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articolo tratto da "l'Espresso" del 10 ottobre 2002
 
insegnanti contro Moratti:
Aiuto, si è ristretta la scuola

 

 

 

di Andrea Benvenuti

Tagliati migliaia di posti. Chiusi centinaia di istituti. Riforme che non partono. Insegnanti in piazza. E un ministro sempre più solo

SpLetizia Moratti non sopporta l'idea di passare alla storia come il ministro dell'Istruzione più contestato della Repubblica. Ma ormai è sulla buona strada. Nessuno era mai riuscito a coalizzare contro di sé - come accadrà negli scioperi previsti tra il 14 e il 18 ottobre - tutti i sindacati, le associazioni dei genitori, gli studenti, un grande arcipelago come quello dei girotondini.

Non è solo una questione di tagli e di riforme. Moratti sembra avere una predisposizione alle gaffe e alle marce indietro che nessun altro ministro aveva manifestato prima di lei. Quella del crocifisso è solo l'ultima ma è illuminante raccontare come è avvenuta.

Il giorno è il 18 settembre che non è una data qualunque: è l'apertura ufficiale dell'anno scolastico e la ministra si è preparata con impegno per trasformarla in un'"operazione riscatto". Al mattino partecipa a una cerimonia con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che fa un discorso perfetto per ridarle credibilità: il ruolo centrale della scuola pubblica, il rilancio della riforma dei cicli per modernizzare il sistema scolastico... Persino Moratti, nei toni usati, sembra un ministro laico e riformista. Poi, al pomeriggio, alla Camera, arriva la catastrofe inattesa.

Rispondendo a un'interrogazione parlamentare presentata dal collega di maggioranza, Luca Volontè dell'Udc, sulle norme che regolano l'esposizione dei simboli religiosi, si lascia scappare che «il crocifisso è il simbolo della civiltà cristiana e del nostro patrimonio storico e culturale: è un obbligo assicurare che venga esposto nelle aule scolastiche». Probabilmente non si rende conto fino in fondo del peso delle frasi che sta pronunciando. Sono passati pochi minuti dalla fine del question-time e le agenzie battono la notizia: «Il Governo assicurerà l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche». Il putiferio che segue obbliga ancora una volta la presidenza del Consiglio a smentirla. E lei deve nuovamente fare marcia indietro: l'ennesima sconfitta. Persino i suoi estimatori dicono ormai che «Letizia è irriconoscibile». Troppi incidenti di percorso. Troppe contestazioni.

Nella sua carriera da imprenditrice Letizia Moratti Brachetto è passata dalla presidenza della Syntek Capital Group a quella della Rai. E questa carriera le è valsa, nel 2000, il premio Lions Club di Donna ideale. Ma troppo spesso, oggi, la Moratti ministro mostra di non capire la differenza tra il clima delle società private e quello, assai più complesso, dell'azienda scuola. L'ultima decisione che ha mandato su tutte le furie i sindacati è stata la rimozione della maggior parte dei direttori scolastici regionali. Non solo perché nella rete sono caduti professionisti stimati da tutti, come Emanuele Barberi dell'Emilia Romagna, gradito alla Cgil come alla Cisl, e persino a un'associazione professionale come Ds, vicina a Comunione e liberazione. Ma anche perché il ministro ha azzerato i vertici della scuola, raddoppiando le spese: il personale sostituito potrà avvalersi di un anno sabbatico di aggiornamento pagato con la stessa retribuzione. Una scelta accettabile per una qualsiasi azienda privata, difficile da immaginare in una scuola devastata dai tagli.

«Sono errori inspiegabili», sottolinea Enrico Panini segretario generale della Cgil Scuola: «Come quando ha voluto far passare a ogni costo la sperimentazione della riforma pur non avendo né le risorse né i tempi per rispettare le decisioni dei collegi dei docenti». Attacca Panini: «Non si può tollerare un ministro della Repubblica che pensa a costruire una scuola d'élite e si comporta come un direttore d'azienda».

