di
MARIO REGGIO
Gli Enti locali contestano: non ci sono soldi
per gli ingressi anticipati alle elementari
ROMA - Tempi duri per la riforma Moratti, che
oggi tornerà in Consiglio dei Ministri per il varo definitivo.
Il ministro ha incassato il secco no delle sei regioni del centro-sinistra
e della provincia autonoma di Bolzano. Critica anche la posizione
dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani, che però
hanno ottenuto sostanziali modifiche sull'anticipo dell'ingresso
alle materne e alle elementari. Potranno infatti autorizzare le
iscrizioni anticipate solo quei Comuni in grado di sostenere le
nuove spese senza mettere in pericolo la stabilità del bilancio.
Ne consegue che per quest'anno solo alcuni piccoli municipi saranno
in grado riaprire le iscrizioni. Per i 70 mila bambini in attesa
se ne riparlerà, forse, il prossimo anno.
Il tormentato cammino della riforma Moratti
è solo all'inizio e la strada sembra ancora tutta in salita.
Le Regioni dissidenti criticano senza mezzi termini l'esclusione
di fatto dei governi locali dall'elaborazione dei decreti attuativi
della riforma, in barba ai principi del federalismo, contestano
il mancato stanziamento di fondi per finanziare la riforma che in
parte finirà proprio sulle spalle delle Regioni. "Critiche
che erano condivise anche dalle amministrazioni regionali del centro-destra
- afferma Adriana Buffardi, assessore alla scuola della Campania
- che poi hanno fatto marcia indietro".
Ma i punti di dissenso con il Governo non si
fermano qui. Sotto tiro la diminuzione dell'obbligo scolastico da
9 ad otto anni, l'assenza di riferimenti all'Educazione degli adulti,
la mancata continuità tra i cicli di base, la scelta tra
licei e formazione professionale a 13 anni. Punti sui quali concordano
anche i Comuni. "Si è aperto un problema politico -
afferma Adriana Buffardi - anche nelle Regioni amministrate dal
centro-destra e in tutti i Comuni c'è un senso comune diffuso
di critica alle scelte del Governo in materia di scuola. E l'Esecutivo
non può non tenerne conto. Messa in questi termini una riforma
rischia di produrre molti danni".
In questo bailamme i Comuni sono riusciti a
portare a casa l'impegno del ministro Moratti a mantenere il tempo
pieno e gli istituti comprensivi, un terzo delle scuole elementari
e medie che già sperimentano l'integrazione dei percorsi
formativi. L'Anci esprime la contrarietà "agli ingressi
precoci nella scuola dell'infanzia e alle elementari, per la mescolanza
di bambini con età diversa fino a 20 mesi, la mancanza di
preparazione degli insegnanti, la disarticolazione della scuola
dell'infanzia, fiore all'occhiello della nostra scuola".
E mentre si prepara la mobilitazione di professori
e studenti per la manifestazione nazionale del 23 marzo, i confederali
hanno fatto sapere al ministro: rinnovo immediato del contratto
oppure sciopero. Anche la riforma degli organi collegiali, passata
in Commissione Cultura alla Camera, dopo le prime schermaglie in
aula è stata rinviata. Se ne riparlerà, forse, ad
aprile.
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