corto
Don Giovanni
ovvero l’arte di poetar morendo
CORO
nero
Vivere di fumo
nero
nero
Veleggiar nel fumo
nero
nero
Rendersi allo specchio
nero
nero
Velarsi nello specchio
nero
nero
Rovinar del tempo
nero
nero
Scomparir nel tempo
nero
nero
Corvo in volo
nero
nero
Opaco e solo
nero
nero
Torvo cipiglio
nero
nero
Crudele appiglio
nero
nero
Di limaccio angue
nero
nero
Annodato sangue
nero
nero
Lacerato il petto
nero
nero
Umiliato aspetto
nero
nero….nero……..nero…….nero………nero
VOCE PROTAGONISTA
tanti passi confusi...tante rabbie schermate....tante lacrime rese...
affanculo.. si fotta il mondo con i suoi ipocriti cantori
d’alchimie...mi ha detto che alla notizia del morbo, per la
disperazione, si è messa a scopare come un’ossessa ….. voleva
rendere omaggio al suo corpo ancora intatto...mi sbaglierò, ma si è
solo lasciata chiavare…..
E Foscolo attraversa la mia mente...
...l'altrove è nel buco del culo del cancro...in quella massa violacea,
purpurea, alveolare.. un chilo e mezzo di carne morta che io ho visto su
un tavolo anatomico, grazie a un custode compiacente. Sì, mi ha fatto
entrare in laboratorio quella notte al terzo piano dell'ospedale
oncologico ... dicendo che mi era andata bene...di quella merda ne avevo
solo sei centimetri .... Ma sarebbe cresciuta...mi avrebbe invaso.. ne
ero conscio.. non mi avrebbero neanche spaccato lo sterno per strapparne
pezzi...non sarebbe servito a niente. Lo avevo voluto vedere...avevo
voluto guardare la bestia che avrebbe provato a uccidermi. Sei
centimetri di carne morta avvinghiata alla trachea ti levano il
respiro...ti fanno cacare sotto quando stringono e ti mandano in
dispnea.. sei centimetri di cellule impazzite che diventeranno un chilo
e mezzo di informe incubo... che ti occuperanno il mediastino e il
pensiero...che ti prenderanno la vita e la dignità, asfissiandoti e
facendoti morire nella merda.
Nella mia stanza, dopo, ho letto di Atreo, Ippodamia ed Erope.
VOCE NARRANTE
Isoonde...sibili.. percorso dell’asticella, indicatore di sintonia,
alla ricerca di stazioni, punti d’approdo nel tragitto di vita.
Crepitii… quanto più il provvisorio ancoraggio s’approssima, tanto
più i gorgoglii, i borbottii si attutiscono, diventano sordi,
s’incupiscono…contraddicono l’ammicco dell’occhio magico,
comunque sirena, faro di porti sinistramente ammutoliti… Incerto il
viaggio. Più sicuro del sicuro approdo
VOCE PARTECIPANTE
si parla di sesso
evocato accennato approcciato
frenato sfrenato
acciaccato
blandito esperito
sopito
acceso proteso
inesteso
protetto perfetto
sospetto
consunto defunto compunto
espunto
promosso
promesso
assai spesso
talvolta
ma come?
ci provo!
non sempre riesce
ma a lisca di pesce?
conosce?
mi arrendo
le mani protendo
in segno di resa
l'ho presa l'ho presa
ma cosa?
la rosa!
poeta poeta che cazzo ti frega di rime e quartine
oppur di terzine
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sole
Anna
Rosso e nero. Così ora, dinanzi agli occhi.
Nero .Il nero della morte, cupo, disperato e disperante . Vuoto. Assenza
. Negazione di se . Della propria vita. Cappa .Buco aspirante linfa
vitale.
Rosso. Del sangue, della sofferenza, dell’uccidere e dell’essere
uccisi.
Infilzare con la spada l’emulo.
Torero nell’arena di una impari corrida, sapere di dover combattere
.Avere la certezza quasi assoluta dell’essere abbattuti .
Ma proprio per questo combattere più furiosamente. Che almeno si sappia
che sono esistita!
Rosso. Rosso del cuore, che soffre, che palpita che grida : Vita!
E che ha paura, senza confessarlo, senza dirlo. Forse senza neppure
saperlo.
