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tratto da l'Unità del 28 giugno 2003

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FINANCIAL TIMES: continua a sorridere

 

 

 

di Tony Barber [Financial Times, 27/6/2003]

Ecco un ampio stralcio del lungo articolo di Tony Barber su Berlusconi apparso sul Financial Times di sabato. Il testo originale si può leggere sul sito del quotidiano (oppure in questo sito, con un click qui).

Una domenica di primavera: l’Italia è quanto di più vicino al Paradiso che questo mondo caduto possa offrire. Gli italiani più dinamici vanno in bicicletta sulle strade di campagna; le famiglie, poche, e meno numerose rispetto ai decenni del dopoguerra, portano i bambini in spiaggia. I credenti, sempre di meno, vanno in chiesa. I buongustai si attardano a tavola. E quelli che non riescono a raggiungere il paradiso trascorrono ore e ore nel purgatorio di un ingorgo di auto, mentre tornano a casa dalla gita del weekend.

E proprio questa domenica, negli ampi spazi della sua villa fuori Milano, un miliardario di 66 anni, calvo e piccolino, in un completo da manager, sta dicendo a questi italiani indifferenti che la loro libertà, e la libertà dell’Italia stessa, è in gioco.

Silvio Berlusconi non è un oratore appassionato, e la sua retorica non brilla di frasi memorabili. Ammira sinceramente gli Stati Uniti, e i più importanti presidenti americani, ma non riprende né il fraseggiare pieno di umanità e di valori di Abraham Lincoln né i toni confidenziali e rassicuranti di Franklin Roosevelt. A dire il vero, per un politico che raffigura se stesso come un modernizzatore e un innovatore implacabile, la sua retorica, oggi, suona decisamente antiquata, più adatta al raggelato scenario politico della Guerra Fredda negli anni Cinquanta o nei primi anni Ottanta che all’imprevedibile panorama mondiale dell’inizio del Ventunesimo secolo.

“Il nazismo e il comunismo esercitano ancora un grande fascino”, dice, con voce ferma e sicura di sé, ma non stridula. “Il primo ha dato libero sfogo agli istinti più feroci dell’umanità nei campi di concentramento. Il secondo si è presentato come un’utopia, una cosa buona, la realizzazione in terra di quella Gerusalemme celeste in cui tutto è bene”. Tagliando l’aria con la mano destra, dichiara che il comunismo è ancora una minaccia diretta, in Italia, perché esercita un “fascino perverso” su certa gente, anche se “è stata l’impresa più criminale della storia dell’umanità perché, ovunque sia arrivato al potere, ha diffuso terrore, miseria, distruzione e morte”. ...L’accusa relativa al conflitto di interessi è seria, non ha eguali in nessun altro Stato democratico, ed è motivo di acuto disagio per i rappresentanti stranieri della destra europea che vorrebbero vedere in Berlusconi un alleato. Ma l’Italia non è, comunque, neanche lontanamente, in una situazione prossima a quella di un regime totalitario.

...La politicizzazione della Rai non è un’innovazione di Berlusconi. Succedeva già durante la cosiddetta Prima Repubblica italiana, il periodo che va dalla fine della guerra fino al 1992-94, quando l’edificio politico post-1945 crollò in un torrente di rivelazioni sulla corruzione della politica, dell’industria e della pubblica amministrazione. Spartirsi i canali Rai faceva parte di uno spoil system onnipresente, che mirava a suddividere l’impatto televisivo tra i partiti politici della Prima Repubblica. RaiUno era stata assegnata ai democristiani, RaiDue ai socialisti e Raitre al Partito Comunista. Le cose non sono più così chiare: i democristiani non esistono più come partito, e i socialisti sono praticamente scomparsi. Ma l’eredità della diversità resiste: i tg della Rai non sono i tg di Berlusconi.

...In Rai, è più chiaro chi siano state le vittime dell’ira di Berlusconi, anche se persino qui le sue vittorie non sono state totali. Consideriamo il caso di Michele Santoro. Il suo popolare programma satirico Sciuscià su RaiDue è stato cancellato dai palinsesti televisivi l’anno scorso, come pure un programma simile condotto su RaiUno da Enzo Biagi, dopo che Berlusconi li aveva attaccati entrambi. “che Santoro (e) Biagi… hanno fatto un uso della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, criminoso; credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga", ha dichiarato durante una conferenza stampa durante una visita ufficiale in Bulgaria nell’aprile 2002.

Il maggior “crimine” di Biagi, 82 anni, il decano dei giornalisti italiani, è stato di mandare in onda proprio prima delle elezioni del 2001 uno in cui Roberto Benigni, attore comico e regista (i suoi film più recenti sono La vita è bella e Pinocchio) prendeva in giro Berlusconi. Per parte sua, Santoro non ha mai nascosto le sue convinzioni di sinistra. Ma, se Berlusconi sperava di purgare la televisione di Stato dalla satira di sinistra, potrebbe non esserci riuscito. Ai primi di giugno, un giudice del Tribunale del Lavoro di Roma ha ordinato alla Rai di reinserire Santoro nei palinsesti televisivi con uno show settimanale di almeno 90 minuti.

...Questi due anni hanno imposto un prezzo da pagare. Le accuse e le imputazioni contro il premier, di cui il processo SME a Milano è solo un esempio, non cessano e causano inquietudine internazionale. L’opposizione, pur divisa e senza ancora un leader ben definito, sta tornando alla carica. L’uso che Berlusconi ha fatto della sua maggioranza per far approvare leggi che beneficiano direttamente la sua persona mettono chiaramente a disagio alcuni degli alleati della sua coalizione. Il conflitto di interessi relativo al suo doppio ruolo come proprietario del maggior numero di tv del Paese e premier incombe più che mai. Il suo fascino e la sua cordialità a volte sembrano poco convincenti. Il suo fascino non è servito a far svanire i cronici problemi dello Stato italiano: un enorme debito pubblico, le difficoltà a mantenere una certa competitività a livello internazionale, un’amministrazione pubblica inefficiente, e uno dei tassi più bassi di crescita economica di tutta l’UE. Ironicamente, viste le accuse di semidittatura che gli vengono rivolte, una parte dei suoi problemi viene da una mancanza di potere. L’Italia ha un sistema politico, economico e legale in cui il potere esecutivo, invece di essere concentrato nelle mani del primo ministro, è disperso ai quattro venti: tra i vari partiti della coalizione dominante, le due Camere, gli uffici del Presidente della Repubblica, la burocrazia italiana ed europea, gli imprenditori più potenti, i sindacati e la magistratura. Berlusconi non è Benito Mussolini. In effetti, questa deliberata dispersione del potere è stata messa in opera dopo la Guerra per evitare che un secondo Mussolini potesse arrogarsi i pieni poteri esecutivi. Berlusconi si è trovato sempre più costretto da queste formidabili barriere istituzionali, che si sono contrapposte al potere dei suoi interessi imprenditoriali e mediatici e che sembrano destinate a sopravvivergli, e a perdurare ben oltre il suo addio alla politica.

Ora che l’Italia sta assumendo la presidenza dell’UE, Berlusconi vuole che gli Stati membri concordino su una nuova costituzione, così che un nuovo trattato possa prendere il nome di Roma. È un test terribilmente impegnativo per un uomo che a livello politico è ancora relativamente un dilettante, e che è abituato a cavarsela nelle difficoltà grazie al fascino, all’istinto e alla ricchezza. I suoi avversari credono che metterà l’Italia intera in imbarazzo. I suoi sostenitori sono convinti che sarà all’altezza del compito, che lui, e lui solo, può liberare la Forza dell’Italia.

   

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