M A U R O

 

  Dopo

Quando i sorrisi inciampano tra loro,
e ti stringo a me
fino a dolerne.
Quando le mie labbra ti cercano
e sei dentro di me,
anima nell’anima
carne nella carne.
Allora, come il tiepido sole del mattino
il piacere si irradia,
fino alle cellule più lontane,
la mente le ascolta,
una a una
e si satura confondendole
fra respiri, sospiri, fremiti…
E’ dopo,
nell’oblio dell’assenza
che il pensare diventa dolore.

Ombre

Regalami le tue ombre.
Resteranno con me
quando non ti avrò accanto
per tutto il maledetto tempo vuoto
in cui il desiderio diventa mancanza
e la mente disegna e cancella
continuamente
la luce del tuo volto.
Regalami le tue ombre
e riascolterò la tua voce nel ricordo
e sarà una nuova carezza,
aspettando di rubare un altro bacio.
Regalami le tue ombre,
terrò la luce accesa
affinché non scompaiano,
le affiderò alla mia anima
e quando saranno inquiete o tristi,
ne cullerò il dolore.
Regalami le tue ombre,
sai che a me non faranno male.

 

  Perdere qualcuno

Negli ultimi tempi c’era stata in lui un’alterazione così evidente e strana che facevo fatica a comprendere.
Forse rifiutavo - credo proprio che fu questo il vero motivo - di arrendermi a quel palese decadimento che lo stava allontanando, in modo così definitivo, da tutto quello che gli ruotava intorno.
I suoi occhi, nei quali ero solito leggere il desiderio d’essere vivo, parevano spenti; non osservavano più le cose. Si posavano velati e distratti su ogni oggetto e raramente si confondevano nei miei.
Allorché li incrociavo era l’angoscia l’unica sensazione che s’impadroniva dei miei sensi.
Ora i ricordi sono, ancorché sfumati come una vecchia e sbiadita fotografia, molto più delicati e una serena malinconia m’assale ogni volta che penso a lui.

 




Nella mia mente

La primavera non è ancora qui, ma tu ci sei.
Sei qui, furtiva,
nelle piccole particelle della mia memoria,
sei qui eterea e soffice,
come in un sogno dimenticato,
dolce e frizzante come l'aria
di questo giorno morente.
E vorrei baciarti ora
e teneramente accarezzare
i tuoi capelli,
mentre il tuo sorriso mi regala, ancora,
un attimo di vita.


  Disagi

Confusione e delirio...
disordine, caos..
Si è avvinghiato sul mio naufragare,
uno spirito funesto.
Proverò a calpestare
ogni mio passo,
uno dopo l'altro,
in un fragore continuo,
incessante....
come un ridondante
eco di lontani lamenti.
Ecco ciò che ardentemente
vado cercando:
autocoscienza, sensazioni
di desideri perduti...
solitudine interiore.
Dove riposano ora, i miei ricordi?
Smarrito, il mio vuoto, solo di passione si ricolma!
Tu grande ed eterna,
amica, compagna,
Musa di antiche allegorie,
Dove sei?
Tu fugace delizia,
che la mano mi sfugge
e m'abbandona nell'abisso,
dove sei?
Lontana migliaia di miglia?
Come posso io rasserenare
la mia irrequietezza,
se non con eterni silenzi?

 

Bombe

L'ordine è giunto; via !
E partono rombando, in formazione
come stormo d'uccelli migratori,
verso una meta che sarà precisa,
verso una sorte ch'è di già decisa.
L'altimetro segnala i punti giusti,
la cloche manovra in precisione....
e volano fra valli ed alti arbusti
persi fra monti e in ogni direzione
nubi leggere come zucchero filato,
memorie d'un tempo ormai passato.
Vola la menteg dove é sopito il cuore
dov’è celato quello che più preme,
dove una voce allegra ti sovviene
che per domani andiamo in gita, amore..
mentre dentro la cuffia arriva forte,
l'ordine di virar verso la morte.
Ed ecco l'obiettivo, tutto a un tratto
nel buio della notte, ma è preciso
nello strumento il punto di contatto.
Premi il bottone, l'ordine è deciso!
E volano giù in basso, come biglie,
siluri roventi a devastar famiglie.
Il fuoco avvolge tutto, tutto è arsura,
premi il bottone a ristorar la gola,
ne premi un altro, non vola la paura,
mentre scende lì accanto
fresca coca-cola.
Avido bevi e t'illudi ancora
che di vincere la sete è giunta l'ora.

