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articolo tratto da "l'Unità" del 30.05.2002
 
"Sono arrivati, hanno firmato e appena hanno potuto hanno abbandonato alla svelta uno dei più bizzarri vertici cui prenderanno mai parte. L'apparato scenico della firma era un anfiteatro romano in falso stile Disney".

Stephen Castle, The Indipendent, 28 maggio


 

 

 








 
E' la stampa bellezza

 

 

 

di Antonio Padellaro

Come al solito lo straniero, sempre pronto a diffamare il premier, o a descriverlo in pose che assai poco si addicono al ruolo internazionale che egli ricopre, decisivo per i destini della pace nel mondo, come al solito dicevamo, la stampa estera preferisce ignorare lo storico accordo di Pratica di Mare o lo relega astiosamente nelle pagine interne.

Scandoloso l’atteggiamento dei giornali britannici (Dio strammaledica gli inglesi, diceva non a caso qualcuno): Times, Guardian, Independent pur di non parlare dell’evento che ha cambiato il mondo, preferiscono dedicare la prima pagina al calcio. Veramente grottesco, poi, il tentativo di nascondere in tutti i modi il contributo dell’eroe della seconda Yalta, i meriti dell’Enea del terzo millennio, che un fogliaccio londinese insolentisce in questo modo: «Grazie al primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, l’incontro di ieri si è svolto con il peggiore dei gusti».

Fortunatamente la stampa italiana non si fa contagiare dall’esterofilia corrosiva, e dà a Silvio quel che è di Silvio attraverso cronache sempre sobrie e misurate, degne di un paese riportato finalmente ai fasti di un tempo. Scegliamo a caso tra i commenti, visto che c’è unanimità nel testimoniare il prestigio di cui gode il nostro presidente del Consiglio tra i governanti del mondo. «Chapeau! Lo dicono i francesi quando vogliono riconoscere i meriti di qualcuno. Sarà stato costretto a dirlo, vincendo per una volta la sua altezzosità, il presidente Chirac, alzando gli occhi al cielo, con un ampio gesto della mano sinistra, è costretto ad ammettere che Berlusconi ha un contatto diretto con l’Altissimo: intanto per la bella giornata di sole, per il resto di vedrà» («Corriere della Sera»).

«Tutto è informale, il linguaggio è franco e amicale in questo vertice inedito e per tanti versi storico. “Ormai con Putin e con Bush sono davvero amico - confida il Cavaliere tracciando l’elenco delle sue preferenze - Con Aznar e Blair lo stesso. Ci siamo capiti anche con Chirac. Ma davvero ho buoni rapporti con tutti”» («La Stampa»). Inutile girarci intorno: se Putin e George W. Bush, se Russia e America hanno fatto la pace, il merito è di uno soltanto. Gli invidiosi e la solita sinistra disfattista ricorderanno che il Muro di Berlino è caduto da quel dì, che rapporti molto più amichevoli avevano già intrattenuto Gorbaciov e Bush senior, Clinton e Eltisn. Non date retta. «È stata la straordinaria scelta di tempo del capo del governo italiano che ha capito dove stavano per condurre le linee di tendenza conseguite dalle azioni di George Bush e di Vladimir Putin ed è saltato al timone di quella barca pilotandola per quel breve tratto necessario per arrivare in porto, presto come volevano (...) Nessuno mette in dubbio, ora, che si sia trattato di un piccolo capolavoro, tanto più rimarchevole perché compiuto da un uomo che non aveva certo alle spalle una lunga esperienza al ministero degli Esteri» («Il Giornale»).

Qualcuno si spinge ad un giudizio più audace. «Se non fosse permaloso com’è vorrei dire che è quasi più bravo come ministro degli esteri che come premier» («Il Giorno».)

Perfettamente d’accordo anche la grafologa a cui sono state sottoposte le ventuno firme poste in calce all’accordo di Roma. Quella di Berlusconi, ella ha sentenziato, «è una bella firma, emerge una visione realistica di sé, oscilla tra desiderio di ricerca e voglia di apparire» («Il Messaggero»). Che dire di Pratica di Mare. Non ci sono parole. E , infatti, la stampa italiana deve limitarsi a pochi tocchi di asciutta cronaca. «Sembrava un altro mondo, tutto perfetto come un orologio, tutto bello e gradevole» ( «Il Giornale»). E l’accostamento patriottico delle tinte? «Tricolore nel cielo, coi fumogeni della nostra pattuglia acrobatica. E tricolore nei piatti con mozzarella di bufala, basilico e pomodori Pachino. Vino bianco e rosso ovviamente. Un pasto leggero però; ragazzi c’è da lavorare ancora, dunque subito al gelato: pistacchio, limone e fragola, sempre a ricordare la bandiera italiana». E Lui? Non pago di aver restituito la concordia all’umanità, giunti al momento del caffè «Berlusconi si è cimentato mettendosi al piano e interpretando una serie di motivi jazz.

Alla fine cantavano tutti, come a una rimpatriata» («Il Giornale»). «Ma è la sorpresa di Andrea Boccelli che ha ammaliato gli ospiti più di ogni altra cosa. Prima con “Torna a Surriento”, poi “Te vurria vasà”, ancora canzoni napoletane famose nel mondo, anche “E lucean le stelle”. Infine “My Way”, dedicata a Bush. A George W., sono venuti i lucciconi». Anche a noi.

   

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