delle cose fa che i più ci pensano con del riflesso. Sono degli anni in cui non v’è che la leggerezza che fa viver bene.
21
[aprile
1801]
Si
dice
che
vedendo
il
governo
francese
la
lealtà
della
Casa
d’Austria
essa
merita
che
gli
venghi
esteso
i
confini.
La
Cisalpina
dice
di
rimaner
sospesa
la
sua
organizzazione
per
la
incertezza
del
suo
territorio
dal
canto
ex-Veneto.
Vedremo,
tutto
è
certo
possibile.
L’Imperatore manda dei sublimi decreti, ma si si riserva a esserne grati alla tarda sennon chimerica esecuzione. Egli manderà biade e pagherà i danni, non vorrei che fosse troppo.
22
[aprile
1801]
Si
fa
un
gettito
per
proveder
di
biade,
ma
intanto
la
fame
cresce
e
non
ragiona
sulle
necessitate
tardanze,
che
a
me
sembrano
un
nuovo
argomento
di
stupore
in
simile
emergente.
Convien
aiutarsi,
e
non
attender
aiuti.
È venuto l’ungaro Mailat ad organizzar Venezia, ma i disorganizzamenti universali non ammettono sistemi plausibili, particolarmente quando si è giunti colla generosità francese, e colla lealtà austriaca al non aver più pane.
23
[aprile
1801]
Il ragirato amico e nemico del multiforme odierno sistema politico Paolo I si dice morto improvisamente; quali ne sieno state le suste lo vedremo; se naturali mi fa spezie il tenor del fatto, se figlie d’una straordinaria direzione conosceremo per chi ciò riuscirà vantaggioso.
24
[aprile
1801]
Siamo nel mondo della luna per rapporto alle nuove. Qualche gazzetta ci fa vedere che il mondo non finisce all’Adige. Felice ignoranza che ci debba una volta felicitare! Convien prenderla così.
25
[aprile
1801]
Abbiamo il serio Somariva, la truppa non può esser meglio disciplinata né goder maggior quiete. Ma ci vorrebbe del pane, e duole il vedere la miseria universale.
26
[aprile
1801]
Si dice che le ghinee inglesi abbiano strangolato Paolo I. L’imperator manda biade per tutti, ai poveri a gratis, e dice di voler sodisfare ai danni dei più bisognosi, vedremo come anderà l’affare per poter benedirlo.
_____________________________________
2
[maggio
1801]
I
sorrisi
di
Bellegarde
e
l’urbanità
del
ministro
Lovace,
promettono
molto
in
proposito
di
biade,
ma
la
fame
cresce
e
più
quasi
non
ragiona,
ma
in
mezzo
ai
più
dolci
decreti
convien
scrivere
ancora
a
Vienna
per
fissare
i
prezzi.
Dio
faccia
che
tutte
le
fatali
tardanze,
ritondino
una
volta
in
bene.
Deve
arrivare
il
regimento
Karaviai,
e
subito
si
dice
avanzamenti.
Non
credo
che
vi
sia
da
sperare
se
non
nella
pace
generale.
Della
morte
di
Paolo
I,
ognuno
si
forma
il
suo
castello
in
aria.
Pare
che
a
Bonaparte
in
tale
evvento
si
sieno
sciolti
dei
gran
fili:
ma
questo
è
il
secolo
che
nulla
si
sà
in
alcun
proposito.
A
Venezia
giungerà
l’organizzatore,
tutto
è
ripposto
in
un
tardo
avvenire.
Intanto
qui
converrà
chiudere
i
tribunali
mentre
i
ministri
non
vengono
mai
pagati.
Il
mondo
va
da
sé,
tutti
ragionano.
I
piani
sono
superbi,
ma
l’esecuzione
non
si
verifica
mai,
e
quando
si
è
per
approssimarsi,
arriva
dei
colpi
inauditi
che
ingolfano
le
cose
in
un
nuovo
caos.
Si
balbotta
che
in
Cisalpina
non
v’è
soldati,
le
biade
abbondano
a
minor
prezzo.
Ma
già
è
destinato
che
non
si
vive
bene
che
dove
non
si
si
trova.
In
Cisalpina
si
dirà
lo
stesso
di
noi.
Chi
governa
profonde
di
promesse,
e
chi
è
governato
manca
di
tutto.
Si parla d’insurezioni per carestia, si fermano i grani che arrivano, la città è piena di miserabili. Contuttociò in mezzo agli spogli passati, ai disastri presenti, e a un avvenire che non si pur calcolare, il lusso si fa vedere ogni giorno più. Ciò prova o una ricchezza inesausta, o un aberramento deplorabile.
3
[maggio
1801]
Si dice strangolato il gran signore, è il successore di Paolo I. Questi avvenimenti fanno stordire, e tremare, e pare che tutto collimi al precipizio dell’attual ordine sociale. Ora è in movimento l’esterno, ora l’interno. Si sente scioglimenti ed alleanze sorprendenti. Tutte le passioni sono in moto: il tempo non avvalora che disgrazie e ne fa sorgere di nuove. Infine noi siamo il bersaglio d’un certo giro di cose a noi inconcepibili. Ed ecco il mio assunto che sempre si verifica, che tutto è possibile. Ma la Provvidenza ci assisterà.
