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di Antonio Padellaro
Come al solito lo straniero, sempre pronto a diffamare il premier,
o a descriverlo in pose che assai poco si addicono al ruolo internazionale
che egli ricopre, decisivo per i destini della pace nel mondo, come
al solito dicevamo, la stampa estera preferisce ignorare lo storico
accordo di Pratica di Mare o lo relega astiosamente nelle pagine
interne.
Scandoloso latteggiamento dei giornali britannici (Dio strammaledica
gli inglesi, diceva non a caso qualcuno): Times, Guardian,
Independent pur di non parlare dellevento che ha cambiato
il mondo, preferiscono dedicare la prima pagina al calcio. Veramente
grottesco, poi, il tentativo di nascondere in tutti i modi il contributo
delleroe della seconda Yalta, i meriti dellEnea del
terzo millennio, che un fogliaccio londinese insolentisce in questo
modo: «Grazie al primo ministro italiano, Silvio Berlusconi,
lincontro di ieri si è svolto con il peggiore dei gusti».
Fortunatamente la stampa italiana non si fa contagiare dallesterofilia
corrosiva, e dà a Silvio quel che è di Silvio attraverso
cronache sempre sobrie e misurate, degne di un paese riportato finalmente
ai fasti di un tempo. Scegliamo a caso tra i commenti, visto che
cè unanimità nel testimoniare il prestigio di
cui gode il nostro presidente del Consiglio tra i governanti del
mondo. «Chapeau! Lo dicono i francesi quando vogliono riconoscere
i meriti di qualcuno. Sarà stato costretto a dirlo, vincendo
per una volta la sua altezzosità, il presidente Chirac, alzando
gli occhi al cielo, con un ampio gesto della mano sinistra, è
costretto ad ammettere che Berlusconi ha un contatto diretto con
lAltissimo: intanto per la bella giornata di sole, per il
resto di vedrà» («Corriere della Sera»).
«Tutto è informale, il linguaggio è franco e
amicale in questo vertice inedito e per tanti versi storico. Ormai
con Putin e con Bush sono davvero amico - confida il Cavaliere tracciando
lelenco delle sue preferenze - Con Aznar e Blair lo stesso.
Ci siamo capiti anche con Chirac. Ma davvero ho buoni rapporti con
tutti» («La Stampa»). Inutile girarci
intorno: se Putin e George W. Bush, se Russia e America hanno fatto
la pace, il merito è di uno soltanto. Gli invidiosi e la
solita sinistra disfattista ricorderanno che il Muro di Berlino
è caduto da quel dì, che rapporti molto più
amichevoli avevano già intrattenuto Gorbaciov e Bush senior,
Clinton e Eltisn. Non date retta. «È stata la straordinaria
scelta di tempo del capo del governo italiano che ha capito dove
stavano per condurre le linee di tendenza conseguite dalle azioni
di George Bush e di Vladimir Putin ed è saltato al timone
di quella barca pilotandola per quel breve tratto necessario per
arrivare in porto, presto come volevano (...) Nessuno mette in dubbio,
ora, che si sia trattato di un piccolo capolavoro, tanto più
rimarchevole perché compiuto da un uomo che non aveva certo
alle spalle una lunga esperienza al ministero degli Esteri»
(«Il Giornale»).
Qualcuno si spinge ad un giudizio più audace. «Se non
fosse permaloso comè vorrei dire che è quasi
più bravo come ministro degli esteri che come premier»
(«Il Giorno».)
Perfettamente daccordo anche la grafologa a cui sono state
sottoposte le ventuno firme poste in calce allaccordo di Roma.
Quella di Berlusconi, ella ha sentenziato, «è una bella
firma, emerge una visione realistica di sé, oscilla tra desiderio
di ricerca e voglia di apparire» («Il Messaggero»).
Che dire di Pratica di Mare. Non ci sono parole. E , infatti, la
stampa italiana deve limitarsi a pochi tocchi di asciutta cronaca.
«Sembrava un altro mondo, tutto perfetto come un orologio,
tutto bello e gradevole» ( «Il Giornale»).
E laccostamento patriottico delle tinte? «Tricolore
nel cielo, coi fumogeni della nostra pattuglia acrobatica. E tricolore
nei piatti con mozzarella di bufala, basilico e pomodori Pachino.
Vino bianco e rosso ovviamente. Un pasto leggero però; ragazzi
cè da lavorare ancora, dunque subito al gelato: pistacchio,
limone e fragola, sempre a ricordare la bandiera italiana».
E Lui? Non pago di aver restituito la concordia allumanità,
giunti al momento del caffè «Berlusconi si è
cimentato mettendosi al piano e interpretando una serie di motivi
jazz.
Alla fine cantavano tutti, come a una rimpatriata» («Il
Giornale»). «Ma è la sorpresa di Andrea Boccelli
che ha ammaliato gli ospiti più di ogni altra cosa. Prima
con Torna a Surriento, poi Te vurria vasà,
ancora canzoni napoletane famose nel mondo, anche E lucean
le stelle. Infine My Way, dedicata a Bush. A George
W., sono venuti i lucciconi». Anche a noi.
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