LETTERA DELL'ASSESSORE BRAMBILLA AL
PROCURATORE AMBROSIO
Carissimo Ambrosio, mi trovo alle Isole Cayman per una breve vacanza che mi
consente di unire l'utile al dilettevole, si perché qua ho alcuni interessi.
Ti scrivo per dirti che questa mia vacanza non è una latitanza, io non ho
commesso alcun delitto, però quel pennivendolo da strapazzo ha scritto una
valanga di falsità sul mio conto, con questa mia ti spiego tutto e ti premetto
che al mio ritorno farò una capatina da te per sporgere denuncia per
diffamazione a mezzo stampa, voglio vedere il giovanotto chiedere l'elemosina.
Ma veniamo ai fatti dell'omicidio di Spaccapalle, non so nulla, però so molto
sul Bescapè, io ti dico tutto, fanne l'uso che vuoi; so di essere un personaggio
non amato, ma voglio tornare e riprendere il mio posto di assessore, quindi
anche a me interessa che tu faccia piena luce su tutto.
Bene il Bescapè, ha voluto andare sempre più in alto, sempre di più ed ha finito
per mettersi in uno di quei giri dai quali è impossibile uscirne; spiego meglio,
gare appalti, lavori pubblici, anche se siamo in Val d'Aosta è come se fossimo a
Palermo, quando le cifre in gioco diventano alte entrano in gioco quei signori
che vogliono tutto, il Bescapè ha finito per pestare i piedi a qualcuno, ma
siccome è vigliacchetto è bastata una piccola minaccia e si è messo al servizio
di questa gente, credimi risolto l'omicidio ti conviene mettere tutto in mano
alla DIA.
Un annetto fa, una sera l'ingegnere mi invita a cena a casa sua, mi presenta un
italo americano, tale Frank Cotulli, durante la cena alla quale era presente
anche la Raffaella, questo Cotulli comincia a parlarmi e mi dice in slang
italo-americano: "hei friend nui simo interessati alla costruzione dei brigg
della nuova autostrada", io "di che?"
lui "du brigg come u brigg e brocculino, andestend?"
"Ah si dei ponti"
"orrait vidi chi capisc, si nu gud picciott"
"non dipende da me è tutto in mano alla società Autostrade, noi per il comune
abbiamo già dato l'OK, mi spiace ma non posso farci nulla, dovete rivolgervi al
ministero, sono loro che finanziano",
Il Cotulli guarda storto Bescapè e dice "che minchia dichi allora sdrunz;
diciamo e dico che io a Roma conosc no problem".
Insomma fu proprio quella ditta li ad aggiudicarsi l'appalto, e il Bescapè ebbe
dei subbapalti, briciole ma le ebbe, però cominciò per lui un afflusso
mastodontico di soldi, tanto che fui io ad accompagnarlo al Credit Suisse di
Ginevra dove aprì il conto cifrato 344673 Cervo (forse in onore al suo status),
questi proventi non erano solo frutto dei lavori edili ma anche di altre cose
molto losche, cocaina ad esempio che arrivava nascosta nei sacchi di calce e lui
provvedeva a smistare ai grossisti, trattenendone sempre un po' per se, è da lui
che è arrivata in comune non da me.
Insomma io con la coca non c'entro, oltretutto ho una paura fottuta delle
malattie e giro alla larga dalle droghe, ma sai la gente con unA bella donna la
coca da vigore, mi spiego? No con la Raffaella no, ci pensa lei ci sa fare da
matti, ma tu questo lo sai, a proposito ho sempre quelle foto che vi ritraggono
in certi momenti intimi, ma se non mi succede nulla restano in una cassetta di
sicurezza di una certa banca.
Come vedi il Bescapè aveva la
possibilità di assoldare un killer per far fuori Spaccapalle, sto scemotto aveva
cominciato a sapere alcune cosine poco legali sull'Ingegnere e secondo me,
cominciava a ricattarlo, non è certo un omicidio per gelosia.
