La scelta del tipo di organismi da studiare, gli artropodi della meso e macrofauna, è stata dettata dai vantaggi che che essi offrivano e cioè scarsa mobilità, ubiquarietà (soprattutto
Acari e Collemboli), costante presenza durante tutto l'anno (Acari e Collemboli) e, non ultimo, relativa semplicità di estrazione dinamica del terreno [vedi scheda speri-mentale: imbuto estrattore di Berlese-Tullgren].
L'individuazione delle stazioni di campionamento è avvenuta tenendo conto di diversi fattori quali lo stesso tipo di suolo, la diversità di colture (canneto, pioppeto e campo coltivato), la vicinanza tra loro, il facile accesso e una valenza naturalistica signi-ficativa (riserva naturale regionale e zona umida di importanza internazionale).
I campionamenti sono stati effettuati in due periodi diversi dell'anno, autunno '95 e primavera '96, per verificare l'eventuale incidenza stagionale sul popolamento edafico.
La classificazione è arrivata a definire l'Ordine di appartenenza denominato Uni-tà Sistematica (U.S.) nella scheda di rilevazione e nell'espressione dei risultati .
La suddivisione in Ordini, oltre che più agevole, è stata già in grado di fornire adeguate informazioni sulla quantità e sulla varietà degli organismi presenti. E' stata scelta inoltre come stazione di controllo e riferimento il pioppeto allo stato naturale (staz. n° 2).





SCHEDA SPERIMENTALE
IMBUTO ESTRATTORE DI BERLESE - TULLGREN

Si tratta di un metodo di estrazione dinamica, che sfrutta la reazione di fuga della fauna del suolo dall'essiccamento provocato da una modesta sorgente di calore .
Tempo occorrente: da 5 a 7 giorni
Materiali: Pala metallica, sacchetti di plastica, etichette, imbuto di plastica (diametro 25-30 cm), reticella o setaccio con maglie di 2mm, alcool a 70° denaturato e decolorato, glicerina, base con asta, morsetti, anello di sostegno, lampada da 40 watt con portalampada, capsule di Petri, becher e/o beuta, microscopio stereoscopico.






PROCEDIMENTO
Prelevare con una pala metallica ad una profondità di 5-10 cm una porzione di suolo della dimensione di 250-300 ml e porlo in un sacchetto di plastica opportunamente etichettato. In laboratorio dopo aver pesato il campione di suolo disporlo sul setaccio per uno spessore di 3-5 cm senza lasciare aree scoperte; riversare sul setaccio quanto è caduto durante lo svolgersi dell'operazione, ponendo quindi sotto l'imbuto un bicchiere o una beuta contenente il liquido di raccolta (soluzione di alcool e glicerina).
Accendere la lampada posta a 30 cm dall'imbuto e lasciarla accesa da 5 a 7 giorni a seconda dell'umidità e delle dimensioni del campione. E' possibile sostituire periodica-mente il contenitore qualora si voglia ricostruire la curva di caduta e la sensibilità all'essiccamento delle diverse specie.
Dopo aver spento la lampada, ripesare il campione di suolo per valutare il grado di umidità ed esaminare il liquido di raccolta alla ricerca degli animali presenti.
Per evitare di passare troppo tempo al microscopio si possono usare capsule di Petri con quadrettature in modo da individuare con maggiore rapidità il numero di individui e la loro classificazione; per tale operazione è indispensabile un microscopio stereoscopico possibilmente trinoculare per poter fotografare gli esemplari migliori. Si è poi compilato per ogni stazione un'apposita scheda riassuntiva (vedi allegato C).





INTERPRETAZIONE DEI DATI


Formule - Grafici - Tabelle


La raccolta della lettiera è stata estemporanea ed è avvenuta asportando a mano l'insieme dei resti vegetali che ricoprivano il punto dove sarebbe avvenuto il prelievo del suolo. I1 materiale raccolto è stato messo in una vaschetta di plastica bianca e rovistato manualmente o con l'aiuto di pinzette al fine di separare e raccogliere gli organismi presenti. Tali organismi sono stati messi in contenitori separati e successivamente classi-ficati in laboratorio. I dati raccolti sono scarsamente indicativi in considerazione del metodo adottato che risulta molto approssimativo.
Gli organismi ritrovati in maggiore quantità sono risultati
Isopodi (Onisco), Diplopodi (Iulidi e Polidesmidi) e Gasteropdi (Polmonati) oltre a Chilopodi (Litobidi e Geofilidi), larve di Ditteri e Ragni [vedi tabella ]; la fauna della lettiera è risultata più ricca ed abbondante in autunno e soprattutto nel pioppeto (staz. n° 2 ).
Da segnalare l'assenza primaverile di organismi nella lettiera del canneto (staz. n° 1) in seguito a bruciatura, pratica non consentita dal regolamento della riserva ma che abusivamente si verifica ogni anno.


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Analizzando i dati (vedi tabella e grafici) possiamo rilevare una maggiore abbon-danza e diversità di organismi nella stagione autunnale rispetto alla stagione primave-rile e questo a causa dell'inverno che ha inciso negativamente sui popolamenti, infatti la diminuzione della temperatura comporta un rallentamento dei cicli vitali e uno sposta-mento della pedofauna verso gli strati più profondi che presentano condizioni di vita migliori e più stabili; va inoltre segnalata la scarsa piovosità nel periodo antecedente il prelievo primaverile che sicuramente ha ridotto il numero di organismi presenti negli strati superficiali.


Formule - Grafici - Tabelle


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I1 pioppeto allo stato naturale (staz. n°2) è risultato in assoluto il più ricco di unità sistematiche (17 in autunno) e il più abbondante come numero totale di organismi (249 in autunno). Sono state rinvenute inoltre U.S. sensibili [vedi tabella] (Protura, Geophilomorpha, Diplura,
Pseudoscorpiones) che normalmente si riducono o scompa-iono con le pratiche agricole.
Da informazioni raccolte è risultato che il pioppeto, che si trova nella zona di rispetto adiacente alla Palude del Busatello, è stato lasciato allo stato naturale già da qualche anno per dar modo all'avifauna di avere a disposizione una seppur minima zona boschiva.
Il canneto interno alla riserva naturale (staz. n°l) ha rivelato una minore varietà di U.S. (4 in autunno) di cui nessuna particolarmente sensibile e ridotta l'abbondanza di organismi (52 in autunno). Le condizioni del suolo della palude sono molto particolari perché caratterizzate oltreché da una elevata quantità di detriti vegetali tipici di una zona palustre anche da un'alternanza di periodi ad elevata umidità (primavera ed autunno) con altri più secchi per permettere lo sfalcio estivo del carice e quello invernale della canna. Inoltre il prelievo di suolo è stato eseguito lungo un argine interno soggetto a calpestio e quindi perturbato.
I1 campo coltivato a barbabietole (staz. n°3) ha evidenziato una limitata varietà di U.S. (ó in autunno) di cui nessuna sensibile e una minima abbondanza di organismi (25 in autunno). Sicuramente le pratiche agricole, dalle lavorazioni del terreno ai tratta-menti fitoiatrici, hanno influito negativamente sulla pedofauna riducendone la biomassa. La coltura della barbabietola comporta infatti l'uso di geodisinfestante e di erbicidi sia in preemergenza che in postemergenza; sembrano invece favorevoli sulla pedofauna le fertilizzazioni mentre ininfluenti appaiono le irrigazioni.