segue secondo capitolo

Dorotea Basier

A pranzo è arrivata la notizia dell’omicidio di Spaccapalle.
Sono impallidita e distraggo per un attimo la mia calamitata attenzione per considerare da quanto tempo non vedevo il poveretto. Ricordo assai bene di lui certi particolari , mi ci sono divertita , ma da quando è arrivato il nuovo reggente la mia attenzione è concentrata solo su quest'ultimo.
Non posso fare a meno di parlarne con Don Giacinto che essendo nuovo non conosce niente del paese . Anche perché il suo turbamento è evidente.
E la mia voglia di entrare nei particolari molto forte….
“Sa, don Giacinto , io conoscevo bene Giorgio , quello che chiamano Spaccapalle"  e gli getto un’occhiata sottecchi, quasi a tastare la reazione , quasi a voler iniziare una confessione.
Ma la novità che mette tutto in secondo piano .
D’altra parte il pretino si è già alzato dalla sedia e ha preso il breviario e l’aspersorio per porgere l’ultima benedizione alla salma.
Lo accompagno con lo sguardo mentre con passo lungo e veloce guadagna la salita verso il campo di bocce.

Fittipaldi

Non sento più la sua voce, il suo sottolineare torbidi episodi con eclatante protagonismo, disperato egocentrismo, chissà cosa volevi dimostrare a te stesso e al mondo, quante bocce ancora avresti tirato con furia verso quello sferico piccolo nemico, laggiù in fondo, sperando di farlo fuggire lontano, sperando di non doverlo mai più avvicinare, nemmeno per gioco, poiché quel gioco era proprio la tua realtà.
Vistose e coraggiose bocciate inflitte a quella verità che ormai era un'ossessione, dovevi a te stesso, lo scoprire lo scopo della tua esistenza ed accostarti ad esso con precisione, per capire e realizzare quanto ancora ti mancasse per essere in grado di decidere del tuo futuro, fuori da lenzuola amiche.
Le accondiscendenti signore erano causa del tuo successo, ma anche segni dei tuoi confini, perfino tu te ne eri accorto, durante una partita come tante, qualche giorno fa, avevamo discusso di questo, " sarà come sempre" dicevi mentre ci avvicinavamo alla zona del pallino, a bocce giocate, " sarà più vicina la tua, non hanno speranze di vincere, tu sai osservare e calibrare le distanze, tu sai misurare e sfruttare le energie, senza mai avanzo e con rari errori, c'è chi ha la carrozzeria e chi la mente, insieme siamo invincibili , amico mio !!!" .
Pensavi, riflettevi a voce alta e mi guardavi, avevo l'impressione che le mie disgrazie generassero in te una sorta di consolazione, un fardello che non ti era toccato, che non avresti mai voluto portare, anche a costo di riconoscere le tue carenze.
Ma perché questi strani pensieri mi tornano in mente, ora sei lì , non parli più, non ridi più, le comparse ti hanno esaminato, finalmente senza paura di subire una delle tue arroganti e sfacciate risate, hanno tratto le loro conclusioni, si son fatte molte domande, le hanno fatte anche a me, tutti sapevano che eravamo compagni di scuola, perfino il Muto, mi ha messo una mano sulla spalla prima di andarsene, il Maresciallo mi aspetta , "le solite formalità … " ha detto.“

L’ingegnere Bescapé

Visto, ingegnere, hanno trovato Giorgio Spaccapalle morto stecchito, ammazzato”
“Che ne dice, ingegnere”
“Un bel vantaggio, no?” “Che intendo? Per tutti, ovviamente, per il paese, un personaggio così porta solo discredito, e a noi invece piace stare tranquilli, non è vero, ingegnere?”
“I miei omaggi, ingegnere”
“Mi saluti tanto caramente la sua signora, ingegnere!”
Fuori fuori fuori! Se ne sono andati, vermi! Ipocriti! Con quei mezzi sorrisetti, il dire e non dire; e questi sono il sindaco e l’assessore, gli eletti del popolo. Neanche la mafia! Non gli è bastata la mazzetta, no, dovevano dimostrare di avermi in pugno, che in ogni momento potrebbero dire, o insinuare, alle orecchie giuste. Insomma secondo loro adesso siamo pari. Ma non si rendono conto che la mia miglio difesa sono loro stessi? Che avrei potuto fare con il braccio rotto? Eh, avanti, vi sfido, chi si fa avanti ad accusarmi? La vedremo, domani scendo in paese con il gesso bene in vista e mi faccio mettere le firme da tutti, e se qualcuno vuole farmi un disegnino… no che magari ci disegnano un cervo, il disegnino meglio di no.
Meglio che vada da Raffaella, è entrata ed è scappata in camera da letto, un terribile mal di testa, dice. So io qual è l’origine. Raffaella mia, ci si può illudere di essere nella perfezione quando tutti i tuoi tasselli si incastrano alla perfezione l’uno nell’altro, quando sembra che esista un destino, un ordine prestabilito nelle cose, un ordine organizzato da .. da .. chissà chi solo per tuo personale godimento. La tua via alla perfezione. E invece, bling, una pallina lanciata con l’unghia di un ragazzino distratto manda tutto in aria e del tuo castelletto non resta più niente. Il bello è che non c’è organizzazione, e nemmeno il ragazzino, nessuno se ne frega di te; la smania o l’acquiescenza o il piacere di vivere sono nella tua testa, non altrove.
Adesso andrò su. Mi siederò sulla sponda del letto e le dirò questo, più o meno. Le chiederò di accompagnarmi nel mio giro in paese, domani mattina. Chissà che parole userò. Chissà se mi ascolterà.