Un'altra faccenda che mi sta a cuore, ho sentito sussurri su presunte attività
pedofile da parte mia, no è falso e stia molto attento il Pennino a non scrivere
nulla perché lo distruggo.
Se vuoi scoprire questa pentola ti dico ciò che so, ma è un caso pietoso, lo
premetto prima, ebbene il pedofilo esiste, c'è e tieniti forte è Don Giacinto,
ma è un pedofilo sui generis, si limita a guardare non tocca e non molesta i
bambini.
L'ho sorpreso io un pomeriggio, ero andato in canonica a parlargli del restauro
della cappelletta, lui non aspettava nessuno e l'ho visto spiare da un buco
della parete mentre si masturbava voluttuosamente; sai cosa stava guardando?
Adiacente alla parete della canonica ci sono gli spogliatoi della palestra della
scuola media e lui guardava le bambine, ma credimi questo fatto gli da tormenti
incredibili e poi non fa male a nessuno, quanto a me il mio massimo di pedofilia
è stato scoparmi la figlia del sindaco Virieux, Donatella, ma ha 19 anni e
quindi non è reato.
Tra due settimane ritorno e vengo in Procura, ma spero che per quella data sia
tutto risolto, ma prima di lasciarti voglio raccontarti ancora un aneddoto, ho
un filmatino ripreso di nascosto alla colonia, c'è il nostro amico maresciallo
tuppe tuppe, bene sai è veramente buffo vedere l'uomo della benemerita mentre
scopa in maglietta della salute, boxer ascellari e calzini corti, e ansimante
come una locomotiva; ce lo vediamo e ci facciamo due risate, ciao Ambrosio, a
cose fatte ci andiamo a fare una bella cena alla Maison de Filippo, insieme al
sexy maresciallo e brindiamo al ritorno alla normalità a La Thuile, con uno
Spaccapalle in meno e qualcun altro in galera e sai benissimo a chi mi
riferisco, una La Thuile pulita, io non sono un criminale, sarò un po' border
line con la legge, avrò anche una fortuna da queste parti ( e me la godo) ma non
sono un delinquente, so che non ho un aspetto bello anche se ora porto i capelli
come un marine e ho risolto i problemi della forfora (a Donatella Virieux
piaccio e sta diventando brava come la Raffaella) ma non sono un criminale, ciao
a presto,
Egidio Brambilla
SPACCAPALLE
Ciao diario, come ti senti oggi?...
io sono un po' giù.. ieri, dal centro diagnostico di medicina dell'ospedale di
Aosta ho ricevuto la tanto attesa telefonata, venivo invitato a presentarmi di
persona presso la struttura ospedaliera per notizie molto importanti sulla mia
salute..
questa mattina di buon' ora sono andato a ritirare l'esito della diagnosi
istopatologica dell'agobiopsia transcutanea mirata.. "carcinoma polmonare"..
secco, senza mezzi termini, questo è il sistema ora in auge nell'ambiente
medico, vieni che ti devo dare una bella notizia, sembrava dirmi la segretaria
mentre mi parlava al telefono...non è che sia stato colto di sorpresa, anzi me
l' aspettavo, però, diamine un po' di tatto, potevo essere un cardiopatico e
lasciarci le penne "da subito"!.. meno male invece mi hanno dato "almeno" tre
mesi di vita.. potrò così sistemare le mie cose prima di lasciare d
FITTIPALDI
Freddo, che sei brivido, lungo la
mia schiena, ti ascolto sulla pelle e
sento la pioggia battere contro il vetro, c'è vento, mi giro, piano, il
dolore ormai è un compagno, testimone fedele della mia strana esistenza.
Guardo i miei piedi, grandi estranei, non vi ho mai saputo muovere, eppure
mi siete sempre appartenuti, come i pensieri confusi che mi assalgono a
raffiche, come questo assurdo vento che soffia, soffia e chissà mai perché.
