STORIE DI STIRPE

 

(Il vampiro del mare)

La spiaggia al tramonto e la sottile brezza notturna che spirando da mare, alzava leggermente la sabbia scaldata dal sole.
Piccoli granelli che andavano a graffiare le lunghe gambe abbronzate della ragazza che passeggiava da sola a piedi nudi sulla battigia a pochi passi dalla riva…
Camminava piano con i sandaletti stretti nella mano, un passo dopo l’altro, assorta in mille pensieri
con il profumo della salsedine nelle narici, mentre già il crepuscolo avanzava incipiente.
Passeggiava sola con se stessa incontrando di quando in quando altri ragazzi, altri turisti che come lei avevano pensato di trascorrere quella bella serata estiva in riva al mare e non un uno di affollatissimi locali della riviera.
Risa e musica provenivano da un gruppo che avevano trovato un angolo tranquillo dove appartarsi per bere qualche birra o “fumare” qualcosa, mentre altri a coppie per quel breve attimo d’amore consumato frettolosamente per non essere scoperti.
Tutt’intorno a lei si respirava aria di vacanze eppure dentro di lei vi era solo tristezza.
Una tristezza amara fatta di sconfitte e di sogni bruciati, esplosi come bolle di sapone trasportate dal vento.
Era venuta al mare per dimenticare, per liberarsi da quelle catene che imprigionavano la su anima, ma la crudele realtà era tornata ben presto a galla ed i segni del suo male già si disegnavano il suo corpo ancora sensuale e la malinconia accresciuta.
Non poteva sfuggire alle grinfie di quell’amaro destino che le aveva donato un così bel corpo ma di breve durata, come se quel male esaltandone la bellezza la stava consumando più velocemente come un candela accesa.
I suoi grandi occhi si riempirono di lacrime mentre gli spettri del passato erano tornati a ripopolare le sue notti insonne.
Si rivedeva nello sterile letto bianco dell’ospedale con i volti imbavagliati dei dottori tutt’intorno
Dove aveva trascorso intere settimane per essere sottoposta ad ogni genere di tortura che loro si ostinavano a definire terapia di cura.
Si era aggrappata prima da ogni più piccola speranza, ad ogni medicina proposta a volte solo sperimentale ed ogni speranza era stata per lei come una corda gettata a chi sta precipitando giù, ma il destino armato di forbici taglianti le aveva recise tutte.
Aveva pregato Dio, costantemente, giorno e notte, ma anche Dio pareva averla abbandonata.
Lei aveva perso, il suo corpo aveva perso la battaglia col male, così si era decisa di mollare tutto,
ospedali e terapie e partire per il mare.
Non sapendo quanto tempo gli restava ancora da vivere, perché aveva di proposito evitato di chiederlo ai dottori per non impazzire nell’attesa della fine con l’arrivo dell’estate si era decisa ad intraprendere quel viaggio.
Nessuno l’aveva fermata, si era fatti tutti da parte in silenzio lasciandola libera al proprio destino.
Era partita in fretta, pochi saluti, una sola valigia col minimo indispensabile, non aveva nemmeno pianto quando il treno era partito con i suoi genitori fermi sulla banchina e le loro mani alzate a salutarla forse per l’ultima volta…
Partiva per il mare come aveva fatto in passato ad ogni estate, con gli amici, con un ragazzo.
Il mare, il suo mare pieno di cari ricordi, con la trepidazione dei preparativi, l’eccitazione del viaggio, la magia dell’arrivo, l’atmosfera felice del soggiorno fino alla triste malinconia di quell’arrivederci all’anno successivo…
Al mare aveva amato, pianto ,scherzato e fatto nuove amicizie, vivendo intensamente ogni minuto della vacanza ed ora si recava nello stesso posto per morirvi e riposare in pace.
Le piccole onde lambendo la sabbia le bagnavano i piedi, facendola rabbrividire al tocco dell’acqua fredda.
Si era fermata quasi senza accorgersene, mentre le lacrime continuavano a segnarle le guance fino a cadere nell’acqua scura del mare.
Una figura nel buio le si era avvicinata in silenzio e lei si era girata di scatto quando aveva avvertito quell’estranea presenza alle spalle.