4
[maggio
1801]
Il
governo
centrale
fa
disperare;
ordini
contrordini,
incertezze,
tardanze,
infine
così
un
governo
non
può
correre.
Il
soccorso
di
Pisa
in
proposito
di
Biave
è
all’ordine
del
giorno.
Quando
il
Cielo
non
provvede,
par
che
si
faccia
espressamente
per
farsi
odiare,
screditare,
ec.
ec.
Sono
arrivati
i
Karaziai,
ma
i
soldati
non
vengono
più
festeggiati
d’alcuno.
Il
mondo
è
sazio
d’una
circolazione
tanto
pesante.
Frattanto si strangolano i principi, si maneggiano le cose, ma noi non sappiamo altro che gridar pane.
28
[maggio
1801]
Ritornata
da
Parma
dove
nel
mio
giro
ho
veduto
somma
miseria,
ansietà,
e
fermento
d’opinioni,
posso
sempreppiù
dire
che
il
caos
delle
cose
è
incomprensibile.
Tutto
si
può
vedere.
Tutta
la
Cisalpina
è
comandata
dal
militar
francese,
i
patriotti
fremono;
la
milizia
Cisalpina
è
la
più
trista,
e
la
più
ridicola
cosa
del
mondo.
I
possidenti
gemono,
e
il
popolo
è
misero.
L’esterno
però
ad
un
Forestiere
è
molto
brillante,
mentre
non
essendovi
più
cavalli,
tutto
formicola
sulle
strade
e
come
la
gioventù
non
calcola
il
peso
delle
cose,
si
mostra
dapertutto
briosa
e
gaja.
Trovo
qui
in
Vicenza
gran
speranze
per
la
pace
generale,
molta
lusinga
che
i
Tedeschi
s’innalzino
all’Adda,
mancanza
di
pane,
sollevazioni
dove
passa
il
grano
che
dovrebbe
giugner
qui.
Provedimenti
però
sommi
per
l’armata
tedesca,
anche
se
dovesse
succedere
la
guerra;
mistero
ancor
questo
di
magazzinare
fin
che
la
fame
passeggia
dappertutto.
Arriva un corriere che partecipa l’arrivo in Venezia di Mailath organizzatore.
29
[maggio
1801]
Niun
impiegato
dell’imperatore
potrà
servire
se
prima
non
giura
di
non
appartenere
a
qualsisia
setta
segreta.
Ciò
sembra
nullo
per
chi
vi
appartiene,
troppo
tardi
se
la
macchina
è
composta.
Noi
siam
qui
con
una
popolazione
affamata,
sperando
mille
belle
direzioni,
ma
incerti
di
tutto
il
giro
delle
cose,
e
totalmente
all’oscuro.
Chi
crede
Bonaparte
inquietato
nel
suo
immenso
potere,
chi
lo
crede
trionfar
con
fortuna
di
tutti
gli
ostacoli,
chi
lo
calcola
un
Cromwel,
chi
lo
crede
un
futuro
monarca
secondo
le
norme
solite,
chi
non
sa
calcolarne
il
piano,
in
fondo
però
vien
ammirato
il
suo
lustro,
i
suoi
molteplici
e
romanzeschi
talenti,
e
spera
in
lui
un
qualche
ordine
sociale.
Il
diffenire
[=definire]
un
tal
fenomeno
di
potenza
in
una
nazione
come
la
Francia
rivoluzionaria
non
è
certamente
a
portata
di
molta
gente.
La
Pace
di
Luneville
si
mostra
stabile
in
tutte
le
sue
viste,
si
può
bensì
nella
pace
generale
cangiarne
qualche
circostanza.
La
pace
come
venne
stabilita
non
può
venirne
consolidata,
che
colla
esistenza
di
Bonaparte,
s’esso
muore
Dio
sa
qual
nuovo
caos
succede.
Pare che la morte di Paolo I abbia rivolto il genio di Bonaparte all’unica solecitudine di rappacificar le cose coll’Inghilterra. Se ciò succede la pace generale consolerà l’Europa, e farà giustamente stimare chi l’avrà procurata.
31
[maggio
1801]
Abbiamo
1500
soldati
tra
Kray
e
Karaziai.
Somariva
per
Generale.
Molta
tranquillità
e
poco
grano.
Mailath
riceve
i
complimenti
e
promette
una
solida
organizzazione.
Siamo
all’oscuro
di
tutto,
ma
si
vede
a
sciogliersi
interamente
l’armata
tedesca
attesa
la
pace.
Tutti
vogliono
avanzamenti
o
neutralità,
o
guerra,
le
apparenze
sono
di
una
piena
pace
che
per
ora
non
si
altererà.