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articolo tratto da "l'Unità" del 2 febbraio 2002
 
Passa la controriforma Moratti:
la scuola per chi può pagarsela

 

 

 

di Maristella Iervasi

Dopo la prima bocciatura la Moratti, protetta da Berlusconi, è stata promossa. La sua «scuola per crescere» è stata approvata con l’aggiunta della delega e senza colpi di scena: «Dopo Gentile ecco la riforma Moratti, partita dal basso», ha detto il premier. Facendo definitivamente calare il sipario sulla riforma Berlinguer. Ed è proprio così: il governo della destra riporta l’orologio dell’istruzione indietro di settant'anni, quando studiare era un privilegio per pochi che soltanto i ricchi potevano permettersi. E c’è chi non esclude il ricorso alla Corte Costituzionale: Vasco Errani, il presidente della regione Emilia Romagna: «È una controriforma umiliante». Mentre il Biancofiore si dice contrario al provvedimento di delega: «La decisione del governo è un torto fatto al Parlamento».
Riecco quindi la scuola che divide, con la didattica tradizionale per i licei e la formazione-lavoro su programmi regionali. Il Biancofiore che nel Consiglio dei ministri di venti giorni fa aveva rotto le uova nel paniere della «maestrina della penna rossa» sull’iscrizione anticipata alla materna e alle elementari, ieri ha rivendicato il merito di aver buttato a gambe all’aria la stesura del testo del professor Bertagna sul quale si sono pure svolti anche gli inconcludenti Stati generali. Ma in realtà, ha strappato l’anticipo ridotto a soli due mesi e ha costretto la Moratti ha cedere sulla distinzione netta tra elementare e medie, rinunciando al ponte tra quinta elementare e prima media, visto le ire anche del vicepremier Fini. La partita delle polemiche non si è però chiusa. La «scuola per crescere» andrà in Parlamento, dove la maggioranza potrebbe tornare a dividersi sulla legge delega del compromesso. Uno per tutti, il «pasticcio» dei piani di studio che rispecchino la «cultura, le tradizioni e l’identità nazionale» con una quota dei programmi che sarà decisa dai governatori, «togliendo loro però, ciò che gli è dovuto: la formazione», come precisa il governatore emiliano.
o show di Berlusconi Il premier non ha perso l’occasione per elogiare se stesso. «È stata una seduta del Consiglio laboriosa, come sempre. Speriamo di reggere, perché non ho mai lavorato così tanto in vita mia. C’è una attivismo ambizioso ed encomiabile, ma che comporta una serie infinita di documenti da leggere. E le notti non mi sono sufficienti per leggerli tutti. Del resto, io insisto per non far passare nulla che non conosca nel dettaglio: ed è una condanna che continuerà nel tempo». Poi lo stop ai cicli voluti da Berlinguer: «contenevano troppe incongruenze»; il rilancio delle famose tre «I» della campagna elettorale: inglese, internet ed impresa e il via alla nuova (?) scuola che ripercorre il modello attuale: «È un fatto di buon senso cambiare la scuola all’interno, attraverso le materie di studio - alimentazione, pronto soccorso e l’amore per la natura - e introdurre criteri di valutazione diversi». Fino alle parole: «La riforma Moratti è organica e strategica, mancava da settant’anni». Dopo la «riforma Gentile, la riforma Moratti» - spiega Berlusconi -. «Una riforma partita dal basso coinvolgendo insegnanti, famiglie, studenti e associazioni. Che ha coinvolto non solo i ministri, ma anche le loro famiglie. C’è stata la partecipazione di tutti come vecchi studenti, vecchi universitari, come padri di famiglia e qualcuno anche in qualità di nonno». Quanto alle divergenze nella maggioranza («ogni partito ha rinunciato a qualcosa», ha sottolineato la Moratti), il premier invece rispetto alle remore ha scelto di dire: «tutti i ministri hanno portato a casa la discussione sulla riforma della scuola e sono tornati arricchiti di consigli delle mogli. Ognuno di noi ha cercato di dare il proprio contributo per realizzare una scuola che dovrà formare i nostri giovani, gli italiani del domani. Per dar loro la possibilità di formarsi, trovare un lavoro e realizzarsi non solo nel nostro paese ma anche in Europa e nel mondo». Infine, la «lezione» sulla competizione fra scuola pubblica e scuola privata: «ci sarà - ha sottolineato Berlusconi - è giusto che si sia in questo come in tutti i settori. Significherà maggiore qualità della scuola e premi per gli insegnanti migliori. Sono ottimista, mi auguro anche un aumento delle retribuzioni dei docenti».

  tratto da "l'Unità" del 2 febbraio 2002
 

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