"La passione tinge dei propri
colori tutto ciò che tocca"
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L'ABETINA
Le maestose e
imponenti abetine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, in particolare
quelle di Campigna e Camaldoli, non sono boschi naturali, ma hanno origini
artificiali. Pur essendo una
specie spontanea del territorio del Parco, l’Abete bianco (Abies alba) naturalmente non si aggrega a formare abetine pure
(costituite da solo abete), ma lo si trova
in singole piante o in piccoli gruppi in mezzo alla faggeta della fascia
altitudinale più bassa e più calda. Gli impianti
monospecifici d’abete presenti oggi nel Parco risalgono all’epoca in cui la
gestione forestale era in mano ai monaci camaldolesi: già attorno all’anno
mille ebbero inizio le pratiche volte alla propagazione dell’abete. Le motivazioni
che spinsero i monaci a favorire la nascita di abetine pure furono soprattutto
di carattere religioso e spirituale. L’abetina rappresenta un luogo ideale per
la meditazione e la preghiera, i
tronchi s’innalzano verso il cielo come le colonne delle cattedrali gotiche. Per l’Opera
del Duomo di Firenze invece gli altissimi abeti di Campigna rappresentavano una
grande fonte di ricchezza in quanto i tronchi venivano utilizzati per la
costruzione di infrastrutture e di chiese, tra cui quella di Santa Maria del
Fiore, e soprattutto il legname ricavato dalle Foreste Casentinesi era impiegato
nelle costruzioni navali degli arsenali di Pisa e Livorno. Anche Karl
Siemon contribuì, nella seconda metà dell’800, all’estensione delle
foreste d’abete. Le abetine
impiantate sono prevalentemente localizzate
in posizioni facilmente raggiungibili attraverso strade forestali e su versanti
poco ripidi e offrono quindi la possibilità di fare belle passeggiate. L’abetina è
una formazione forestale che presenta numerosi aspetti negativi: la mancanza di
un sottobosco ricco, dovuta all’ombrosità elevata, e di latifoglie non
permette al suolo di arricchirsi, ostacolando così il rinnovamento naturale del
bosco. La fragilità
dell’abetina consiste anche nella struttura stessa dell’albero che
è facilmente vittima di danni causati da agenti atmosferici, in
particolare la neve e la galaverna, e da agenti patogeni (funghi). Inoltre sono
numerosi gli insetti parassiti le cui larve
, scavando gallerie nel tronco dell’albero, possono provocare la morte della
pianta. Allo scopo di
ostacolare l’opera di distruzione da parte degli insetti dannosi, è stata
introdotta la formica rufa che si nutre
delle loro larve; i caratteristici nidi delle formiche rufe sono costituiti da
grandi mucchi di aghi d’abete e terra che spesso si incontrano passeggiando
nell’abetina. La politica
forestale attuale sta favorendo lo sviluppo naturale delle abetine e quindi sarà
inevitabile la penetrazione da parte delle latifoglie che contribuiranno a
migliorare l’equilibrio ecologico della foresta.
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