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Questa è la traduzione integrale dell'articolo
pubblicato da The Economist di Londra
Inadatto a guidare l’Europa.
Il primo ministro italiano non è l’uomo che può
parlare per l’Europa. Il primo luglio l’Italia diverrà
presidente dell’Unione Europea. Passaggio semestrale che solitamente
non suscita eccitazione in circostanze normali, ma in questi giorni
le circostanze non sono molto normali. Politicamente l’Europa
è divisa. Economicamente, sta arrancando. La guerra in Iraq
ha lacerato le relazioni con il suo principale alleato, gli Stati
Uniti. Dieci nuovi Paesi stanno per entrare e, se l’Unione
allargata non vuole rimanere paralizzata, si deve arrivare a un
accordo sulla nuova Costituzione. Dunque, sostiene l’Economist,
è chiaramente il momento per chiarire, per una finezza diplomatica,
una lungimiranza e un esercizio di una sorta di autorità
morale che deriva da un rispetto incondizionato. Può l’Italia
offrire questa leadership? O meglio può farlo il suo primo
ministro, Silvio Berlusconi? La nostra risposta è no. Due
anni fa durante la sua campagna elettorale per la premiership, spiegammo
perchè pensavamo che non fosse adatto per quel posto. Sostenemmo
che, oltre ai numerosi conflitti di interesse tra i suoi affari
e quelli dello Stato che sarebbero emersi se fosse stato eletto,
sarebbe anche stato costretto a rispondere a una serie di gravi
accuse. Sebbene, i giudici di più alto grado in Italia non
lo abbiano definitivamente condannato per nessuna di quelle accuse,
deve ancora mettere a tacere tutte le preoccupazioni sulla sua onestà.
La ragione è il modo in cui tutte le cause contro Berlusconi
si sono concluse. Per lo più senza un chiaro proscioglimento
basato sulle prove, o sulla legislazione italiana, o sui recenti
cambi di legislazione che sembrano destinati a beneficiare il primo
ministro nella sua veste di imputato. Questi cambiamenti, spinti
attraverso il Parlamento, dominato da una maggioranza pro-Berlusconi,
ha incluso una legge sulle rogatorie (con l’implicazione in
almeno un caso contro Berlusconi), una sulla depenalizzazione del
falso in bilancio, (un altro dei tre casi) e una legge che dia la
possibilità agli imputati di spostare i loro processi ad
un altro tribunale per legittimo sospetto che la corte tratti il
loro caso con dei pregiudizi (che può essere usata per spostare
un processo). Quest’ultima è stata invocata inutilmente
da Berlusconi in uno dei suoi processi, che è ancora aperto,
e ciò spiega il perché lui fosse in aula questa settimana,
a negare le accuse di corruzione dei giudici nel 1985.
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