pennino

Si, mi siedo lì, posto discreto ma non nascosto… ecco…
“Buongiorno dottore, desidera?”
“Un caffè”
“E come lo vuole il caffè? Forte…lungo… “comunichiamo” dottore… “comunichiamo”…”
“Nero come l’inchiostro”
Agli ordini…. questo ed altro”
Eccezionale, altro che internet, qui l’informazione viaggia in tempo reale.
Da dove ero seduto godevo di un’ampia visuale. La mia attenzione fu subito catturata da un’ insolito fermento. Notavo una strana agitazione che si manifestava in atteggiamenti in aperto contrasto con la quiete del posto
“Scusi il ritardo, oggi c’è un po’ di confusione: hanno rinvenuto il corpo di Spaccapalle con il cranio fracassato. Ecco a lei… caffè espresso… offerto dalla casa anzi da Antonio Silvestri ma lei dottò mi chiami pure “Ammuina”!
“Grazie, sei un ragazzo sveglio, posso farti qualche domanda?”
“Certo ma non ora. Sta arrivando qualcuno che le farà a lei…”
“Buongiorno… emm… emmm….”
Faccio finta di non capire. Lo guardo con aria interrogativa mentre cresce il suo imbarazzo. Certo sarebbe stato più facile dire “documenti” ma evidentemente cercava un approccio soft.
“Angelici, maresciallo, Angelici. Si accomodi”
“Spero che lei sia venuto con l’intenzione di muoversi discretamente senza intralciare l’inchiesta e senza gettare discredito su questa comunità. Sa, qui è tutta gente perbene, tranquilla forse un po’ provinciale ma con un cuore grande così!
“Certo, basta non farla arrabbiare…”
Mi blocco. Una ragazza colore sfila da un rollo di carta moneta un biglietto da 100.000 e lo poggia sul tavolo per pagare la consumazione.
“Gran bella gnocca eh?
Esclama l’attento maresciallo che non ha visto niente
“E si, chi è?
“ Nabek, una ragazza nigeriana del centro d’accoglienza comunale di Le Thuile. In attesa di trovarle un impiego lavora come messo per il Comune, sa… piccoli servizi, come le dicevo qui la gente ha un gran cuore!
“Lei ha proprio ragione”
Il maresciallo continuava a parlare. Sciorinava parole su parole non mancando mai d’autocelebrarsi. Rispondevo senza senso, spesso annuendo, cercando di mantenere una forma. Ero incuriosito. Il campanello aveva trillato e la mente girava a mille. Il centro d’accoglienza… avrei iniziato da li…
“Certo, certo maresciallo, sono d’accordo… ma ora mi scusi, devo proprio andare …conti pure su di me, arrivederci”

Il centro d’accoglienza era una struttura moderna, ben fatta ma di proporzioni smisurate. L’architettura stonava con il paesaggio circostante e a naso si sentiva puzza di speculazione edilizia. Varcato l’ingresso mi rendo subito conto che la disposizione interna degli spazi è quella di un grande albergo. Il dubbio s’insinua: vuoi vedere che con i soldi della regione destinati agli affari sociali è stato finanziato questo centro che in qualche modo e a breve diventerà una struttura per il turismo?
Mah, per il momento vedo solo degrado
“Noooo! Mi lasci in pace. Non rilascio interviste. Sono Dorotea, perpetua di Don Giacinto, sono qui per dare assistenza e non dirò niente. Queste povere ragazze…. prima chiamate poi abbandonate… poi… Non insista! Non dirò una parola sul vergognoso comportamento del comune… lo scriva pure!”
E’ isterica, penso. Evidentemente è carente di qualcosa…
“Guardi che se mi trattiene ancora chiamo i carabinieri! E mi lasci andar via!”
Si allontana sparendo nel nulla, lì da dove era venuta