Sono nato da un pigro ricordo della natura, ironia di nove mesi di attesa e
di una vita da vivere nei sottotitoli.
Un'energia sconosciuta mi ha impedito di morire.
Sono sempre stato evitato, in un gioco raffinato di compassati no e
diplomatici confini di rosei affetti, mai disposti ad un autentico amore.
Nessuna mai avrebbe potuto innamorarsi di me, l'amore è entusiasmo, passione
e anche dolore, ma non può essere compassione.
E' sempre stato troppo facile sentirmi un povero disgraziato e per questo
avere diritto all'anima degli altri, significare un termine di paragone
spietato ed essere la misura dei sette peccati capitali, mentre io avrei
sempre voluto non essere un angelo.
La mia volontà è un chiodo piantato nel muro sbagliato e quel quadretto è
sempre storto, non ho voglia di alzarmi adesso, rimarrà così, come me,
appeso caparbiamente al suo distratto destino.
Questa stanza è piccola e riesco a vedere solo sostegni, non più mobili, il
letto è una sorta di cuccia, dove non ho bisogno di altre gambe.
Devo alzarmi e non ho voglia, la pioggia continua a cadere e io non posso
neppure scivolare, non riuscirei a rialzarmi.
E' tardi.
Grandina.
Mille mani stanno battendo sui miei pensieri, piccoli pezzi di ghiaccio
capaci di evocare tutta la mia passione, ho sempre amato i colori forti e mi
è sempre piaciuto ammirare il gusto del loro susseguirsi, peccato sia rara
raffinatezza.
Guardo il telefono, chiamerò Giacinta, ho bisogno di parlare e lei sa
ascoltare.
SARAH E GIACOMO (il muto)
Tutto il paese ancora dorme.
E’ l'alba, una dolce armonia di silenzio, il giorno si sta piano piano
affacciando.
La casa è così morbidamente sicura !
Sono molto affezionata a queste mura che racchiudono tanti miei ricordi.
Mi guardo intorno, la piccola sala da pranzo arredata con i vecchi mobili di mia
madre, la credenza della nonna con ancora tutti i suoi piatti ben esposti,
ricordo che da bambina passavo ore ad ammirare estasiata il servizio , quello
buono, da non toccare, stupita per bellezza della frutta disegnata.
Decido di apparecchiare il tavolo proprio con quel servizio per la prima cena
con Giacomo, desidero creare un'atmosfera pacata e tranquilla, e, voglio anche
capire se quello che provo ha un senso.
Lascio sfumare i ricordi ed entro in cucina, mentre aspetto il primo caffè della
giornata controllo il contenuto del frigorifero; praticamente vuoto!
Il caffè è caldo e forte, mentre lo sorseggio faccio mentalmente l'elenco di
tutto quel che mi serve, ritorno in camera, mi infilo tra le lenzuola e mi
riaddormento.
Tutto il paese ancora dorme.
Le facciate degli edifici si susseguono nella loro banalità bistrate da insegne
in successione ordinaria, quasi stupida nella prevedibilità.
Panetterie e pasticcerie, e bar, e ancora pasticcerie e panetterie, e poi bar e
cremerie, e poi ristoranti truccati da osterie con l’acca iniziale e osterie
prive di nobilitanti incipit, tutte comunque indegnamente ambiziose di
promozione agli onori di qualche guida magnanimamente concessa da esperti
gourmet, unti nella camicia e nel portafoglio. Solo ogni tanto l’opulenza cafona
celebra se stessa con il luccichio bugiardo di cristalli di banca.
Incrocio il fruttivendolo: un vecchietto strano. Avaro come pochi, la sua
spilorceria si manifesta anche nella cosa che più gli piace: il fumo. La
sigaretta che alloggia costantemente un bocchino d’osso, scampato
miracolosamente alla guerra, viene accesa e spenta maniacalmente anche venti
volte, in attesa di un caritatevole cliente che gliene offra una. Cupo, ombroso
e taciturno, non spiccica parola neanche sotto tortura. In compenso, parlano i
prezzi per lui. E per questo lo chiamano Bulgari.