Il ministro dell'Istruzione è isolato. La legge di bilancio, che prevede un taglio di 242 milioni di euro in tre anni, è troppo impopolare per pensare a un rilancio d'immagine. E la sua decisione di tornare al maestro unico, cancellando i moduli con tre insegnanti per due classi, sta scatenando malumori anche nei sindacati meno prevenuti, come la Cisl. Anche perché, contemporaneamente, la scure della Moratti si è abbattuta senza pietà sui più deboli, cancellando centinaia di insegnanti di sostegno per i bambini portatori di handicap e scatenando, così, rivolte in tutta Italia.

A Chioggia, in Veneto, i bambini disabili del primo Circolo didattico, insieme alle loro famiglie, sono mancati al primo giorno di scuola per protestare contro la pesante riduzione di insegnanti di sostegno. A Pordenone le scuole elementari hanno ottenuto 77 insegnanti di sostegno su 118 per 208 alunni che ne avevano bisogno; le medie 53 su 86 per 159 alunni; le superiori 29 su 75 per 111 alunni. Ovunque si assiste a un fenomeno sconcertante: crescono gli studenti disabili, crollano gli insegnanti e in molte scuole di tutta Italia gli studenti con handicap non possono più partecipare ad attività sportive per mancanza di docenti o di pulmini.

I sindacati, dopo gli incontri al ministero, rimpiangono le riunioni con gli ex ministri Luigi Berlinguer e Tullio De Mauro che dopo qualche ora si trasformavano in chiacchierate informali. «Moratti, invece, prepara ogni riunione nel minimo dettaglio, con un ordine del giorno rigido, da cui non c'è modo di uscire. Lo stile è manageriale e qualunque concessione alla confidenza viene evitata. Le domande fuori programma vengono girate dal ministro ai suoi più stretti collaboratori: Pasquale Capo e Michele Di Pace», racconta Massimo Di Menna della Uil.

Distanza da tutto. Controllata capacità di coinvolgimento. I sindacalisti pensano che non sia solo una questione di personalità. Ma anche di suggeritori: «La trattano come la Madonna di Civitavecchia. La tengono dentro una teca e la portano in giro». Pochi, in realtà, gli appuntamenti pubblici e tutti rigidamente selezionati. Rare anche le interviste. I contraddittori sono sempre preparati nel dettaglio. Le domande concordate. Moratti ha annunciato il giro delle scuole italiane proprio per entrare in contatto con docenti e studenti. Ma non è andata oltre due regioni: è partita dalla Sardegna e si è fermata in Lombardia.

«Ben diverso era Luigi Berlinguer, profondo conoscitore dell'apparato scolastico: l'ex ministro girava l'Italia, andava nelle scuole, era capace, ai tempi del famoso "concorsone", che pure segnò la fine della sua carriera, di accettare l'invito della Cisl a partecipare a un'assemblea e a strappare gli applausi perfino degli insegnanti che lo contestavano», ricorda Daniela Colturani, responsabile della Cisl scuola.

Spiega Panini: «Ci furono due momenti chiave che ci hanno chiarito la sua concezione della scuola. Il primo fu uno scambio di lettere con Tremonti, nel 2001, in cui il ministro dell'Istruzione già prospettava i tagli agli organici contenuti nella Finanziaria 2003. Il secondo fu un articolo pubblicato sul "Corriere della Sera" in cui Moratti annunciava un piano per ridurre la spesa scolastica del 15 per cento in cinque anni e risparmiare così tredicimila miliardi di vecchie lire».

I dettagli dell'operazione sono stati chiariti nei mesi successivi, quando il ministro ha messo sotto accusa le 2 mila scuole che hanno un rapporto alunni-docenti al di sotto della media nazionale (9,5); ha annunciato il ritorno al maestro unico nelle elementari. E ha deciso tagli agli organici, alle attività di formazione e all'aggiornamento degli insegnanti.

