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articolo tratto da la Repubblica del 12 Aprile 2001
 
Berlusconi-story in tutte le case

 

 

 

di Curzio Maltese

SILVIO Berlusconi ha deciso di investire qualche miliardo, potendo, per spedire a ventun milioni di famiglie, in pratica a tutti, un libro celebrativo di gesta e miracoli del Napoleone nostrano, corredato da foto di famiglie felici, un paio, e da pareri estasiati dei suoi dipendenti, da Ferrara a Guzzanti senior, più la gioia di mamma e l'oroscopo rosa.
L'augurio è che lo leggano davvero, fermandosi a meditare ogni capitolo.
Se in fondo alla dura prova milioni di italiani riusciranno a non soffocare dalle risate, a non sentirsi trattati da imbecilli e a votare ancora Berlusconi, vorrà dire che, come disse il poeta, è tempo di migrare.
Anni fa, nelle conventions di Publitalia, Berlusconi consigliava ai suoi venditori di non sopravvalutare il pubblico: "Dovete pensare che il pubblico è un bambino di undici anni nemmeno tanto intelligente". Cinismo pubblicitario? Piuttosto, idealismo giovanile. Col tempo l'opinione di Berlusconi circa la clientela, ora anche elettorale, dev'essersi ulteriormente inabissata. Fino a sprofondare nel mare di amenità del libro citato e del voluminoso "kit del candidato perfetto", consegnato ieri ai candidati polisti sguinzagliati per il Paese e già trattati a suo tempo come incapaci di intendere e di volere, di vestirsi da soli e di lasciare puliti i gabinetti. Insomma, la futura classe dirigente.
Nel kit o "Argomentario" sono contemplate le risposte da dare, una miriade di consigli per la servitù da far impallidire Swift, e un memorabile profilo del leader massimo. Perché Berlusconi deve governare l'Italia?
E' la domanda. Le risposte sono cinque, come le missioni, il canale e tante altre cose (sarà la cabala). 1) "partendo da zero ha costruito dal nulla nuove città" 2) "ha preso il Milan dalla serie B e l'ha portato al primo posto in Italia, in Europa, nel mondo" 3) "ha sfidato un monopolio pubblico potentissimo, la Rai ch'era il braccio di tutti i partiti, ed ha vinto" 4) "ha fondato un nuovo partito ed è diventato primo in Italia" 5) "ora vuole portare il nostro Paese, che quasi l'ultimo in Europa, a diventare il primo".
Conclusione: "Perché non dovremmo consentirgli di provare?".
Ora, si potrebbe contestare la veridicità delle singole affermazioni, quasi tutte false, dal Milan che non era in B all'Italia che non è "quasi ultima" in Europa, lasciando perdere per carità di patria l'odore dei primi soldi e l'eroica "sfida al monopolio", combattuta in nome e con l'aiuto di Bettino Craxi.
E si potrebbe pure impugnare il pennarello rosso e segnare gli errori di ortografia e sintassi. Ma sarebbe presuntuoso e inutile. Non si vuole certo sostenere che Berlusconi sia sciocco o ignorante o impazzito. Il Cavaliere e la sua corte di esperti saranno i primi a ridere di queste trovate da grado zero della pubblicità, in pessimo italiano.
Solare è piuttosto il disprezzo profondo che chi scrive quelle scempiaggini dimostra di avere per i cittadini. A conferma che il populismo è la maggiore fra le forme di disprezzo del popolo. Soltanto a un idiota o a un bambino di undici anni molto poco intelligente si può far credere la fiaba dell'imprenditore angelico che a trent'anni trova una valanga di miliardi sotto un cavolo e con quelli sfida senza amici e protezioni l'intero sistema politico, fondando città e televisioni "da zero e dal nulla", per giunta nell'Italia corrottissima e partitocratica degli anni Ottanta.
Come soltanto a un bambino si può far credere che un uomo che ha dedicato la vita ad accumulare soldi fino a raggiungere un fatturato di ventotto mila miliardi (triplicato negli ultimi cinque anni di "comunismo") possa amministrare la cosa pubblica dimenticando di colpo i propri interessi.
Eppure la propaganda di Berlusconi funziona. E forse servirà davvero a fermare il calo di consensi che Forza Italia e il centrodestra subiscono da quando la campagna elettorale, per (tardivo) intervento di scampoli d'informazione, è tornata sui binari razionali di una democrazia adulta. Con il pericoloso riemergere di vecchi interrogativi ai quali si è data sempre censura e mai risposta: dove ha preso i soldi? Quali sono i suoi reali problemi con la giustizia? Che cosa intende fare al governo? Come risolverà il conflitto d'interessi?
Con un colpo di mano e una pioggia di miliardi, Berlusconi sposta ancora una volta il timone elettorale dalle ragioni della politica alle emozioni della pubblicità. Su un terreno pubblicitario lucido e finto dove nessun avversario può seguirlo, a meno di non volerne sembrare una squattrinata caricatura. Dove la logica viene travolta dagli slogan, dove il capo carismatico è libero di sostenere tutto e il contrario.
Sicuro di ottenere ogni volta il consenso viscerale di nuovi trinariciuti, opposti e uguali ai vecchi, altrettanto rabbiosi nel respingere ogni diabolica incursione del ragionevole dubbio nei paradisi artificiali della certezza retorica.
Berlusconi potrà così ricominciare a rispondere, a chi gli chiede di All Iberian o del conflitto d'interessi, "ma come si permette, a me che ho vinto tre coppe dei Campioni?", Come in una vignetta di Altan o in una gag di Sabina Guzzanti, ma con il pubblico che non ride, applaude. E vota.


  articolo tratto da la Repubblica del 12 Aprile 2001
   

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