 

  E allora chiudo gli occhi…

Il tuo sorriso s’è accoccolato,
gattino ronfante,
nel mio spazio vitale
e mi accarezza
da ogni vetrina,
dal cenno di un amico,
da ogni pensiero.
E la dolcezza del ricordo
si fa lieve, tenero, fugace.
Vibra in me,
come corde d’un arpa muta,
il vuoto dell’assenza.
E allora chiudo gli occhi
e ti sento in me.

Sogni

Risuona in uno spazio vuoto
l’eco dei tuoi pensieri,
palpiti nell'etere,
polvere di stelle.
Le tue eterne emozioni
da sempre accarezzano
le mie illusioni.
Le risonanze del tuo essere
danno vita a un sogno,
un sogno che ad ogni alba
sfuma e si frantuma
in cocci incomponibili
sparsi sul lucido pavimento
che ne riflette sprazzi di luce.
E più vorrei riviverlo
più muore nel ricordarlo.

 

Per te

Per te
che visiti i miei sogni.
Per te
che mi sorridi, mi parli,
e sei lontana, irraggiungibile
e così presente.
Per te
che un giorno m’hai preso per mano
condotto in voli di luce,
e io ho lasciato, nell’estasi,
libero il cuore, scevra la mente,
e intanto,
invadendo dolcemente il mio corpo
e i miei pensieri
m’hai stordito di felicità.
Per te
vorrei essere solo gioia
e so che non sarà così.

 

Astrazione

Il posacenere
non mi ha sorriso
mentre lo guardavo fissamente.
Forse nemmeno immagina
come è buffo essere guardati
senz’essere osservati.


 

 

Rintocchi

Ascolto e vivo
l’eco dei miei pensieri,
palpiti nell'etere,
polvere di stelle.
Rintocchi
che fanno scempio
e allignano
in una mente pigra,
amorfa, vuota.
Eterne emozioni
da sempre accarezzano
illusioni e magie perdute.
Le risonanze del tuo essere
danno vita a un sogno,
onirica visione
che sfuma e si frantuma
in cocci sparsi e scomposti
sul lucido pavimento
di ogni alba.
Sprazzi di luce scintillano
in questo sogno,
delirio del mio vivere.
E più vorrei riviverlo
più muore nel suo rimpianto.

ERA NOVEMBRE

Fuori dalla metrò, sei sceso in Duomo, ti assale il fragore e la vita della tua città.
Milano.
E’ una tipica giornata di Novembre, di quelle che la avvolgono nella prima nebbiolina che ancora è timida, che ne accompagnano il ritmo con una pioggia fatta di acqua impalpabile e umidità, che ne colora l’incedere solo con sfumature velate e vestite di malinconia. Uggia.
Ma è la tua città.
Solo lei ha il potere della magia.
Ti fermi, l’osservi, rimbalzano i ricordi e catturano i tuoi passi, quand’erano leggeri, quando la possedevi, era tua in quelle notti di scorribande, quelle domeniche quando raggiungevi il centro e, furtivamente, ti avvicinavi al contrabbandiere per acquistare sigarette americane, un pacchetto o due, non potevi spendere di più, era tua, solo tua. Solo lei ti ha regalato sorrisi, tolto affetti, violentato, rallegrato, preso per mano e fatto crescere e poi ha messo il suo sigillo nella tua anima.
Assapori il gusto di questa magia mentre sei lì, fermo sul sagrato e lo sguardo cattura il vecchio e il nuovo, il viavai di un mondo che è cambiato, mentre un turista giapponese scatta la sua foto alla Madonnina e tu speri che ne catturi il fascino in mezzo a tutte quelle guglie. E’ sempre la tua città, sempre, solo lei racchiude la tua storia, ne conosce ogni palpito, ne conserva tutta l’essenza.
Solo lei possiede la chiave per entrare, ancora una volta, nella tua vita e ti racconta storie che s’erano solo assopite e che un piccione, posandosi lì accanto e che con noncuranza ti gira intorno beccando qualche chicco di granturco, le ha destate e rivestite di nuovo, in questa grigia giornata di Novembre, improvvisamente diventata bella.