|
di Curzio Maltese
SILVIO Berlusconi ha deciso di investire
qualche miliardo, potendo, per spedire a ventun milioni di famiglie,
in pratica a tutti, un libro celebrativo di gesta e miracoli del
Napoleone nostrano, corredato da foto di famiglie felici, un paio,
e da pareri estasiati dei suoi dipendenti, da Ferrara a Guzzanti
senior, più la gioia di mamma e l'oroscopo rosa.
L'augurio è che lo leggano davvero, fermandosi a meditare
ogni capitolo.
Se in fondo alla dura prova milioni di italiani riusciranno a non
soffocare dalle risate, a non sentirsi trattati da imbecilli e a
votare ancora Berlusconi, vorrà dire che, come disse il poeta,
è tempo di migrare.
Anni fa, nelle conventions di Publitalia, Berlusconi consigliava
ai suoi venditori di non sopravvalutare il pubblico: "Dovete
pensare che il pubblico è un bambino di undici anni nemmeno
tanto intelligente". Cinismo pubblicitario? Piuttosto, idealismo
giovanile. Col tempo l'opinione di Berlusconi circa la clientela,
ora anche elettorale, dev'essersi ulteriormente inabissata. Fino
a sprofondare nel mare di amenità del libro citato e del
voluminoso "kit del candidato perfetto", consegnato ieri
ai candidati polisti sguinzagliati per il Paese e già trattati
a suo tempo come incapaci di intendere e di volere, di vestirsi
da soli e di lasciare puliti i gabinetti. Insomma, la futura classe
dirigente.
Nel kit o "Argomentario" sono contemplate le risposte
da dare, una miriade di consigli per la servitù da far impallidire
Swift, e un memorabile profilo del leader massimo. Perché
Berlusconi deve governare l'Italia?
E' la domanda. Le risposte sono cinque, come le missioni, il canale
e tante altre cose (sarà la cabala). 1) "partendo da
zero ha costruito dal nulla nuove città" 2) "ha
preso il Milan dalla serie B e l'ha portato al primo posto in Italia,
in Europa, nel mondo" 3) "ha sfidato un monopolio pubblico
potentissimo, la Rai ch'era il braccio di tutti i partiti, ed ha
vinto" 4) "ha fondato un nuovo partito ed è diventato
primo in Italia" 5) "ora vuole portare il nostro Paese,
che quasi l'ultimo in Europa, a diventare il primo".
Conclusione: "Perché non dovremmo consentirgli di provare?".
Ora, si potrebbe contestare la veridicità delle singole affermazioni,
quasi tutte false, dal Milan che non era in B all'Italia che non
è "quasi ultima" in Europa, lasciando perdere per
carità di patria l'odore dei primi soldi e l'eroica "sfida
al monopolio", combattuta in nome e con l'aiuto di Bettino
Craxi.
E si potrebbe pure impugnare il pennarello rosso e segnare gli errori
di ortografia e sintassi. Ma sarebbe presuntuoso e inutile. Non
si vuole certo sostenere che Berlusconi sia sciocco o ignorante
o impazzito. Il Cavaliere e la sua corte di esperti saranno i primi
a ridere di queste trovate da grado zero della pubblicità,
in pessimo italiano.
Solare è piuttosto il disprezzo profondo che chi scrive quelle
scempiaggini dimostra di avere per i cittadini. A conferma che il
populismo è la maggiore fra le forme di disprezzo del popolo.
Soltanto a un idiota o a un bambino di undici anni molto poco intelligente
si può far credere la fiaba dell'imprenditore angelico che
a trent'anni trova una valanga di miliardi sotto un cavolo e con
quelli sfida senza amici e protezioni l'intero sistema politico,
fondando città e televisioni "da zero e dal nulla",
per giunta nell'Italia corrottissima e partitocratica degli anni
Ottanta.
Come soltanto a un bambino si può far credere che un uomo
che ha dedicato la vita ad accumulare soldi fino a raggiungere un
fatturato di ventotto mila miliardi (triplicato negli ultimi cinque
anni di "comunismo") possa amministrare la cosa pubblica
dimenticando di colpo i propri interessi.
Eppure la propaganda di Berlusconi funziona. E forse servirà
davvero a fermare il calo di consensi che Forza Italia e il centrodestra
subiscono da quando la campagna elettorale, per (tardivo) intervento
di scampoli d'informazione, è tornata sui binari razionali
di una democrazia adulta. Con il pericoloso riemergere di vecchi
interrogativi ai quali si è data sempre censura e mai risposta:
dove ha preso i soldi? Quali sono i suoi reali problemi con la giustizia?
Che cosa intende fare al governo? Come risolverà il conflitto
d'interessi?
Con un colpo di mano e una pioggia di miliardi, Berlusconi sposta
ancora una volta il timone elettorale dalle ragioni della politica
alle emozioni della pubblicità. Su un terreno pubblicitario
lucido e finto dove nessun avversario può seguirlo, a meno
di non volerne sembrare una squattrinata caricatura. Dove la logica
viene travolta dagli slogan, dove il capo carismatico è libero
di sostenere tutto e il contrario.
Sicuro di ottenere ogni volta il consenso viscerale di nuovi trinariciuti,
opposti e uguali ai vecchi, altrettanto rabbiosi nel respingere
ogni diabolica incursione del ragionevole dubbio nei paradisi artificiali
della certezza retorica.
Berlusconi potrà così ricominciare a rispondere, a
chi gli chiede di All Iberian o del conflitto d'interessi, "ma
come si permette, a me che ho vinto tre coppe dei Campioni?",
Come in una vignetta di Altan o in una gag di Sabina Guzzanti, ma
con il pubblico che non ride, applaude. E vota.
|