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articolo tratto da la Repubblica
 

Santoro canta "Bella ciao" e litiga al telefono con Saccà

 

 

 

da "la Repubblica" del 20/04/2002
di Concita De Gregorio

ROMA - Bella ciao. Così, senza musica. Solo voce. Anche stonato, pazienza. "Una mattina, mi son svegliato". Michele Santoro, diretta su RaiDue. Sono le nove e cinque minuti di venerdì sera. Santoro canta, camminando per lo studio. Corrono i titoli di testa: Sciuscià, edizione straordinaria. "O bella ciao, bella ciao, bella ciao...ciao...ciao". (Un'ora prima, saletta al primo piano della palazzina B di Saxa Rubra: "Penso di fare una cosa simbolica. Un po' teatrale, di impatto emotivo, ecco"). "Una mattina...mi son svegliato...e ho trovato l'invasor" ("L'editoriale no, l'ha fatto Biagi ieri sera, basta così"). "O partigiano...portami via". ("Il problema è perché. Chiedersi perché Berlusconi ha indicato i nostri tre nomi. Biagi, Santoro, Luttazzi. L'ha fatto così, a freddo. Una cosa meditata. Dalla Bulgaria, senza un pretesto di cronaca. Non una cosa che gli sia sfuggita, no. Allora mi chiedo perché. E' questo che m'inquieta, il disegno complessivo. Mica l'indice puntato su di noi"). "O bella ciao...bella ciao...". ("La questione è che così sei obbligato a tenere alta la guardia. Uno avrebbe anche voglia di staccare per un po', un anno di sabbatico, certo che farebbe bene. Vorresti anche riposarti, magari. Ma sei costretto a restare"). "O partigiano, portami via". ("Si è parlato tanto di Haider, ma Berlusconi è più importante. E' una cosa grave, duratura. E invece passa così, assorbito nel Ppi"). "Che mi sento di morir". ("Abbiamo invitato tutti, oggi: Landolfi, Tremonti, Marzano, La Russa, Frattini, Urbani, chiunque abbia una faccia per parlare. Non è venuto nessuno"). "Morto per la....morto per la... morto per la...". Libertà, dice la canzone. Santoro no, lascia. Rimane l'interrogativo, in studio: morto per cosa? Ve lo ricordate per cosa? La puntata comincia.

Un lungo filmato sull'articolo 18 che parte da Pomigliano d'Arco, e poi via via tutte le piazze d'Italia. Seguirà dibattito. In studio ci sono tre commentatori, Curzio Maltese Pierluigi Battista e Arturo Diaconale, Vauro il disegnatore, un solo politico: Francesco Rutelli. Nessun contraddittorio. Nessuno della Casa delle libertà perché Landolfi e Fede, che avevano dapprincipio detto sì, hanno poi declinato. Landolfi per non fare la "foglia di fico", Fede perché "ha la febbre". Poi gli altri. Ministri e capigruppo, hanno detto tutti no. Forza Italia, all'ultimo momento, vuol mandare Schifani. Santoro risponde che Schifani no, "non si può cambiare contraddittore poco prima di andare in onda, per rispetto a chi ha accettato e mantenuto l'impegno".

Questa è la telefonata di Agostino Saccà, direttore generale della Rai, che arriva al cellulare di Santoro alle otto e dieci di sera, cinquanta minuti prima della diretta. Presenti, in saletta, Santoro, il regista Andrea Soldani, Sandro Ruotolo, Alessandro Gaeta, Corrado Formigli. Santoro: "Non ha accettato nessuno, lo sai bene direttore, sei tu che parli coi partiti non io". Saccà: "Io ci devo parlare per forza coi partiti". Santoro: "Non credo proprio che un direttore generale sia obbligato a parlare coi partiti. Comunque qui siamo alla gestione degli ospiti di un programma. Qui non possono mandare chi vogliono loro, non è Tribuna politica". Saccà: "Ti rendi conto che si potrebbe andare alla sospensione del programma?". Santoro: "E sospendilo. Processo di distensione? No, guarda. Non è che qui possono mandare le guardie del corpo di Berlusconi. Per me il mio pubblico è più importante di Forza Italia". Saccà: "Ma Forza Italia rappresenta il 30 per cento del paese". Santoro: "Sì, ma non rappresenta il 100 per cento della televisione. Allora se la prenda tutta, la tv. L'unico programma che gli sfugge è questo? Sospendilo, se credi. Che mandino Bonaiuti, il portavoce. Digli che la prossima puntata è tutta a disposizione di Berlusconi. Non viene? E cosa ci posso fare? Mi attaccheranno? Tanto mi attaccano lo stesso. Se non cambio non posso lavorare, ha detto Berlusconi, no?".

La telefonata è finita. Saccà ha provato fino all'ultimo a far passare Schifani, l'uomo delegato da Berlusconi a "picchiare" in tv. Sandro Ruotolo esce con una busta di plastica piena di centinaia di fax: ci sono quelli di Emergency, il messaggio di Cofferati, cittadini, colleghi. Fuori dalla palazzina dove va in onda il programma un "presidio democratico" di giornalisti Rai: uno dei primi ad arrivare è Maurizio Mannoni. Poi Carlo Freccero, uno che Berlusconi lo conosce da vent'anni, ha cominciato a lavorare con lui: "La cosa che mi impressiona è che si comporta come fosse ad Arcore. Con tutti, con tutto il paese, non solo con la Rai: come se fosse casa sua".

Ieri pomeriggio Freccero ha lasciato la sua stanza di direttore di RaiDue, c'è stato un brindisi, ha telefonato anche Saccà. Corrado Formigli era lì: "E' strepitoso, perché in tre quarti d'ora era tutto vuoto. Qui alla Rai, dove ci vuole un mese per cambiare la bobina di un fax...". Freccero sarà oggi alle 18 all'Ambra Jovinelli, con Moretti Paolo Flores Dandini. Fuori il presidio cresce: Maria Luisa Busi David Sassoli, Mimmo Liguoro Federica Sciarelli, Bimba De Maria Piero Marrazzo. "Magari fossimo tutti come Santoro e Biagi", c'è scritto in un volantino. Circola un appello per il presidente della Repubblica: Custodisca la libertà d'informazione - c'è scritto - pensavamo che la repressione del dissenso non dovesse più avere albergo in Italia. Sandro Ruotolo, in onda, diffonde un sondaggio Abacus: i tre incriminati hanno fatto un uso criminoso della tv? No: 61 per cento, sì: 22. Devono restare in tv? Sì: 74, no: 12. Comincia il dibattito, Santoro apre così: "Naturalmente quando Fini o Berlusconi vorranno venire in trasmissione saranno accolti da striscioni di benvenuto". Rutelli si complimenta per la trasmissione. Saccà ne sarà rincuorato, o forse no.


  articolo tratto da la Repubblica del 20.04.2002
   

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