|
di
Enrico Fierro
ROMA La legge Lunardi (ricordate il
ministro che teorizzò la necessità di «convivere
con la mafia») favorisce Cosa Nostra & Company. Lallarme
viene dalla Commissione parlamentare antimafia che si appresta a
lavorare a un «documento unitario» che chiederà
di modificare il disegno di legge governativo (il cosiddetto ddl
Lunardi) su infrastrutture e trasporti. «Noi - spiega il presidente
dell'antimafia, Roberto Centaro, Forza Italia - crediamo che il
sistema degli appalti sia vulnerabile ai tentativi di infiltrazione
mafiosa e che, quindi, debba essere sottoposto a controlli ancora
più rigorosi. Le nostre richieste di emendamento al ddl Lunardi
vanno proprio in questa direzione».
A suscitare allarme è, larticolo 7 del decreto che
concede la facoltà alle amministrazioni aggiudicatrici di
aumentare la percentuale dei lavori da affidare in appalto: tale
possibilità «suonerebbe eccessiva, con la conseguenza
di innescare possibili fenomeni, incontrollabili, di inquinamento
mafioso».
La Commissione Giustizia del Senato - il cui
documento è stato recepito dallAntimafia - ritiene,
poi, opportuno ridurre da 500mila a 200mila euro l'importo dei lavori
pubblici per i quali viene richiesta la certificazione antimafia:
il ddl Lunardi prevede anche che per i lavori di importo compreso
tra 200mila e 500mila euro le amministrazioni aggiudicatrici siano
tenute a comunicare all'Osservatorio dei lavori pubblici solo «note
informative sintetiche con cadenza annuale».
Ma questo, di fatto, «finirebbe col vanificare la funzione
dell'Osservatorio (...) con un deficit di conoscenza che potrebbe
risultare estremamente dannoso nel quadro del contrasto alle infiltrazioni
criminali». E ancora: nel parere si paventa «un indebolimento
delle società di qualificazione», legato all'estensione
a cinque anni (dai tre attuali) dell'efficacia della qualificazione:
in particolare, tali società «avendo già pianificato
la loro attività su un termine di tre anni per la durata
dell'efficacia della qualificazione, verrebbero a trovarsi in gravi
diffiocltà operative». Da emendare anche l'innalzamento,
dal 30 al 50%, dell'area del subappalto (tale «indiscriminato
innalzamento» - nota la Commissione Giustizia - comportebbe
dei rischi oggettivi per «le esigenze di contrasto dell'inquinamento
criminale»), mentre sarebbe interamente da sopprimere quell'intero
comma dell'articolo (il numero 4) che, di fatto, estende la nozione
di subappalto a qualunque contratto, anche non comprendente manodopera:
evidente la prospettiva di una eccessiva frantumazione dei subappalti
e, quindi, di una loro ancor più elevata esposizione a rischi
di infiltrazione mafiosa.
Dice Giuseppe Lumia, capogruppo dei ds in Commissione
Antimafia: «Non potevamo accettare che la commissione stesse
zitta di fronte allo scempio che il ministro Lunardi e la maggioranza
volevano compiere del sistema dei controlli. Il parere fortemente
critico espresso sul ddl dalla stessa Commissione Giustizia del
Senato è un buon punto di partenza, ma credo sia necessario
andare ancora oltre». Paolo Brutti, senatore dei Ds, ricorda
lallarme lanciato al Senato dal procuratore nazionale antimafia
Pier Luigi Vigna.
«È ormai evidente che il ddl sulle infrastrutture prevede
procedure ad altissimo rischio di infiltrazioni mafiose. Lo ha segnalato
il procuratore Antimafia Pierluigi Vigna nella sua audizione alla
commissione Lavori pubblici del Senato, timori confermati dal parere
espresso venerdì scorso dalla commissione Giustizia e ribaditi
oggi dalla commissione Antimafia. Si tratta di pericolose e inquietanti
conferme che dimostrano la fondatezza delle nostre preoccupazioni».
«A questo punto - aggiunge - sarebbe opportuno che il governo
prenda atto di queste osservazioni. Anzi, direi che è assolutamente
indispensabile che si dimostri sensibile presentando emendamenti
che correggano il testo in questa direzione. Modifiche che i Democratici
di sinistra e l'Ulivo non mancheranno di appoggiare e sostenere
con il loro voto. In caso contrario, sarà l'opposizione a
presentare emendamenti specifici per impedire che il sistema degli
appalti in Italia possa essere riaperto a infiltrazioni criminali
e mafiose».
|