- Non avere paura! Non voglio farti del male o spaventarti!- la voce profonda di quel ragazzo
ora fermo di fronte a lei stranamente servi a tranquillizzarla.
-Ti stavo osservando già da un po’, ed ho visto che per tutto questo tempo sei rimasta qui tutta sola. Stai forse aspettando qualcuno?
La ragazza esitò per qualche secondo prima di rispondere a quello sconosciuto – No! Non aspetto nessuno.
Il ragazzo le sorrise e lei si accorse allora che era tutto bagnato, come se fosse appena uscito dall’acqua.
-Doveva essere gelida l’acqua del mare ?.- gli chiese per allentare un po’ la tensione.
-Freddissima!- esclamò il ragazzo fingendo di rabbrividire – Ma ti assicuro che è meraviglioso sentirla accarezzarti la pelle ed il mare di notte è un luogo pieno di magia!-
la ragazza chinò il capo – Già la magia…- il suo volto per un attimo luminoso era tornato triste baciato dai raggi della luna che si rifletteva nell’acqua mentre i suoi occhi si erano di nuovo volti verso il mare.
-Perché così triste?- la voce di lui era stato solo un sussurro e lei piangendo – E’ tutto quello che mi rimane d’essere…-
Il ragazzo dal volto pallido la guardò fisso negli occhi – Forse comprendo il tuo dolore .
-Comprendere?- domandò lei con voce di scherno – Tu non puoi comprendere, perché sei uguale a tutti gli altri, con la tua voglia di divertirti, con la tua voglia di vivere, mentre io mi trovo qui per l’ultima volta!.
Lui si era fatto più vicino, tanto che lei ora poteva avvertire il suo odore ed il suo odore era quello del mare.
-Ti sbagli a pensare che io sia uguali agli altri! Anch’io sono solo come te e la mia solitudine ha un sapore di eterno, tanto che a volte ho desiderato che venisse pure per me la morte che tu rifuggi .
-Io non rifuggo la morte- continuò la ragazza- Volevo solo che ritardasse un attimo ancora la sua venuta. Volevo avere ancora un po’ di tempo per amare, per soffrire, per vivere come tutti gli altri, ma il male mi sta divorando dentro poco a poco inesorabilmente.
-Tu vuoi vivere?- chiese freddo il ragazzo
-Io lo voglio!- rispose sincera la ragazza
-A qualsiasi prezzo?- continuò lui ormai a pochi centimetri da lei
-Prezzo? E quale sarebbe questo prezzo?- fece eco lei canzonandolo
-La dannazione eterna…- le sue parole sembravano ferite che non si potevano rimarginare e lei si sentiva stranamente turbata.
Lui era così vicino ora che potava quasi sfiorarlo e lei si sentiva attratta da quel ragazzo sconosciuto come non lo era mai stata prima.
-La dannazione non è nulla al confronto di ciò che ho passato fino ad ora!-
Lui la prese per mano con la sua stretta decisa e forte e stranamente gelida – Baciami allora!-
Le sue parole suonavano come un ordine e lei non riusciva ad opporsi a quell’invito così deciso e ben presto le loro labbra s’incontrarono in un lungo bacio.
Le labbra di lei sottili e calde mentre quelle di lui grosse e fredde mentre le loro lingue s’intrecciavano voluttuose strappando piccoli gemiti.
Lui la fece sdraiare sulla sabbia stringendola al suo corpo umido, spogliandola dolcemente e gettando lontano il prendisole fiorito.
Lei lo lasciò fare, abbandonandosi alla sue intime carezze, sentiva di desiderarlo ardentemente.
Fecero l’amore in maniera dolce e poi decisa con lui a prenderla da dietro stringendole forte i fianchi e mentre lei raggiungeva l’ennesimo orgasmo sentì i suoi denti acuminati affondargli nel collo per succhiare avidamente il suo dolce sangue.
L’oblio l’avvolse e lei si lasciò trasportare oltre il confine della vita mortale.

Mentre la dolce linfa abbandonava il suo corpo la ragazza si ritrovò a mordere anch’ella il collo di lui, con il sangue a mischiarsi ad altro sangue ma con un sapore diverso ora…
Poi esausti si sdraiarono l’uno accanto all’altra per riposare.-Ora sei eterna!- esclamò lui alzandosi in piedi e porgendole una mano – Eterna come un gioiello, bella per sempre e la tua luce non si spegnerà mai, ma continuerà a brillare nelle tenebre fino alla fine dei secoli..-La ragazza lo prese per mano e la tristezza di prima era scomparsa andata via per sempre.Ora lei libera dal peso di prima assaporava la sua nuova forma.Vieni mia cara la nostra dimora ci attende ed ormai è quasi l’alba e noi non possiamo indugiare oltre…-

Mano nella mano i due vampiri del mare lasciarono la spiaggia inoltrandosi nell’acqua gelida fino a scomparire all’orizzonte tra i flutti.
Sarebbero tornati insieme sulla riva ad ogni calar del sole senza più conoscere la solitudine.