-Per due chilogrammi di lamponi mi fai un preventivo? E per il pagamento, dieci
cambiali e un assegno postdatato a saldo?
E’ la voce dello sciancato.
Mi sorprende, ma non più di tanto a ben pensarci, l’ironia di Baselina. Un buon
accostatore, un costruttore di gioco, deve essere necessariamente dotato d’
intelligenza.
-ciao Muto, ti piacciono i lamponi?
Non attende il mio segnale d’assenso e continua
-in fondo mi piaci, Muto. Sei l’unico di questo posto di merda che mi piace.
Sai, Spaccapalle non mi è mai piaciuto. Il trionfo del corpo e la negazione
della mente. Il classico cocktail che dà vita alla presunzione degli stupidi. E
io mi divertivo a sfotterlo, a provocarlo. E lui non se ne accorgeva.
Alla mia fronte aggrottata, replica
-Sì, insistevo per bocciare, ma non ho mai colpito una palla a volo. E Giorgio
lo sapeva. E io m’incaponivo. E lui s’incazzava, come tutte le persone normali
che hanno a che fare con dei rompiscatole. Normale che accadesse. E Giorgio era
il simbolo della normalità. Anzi della cattiveria insensibile della normalità.
Contrapposta alla indifesa bontà dei diversi. Ma io ne ho le palle piene di
questa retorica della mansuetudine dei mancanti. La nostra lacuna ci rende
cattivi ed aridi: odiamo dio e la natura, perché la nostra infelicità è colpa
loro, entrambi alleati per rinchiuderci nella solitudine.
Sul mio viso si stampa lo stupore.
-Ti sorprende Muto? E non ci hai pensato che l’infelicità può essere una
condizione di sicurezza? Non puoi perdere ciò che non hai. L’indigenza emotiva è
ragione di orgoglio. Sì, Muto, la mia deformità mi protegge e rende più ricca la
mia cattiveria. E ora, vaffanculo.
E' il campanello di casa che mi
sveglia, guardo l'orologio, sono quasi le otto, chi sarà a quest'ora?
Apro la porta ancora intontita e mi trovo davanti la Giuditta.
Mi lancia un'occhiataccia borbottando < non mi pare abbia una bella cera
stamattina, non ha dormito?>
Scansandomi per farla entrare penso................è ancora arrabbiata , le
sorrido < ho dormito benissimo, per fortuna ormai il mio compito è finito,
probabilmente non dovrò neppure testimoniare al processo>.
Ambrosio, praticamente mi ha estromessa, adducendo come motivo che le mie
perizie bastano e saranno le sue armi per soddisfare il desiderio di vendetta.
Non ne sono affatto contenta, sono convinta che il vero colpevole dell'omicidio
non sia Bescape'. Per le colpe dell'ingegnere ci dovrebbe essere un altro
processo, meglio eliminarmi quindi, sono diventata scomoda...............
Mi guarda di sbieco e tira dritta verso la cucina
< Io mi limito a fare i lavori ........>
Avevo imparato a conoscerla, era offesa perché non mi ero confidata con lei.
Le avrei spiegato col tempo che non potevo assolutamente discutere le prove in
corso di indagini, mi voleva bene e avrebbe capito, ne ero certa.
< Questa sera ho un ospite a cena > esordisco........ Giuditta adora le
confidenze......
< E chi sarebbe questo ospite, uno che conosco?>
Anche se mi costa molto rispondo < Si lo conosci è Giacomo Bondo..........>
Sbuffa e con un'alzata di spalle .......< sempre e solo lavoro......> non
nasconde la sua delusione < credevo qualcosa di più personale e
intrigante........>
< Infatti! Non è una cena di lavoro questa volta >
< Le va una tazza di caffè? > domanda Giuditta piena di curiosità.
