L'innovativa africana
di
Francesco Ferrante

Chi  ha  detto che non abbiamo niente da imparare dal Burundi ?
È molto strano ma ciò che per noi è difficile e complicato, per loro  è molto semplice e divertente: sto parlando della ritmica  incessante e polifonia  raffinata che batte nel cuore dell'Africa.
Sarà forse perché in Burundi è l'unico mezzo per comunicare divertendosi, ma la musica è, secondo me, l'arte più  caratteristica e originale dell' Africa.

Potremmo  apprendere molto dalla semplicità del loro modo di essere, infatti  analizzando  tecnicamente i canoni della loro  polifonia, risulta molto diversa rispetto  alla  nostra  e molto curata nella diversità stessa.
L'elemento saliente, che rende i loro  canti liturgici interessanti e sbalorditivi all'orecchio di un occidentale è sicuramente il contrasto netto fra la melodia e la ritmica.

La melodia  viene espressa grazie a quattro voci, formate da una linea  melodica di contralti , soprani e voci bianche, sostenute da bassi maschili.
L'originalità dei loro canti sta nell'improvvisazione di tecniche classicheggianti fusi insieme ad una ritmica incessante e fuori dal comune (sincopi e controtempi). Il tutto è sicuramente anche il  risultato  della perfetta combinazione delle voci maschili, dei contralti dei soprani e voci bianche, con i controtempi di uno o due bonghi.

La mia idea è quella di comporre un nuovo genere musicale formato dalla fusione di questi elementi con quello che viene definito il rock-acustico occidentale, oltre che il Jazz americano.
L'effetto che dovrebbe ottenersi è quello di una buona polifonia attorno a una voce fondamentale oltre che una buona base costituita da un basso acustico, una chitarra elettrica distorta (flanger), un pianoforte, due bonghi e una batteria rock (doppio pedale e rullante Jazz).
Tutto questo allo scopo di formare una buona base per l'integrazione della cultura africana nelle prospettive di evoluzione del resto del mondo.

Vorrei rendere partecipe della mia idea il progetto Ubunto e magari collaborare attivamente ad attività concrete affinché possa avvenire un vero e proprio contatto fra i "musicisti occidentali" interessati e i "musicisti Africani". Sarebbe ideale coinvolgere le autorità competenti e dare spazio e buone opportunità a tanti talenti nascosti sparsi in Africa.
L'iniziativa non diventerà finalizzata a guadagni di tipo economico, al fine di creare nuovi fenomeni musicali per masse colonizzando la cultura africana, ma dovrebbe essere effettuata proprio per proporre cultura alternativa.

Mi piacerebbe creare un genere che sia controcorrente rispetto alla cultura esistente di un singolo popolo ma che racchiuda in se tutte le basi artistiche delle varie "culture" che lo compongono. Dovrebbe essere il prodotto dei vari pensieri musicali derivante dalle diverse tradizioni delle varie etnie, senza però identificarsi con alcuna.
Tutto questo assomiglia molto a ciò che oggi viene definito "New-Age" ma dovrà distinguersi anche da questa per i canoni stilistici e peculiarità varie, al fine di creare un genere "nuovo", che abbia come punto di forza l'originalità stilistica derivante da tale connubio. Una sorta di musica cosmopolita, che non dimentica la semplicità, la genuinità e l'essenzialità nella quale vive la gente del Burundi.

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