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articolo tratto da l'Unità
 

Sirchia confessa: «Stiamo sfasciando la sanità»

 

 

 


Dopo due anni di attacchi e critiche da parte dell’opposizione, il discorso più duro e paradossalmente efficace contro la politica sanitaria del governo l’ha fatto proprio il ministro della Sanità. Sirchia, infatti, è salito martedì sul palco del convegno «Governare il sistema salute» in svolgimento a Roma al Forum della pubblica amministrazione e si è esibito in un incredibile «j’accuse» in cui per lunghissimi minuti ha ricoperto, contemporaneamente, il ruolo di accusatore e quello di accusato. «Con il criterio dell’economicità stiamo ammazzando il Servizio sanitario nazionale - ha dichiarato - Il criterio di economicità prescinde da qualunque provvedimento di governo, da qualunque criterio della qualità e dal rispetto del malato. Questo è il nostro nemico, perchè prende tutta la spesa in sanità come un unicum, senza governarla a sufficienza e senza entrare nel merito di come e dove si spende». Una confessione piena, una ammissione di colpa con la quale il ministro ha sottolineato col pennarello rosso tutta la logica di tagli indiscriminati che hanno animato in materia di sanità il governo Berlusconi, impegnato nella costante riduzione della spesa pubblica.

«In alcuni casi - ha proseguito in un crescendo rossiniano - il criterio è semplicemente ridurre l’offerta oppure tagliare ulteriori erogatori di servizi. Entrambi i sistemi sono sbagliati perché comportano lunghe liste e gravissime difficoltà per le aziende sanitarie come per gli ospedali e le Asl che, a loro volta, sono costrette a tagli ulteriori. Questo taglio indiscriminato - ha sentenziato - ammazza i centri di eccellenza, che sono il motore dello sviluppo della medicina, cioè quello che interessa proprio il malato». Una situazione che, secondo Sirchia, sta mettendo il nostro paese in una situazione di assoluta controtendenza rispetto a quanto sta accadendo nel resto d’Europa. E tanto per non dimenticare di far parte di un esecutivo che ha fatto della devolution uno dei propri cavalli di battaglia elettorali, Girolamo Sirchia non si è fatto mancare nemmeno un affondo contro un sistema sanitario ogni giorno più frazionato e drammaticamente diversificato da regione a regione: «In Italia - ha detto - abbiamo regioni che danno tanto ed altre meno; liste d’attesa doppie in alcune regioni rispetto ad altre. Ma quale può essere la qualità delle prestazioni - si è chiesto il ministro - in un sistema di tipo economicista?». Bella domanda che l’opposizione ha ripetuto per quasi due anni ottenendo però soltanto secche smentite e reazioni di dileggio.

Quel che è certo, comunque, è che le parole di Sirchia hanno provocato reazioni indignate nell’opposizione che non ha esitato a chiedere le dimissioni del ministro della Sanità. «Finalmente il ministro Sirchia, in un impeto di sincerità, ha confessato che il governo Berlusconi sta uccidendo il Servizio sanitario nazionale - hanno dichiarato in una nota congiunta Livia Turco e Slvio Natoli, rispettivamente responsabile welfare e sanità dei Ds - Delle due l’una: o questa è l'ennesima sortita di Sirchia nelle vesti di neo ministro della stampa e propaganda del governo o è l’ammissione esplicita che il vero ministro della Sanità è Tremonti come noi sosteniamo da tempo. In entrambi i casi - hanno concluso - le dimissioni di Sirchia da ministro della Sanità appaiono come l’unico gesto dignitoso di un ministro che ha perso ogni credibilità». Una esortazione cui si è unita anche la parlamentare Luana Zanella dei Verdi, secondo cui «il ministro della Salute sconfessa se stesso: dopo le sue ammissioni sullo sfascio del Sistema sanitario, sia coerente e passi il testimone. È sconcertante - ha proseguito - che il ministro parli dello stato della sanità pubblica come se il tema non riguardasse direttamente la sua responsabilità istituzionale e politica».

Più pacate anche se ugualmente ferme, invece, sono state le reazioni degli amministratori regionali che si sono ovviamente sentiti chiamati in causa dalle parole del ministro. «Se i livelli essenziali di assistenza devono avere una base universalistica - ha osservato il presidente dell’Emila Romagna Vasco Errani - allora il Fondo sanitario nazionale è inadeguato. Ha ragione il ministro quando dice che vi sono disparità tra regioni e regioni, ma sbaglio o si parla di devoluzione?» Errani, che si è detto d’accordo col ministro nella critica alla gestione economicista del sistema sanitario, non ha mancato però di sottolineare come «Sirchia siede in un governo che ha emanato il decreto taqlia spese che ha ridotto le risorse alle asl». Critico con il ministro della Salute anche Enrico Rossi, assessore alla sanità della Regione Toscana. «Il ministro Sirchia parla di economicismo e imprenditorialità e della necessità di accrescere quest’ultima, combattendo il primo. Sono d’accordo - ha dichiarato Rossi - ma faccio rilevare che mai come in questi ultimi anni l’incremento della spesa sanitaria è stato così basso. Condividiamo Sirchia, ma francamente da un ministro oltre alla denuncia ci aspetteremo qualche proposta. Altrimenti il rischio è quello del populismo e la realtà è quella di un governo che opera tagliando i fondi e i servizi alla sanità».

 

  articolo tratto da l'Unità del 6 maggio 2003
   

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