Il Muto

Seduto al bar, bevo un chinato e penso.
Sudo freddo quando penso intensamente. E’ la reazione all’assenza di parole: tutto resta faticosamente dentro , opprime. C’è qualcosa che mi sfugge: quasi il ticchettare di un orologio. Eppure non focalizzo.
Allora hanno fatto la pelle a Spaccapalle. Si gloriava, il fesso, del nomignolo: rinsaldava l’immagine che voleva dar di sé. Ma non conosceva l’altro soprannome: Giorgio Grattapalle, modo sarcastico di connotare un suo vezzo: il continuo massaggio dei pendagli.
Questo suo gesto era diventato quasi un tic, un riflesso condizionato, causato dall’apparire di qualsiasi esponente del gentil sesso. E veniva effettuato in modo tale da rendere evidente la notevole consistenza dell’attrezzatura genitale. La cosa veniva notata, sia dagli uomini, costretti dall’evidenza a prendere coscienza della crudeltà del confronto, sia dalle donne, maritate e no, che dopo aver recitato due pater e tre gloria, si leccavano le labbra al pensiero di cotanta abbondanza: tutte, meno Raffa, che sorrideva apertamente all’idea.
Già, le donne di la Thuile: in conciliabolo a dire che la sostanza sta nell’amore, nell’affetto, non nei centimetri; nel soliloquio a immaginare il cannone e gli effetti dei colpi d’artiglieria.
E gli uomini di La Thuile: in gruppo a recitar la filastrocca “non lungo che tocchi, né grosso che turi”; sciolti a comprar pomate che promettevano stupefacenti allungamenti, crescite miracolose o a cercar nei dei film porno la vendetta della loro insufficienza nei confronti di Giorgio.
E’ cosi stupido nell’ingenuità- Giorgio è proprio compiuta espressione dell’imbecillità perfetta della natura- da non riconoscere neanche i buoni sentimenti. Tirare un calcione a Fittipaldi, in nostra presenza- lo faceva sovente, in segno di profonda amicizia, diceva - solo perché voleva provare a bocciare, dà la misura del tizio.
“Può capitare che tu sbagli una bocciata in gioco” aveva detto Fitti “e toccherebbe a me tentare di rimediare”, aveva continuato sommessamente.
“Non osare mai dire che sbaglio bocciate. Se capita è solo per colpa tua. Mi distrai con il tuo patetico zampettare” aveva ringhiato Giorgio, “e poi storpio e rachitico come sei, è impossibile che tu possa far volare la boccia. Senza rincorsa e con quel braccio puoi solo farti una sega da fermo”. E ridendo della sua idiota battuta, gli aveva allungato una pedata.

Spaccapalle. Grattapalle o come cazzo lo chiamavamo, creava invidia anche a me.
So come Raffaella si dimena a letto. Me lo hanno raccontato, tanto un muto non può parlare. A maggior ragione con lo stallone.
Grattapalle.
Moro, alto, asciutto, prestante, muscoloso.
Superbamente bello.
Braccia e petto villosi, a segnalare esuberi d’ormoni.
Più che camminare fendeva lo spazio, aprendo brecce in inesistenti, eppure per gli altri tangibili e invalicabili, barriere.
E io che me ne faccio del mio cervello: scopo da dio a parole.
E non mi viene neanche da sogghignare per questa battuta da quattro lire.
Anche dopo morto, Spaccapalle è il vero protagonista della vita di La Thuile.
Non regge botta l’ingegnere, il paradigma dell’umanità. Questa gliela devo scrivere ad Ammuina.
Si tiene Raffaella, con le corna in omaggio, perché sarebbe inaccettabile lo scandalo di una separazione del titolare dello studio di progettazione e restauro dell’intero patrimonio ecclesiastico regionale. E con la curia se ne andrebbero i municipi, la cui laicità è ben nota. O sono in mano ai cattolici i quali devotamente interpretano i desiderata delle eminenze, più o meno porpora. O sono in mano ai laici, i quali democraticamente interpretano i desiderata delle eminenze più o meno porpora. E poi, ogni tanto gli piace darle qualche colpetto. Ecco, da come ne parla Raffaella, lo potrei chiamare Mezzabotta. L’ingegnere Mezzabotta. Può consolarsi quanto vuole raccontando e raccontandosi che comandare è meglio che fottere. Resta una mezzabotta, per noi e, soprattutto per Raffaella.
Raffaella.
Neanche lei regge il confronto, volendo. Ama la bella vita. Ama i soldi, più del cazzo. Senza la grana del marito sarebbe persa. Cristo se è bella, però.
La guardo.
Involontariamente mi massaggio i genitali.
Raffaella mi osserva. Prima sorpresa. Poi ride, ride, ride.
Fingo di non capire il perché.