Mi ero molto affezionata a lei col tempo, vedevo una vecchina dall'aria mite, a
volte malinconica, ora posava su di me uno sguardo affettuoso e molto molto
curioso.
< Sei proprio sicura di volte frequentare un muto?> chiede con un certo
imbarazzo passando per la prima volta al più confidenziale tu.
< Come mai mi fai una domanda così poco sensibile, io lo vedo semplicemente come
una persona che mi piace........>
< Sono sempre stata schietta, è inutile girare intorno agli argomenti, alle
domande dirette , risposte dirette. Cosa conosci della sua vita? Ti ha mai
raccontato della sua famiglia? Lo sai che era spostato e aveva un figlio? Sono
morti in modo misterioso lo stesso giorno in un incidente mai veramente
spiegato. E' stata una tragedia , un momento così triste............>
< Non ne sapevo nulla e forse non ne voglio sapere nulla, se lo vorrà sarà lui a
confidarsi, E' la sua vita > taglio corto. < Fai bene, forse, semplicemente ti
consiglio di pensarci prima di legarti a Giacomo. Sai alcune persone si portano
dietro una specie di maledizione > Afferma Giuditta alzandosi per iniziare le
sue faccende.
Per quel che mi riguardava le confidenze erano finite.
Mi avvio verso casa.
Voglio rilassarmi. L’incontro di stasera potrebbe richiedere il massimo delle
forze. La prima volta non mi è mai andata molto bene e, se non ci dovesse essere
un seguito, non vorrei diventare l’oggetto di facile sarcasmo in sede di
autopsie maschili.
-Chi ce l‘ha più insensibile? L’affettato o il Muto?
E’ vero che non riesco a immaginare Sarah abbandonarsi a simili lazzi, ma non si
sa mai.
E mentre risalgo la strada, il solito sordo mormorio annuncia la presenza
minacciosa d’acque correnti. La realtà mortifica le intenzioni: è solo un
torrentello, un’ombra aggrappata allo snodarsi della strada e il rumore,
amplificato dal silenzio circostante, contraddice l’esiguità della portata. I
percorsi, dettati da intuibili itinerari, con volubili decisioni vengono
ignorati: scarti dettati da subdola indocilità. Orgogliosi, i fiotti
aggrediscono imperturbabili massi, per poi agghindare la sconfitta con riccioli
di spuma:desiderio di fascino tempestoso beffato da un docile color panna.
Testardi, riprovano assalti più in basso, aggrottando d’increspature le
trasparenze a cui sono dannati. Il torbido rimane un’aspirazione Il torbido. E’
una caratteristica di questo posto: tutta limpidezza apparente . Come limpido
appariva il rapporto di Giorgio con Baselina. La pazienza che sovente il
muscolare Giorgio mostrava nei confronti dello storpio suonava da campana fessa.
Come quella volta in cui Baselina faceva la prima donna, facendosi attendere
davanti porta di casa sua da Giorgio, apparentemente non infastidito dal ritardo
e solo desideroso di attraversare l’attesa senza particolare noia. E a ingannare
il tempo poteva servire anche un muto, con cui interloquire a segni: linguaggio,
questo, che non era disturbato dai cadenzati rumori che provenivano dal retro
dell’abitazione. Distanziati da regolari intervalli. Schiocchi secchi, netti
come martellate senza echi. Ma la trasparenza del sorriso alla comparsa di
Baselina poi s’intorpidiva nell’agguato all’orecchio, torto fino alle lacrime,
che scorrevano lungo il sorriso della vittima, ancora intenzionata a nascondere
il vero sentimento del socio. Perché poi non gli avesse tirato un calcio nelle
palle posso solo immaginarlo: fino a qualche minuto fa, avrei detto per pura
debolezza, per una sorta sudditanza fisica. Ora penso che non lo avesse fatto
perché non si prende a calcioni il proprio sogno.