Uno sparo echeggiò nel buio squarciando il velo di silenzio che avvolgeva la notte.
Ti ho detto che non ti avrei fatto del male. Sono fatto di pietra,
per lasciarti in pasto al tempo ed al mondo?
Ti ho offerto una verità al di là dei tuoi sogni
mentre tu potevi offrirmi solo il tuo amore.
Pianse.
Mi feci piu' vicino per consolarla, ed asciugando qualche lacrima da quel viso, ora triste come una notte illune, le dissi
qualcosa del tipo: «E’ davvero una gran brutta faccenda. Deve essere difficile conviverci. Ma devi cercare di dimenticare,
devi vivere, non puoi continuare a sguazzare nel ricordo di cio' che e' accaduto.»
«Lo so, e' quello che mi dico da anni, ma...»
«Niente ma,» le dissi posandole delicatamente un dito sulle labbra. «Vedrai che in una sera soltanto riusciro' a farti
vedere tutto sotto una luce diversa.» La luce della luna, pensai...
Fui di parola: riuscii ad essere cosi' convincente ed a calarmi cosi' bene nella parte che, al momento di lasciarci, dopo
averla accompagnata sotto casa sua, mi chiese se volessi salire a prendere qualcosa da bere, per chiudere in bellezza la
serata. Non me lo feci ripetere due volte.
A volte i miei amori si alzano e camminano di notte...
A volte giacciono per sempre sotto una pietra...
Aspetto e spero.
Il tempo passa e le mie speranze si affievoliscono sempre piu', come la fiamma di una candela si spegne nel vento
invernale. La luce di una luna non ancora completamente piena m'illumina, e sembra ricordarmi che il momento non e' ancora
venuto, che l'eternità non e' ancora iniziata.
Ricordo così vividamente quella sera, e la mattina successiva, quando sui giornali si parlava gia' del secondo omicidio
del Dilaniatore: che fantasia! Si poteva fare molto meglio: Jack-Al, per esempio, però bisogna ammettere che sono veloci
a scrivere quelle quattro scemenze. Gli aggettivi si sprecavano, cosi' come le congetture sul colpevole, sul movente, sui
collegamenti fra le vittime.
E penso ancora all’espressione dei suoi occhi, quando capi' di non essersi sbagliata, quella sera, nel locale; quando,
mentre eravamo riuniti in un abbraccio dolce e infernale, mentre eravamo un corpo ed un'anima sola, mentre una
sensazione piu' ardente del sole d’agosto si faceva strada nei nostri corpi frementi, lei si avvide che qualcosa stava
cambiando in me.
Era una splendida notte, in cui neanche una nuvola si frapponeva fra la Terra ed il sublime disco argenteo della luna piena.
Alla vista di quel cerchio di luce, la mia nuova natura cominciò a venire fuori, conturbandomi ed inebriandomi, aggiungendo
nuove sensazioni a quelle già intense dell’orgasmo.
Lei si accorse subito di come il mio corpo stesse diventando, d'improvviso, piu' villoso. Mi guardo' e vide i miei canini
crescere a dismisura mentre si riflettevano nelle sue pupille nere come la morte. Le mie unghie divennero artigli ed il
naso, un grugno protuberante che emanava un fiato caldo e sgradevole. E soprattutto, le ferite ancora evidenti, quelle
sulla mia mano sinistra che mi procurai stringendo fra le mani "dodici splendide rose rosse" e l'altra
molto piu' evidente...
La uccisi, come avevo ucciso anche Max, ma non infierii sul suo corpo... o almeno ci provai: non volevo darle la morte,
bensi' la vita eterna.
E adesso aspetto qui, sulla sua tomba, che lei si risvegli dalla morte cosi' come feci io. Anche questa notte e' passata
invano, ma domani la luna sara' un po' piu' luminosa.
Un po’ più piena...
Ti ho aspettata tutta la notte vicino alla tomba
ma tu non vuoi lasciare il tuo sogno per cercare il sangue.
Buonanotte, amore mio. Ti avevo offerto il mondo.2
DeK
2 NEIL GAIMAN, "La sestina del vampiro" (1989)
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