Rosso della rabbia schiumosa, degli occhi iniettati di sangue, della
protesta furiosa.
Rosso .Nero.
La pace oggi sembra una resa.
Ma io no, voglio vivere e se per vivere debbo combattere, spargerò
sangue rosso , vestirò il lutto in nero.
Che siano questi i colori della mia battaglia, il vessillo del mio nuovo
vivere…morendo.
Rabbia furiosa irrompe dalle visceri e trasforma il respiro in un
rantolo, un singhiozzo spezzato.
Rabbia per una vita che è stata un’altalena di finzioni e verità, di
coraggio e di viltà.
Ma è pur sempre la mia vita e la mia scelta .
Cerco confusamente quei punti che fino a ieri sono stati mio divenire.
I colori scomparsi. I principi annientati . Le buone intenzioni
annichilite. I sogni dileguati.
Non dormirò più tra le lenzuola di seta della mia bella anima : voglio
strappare a morsi la vita, prenderne i brandelli, leccarne le briciole.
Scoprirla nelle pieghe più intime e segrete dell’anima di chi sa, di
chi vive e respira il respiro della morte.
Non ricordavo di avere tanta rabbia. Di essere tanto rassegnata.
Dentro l’anima una battaglia campale, tra il passato e il
futuro.Annientati entrambi. Solo presente. Come questa vecchia radio,
che scalcinata e rovinata ancora fa scorrere la vita, seppur
gracchiando, anche stridendo.
Cerco della musica, voglio calmarmi. No, non posso, mi divora
l’ansia… la paura.
Dove sono i miei amori ? Dove è quella sensazione di potenza che ricevo
da questo corpo che mi tradisce?
Accarezzo con lo sguardo le forme morbide, ma oggi mi sembra di
indossare un’irsuta corazza.
Un carapace raggrinzito.
La tela della mia vita non è ancora tessuta, perché mai le Parche
dovrebbero reciderne il filo, interrompendone il disegno nel punto più
brillante ?
Lacrime, dovrebbero dare refrigerio a questa arsura. Rabbiosamente sono
amare.
E mentre scrivo e penso, noto che sono sottolineate in rosso tutte
quelle parole che meglio rappresentano la mia voglia di urlare : merda!
Ma come, non si dice ? e cosa si urla quando la disperazione ti prende
fin dentro l’anima, e ti riempie la paura gelata di chi non sa cosa
poter inventarsi per ammaliare la morte , per sedurre la vita e
convincerla che c’è tempo, che non si vada di fretta, che per quel
viaggio c’è tempo !!
Cerco una stazione sulla radio, così come l’ho cercata nella vita..
Appena avverto una voce, seppur lontana allungo l’orecchio e presto
attenzione.
Son capace di ascoltare anche una messa in latino, o una notizia in
francese se mi da gusto e curiosità. Per questo forse ho sbagliato
tanto ed ho perso tanto tempo.
Voci confuse che ritornano nell’etere confuso da cui son stata capace
di catturarle.
Devo esser nata di furia, perché di furia son vissuta.
Forse ho solo dato voce alle mie follie.
Accesa e languida
Di segreti desideri,
resa pronta dall’attesa,
provocante allo sguardo,
sensibile alla provocazione.
Morbida , voluttuosa,
la carezza sognante
sfiora profili.
Ondeggia sensuale
Nel ritmo antico
Appagante
Mai sazio
Dell’amore che brucia sulla pelle
Che scotta nell’anima.
Assetata affamata
Inizia il rito conosciuto
Sempre nuovo.
Onde salgono,
discendono
si susseguono
incalzanti
fino all’esplosione
nel cuore
nel cervello
nel corpo
della densa melassa dell’amore.
Migrare
Smarrita nei tuoi occhi
Bevo la tua anima
Assetati della stessa dolcezza
Cercando la fusione
Del corpo
Dell’anima
Come già lo è del cuore.
Sorprende
La risposta alla carezza,
naufraghi nel mare
di una voluttà di miele.
Senza partenza,
senza arrivo
questo tenero migrare
dal mio corpo al tuo .
Giochi di bambini,
malizie di ragazzini
sapienza di adulti
amarsi senza tempo.
SEGUE----->
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