La spiaggia all’alba con il sole del nuovo giorno che inizia a scaldare la sabbia, un vestito a fiori gettato per terra, un paio di sandaletti ed impronte di piedi che finiscono sulla battigia per poi scomparire dove le onde del mare lambiscono la riva…

(Obolo)

Nudo mi ritrovo
sulle fumanti rive di un nero mare,
dove le acque color della notte
vengono stancamente a morire,
mosse da un vento
che pare più un sospiro,
un lamento...
Credutomi solo e sperduto
in quel triste rivo,
mi accorgo con stupore
che altre figure mi fan compagnia,
celate prima al mio sguardo
dalla grigia nebbia.
Son uomini e donne
dai visi spenti,
e come me di nulla vestiti.
Eppure tanta nudità
così sfacciatamente esibita,
non pare far crescere interesse alcuno,
come fosse cosa normale
ritrovarsi così.
Nessuno parla,
restiamo in silenzio
come tante bambole di carne
senza vita, senz'anima.
Dove mi trovo?
Chi sono queste persone
a me sconosciute?
Dov'e' finito tutto ciò che possedevo?
Non mi e' rimasto più nulla?
Domande senza risposta
che si perdono nel vento.
Ma dopotutto qualcosa mi e' rimasto,
e stretta nel mio pugno
una fredda moneta d'oro.
Rigiro tra le mie dita
abili nel maneggiar denaro,
quell'unico soldo
senza effigie o conio,
un anonimo pezzo di metallo
levigato e lucido.
A cosa mai potrà servire?
Cosa comprare,
se qui in questo posto
non vi e' nulla?
Domande ed ancora domande
affollano la mia mente,
mentre dal mare
in un punto imprecisato
tra le nebbie,
ecco giungere lo sciabordio
di qualcosa che si muove lentamente
sui neri flutti.

I miei sventurati compagni
si portano sulla battigia
dove la sabbia e' più scura
lambita dal mare.
Li seguo anch'io
mosso da una oscura forza,
con un’ultima speranza
che mi batte in petto.
Fissiamo il mare
scrutando nella densa nebbia,
alla ricerca dell'origine di quel rumore
sempre più vicino.
Prima solo l'immobilità
e la monotonia del grigio,
poi qualcosa d'indistinto
che galleggia...
La prua di un vascello
fende la nebbia,
comparendo all'improvviso
come per magia,
a pochi metri dalla riva.
E' soltanto un vecchio barcone
come s'usa veder spesso
navigare tra i porti.
Nessun nome campeggia sulla carena
incrostata d'alghe,
nessun colore.
Una stretta passerella di legno
viene gettata sulla sabbia
mentre noi ci mettiamo in fila
come in una processione.
Uno ad uno saliamo sulla passerella,
e la barca ondeggia
sotto il nostro peso.
Una figura ammantata e solitaria
ci attende al suo termine,
dove ogni uomo o donna
si ferma un istante
prima d'imbarcarsi.
Impaziente attendo il mio turno
e quando alla fine
giungo di fronte al traghettatore misterioso,
mi accorgo con sconforto e disperazione,
quanto sia stato inutile
ogni mio ardore!
Ora comprendo tutto
mentre la moneta d'oro
scivola dalla mia mano nella sua,
nodosa e tesa
per poi scomparire sotto al mantello.
Ricordi irrompono nella mia mente
come un fiume in piena,
mi rivedo bambino
ad ascoltare annoiato
le lunghe prediche di un vecchio prete.
Storie antiche,
saggezze dimenticate con l'età,
con la maturità,
o con la sfrontatezza dell'uomo
che non crede.
Favole di un tempo
divenute ora realta'
qui davanti ai mie occhi increduli.

Caronte si scosta
ed io prendo posto sulla barca,
sedendomi in un angolo
col capo chino.
La passerella viene ritirata
una volta saliti tutti
e con essa ogni nostra speranza.
Gettando il suo sguardo malefico su di noi,
Caronte sorride
mentre le nostre monete
tintinnano sotto il suo mantello,
insieme a chissà quant'altre.
Il lungo bastone affonda nell'acqua
muovendo la barca
che lentamente si allontana da riva
scivolando sull’oscure onde,
per portarci tutti
dall'altra parte...