spaccapalle

la thuile - data imprecisata

diario di uno spaccapalle..... ovvero, pensieri mica tanto normali di un individuo che non sa chi è..... oppure si.. ;o)

....magnifico, inizio a parlare con me stesso.... acccccc... finalmente ora si che sto iniziando a dare i primi segni di pazzia... va bene lo stesso... in questo modo posso anche dirmi che sono il migliore che come me non esiste nessuno al mondo etc. etc. ... senza il "noioso problema" di venire contraddetto, un diario solitamente serve per dire tutto ciò che non dovrebbe o potrebbe essere detto ad altri... benoneeeee e questo è proprio quello che mi ci voleva, non posso aprire tutto me stesso e tutto ciò che ho dentro ad un'umanità così dura e meschina con gli altri fino al punto di fare guerre sante o atroci barbarie sotto il vessillo di una giustizia divina (ma quale dio dice che bisogna uccidere per vincere, triste storia se esistesse una divinità simile)... sto cercando di dare in pubblico, fin da quando sono arrivato a La Thuile, un'idea che non coincide minimamente con quello che io sono veramente... si, la boriosa ed arrogante persona che voglio fortemente apparire non fa parte della mia vera natura... le cose sono ben diverse dall'opinione che gli altri hanno maturato nei miei confronti...
allora diario mi ascolti?.... bene.. forza apri senza indugio le orecchie, siediti e concentrati mica sarò tanto chiaro, sarà difficoltoso anche per me stesso capirmi ...
il "problema" donne... inizio con questo che sembra il pensiero dominante in questo piccolo paese di provincia.. non che sia un vero problema ma a quanto pare tutto gira intorno alle corna ed agli amori leciti e meno leciti di quasi tutta la popolazione adulta.. io neppure pensavo di finire col diventare "amico" di individui tanto loschi, corrotti e "bastardi dentro" tanto da farmi schifare di essere un uomo... e tu che sei il mio diario sai quanto io sia distante da questo modo di pensare, vedere le cose sempre in positivo senza doppi sensi o falsità ipocrite.. ecco come sono davvero io... ma per volere di una stragrande maggioranza che mi vuole simile ad un bruto, un semibarbaro osceno e viscido, un donnaiolo da strada sempre pronto ad infilarmi in un letto occupato da qualche "zozzona" che vuole incornare il proprio lui. si, io devo per volontà di altri fare ciò che ho sempre aborrito... non dico che non mi piaccia o mio dolce diario.. non credere che io sia uno di quelli per i quali "la lotta uno sull'altra" o viceversa, sia da condannare... ma senza un minimo di sentimento di un qualcosa che almeno gli si avvicini.. no, non ci sto... e non dirmi che mi sono adattato fin troppo bene al mio ruolo o meglio quello che altri hanno deciso per me... sai che lo faccio perché ( e se non lo sai te lo dico ora, giustamente è da poco che ti sto scrivendo "caro diario" come potevi sapere) sono un buono dentro (non capire fesso però) e non mi piace contraddire nessuno tranne che non ve ne siano validissimi motivi.. "loro" vogliono che io sia come non sono realmente? ok basta che non li senta.. e poi in questo "ridente paesino" (e tralascio i motivi per cui si ride tanto) non esisteva una persona che poteva essere quello che sono diventato io... per cui sarà per me una grande prova mettermi a recitare la parte di uno che quasi tutti vorrebbero se non morto, almeno agonizzante o su una sedia a rotelle.. sarò agli occhi di tutti quello da non imitare, troppo antipatico, arrogante e pieno di se... ora diaiuriuzzo bello rialzati e cammina, so di iniziare una strada lunga ed impervia, saremo grandi compagni tu ed io, sapremo quello che altri neppure lontanamente immaginano... ti dirò cose che mai dovranno essere rese pubbliche, sarai la mia valvola di sicurezza, l'ammortizzatore della mia coscienza per tutte quelle volte che avrò voglia di esplodere e confessare a tutti il mio vero io... allora diario.. dammi un segno, dimmi che faccio bene o almeno non faccio del male a nessuno altrimenti sono pronto a smetterla con questa grottesca farsa... mi costa fatica e salute mentale non essere me stesso.. no, anzi, non dirmi nulla.. scoprirò da solo se via via durante il mio soggiorno montano sarà ora di farmi da parte per scomparire nuovamente nel nulla da cui provengo.... ciao "dia" (ti chiamerò così confidenzialmente, siamo amici o no?) alla prossima pagina.. ti prometto delle rivelazioni uniche..
Giorgio per te........ ... .. . (per i "non amici" spaccapalle)

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