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articolo tratto da l'Unità del 23 maggio 2003
 

Unica certezza: più tasse per tutti

 

 

 

di Natalia Lombardo

Nuova ondata di promesse elettorali, clamorose bugie e risvolti trabocchetto, scodellati da Silvio Berlusconi sulla scrivania di ciliegio rilucidata di fresco nel salotto di Bruno Vespa. Un inganno per tutti: l’abolizione dell’Irap sarà «controbilanciata» dal «ritorno all’antico con la tassa sui contributi sanitari». Insorge Rosy Bindi, della Margherita: «Torna la tassa sulla salute» abolita nel ‘97. Ecco la vera novità. Berlusconi abbia un po’ di pudore», dopo che per due anni il governo ha «deteriorato il sistema pubblico» in «assenza totale di una politica sanitaria».

Da padrone incontrastato a «Porta a Porta», il presidente del Consiglio presenta il conto di un governo a metà strada che si sarebbe mosso «in anticipo», pur affogando nell’incolmabile (quanto falso) «buco» nei conti «che ci costa in interessi 150mila miliardi di vecchie lire». Eredità dell’Ulivo, «scomode» come Palazzo Chigi, che vuole lasciare per una sede più aurea. E, per risollevare i consumi, come gli ha chiesto la Confcommercio, il premier plaude agli spot in tv (linfa vitale anche per Mediaset) e tira fuori una formula dall’antico sapore autarchico per incrementare il «turismo interno»: un decreto cha da giugno «mobiliterà l’Alitalia, treni e musei, per invogliare al turismo culturale». Non solo è caduto lo slancio ai Beni culturali dato dai ministri Veltroni e Melandri, non solo la Patrimonio Spa svende i beni di Stato, ma il consumo degli italiani è fermo; nel 2002 è cresciuto solo dello 0,4%, i prezzi volano e l’inflazione non si contiene.

Berlusconi promette nuovi tagli delle tasse «per tutti» (e non solo per Totti...). In realtà dopo un anno e mezzo, secondo un dossier elaborato dall’Ulivo, sono state tagliate le tasse per 7,5 miliardi di euro (nel ‘98 e ‘99 il governo D’Alema tagliò 8,5 miliardi di tasse, nel 2000 con Amato 20mila). La «finanza creativa» di Tremonti ha portato a un disavanzo sul Pil del 2,3%, il pareggio del bilancio è slittato al 2006. L’Italia è al 39esimo posto nell’indice di competitività 2002 del World Economic Forum (era 26esima nel 2002). Il mezzogiorno resta penalizzato: Tremonti ha ridotto gli stanziamenti per il Sud di circa 2 miliardi di euro nel triennio 2003-2005; bloccato il bonus alle imprese per la nuova occupazione al Sud. Sono aumentate le imposte alle imprese con l’eliminazione della Dit, lo sgravio fiscale sul capitale reivestito, sostituito dall’inutile «Tremonti bis». Il «sommerso» non è emerso se non per circa 2.600 imprese sulla promessa di far venire a galla 900mila lavoratori al nero. Il «condono tombale»? Una «decisione volontaria» degli italiani, secondo il premier... Altro che volontario, oltre a legalizzare l’illegalità, anche chi aveva già pagato le tasse versa allo Stato questa sorta di «pizzo», per non incappare nei controlli più severi del fisco, sugli ultimi sette anni.

«Aboliremo l’Irap», è la nuova telepromozione dal set di «Porta a Porta». Certo «è un po’difficile». Ecco il trabocchetto: se si tolgono alle regioni le tasse sulle attività produttive («62mila miliardi di vecchie lire»), la carenza dovrà essere «controbilanciata». E su chi peserà? sulla sanità. «Si conferma la linea di Berlusconi», continua Rosi Bindi, «toglie ai poveri per dare ai ricchi. Vara misure che non servono né all’economia né ai cittadini. Abbia più rispetto per i pensionati al minimo e tutte le famiglie alle quali è stato tolto anche il reddito minimo di inserimento». Già le regioni del Polo hanno reintrodotto il ticket sanitario. Per le famiglie la spesa farmaceutica nel 2002 è stata di 336 milioni di euro, tutti a carico dei cittadini, dato che la copertura pubblica scenderà al 62,5%. La riduzione dell’Irpef nel 2004? «Stiamo ragionando...», afferma il premier con cautela. In realtà l’Irpef è stato finora ridotto di un punto ma a vantaggio di alcuni soggetti a scapito di altri, che hanno pagato di più. È vago anche sull’Irpeg, si limita ad annunciare una riduzione del 33% «quest’anno». Aveva promesso il calo di Irpef e Irpeg nel 2003, ricorda Pinza, della Margherita, «ora ammette che non può farlo». In compenso si rilancia lo slogan «dentiere di Stato» (fantasma).

I progetti dei governi ulivisti erano «obsoleti», secondo Berlusconi. Snocciola scadenze e pone prime pietre dal Mose in laguna al levante, ma le famigerate Grandi Opere sono ferme, gli stanziamenti ridotti del 6,1%. Il passante di Mestre? «I lavori inizieranno entro la primavera 2004», impossibile rispettare la scadenza nel 2007. La Variante di Valico? «Bloccata» anche quella dall’Ulivo e dai Verdi... il «suo» governo ha trovato 1200 miliardi per far partire i lavori, ancora fermi. La Salerno-Reggio Calabria? Grande opera infinita, il termine è slittato al 2008.

Tirate le somme, il presidente Ds, Massimo D’Alema, vede un Berlusconi all’attacco per paura «di perdere le elezioni»: «Il presidente del Consiglio usa i temi dell' anti comunismo per nascondere agli italiani il fallimento della sua azione di governo». Una destra «gestita come un' azienda», che «non rappresenta il Paese e non è in grado di governarlo. Non c’è stato un esecutivo così ostile al Mezzogiorno come quello di Berlusconi», conclude D’Alema. La Margherita insorge soprattutto in difesa di Romano Prodi: «Inqualificabile» è il commento di Arturo Parisi, parole da «disperato» per Tiziano Treu; per Francesco Rutelli «Berlusconi non governa il paese e vive in una quotidiana, ossessiva polemica, aggredendo i suoi avversari»; invece dei risultati gli italiani, secondo il presidente della Margherita, si prendono «vittimismo ed aggressività».

 

 

  articolo tratto da l'Unità del 23 maggio 2003
   

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