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articolo tratto da "la Sicilia" del 1/05/2002


 

 

 








 
D'Alema: "Torna la convivenza con la mafia"

 

 

 

La Sicilia, 1 maggio 2002

PALERMO «Credo che per la lotta alla mafia ci siano molti motivi di preoccupazione perché la cultura della convivenza con la criminalità organizzata che purtroppo è stata per tanti anni quella dominante nelle istituzioni torna ad essere presente e a determinare le scelte della politica. Questo è pericoloso». Scatenano una violenta polemica le parole pronunciate a Palermo dal presidente dei Ds Massimo D'Alema durante le manifestazioni organizzate per il ventennale dell'uccisione del segretario regionale del Pci Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo.

D'Alema, col presidente del gruppo Ds alla Camera Luciano Violante e con i dirigenti dei Ds siciliani, sta partecipando a un direttivo del partito sul tema della lotta alla mafia. «La lotta contro la mafia - ha aggiunto il leader dei Ds - continua e resta un impegno fondamentale della democrazia italiana di oggi. La mafia non è finita, non è una banda di criminali che esiste soltanto quando spara. E' una grande organizzazione che gestisce potere e risorse che continua ad esistere e ad essere una minaccia per il futuro del Mezzogiorno, della Sicilia e per la democrazia del nostro paese».

Immediata la replica del ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia: «Sono indignato come siciliano e come ministro della Repubblica. La frase di D'Alema evidenzia ancora una volta il tentativo di demonizzare gli avversari politici, su un argomento così grave e serio come la lotta alla mafia, che la coalizione di centrodestra pone al centro delle sue iniziative di governo».

«Spieghi dunque D'Alema, se può - aggiunge il ministro - a cosa allude con le sue parole, facendo riferimenti precisi a fatti e circostanze. Se non può, eviti di compromettere la legittimità e la credibilità delle Istituzioni. Questi 'sinistri' ex uomini di governo non smettono mai di stupire con le loro sempre più frequenti cadute di stile...».

Il botta e risposta è continuato con la controreplica di D'Alema: «Il Ministro La Loggia dovrebbe impegnarsi contro la mafia invece di indignarsi: sarebbe un modo più serio per onorare anche il suo essere siciliano. La Loggia non risponde nel merito del problema che ho sollevato. Non sono stato io ma un ministro della Repubblica a dire che con la mafia si deve convivere, avrebbe dovuto indignarsi allora. Ritengo che la mafia continui ad essere un grave pericolo per il Mezzogiorno. Tutte le indagini parlano di una presenza capillare della mafia con l'obiettivo di controllare gli appalti il flusso delle risorse pubbliche e di estorcere denaro agli imprenditori».

In precedenza, durante la cerimonia, il segretario provinciale Ds Attilio Licciardi aveva elencato i nomi degli esponenti di Forza Italia indagati per reati connessi alla mafia, inducendo il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, ad abbandonare la manifestazione per protesta. Licciardi, nel proprio intervento, aveva detto che «è attuale la lotta per liberare la Sicilia dal sistema di potere mafioso quando Gaspare Giudice, rinviato a giudizio per associazione mafiosa, riciclaggio, bancarotta ed estorsione è un deputato eletto in Sicilia, quando Marcello Dell'Utri, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, è un deputato della Repubblica, quando l' assessore regionale Bartolo Pellegrino chiama 'sbirri' i carabinieri e fraternizza per telefono con mafiosi, è ancora seduto sulla sua poltrona. Non mancano ragioni quindi nel nome di Pio e Rosario per rinnovare il nostro impegno e la nostra lotta per cambiare la Sicilia».

«Il mio pensiero - ha dichiarato successivamente il sindaco di Palermo - va ai familiari di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo ai quali ho voluto rendere onore, personalmente e come primo cittadino di Palermo, ed esprimere la solidarietà ed il ricordo dell'intera città. Ma non intendo permettere a nessuno di approfittare di occasioni come questa per dare sfogo a simili volgarità».

«Esprimo il più profondo rammarico - ha continuato - per le gravi affermazioni pronunciate dal segretario provinciale dei Ds che considero davvero inaccettabili. Una posizione tanto più grave in quanto punta a dividere la città e le forze politiche in un momento e su un fronte in cui occorre mostrarsi uniti. Non consentirò né a lui né ad altri di fare della stupidità uno strumento di mortificazione di valori così elevati. La città sarà sempre presente nella difesa dei valori di libertà e democrazia».


  1 maggio 2002 - la Sicilia

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