|
di Maristella Iervasi
Dopo la prima bocciatura la Moratti, protetta da Berlusconi, è
stata promossa. La sua «scuola per crescere» è
stata approvata con laggiunta della delega e senza colpi di
scena: «Dopo Gentile ecco la riforma Moratti, partita dal
basso», ha detto il premier. Facendo definitivamente calare
il sipario sulla riforma Berlinguer. Ed è proprio così:
il governo della destra riporta lorologio dellistruzione
indietro di settant'anni, quando studiare era un privilegio per
pochi che soltanto i ricchi potevano permettersi. E cè
chi non esclude il ricorso alla Corte Costituzionale: Vasco Errani,
il presidente della regione Emilia Romagna: «È una
controriforma umiliante». Mentre il Biancofiore si dice contrario
al provvedimento di delega: «La decisione del governo è
un torto fatto al Parlamento».
Riecco quindi la scuola che divide, con la didattica tradizionale
per i licei e la formazione-lavoro su programmi regionali. Il Biancofiore
che nel Consiglio dei ministri di venti giorni fa aveva rotto le
uova nel paniere della «maestrina della penna rossa»
sulliscrizione anticipata alla materna e alle elementari,
ieri ha rivendicato il merito di aver buttato a gambe allaria
la stesura del testo del professor Bertagna sul quale si sono pure
svolti anche gli inconcludenti Stati generali. Ma in realtà,
ha strappato lanticipo ridotto a soli due mesi e ha costretto
la Moratti ha cedere sulla distinzione netta tra elementare e medie,
rinunciando al ponte tra quinta elementare e prima media, visto
le ire anche del vicepremier Fini. La partita delle polemiche non
si è però chiusa. La «scuola per crescere»
andrà in Parlamento, dove la maggioranza potrebbe tornare
a dividersi sulla legge delega del compromesso. Uno per tutti, il
«pasticcio» dei piani di studio che rispecchino la «cultura,
le tradizioni e lidentità nazionale» con una
quota dei programmi che sarà decisa dai governatori, «togliendo
loro però, ciò che gli è dovuto: la formazione»,
come precisa il governatore emiliano.
o show di Berlusconi Il premier non ha perso loccasione per
elogiare se stesso. «È stata una seduta del Consiglio
laboriosa, come sempre. Speriamo di reggere, perché non ho
mai lavorato così tanto in vita mia. Cè una
attivismo ambizioso ed encomiabile, ma che comporta una serie infinita
di documenti da leggere. E le notti non mi sono sufficienti per
leggerli tutti. Del resto, io insisto per non far passare nulla
che non conosca nel dettaglio: ed è una condanna che continuerà
nel tempo». Poi lo stop ai cicli voluti da Berlinguer: «contenevano
troppe incongruenze»; il rilancio delle famose tre «I»
della campagna elettorale: inglese, internet ed impresa e il via
alla nuova (?) scuola che ripercorre il modello attuale: «È
un fatto di buon senso cambiare la scuola allinterno, attraverso
le materie di studio - alimentazione, pronto soccorso e lamore
per la natura - e introdurre criteri di valutazione diversi».
Fino alle parole: «La riforma Moratti è organica e
strategica, mancava da settantanni». Dopo la «riforma
Gentile, la riforma Moratti» - spiega Berlusconi -. «Una
riforma partita dal basso coinvolgendo insegnanti, famiglie, studenti
e associazioni. Che ha coinvolto non solo i ministri, ma anche le
loro famiglie. Cè stata la partecipazione di tutti
come vecchi studenti, vecchi universitari, come padri di famiglia
e qualcuno anche in qualità di nonno». Quanto alle
divergenze nella maggioranza («ogni partito ha rinunciato
a qualcosa», ha sottolineato la Moratti), il premier invece
rispetto alle remore ha scelto di dire: «tutti i ministri
hanno portato a casa la discussione sulla riforma della scuola e
sono tornati arricchiti di consigli delle mogli. Ognuno di noi ha
cercato di dare il proprio contributo per realizzare una scuola
che dovrà formare i nostri giovani, gli italiani del domani.
Per dar loro la possibilità di formarsi, trovare un lavoro
e realizzarsi non solo nel nostro paese ma anche in Europa e nel
mondo». Infine, la «lezione» sulla competizione
fra scuola pubblica e scuola privata: «ci sarà - ha
sottolineato Berlusconi - è giusto che si sia in questo come
in tutti i settori. Significherà maggiore qualità
della scuola e premi per gli insegnanti migliori. Sono ottimista,
mi auguro anche un aumento delle retribuzioni dei docenti».
|