"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca"

 

L'ABETINA

 

Abetina nella Foresta della Lama.jpg (107814 byte)

 

Le maestose e imponenti abetine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, in particolare quelle di Campigna e Camaldoli, non sono boschi naturali, ma hanno origini artificiali.

Pur essendo una specie spontanea del territorio del Parco, l’Abete bianco (Abies alba) naturalmente non si aggrega a formare abetine pure (costituite da solo abete), ma lo si trova  in singole piante o in piccoli gruppi in mezzo alla faggeta della fascia altitudinale più bassa e più calda.

Gli impianti monospecifici d’abete presenti oggi nel Parco risalgono all’epoca in cui la gestione forestale era in mano ai monaci camaldolesi: già attorno all’anno mille ebbero inizio le pratiche volte alla propagazione dell’abete.

Le motivazioni che spinsero i monaci a favorire la nascita di abetine pure furono soprattutto di carattere religioso e spirituale. L’abetina rappresenta un luogo ideale per la meditazione e la preghiera,  i tronchi s’innalzano verso il cielo come le colonne delle cattedrali gotiche.

Per l’Opera del Duomo di Firenze invece gli altissimi abeti di Campigna rappresentavano una grande fonte di ricchezza in quanto i tronchi venivano utilizzati per la costruzione di infrastrutture e di chiese, tra cui quella di Santa Maria del Fiore, e soprattutto il legname ricavato dalle Foreste Casentinesi era impiegato nelle costruzioni navali degli arsenali di Pisa e Livorno.

Anche Karl Siemon contribuì, nella seconda metà dell’800, all’estensione delle foreste d’abete.

Le abetine impiantate sono prevalentemente  localizzate in posizioni facilmente raggiungibili attraverso strade forestali e su versanti poco ripidi e offrono quindi la possibilità di fare belle passeggiate.

L’abetina è una formazione forestale che presenta numerosi aspetti negativi: la mancanza di un sottobosco ricco, dovuta all’ombrosità elevata, e di latifoglie non permette al suolo di arricchirsi, ostacolando così il rinnovamento naturale del bosco.

La fragilità dell’abetina consiste anche nella struttura stessa dell’albero che  è facilmente vittima di danni causati da agenti atmosferici, in particolare la neve e la galaverna, e da agenti patogeni (funghi).

Inoltre sono numerosi gli insetti parassiti le cui larve , scavando gallerie nel tronco dell’albero, possono provocare la morte della pianta.

Allo scopo di ostacolare l’opera di distruzione da parte degli insetti dannosi, è stata introdotta la formica rufa che si nutre delle loro larve; i caratteristici nidi delle formiche rufe sono costituiti da grandi mucchi di aghi d’abete e terra che spesso si incontrano passeggiando nell’abetina.

La politica forestale attuale sta favorendo lo sviluppo naturale delle abetine e quindi sarà inevitabile la penetrazione da parte delle latifoglie che contribuiranno a migliorare l’equilibrio ecologico della foresta.