INCANTO DI LUNA

La luna stasera è meravigliosa!
Splende alta nel cielo terso, piena come non mai ed io ammutolito mi perdo a fissarla.
Il suo candido bagliore notturno è per me come un richiamo, mentre brividi di piacere scorrono lungo la mia schiena come una nuova linfa.
La mia mente rapita vga attraverso le nebbie che si perdono nella notte dei tempi ed io riscopro antiche sensazioni prima assopite, quando i miei lontani antenati correvano liberi per le praterie di una terra ancora giovane.
Il canto della luna si fa sempre più forte dentro il mio essere ed io trasportato sempre più da quei ricordi primordiali lascio che inizi il mutamento…
E’ una nuova necessità quella che mi cresce dentro, come un impeto d’energia che attraversa le mie viscere.
Sento caldo, un calore insopportabile e mi libero velocemente dei vestiti divenuti ad un tratto terribilmente scomodi e lascio che la fresca brezza della sera accarezzi la mia pelle sudata.
Poi sopraggiunge il dolore, un dolore acuto che raggiunge l’apice quando i miei muscoli si tendono
come corde d’arco, mentre il mio corpo è assalito da convulsioni spasmodiche che mi plasmano, mi rimodellano…sto cambiando forma!
Il dolore cessa subito e confuso mi ritrovo carponi.
Il mio respiro prima affannoso ora è tornato regolare ed i miei sensi stravolti si sono fatti molto più acuti, ora che la trasformazione è completa.
Lo stress iniziale è stato superato ed un turbine di nuove luci, nuove ombre, nuovi odori mi circonda, tanto che a stento riesco a riconoscere il vecchio parco a cui ero prima abituato.
Questa mia nuova forma è fantastica ed ho una gran voglia di correre ed ululare dalla gioia, ma devo cercare di trattenermi…
Una leccatina al pelo fulvo e sono pronto per la mia prima sortita notturna…grazie luna!

Mi aggiro furtivo tra le piccole siepi evitando di proposito i vialetti del parco, troppo illuminati e rumorosi.
I primi morsi della fame non tardano a venire, nel mutamento ho bruciato un sacco d’energie ed ora il mio corpo ne richiede delle nuove.
Il parco sembra deserto, possibile che non ci sia nessuno in giro stanotte!
Mi avvicino ad una piccola fontanella, l’acqua è fresca e dissentante, poi all’improvviso un gatto sbuca dai cespugli.
Sarebbe una preda molto facile, ma alquanto magra per la mia fame.
Lo seguo ancora per un attimo con lo sguardo prima che si rituffi dentro ad un cespuglio di rovi
ignaro di essere stato fortunato almeno per oggi…quando ad un tratto un odore nell’aria attira le mie narici finissime: odore umano!
Mi lascio guidare da quella fragranza, mentre un filo di bava scende dalla mia bocca finendomi sul pelo del collo.
Cerco di muovermi con cautela dietro ai bassi cespugli quando l’odore si fa più forte, la preda non deve essere molto lontana.
Infatti dopo poco la vedo sotto la tenue luce della luna, mentre correndo sta risalendo il vialetto che porta proprio dalla mia parte.
E’ una ragazza che fa jogging o roba simile, i miei occhi si puntano su di lei come una calamita, mentre ignara continua a correre verso il suo tragico destino.
Il corpo snello, le gambe lunghe devo ammettere che si tratta di una magnifica preda e la parte ancora umana dentro di me vorrebbe risparmiarla, ma la bestia non ammette compromessi e stanotte brama il suo pasto.
Inutile cercare di vincere l’istinto del lupo!
Eccitato lancio un lungo ululato tanto che la ragazza si blocca come impietrita, cercando di capire da dove provenga quel suono.
Con un rapido balzo salto il cespuglio e mi getto su di lei con la bocca spalancata.
Per un breve istante i nostri sguardi s’incrociano, nei suoi occhi vedo il terrore e lo stupore, forse non riesce ancora a credere a cosa le sta accadendo.
Un urlo spaventato e mentre il suo grido si perde nella notte, io sono già sopra di lei gettandola a terra con l’impeto del mio balzo ferino.
Non ha nemmeno il tempo per un secondo urlo che già i miei denti affilati come rasoi affondano nel suo collo serrandole la gola.
Un ultimo gemito, quasi un rantolo esce dalla sua bocca mentre i suoi occhi sbarrati fissano il cielo immobili ed io inebriato dal dolce sapore del sangue, faccio scempio delle sue carni giovani e fresche.
La mia crudeltà non conosce limite, è una vera orgia di sangue!
Mi sono bastati pochi attimi per finirla e dopo aver ripreso il controllo del mio corpo mi sollevo da quei miseri resti e dopo aver dato una pulita al pelo intriso di sangue mi allontano soddisfatto.
Chissà che succederà l’indomani quando qualcuno troverà ciò che rimane del mio banchetto notturno?
Sicuramente resteranno un pò confusi cercando di capire chi o cosa possa aver ucciso e sbranato la povera ragazza!
Non capiranno ne sono certo, poiché per loro io non esisto…
Sono solo un essere leggendario, una favola da raccontare ai bambini per farli stare buoni.
Chi crederebbe mai che un lupo mannaro si aggira libero per il parco?
E mentre loro cercheranno di svelare il mistero, io me la riderò alle loro spalle…
Alzo ancora una volta lo sguardo al cielo e sì stanotte la luna è proprio meravigliosa!
Ma la notte è ancora lunga ed io ho ancora fame….