Ma questa politica scatena resistenze in tutta Italia. Anche perché negli elenchi delle scuole a rischio compaiono nomi prestigiosi. Come l'Istituto Serafico di Assisi, scuola elementare per ciechi pluriminorati, unico centro in Italia specializzato nella riabilitazione, educazione e inserimento sociale di minorati della vista con gravi disabilità fisiche e mentali. E ci sono anche l'Istituto per sordomuti di via Nomentana a Roma e il Liceo scientifico di Ustica senza il quale i ragazzi dell'isola dovrebbero prendere l'aliscafo per Palermo come fosse un autobus. Sembra che, nelle isole minori, nasceranno classi virtuali di scuole superiori: gli studenti studieranno via Internet. Possibilità che è già emersa a conclusione del secondo congresso nazionale delle scuole delle isole minori italiane che si è svolto in agosto a Favignana. Si tratta di iniziative che vengono presentate come una vittoria della modernità. Ma quelli che non avranno più gli insegnanti in aula lo considerano una discriminazione pesante.

D'altra parte i tagli nell'organico degli insegnanti si fanno sentire ovunque. Quest'anno ci saranno 8.500 posti in meno, 816 solo in Sicilia. Qui stanno chiudendo i battenti gli Osservatori provinciali sulla dispersione scolastica, per la soppressione dell'80 per cento dei posti. Si tratta di una scelta che provoca sconcerto, perché gli Osservatori erano considerati un esperimento riuscito per combattere l'abbandono e l'evasione scolastica. In particolare a Palermo, dal 1987 funziona una rete di operatori sociali (nove in città e otto in provincia) che intervengono su più scuole e da psicopedagogistiche lavorano nelle scuole e nei quartieri più difficili, come lo Zen e Marinella. L'esperimento ha fatto scendere la dispersione scolastica a Palermo dal 6,1 allo 0,7 per cento nelle scuole elementari e dal 23 al 9 per cento alle medie. Ora sta chiudendo.

«Moratti crede sinceramente a una scuola d'élite che formi la classe dirigente del paese e che selezioni chi deve studiare e chi deve andare a lavorare», dice Alba Sasso, deputata ds. Sembra che alle manifestazioni previste per il 14 e il 18 luglio saranno molti gli slogan sul "ministro dei ricchi". Anche perché a essere colpite dalla politica della Moratti sono soprattutto le scuole delle regioni più povere, nelle campagne e nelle isole.

Le scuole di Altamura, in Puglia, quest'anno non riusciranno a garantire a circa 500-600 bambini dai tre ai cinque anni un banco nella scuola materna pubblica. Le sezioni di classi materne sono congestionate e gli istituti devono rimandare al mittente decine di richieste di iscrizione. A Sestu, in Sardegna, già a luglio è scoppiata la ricerca di un posto in asilo: e a settembre è stato annunciato che più di cento bambini, tra i tre e i cinque anni, non potranno frequentare la scuola per l'infanzia.

Si assiste a uno strano fenomeno: il calo demografico avrebbe dovuto portare alla definitiva soluzione del problema delle scuole materne in tutta Italia. Ma i tagli stanno nuovamente aggravando il problema, a tutto vantaggio degli istituti religiosi e delle società private che stanno investendo nel settore. Persino in Toscana si allungano le liste d'attesa per le scuole dell'infanzia: a fronte di un aumento di iscrizioni di 1.061 bambini, sono previsti solo 17 posti in più. Per la scuola elementare invece sono attesi 510 studenti in più mentre ci saranno 143 insegnanti in meno.

Quando pensa alla scuola del futuro Letizia Moratti pensa alle tre "i" di Berlusconi (informatica, inglese e impresa). Prima di tutto: informatica. Secondo i suoi piani, entro il 2005, Internet entrerà nell'85 per cento delle scuole, con progetti di e-learning per l'insegnamento dell'inglese (la seconda "i", appunto) e possibilità di collegamento anche da casa attraverso la rete. La terza "i", l'impresa, è al centro della sua strategia. Ma è anche il suo tallone d'Achille. Perché le centinaia di migliaia di persone attese nelle piazze, tra il 14 e il 18 ottobre, le rimproverano proprio questo: non aver capito i problemi socio-culturali della scuola, ma solo i numeri del suo bilancio.



  tratto da "l'Espresso" del 10 ottobre 2002
 

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