PENNINO

 

(IV Capitolo)

Bastardi! Un avvertimento. Mentre guardavo sconsolato le quattro gomme bucate vengo distratto da un insolito rumore di ferraglia .
“Dottore, serve aiuto?
“Si, grazie. Mi può accompagnare dai carabinieri?”
“Salga pure, sono Gianni, Fittipaldi per gli amici, amico del fu Spaccapalle.”
Parte a razzo strizzando fino all’ultimo giro tutta la potenza del motore.
“Ero molto vicino a Giorgio, mi confidava sempre tutto anzi, quasi tutto. Ultimamente era nervoso, scostante. Accennava a dei problemi finanziari non risolti… sa, era in società con l’assessore Brambilla… ed era solito tagliar corto il discorso concludendo “vedrai, farò un bel matrimonio d’interesse e sistemerò tutto” Non ho mai capito la battuta anche se era ricorrente.”
“Ah si?” rispondo distrattamente.
Ero impegnato a sopravvivere. I piedi puntati sul fondo ancoravano il mio corpo al sedile. Muovevo solo il destro, di volta in volta, per un riflesso condizionato, quando, a fronte di un pericolo cercavo un inesistente pedale del freno da schiacciare. La mano destra aveva trovato appiglio sul cacciavite utilizzato per tener chiuso il finestrino mentre la sinistra faceva leva sul cruscotto impedendomi di essere proiettato in avanti ad ogni frenata.
Indubbiamente i due chilometri più lunghi della mia vita.
“Grazie del passaggio.”
“Di niente dottore, quando vuole io e la mia macchina siamo a sua disposizione!
“Ci conti…”

“Desidera?”
“Vorrei sporgere denuncia contro ignoti”
“Si accomodi e favorisca un documento di riconoscimento…si… allora… iniziamo. Il giorno…alle ore…. Il sedicente Marco Angelici… ”
“Scusi appuntato, non sono un “sedicente”, sono il dottor Marco Angelici!
“Mi lasci lavorare… la patente è scaduta… allora… il sedicente…”
Maledizione! Per i prossimi giorni mi sarei dovuto affidare alle acrobazie di Fittipaldi.
“Allora, descriva i fatti”
Inizio a raccontare. L’appuntato trascriveva velocemente usando solo due dita… ma così velocemente che se i tasti di quella vecchia macchina fossero stati grilletti di pistola, avrebbe rapidamente sgominato un esercito di malfattori senza alcun aiuto.
“Bene, aspetti un attimo che informo il maresciallo”
Si allontana lasciandomi solo. Mentre mi alzo dalla sedia per andare a guardare da vicino il calendario della Casalegno affisso dietro la scrivania l’occhio cade sopra l’intestazione una cartella. Caso Giorgio del Bò – esame autoptico -.
Freneticamente inizio a sfogliare leggendo avidamente e cercando di memorizzare quanto più possibile.
“… rimuovo la lingua e nella cavità trovo un anello, è una fede…”
Vuoi vedere che Spaccapalle, caduto nella spirale dell’usura, si è ribellato minacciando di parlare e per questo lo hanno ucciso infilandogli in bocca la fede al posto del sasso?

“Accidenti” l’ho pestata davvero bene! Centrata in pieno….. eppure era grossa, di un S. Bernardo credo… come ho potuto non vederla? Mi guardo intorno alla ricerca di un filo d’erba dove poter pulire la suola, a carro armato ovviamente! Tutto quello che trovo è invece una pozzanghera nella quale mi affretto ad immergere la scarpa cercando inutilmente di sciogliere un rifiuto organico reso impermeabile dalle tanto pubblicizzate “alimentazioni bilanciate”. Provo sullo spigolo del marciapiede ottenendo il parziale successo di rimuovere solo la parte sottostante: la rimanenza, arricciata e saldamente incollata ai lati della scarpa, era ancora lì a lanciare chiari segnali di sfida. Inizio un attacco laterale ponendo di taglio il piede sull’area sterrata circostante il tronco di un albero quando … quando … si è proprio lei…
Nabek…Nabek… aspetta…dove vai?
La ragazza si ferma guardandomi in modo interrogativo. Mi avvicino rapidamente strusciando un piede.
“Male a gamba?”
“Si, tanto… ho battuto, che dolore!… ma senti… volevo…”
“Non più amore ora, no amore.”
“Non era mia intenzione”, rispondo stupito, “volevo prendere un caffè insieme… tutto qui.”
“Si, ma poco tempo, pochino pochino.”
“Come ti trovi al centro?”
“Bene tutti buoni”
“Ecco, sediamoci qui… allora dicevi? Tutti buoni al centro e…. l’assessore?”
Mi guarda smarrita poi distoglie lo sguardo cercando di guadagnare una manciata di secondi per riordinare le idee.
“Il sig. Brambilla? Bravo!”
“Ti ho visto uscire dal comune… eri andata da lui?”
“Si… no… cioè si, per un servizio.”
E’ visibilmente imbarazzata e prossima alla soglia del pericolo: tra un attimo avrebbe chiuso ogni canale di comunicazione. Cerco l’affondo lanciando un’esca inesistente
“Ti ha chiamato per … per quelle cose, vero?”
“Devo andare… tardi...”
Si alza di scatto e nella foga, afferrando maldestramente la borsa, ne rovescia parte del contenuto. Raccolgo due bustine.
“E queste? Bene, chiamiamo subito i carabinieri!”
“No… no… no carabinieri. Io dire quello che tu volere.”
“Dove spacci?”
“Al centro d’accoglienza”
“Chi ti da la neve?”
“Trovo in armadietto comune a ufficio assessore con posta ordinaria. Soldi ricavati metto in stesso posto.”
“E a chi la vendi?”
“A tutti “
“La prendeva anche spaccapalle?”
“Si, sera che morto venduta lui in centro accoglienza”
E cosa faceva spaccapalle nel centro?”
“Si vedeva con donne. Ora basta non sapere altro”
“Ok, per il momento vai… ciao.”
“Ciao”