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articolo tratto da l'Unità del 21.12.2001
 
"La destra vuol bloccare l'innovazione della scuola"

 

 

 

intervista de l'Unità a Luigi Berlinguer

ROMA - Attacca la Moratti e le cambiali preelettorali
pagate dalla destra sulla scuola, Luigi Berlinguer, ex
ministro della pubblica Istruzione. Difende a spada tratta
la sua riforma e il movimento degli studenti, denunciando
il modo in cui sono stati trattati agli Stati generali.

Senatore Berlinguer, cosa ne pensa degli Stati generali?
«Non capisco perchè siano stati convocati e in quella
forma: l’unico motivo mi pare l’ambizione comunicativa.
Dietro a questo progetto c’è un idea precisa: "siamo arrivati
noi e cambiamo tutto". Ho negli occhi l’immagine delle
decine di migliaia di manifestanti pacifici e corretti,
e quella dei presidenti delle consulte ignorati e persino
assediati all’interno del Palazzo dei Congressi. E poi
la parzialità delle voci che si sono espresse durante
i due giorni. Non pensino che si esaurisca in tal modo
la discussione di massa».

Insomma Berlusconi e Moratti vogliono azzerare tutto.
«Sì, fino al punto di presentare come nuovi processi che
sono già stati decisi e che, in parte, sono in corso da
tempo: ad esempio la scuola per l’infanzia, la formazione
tecnico superiore, la durata della scuola fino a 18 anni,
l’obbligo formativo. E poi sono state pagate dal governo
alcune cambiali preelettorali».

Cambiali a chi?
«A certa destra economica, clericale e corporativa. La
cambiale più grave riguarda la scelta dopo la terza media
tra istruzione e formazione professionale. Quanti sono
i creditori elettorali che vogliono riavere ai loro corsi
di formazione professionale (pagati dalle regioni) i ragazzini
che noi volevamo mandare a scuola? L’obbligo formativo
deve cominciare dopo la seconda superiore, cioè alla fine
dell’obbligo scolastico. Ma c’è un’altro aspetto grave
nel progetto della Moratti: la mutilazione a 4 anni delle
superiori. Non lo lasceremo passare. Lo hanno fatto per
ritornare alla vecchia durata di 8 anni delle elementari
e delle medie: ma in questo modo hanno fato sparire quella
continuità tra elementari e medie che noi avevamo previsto.
La nostra legge disegna un passaggio morbido tra le due
scuole, con una forte collaborazione tra maestri e professori».

Però il progetto Bertagna ipotizza un biennio che include
la quinta elementare e la prima media.
«È un modo per dire a mezza bocca che avevamo ragione.
Ma hanno avuto paura di fare un passo risoluto. Così la
montagna ha partorito un topolino. Il governo parla di
riflessione sulla riforma, ma gli atti concreti sono di
ben altro segno: come il sostegno ai privati, la paralisi
dell’innovazione nella scuola, la devolution e, più grave
di tutti, le commissioni interne per l’esame di maturità.
Riducendo l’esame a un normale scrutinio gli tolgono la
tensione di un traguardo che impegna i docenti e gli studenti
verso un risultato da sottoporre a verifica. Così favoriscono
la possibilità di voti assai diversi tra scuole e tra
regioni e quindi minano la valenza nazionale degli studi».

Ieri il prof. Tagliagambe (uno dei membri della Commisione Bertagna, ndr) ha detto che riformare la scuola è sempre molto difficile.
«Nel mondo della scuola ci sono posizioni diverse, conservatori
e innovatori. Negli anni scorsi l’innovazione si era affermata:
la responsabilità più grave della destra è stata scoraggiare
gli innnovatori bloccando tutto. E dare coraggio a chi
sperava nell’insuccesso della nostra riforma. Temo che
ci vorrà del tempo per riprendere il cammino».

Il ministro La Loggia ha accusato l’Ulivo di avere fatto
confusione con la riforma federalista, anche sui temi
della scuola.
«La nuova legge costituzionale è coraggiosa nel decentrare
alcune attività, ma è fortissima nel garantire la competenza
nazionale sui curricoli, sullo stato giuridico degli insegnanti
e sugli indirizzi formativi. È una risposta contro i rischi
di un regionalismo neo accentratore e populista».

Ieri è sembrato che il prof. Bertagna gettasse la spugna.
«Non so se lo ha fatto. Ma certamente ha voluto presentare
come novità un ministrone di cose già esistenti e di proposte
sbagliate».

Ieri, al corteo di protesta, alcuni esponenti Ds, tra
cui Folena, sono stati fischiati dagli studenti.
«Nei movimenti ci sono sempre frange che hanno un rancore
contro la sinistra riformista, spesso più forte della
loro contrapposizione alla destra. Questa pregiudiziale
è inaccettabile e bisogna reagire».

  articolo tratto da l'Unità del 21.12.2002
   

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